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Critica Sonara 3.0 | Regolamento aggiornato al primo post! | Pronti per le recensioni PS5! |

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God of War Chains of Olympus HD
recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!



God of War Chains of Olympus (HD o meno) è un buon titolo e mi è piaciuto. Il suo problema (enorme e unico) è la longevità. In meno di 5 ore l'ho platinato. Ok che l'ho finito a tutte le difficoltà su PSP e lo so a memoria, ok che sono un veterano della serie, ma dura veramente pochissimo. La storia l'ho finita in 4 ore e 28 minuti a Difficile, senza skippare nulla e soffermandomi più del dovuto in molti punti di gioco. Sono morto forse 2 volte in tutto il gioco, a causa dei motivi appena citati, ma resta ad ogni modo una longevità infima. Con tutto il resto (il resto sarebbero solo le sfide eh, e nemmeno tante, appena 5) sono arrivato a una mezz'oretta in più. Guardando le scene e gli artworks eliminati si capisce che il gioco è stato mozzato di netto e questo solo per un motivo, la console dove è nato. La potenza/capacità di PSP/UMD IMHO hanno limitato gli sviluppatori in modo mostruoso, non tanto nella grafica/tecnica, ma proprio in quantità di roba da mettere dentro, insomma PSP e UMD erano troppo 'piccoli' per metterci tutto dentro, anche in relazione al tempo/budget (cosa che si nota, seppure di meno, anche in Ghost of Sparta, che seppure mi sia piaciuto, lo trovo un po' troppo sopravvalutato, soprattutto quando leggo che lo accostano a God of War II, ma questa è un'altra storia, e ci ritornerò tra qualche mese, quando lo rigiocherò). Peccato, perché è un God of War in piena regola.

Quindi cosa dire del gioco in sé? Che è il classico mix ignorantone di mazzate brutali, qualche piccolo enigma, una storia sempliciotta ma che si lascia seguire e tanto sangue. Non c'è niente da fare, a me la formula del brand piace e riesce a divertirmi ancora oggi, dopo 6 capitoli e dopo averli rigiocati più volte, sia sulle console dove sono nati, sia su PS3 con le due Collection. E non dimentichiamoci la colonna sonora di primo livello. Il comparto tecnico è quello che è, essendo una Remaster di un titolo PSP, ma all'epoca sulla Portatile di casa Sony arava culi.

Purtroppo non posso dare più di 7,5 (e sono anche buono) al titolo perché come detto la sua offerta è TROPPO risicata. Le sue 5 ore scarse le impegna ottimamente, con un perfetto mix di situazioni di gioco (anche se c'è qualche sgravatura di troppo nel BS, tipo il Guantone di Zeus) e la classica dose di violenza ignorante della serie, ma è in dubbio che sia troppo poco. Pochissime tipologie di nemici, 4 location in croce, Boss Fight (seppure degne) che si contano sulle dita di una mano (dei Simpsons) affossano un titolo che avrebbe potuto dare molto di più, peccato. C'è da dire che nella Collection la spesa vale la candela per quello che costa ora (pagata nuova 12€) perché con l'altro titolo (il Ghost of Sparta citato qualche riga sopra) si arriva ad una buona longevità, fortunatamente.

VOTO: 7,5

God of War Ghost of Sparta HD

recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!

Dopo aver rispolpato il Chains of Olympus su PS3 qualche settimana fa, ho fatto lo stesso con questo Ghost of Sparta. Anche questo è un altro ottimo prodotto, e questa volta anche la longevità è accettabile. E' anche il God of War con più 'contorno', con ben 13 sfide + un'arena di combattimento per 'allenarsi' (per quello che serve). Niente che fa gridare al miracolo, ma visto che gli altri offrivano di meno, sempre roba in più è.

Il gameplay è sempre il solito, senza che sto a ripetermi. Ci sono un paio di aggiunte carine, come la Piaga di Thera, ma nulla di innovativo, anzi. Se amate il brand, il suo gameplay 'ignorante', brutale, viscerale, amerete anche questo Ghost of Sparta, in poche parole.

Devo però ammettere che questo titolo un pochino mi ha deluso, non per la sua qualità in sé, ma perché leggendo in giro per la rete varie opinioni e pareri, le mie aspettative erano molto alte, visto che veniva paragonato al capolavorico II. Vero, è molto orientato verso l' ''''esplorazione'''' come il gioiellino di Barlog, ma è anche tutto, come dire, 'ridimensionato'. Non so spiegarvi meglio la mia sensazione... ripeto, ottimo titolo, ma non mi è rimasto impresso nulla o quasi. L'Idra, il Colosso, Crono, anche il Centimane del tanto bistrattato Ascension... qui non vivrete niente di così, o almeno a me niente ha dato l'effetto di stupore e maestosità, marchio di fabbrica della serie. Anche la storia, con tanto potenziale, per me è raccontata malino, peggio che negli altri. Insomma, probabilmente è anche colpa delle mie aspettative parecchio elevate, ma in linea di massima per me resta sotto la Trilogia, e alla pari con Ascension (quest'ultimo penalizzato tantissimo dalla penosa scelta di game design della schivata 'ritardata' - leggete la mia rece di Ascension per saperne di più - ).

Che dire ancora? Comparto tecnico fuori parametro se consideriamo che è un titolo originario PSP, colonna sonora ottima come da tradizione, ma doppiaggio italiano un po' al risparmio (ci sono 3 doppiatori in tutto il gioco e sentire uno scambio di due PG diversi con la stessa voce è una cosa agghiacciante).

In definitiva, un ottimo titolo ma che mi ha deluso in parte, forse a causa delle aspettative altissime che avevo. Senza dubbio è un gioco da provare, e con la Collection l'acquisto ha ancora più senso. Però ecco, se volete un consiglio da amico, andateci piano, non aspettatevi di vivere un ''''vero'''' God of War come i tre capitoli main.

VOTO: 8
 
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Tomb Raider (PS3)




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“Bengala, un passo avanti, uno indietro, 3 giri su se stessi e salto indietro”…quanti di voi furbacchioni avranno sicuramente utilizzato questo trucchetto nei cari e vecchi Tomb Raider? I ricordi dei primi 3 nella mia memoria sono indelebili, unici, che hanno in qualche modo segnato la mia vita da gamer. Questo però è un nuovo progetto, un qualcosa di diverso, questo reboot cambia completamente la formula dei vecchi Tomb Raider, e proprio per questo va considerato eliminando dalle nostre teste la vecchia Lara.

Partiamo Innanzitutto dalla trama. Senza spoilerare nulla, Lara in questo capitolo è un archeologa alla ricerca di tesori che per qualche ragione dovrà affrontare diverse difficoltà al fine di scoprire la terribile verità che si nasconde nell’isola di Yamatai. Insomma, l’epopea della protagonista per certi aspetti è semplice e anche un pò scontata in alcuni casi, ma nulla da penalizzare, giusto per far conoscere al mondo la genesi della nostra avventuriera

Il titolo si presenta come un TPS action-adventure molto solido, e la Crystral Dynamics ha saggiamente buttato nel calderone dosi ben calcolate di shooting, esplorazione ed enigmi.

Lara avrà un arsenale molto ben variegato: durante il gioco infatti riusciremo a trovare pezzi e oggetti di fortuna che useremo per modificare e migliorare le armi in nostro possesso. Questo succederà solamente quando ci riposeremo al falò, luogo dove avremo anche l’opportunità di migliorare le abilità motorie e combattive di Lara.

Su questo titolo Square e Crystal hanno centrato in pieno, il level design e la direzione artistica è sublime, Lara infatti si farà piacevolmente perdere in questi grandi livelli ben articolati (non sempre n.b.) e strutturati nel modo più congeniale possibile, e in alcuni punti ammetto di essermi fermato per vedere scorci di questa bellissima e opprimente isola maledetta.

Gli enigmi presenti purtroppo non sono per niente articolati o intrecciati fra loro ed il livello medio di soluzione è piuttosto semplice, un vero peccato per il titolo visto il nome che porta.

Per quanto riguarda il sonoro invece possiamo dire che “fa il suo dovere”, però bisogna ammettere che fanno piuttosto ridere i gemiti di paura emessi dalla protagonista (a mio avviso troppo eccessivi), quando in realtà fa tabula rasa di nemici con arco e frecce neanche fosse Rambo.

Una nota che in parte rovina il mio giudizio finale è la difficoltà del gioco: anche se oramai in questi ultimi periodi siamo abituati a titoli dalla difficoltà mediocre, questo reboot è indubbiamente troppo semplice (anche se settiamo la difficoltà al massimo, la questione non si discosta più di tanto), se ci fossero ancora i vecchi trucchetti citati all’inizio di questa mia recensione, beh, allora sarebbero diventati completamente superflui.

Fortunatamente questo ottimo titolo è piuttosto longevo, si attesta sulla quindicina di ore e che va ulteriormente aumentando se si andrà alla scoperta di tombe antiche, dove all’interno troveremo enigmi abbastanza banali, ma piacevoli nel superarli.

Tecnicamente parlando questo risulta un titolo molto buono, se non ottimo con animazioni molto buone, sopratutto durante le scene cinematografiche (a mio avviso, non troppo eccessive).

Oltre alla campagna singolo, esiste pure una modalità multiplayer online, la quale risulta un’esperienza abbastanza, ma che purtroppo va fortemente minata da una qualità tecnica a dir poco pessima, con frequenti freeze da parte della console e costretti al reset manuale del sistema, un vero peccato.

In finale posso dire che il reboot è stata una piacevole scoperta, non era facile per gli uomini di Crystal Dynamics riuscire a rimettere in campo Lara con una nuova formula di gioco. Anche se il gioco soffre di una semplicità eccessiva, anche se gli enigmi non si prestano molto al loro obbiettivo, consiglio lo stesso l’acquisto di questo titolo, basta che siate consci dei problemi sopracitati. E ricordate: questa è una nuova Lara, una protagonista di un titolo differente rispetto a quelli di un tempo.

Voto: 8


 

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Grand Theft Auto V (PS3)
recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!



GTA V l'ho finito poco dopo il lancio (al D2 me lo aveva già prestato un mio amico che era partito per le vacanze), ma in questi giorni l'ho ripreso per provare, finalmente, dopo 2 anni, GTA Online. Per aspettare 2 anni, ovviamente, questo GTA Online non mi ha mai ispirato, e infatti mi ha fatto un po' cagare, tanto che ci ho giocato un paio di ore e poi sono ritornato sul Single, nonostante lo avessi già finito al 100%, rifacendomi una decina di missioni per ottenere le medaglie d'Oro mancanti per ottenere tutti i trofei Offline.

Sarò MOOOLTOOOO sintetico, avendolo quest'anno solo rigiocato.

Tre personaggi caratterizzati divinamente (sì, anche Franklin è meno anonimo e stereotipato di quel che sembra... certo, M e T sono due spanne sopra ugualmente ma anche F non è male) e un'unica storia intrecciata alla perfezione. E finalmente una ventata d'aria fresca per la serie... basta con il solito pesce piccolo che scala l'impero del crimine per diventare il boss numero uno della città!

Parlando in generale del gioco, è l'espressione massima del brand Rockstar, con una vagonata di attività, tanta varietà e tutto quello che chiedete a un GTA. Peccato solo per la scarsa personalizzazione e le poche rapine, legate solo alla storia principale, per colpa... dell'Online! Ma ci tornerò tra poco.

Tecnicamente parlando è un miracolo, considerando che gira su PS360, con quell'atmosfera che solo R* sa regalare. Ogni volta che avvio una partita rimango incredulo e mi chiedo come cavolo abbiano fatto a fare entrare tutto quel ben di *** e in quel modo sopraffino su PS360...

E per finire OST sempre ai massimi livelli, come da tradizione.

Passiamo ora a GTA Online. Tutto fumo negli occhi. Sembra che hai un mondo enorme a disposizione e che puoi fare tutto, ma poi non è così. Le attività (almeno all'inizio, poi qualcos'altro si sbloccherà senz'altro) sono monotone, le partite non si trovano o si trovano sempre le solite, è INVASO da bimbetti (italiani) che parlano di puttanate su puttanate (e idolatrano utenti che chiamano modder e supplicano di ricevere denaro gratis, ma che cazz?), i caricamenti sono eterni, la città è vuota rispetto al Single e tante altre piccole cose che non sto qui a elencare; insomma non è il male assoluto eh, ma mi girano le palle che per dare un senso a 'sto coso qui hanno ridotto la personalizzazione all'osso nel Single (in GTA Online è abnorme) e hanno sacrificato un paio di rapine traslandole dal Single all'Online (ed ecco che ritorna la cosa che vi ho accennato prima). Concettualmente sembrerebbe anche valido, ma quando poi ci giochi, passate le prime ore, ti cadono le palle. E' tutto fumo negli occhi insomma, per me. GTA è Single Player (e per fortuna, nonostante le cose tolte già nominate sopra, resta comunque mastodontico nei contenuti).

In definitiva è il GTA migliore, per me, ad oggi. E' la massima incarnazione del brand madre di casa R*. Ho deciso di dargli 'solo' un 9 proprio per GTA Online, visto che in un certo senso ha privato il singolo di alcune cosucce. Se tutte le cose optional di GTA Online fossero state messe in GTA V avrei votato 9,5 (mannaggia, perché le rapine 'secondarie' non le hanno messe anche nel Single?), ma così, pur restando un capolavoro, si merita, secondo me, mezzo voto in meno.

VOTO: 9
 
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Hotline Miami




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Luci al neon, cabinati e giochi a scorrimento, katane, musica dance, disco, Kaiser Soze, Ferrari Testarossa, pixel, sangue…e parecchio.

Inutile dirlo, se amate gli anni ’80 o semplicemente ne siete affascinati come il sottoscritto, questo titolo indie fa assolutamente al caso vostro, perché questo piccolo gioiello (sì, esatto) anche se particolarmente violento, è incredibilmente divertente.

La storia di primo acchito può sembrare semplice (ma se si indaga a fondo storia e soprattutto personaggi, non lo è); voi impersonerete un personaggio misterioso di cui il nome non è mai stato rivelato, ma solo una cosa è certa: è mentalmente instabile e molto violento. Egli riceverà numerose telefonate, dove alcuni tizi loschi ci indicheranno dove dovremmo compiere il nostro “lavoro di pulizia”, e “sgomberare il campo” dalla mafia russa.

Questo titolo ha una visuale in 2D dall’alto, pixelosa, ed è divisa in aree e abitazione brulicanti di nemici. Il level design è piuttosto semplice con zone ampie ed altre molto anguste, il giusto per mettervi in difficoltà.

I comandi sono piuttosto semplici, con la levetta sx muoveremo il nostro personaggio, con quella dx indirizzeremo la mira o la sua visuale di campo.

Esiste una serie molto arricchita di armi, sia da mischia, sia da fuoco, sia da lancio. Anche se tutte sono diverse tra loro, ogn’una di queste sono estremamente mortali, difatti questo titolo è caratterizzato dal oneshot…sia per i nemici che per voi, quindi occhio.

Una cosa importante da notare è che all’inizio si farà parecchia fatica a prendere la mano con i comandi, soprattutto con le armi e la mira del personaggio, ma quando sarete ben allenati, diventerete delle vere macchine della morte.

Fortunatamente per facilitare le cose, esiste anche un comando per l’agganciamento automatico dell’obbiettivo, doveroso in certi casi.

La caratteristica di questo indie è dettata dalle combo (uccisioni), non facili da ottenere all’inizio. Anche se sembra abbastanza semplice come feature, risulta divertente e “adrenalinica” per il semplice fatto che il nostro protagonista pur essendo fortissimo, può essere abbattuto con un semplice colpo. Inutile dire anche qui che l’unica “via del successo” è la pratica, e appreso ciò, il tutto diventerà molto divertente, ve lo garantisco.

Ad inizio di ogni capitolo avremo al possibilità di indossare una delle numerose maschere di animali, le quali ci offriranno alcuni bonus, essenziali se volete platinare il titolo.

Certamente non tutte sono disponibili già fin dall’inizio, potranno essere sbloccate solamente eseguendo certe azioni o goal.

Questa ricerca delle maschere aumenterà notevolmente la rigiocabilità, e se aggiungiamo anche il fatto di poter giocare più volte una missione per ottenere un punteggio migliore, beh questo incrementerà sia la durata del titolo, sia appunto la rigiocabilità stessa.

Inizialmente non è un titolo per molti, la sua difficoltà non è certamente bassa, anzi in certi casi è parecchio bastarda (come alcuni cabinati degli anni ’80), ma sa gratificare il giocatore come pochi titoli sanno fare. Quando imparerete bene i movimenti del nostro violento e losco personaggio, allora sarete dei veri dispensatori di morte.

Una nota di gran merito sono le musiche, perfette per ogni capitolo (



 

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Heavenly Sword
recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!



Otto anni dopo la sua uscita e con le aspettative sotto le scarpe, ho finalmente finito Heavenly Sword... e devo dire che mi ha sorpreso.

Cominciamo, come faccio quasi sempre, dal Gameplay. In HS, purtroppo, è l'anello debole di tutto il pacchetto. Raggiunge la sufficienza eh, non è un button smashing ignorante, ma da un titolo in cui i combattimenti sono l'attività principale, ci si aspetta decisamente di più. Mini-elenco in arrivo: ci sono tante combinazioni, ma alla fine dei conti sono attuabili sempre le stesse 3/4 combo; la varietà dei nemici è scarsa, ma tanto il gioco è cortissimo (e qui ci ritorneremo); c'è ritardo negli input; tante altre piccole cosette che tutte insieme regalano un quadro per niente soddisfacente. Sinteticamente, è un BS che non ha profondità: per quanto possa essere stato studiato, non è stato testato nell'economia del gioco. L'unica battaglia che da soddisfazione è il Boss Finale, dove si arrivano addirittura ad apprendere delle piccole chicche per avere la meglio sul cattivone... insomma per avere un accenno di tecnicismo bisogna aspettare la fine del gioco. Piccola nota su Kai, la sorella adottiva della protagonista Nariko. La useremo spesso nell'avventura, in due tipi di sezione. La prima tipologia richiama la struttura del classico TPS, ma è tutto molto abbozzato, legnoso, grezzo... in queste sezioni diventa tutto involontariamente comico. L'altra tipologia invece è promossa: una struttura simile Shooter-on-rails dove dobbiamo fare piazza pulita dei nemici. Quasi dimenticavo, ci sono sezioni in cui usare il Sixaxis per comandare oggetti lanciabili, ma è parecchio bestemmioso come sistema di controllo. Con la patch 1.10 hanno introdotto il controllo tradizionale e queste sezioni diventano piacevolissime da giocare (poveracci quelli che ci giocarono all'epoca senza possibilità di scelta).

Parliamo ora dell'altro difetto del gioco, la longevità. Io ci ho messo poco più di 5 ore e 30 minuti. E' troppo troppo corto. E il gioco non offre niente più. Solo la possibilità di sbloccare, prendendo tre sfere luminose (con dei criteri ridicoli aggiungo), dei video e delle immagini Extra. Comunque giocando normalmente, senza badare a prendere queste tre sfere, a fine gioco avremo minimo una 80ina di sfere sulle 129 disponibili, numero più che sufficiente a sbloccare tutto lo sbloccabile (combo comprese... sì, si sbloccano così le combo) tranne un paio di Immagini, che comunque sono inutili. La cosa interessante sono i video, e a fine gioco saranno tutti sbloccati. In questo gioco l'introduzione dei trofei avrebbe giovato molto alla longevità secondo la mia personale opinione, ma pazienza.

Tolte le cose brutte, parliamo dei pregi del gioco che me lo hanno fatto apprezzare. In primis il ritmo e la varietà di situazioni. Sono 6 ore scarse, vero, ma sono incalzanti, non ti annoi un minuto. Per quanto riguarda la varietà invece, nonostante alcune (come quelle di Kai nominate su) siano meno ispirate di altre, il gioco ci mette davanti ad un'infinità di situazioni.

Un altro pregio è dato dal comparto visivo. Nonostante sia un titolo di lancio, si difende bene ancora oggi, sia poligonalmente, sia, soprattutto, grazie alla direzione artistica davvero ispirata. Inoltre anche tecnicamente non è male, mi aspettavo maggiori problemi da un titolo di lancio, invece scorre via abbastanza fluido. Ma la parte grafica/visiva più bella è data dalle animazioni e, nello specifico, da quelle facciali. I personaggi sono vivi, espressivi, dai loro volti traspare dolore, rabbia, gioia, cattiveria, speranza... forse le migliori che ho mai visto, anche meglio della serie Yakuza e L.A. Noire, se tentiamo conto del periodo di uscita.

E quel Motion Capture sarebbe sprecato senza una recitazione d'alto livello. Fortunatamente il doppiaggio italiano non rovina nulla, è davvero curato e riprende l'originale per intensità e carica emotiva alla grande. Comparto sonoro che si completa con musiche ma soprattutto effetti sonori davvero d'alta classe.

Per concludere, una trama non originalissima, ma raccontata in modo superbo e con un gran finale.

In definitiva è un gioco che tutti devono provare, anche perché oggi costa in tutti i GS 4,98€. Non è lunghissimo, vero, non ha un BS molto soddisfacente, vero, ma i personaggi vi restano impressi, la trama è curatissima ed è molto vario (con un ultimo capitolo davvero stupendo, soprattutto grazie alla Boss Battle finale). E poi Nariko oh, ma scherziamo? Il più grande rammarico resta la morte del brand. Sony, riprendi HS, dallo a qualcuno (ai SM?) e facci un altro capitolo, grazie.

VOTO: 8
 
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Rain




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Rain è un titolo ambizioso, particolare, il quale attraverso questo progetto i ragazzi di Sony Japan Studios vogliono in qualche modo toccare l’animo del giocatore, ma proprio perché questa fiaba vuole puntare sul fattore “sentimento” recensire tutto ciò diventa alquanto difficile.

Ha toccato i nostri cuori? E’ riuscito nel suo intento?...diciamo “in parte”.

La trama di per se è molto semplice, ma il modello narrativo è molto particolare e suggestivo. Non esiste alcun tipo di voce fuoricampo, la storia è raccontata attraverso scritte che appaiono e scompaiono negli scenari come lacrime nella pioggia, in linea con lo spirito di questa favola. La narrazione si mescola perfettamente con la città, una città dormiente, deserta, quasi illusoria, ma che insieme a questa pioggia costante, da al giocatore quel senso di solitudine e di malinconia che persiste anche dopo aver terminato il gioco.

Il suono è originale ed è solamente caratterizzato dalla musica (sublime) che, unita al rumore incessante della pioggia, guida i due bambini durante tutta la loro avventura. Non esiste alcun tipo di voce o di rumore, il piano e la fisarmonica vi accompagneranno per tutto il triste e nostalgico tragitto.

Insomma, artisticamente parlando Rain offre una qualità che non può essere messa in discussione, sia per quanto riguarda l’ambientazione, sia per le musiche…ecco, magari la qualità della grafica non è eccezionale, ma viene praticamente asfaltata da una direzione artistica di prim’ordine.

Il level design è abbastanza lineare, giusto per il titolo dei Japan Studios, ma con caratteristiche uniche nel suo genere: la pioggia, avendo un ruolo importante nel gioco, è l’unica a rendere visibili i nostri piccoli protagonisti, ma quando questi ultimi correranno al riparo sotto un tetto, ecco che diventeranno invisibili, una via di fuga dai nemici che incontreranno lungo il loro cammino. Certamente questa è stata una bella trovata, ma se avessero arricchito il level design, il risultato finale sarebbe sicuramente migliore

Il gameplay è ai minimi termini, basilare, ma perfetto per un tipo di gioco come questo: si salta, si corre, ci si arrampica e si esegue qualche azione per attivare qualche interruttori, stop. Queste meccaniche di gioco ruotano attorno a schemi ed enigmi abbastanza banali, anche troppo in molti frangenti, e ad essere sinceri speravo di trovare qualche difficoltà in più con l’arrivo della bambina, ma purtroppo le mie speranze non furono ascoltate.

La durata di Rain è all’incirca sulle 2/3 (il 3 è una forzatura) ore e se aveste voglia di collezionare i ricordi (disponibili solo nella seconda run) allora il tempo trascorso aumenterà un pelo più. Inutile dire che questa scelta ha come unico scopo quello di dare un briciolo di senso di rigiocabilità, visto che le memorie non aggiungono nient’altro di significativo.

Come scritto in precedenza, essendo Rain un gioco con l’unico obbiettivo quello di colpirvi al cuore, beh risulta molto difficile dargli un giudizio. L’unica cosa che posso dirvi è “provatelo”, perché non tutte le persone sono emotivamente uguali fra loro. Nel mio caso sì, Rain mi ha conquistato, ma non nel senso che i Japan Studios intendessero fare. Musica e ambientazione mi hanno letteralmente rapito, in testa ho ancora Clair De Lun di Debussy e la pioggia che bagna i vicoli di quella città buia, grigia e nostalgica… purtroppo però non posso dire lo stesso per la trama, la quale sarebbe dovuta essere questa la vera arma dei Japan, il mezzo attraverso il quale avrebbero dovuto trafiggermi l’anima. Personalmente ho trovato la storia troppo semplice. Molto probabilmente le mie aspettative erano diverse, credevo di trovarmi di fronte ad un titolo molto più maturo seppur fiabesco ma purtroppo non è così.

Comunque sia provatelo perché chissà…magari per voi questo titolo può risultare come una perfetta opera d’arte.

Voto: 7,5


 

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Hydrophobia Prophecy
recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!



Penso di essere uno dei 5/6 utenti ad averlo comprato sul forum. E non ne sono per niente pentito. Pagato solamente 1,50€, vale tutto l'investimento, e pure molto di più. Per carità non è un capolavoro e nemmeno un ottimo titolo. E' un discreto titolo con trovate originali e longevo (per quello che mi aspettavo). Non brilla in nessun aspetto, anzi, è grezzo in tutte le sue parti, ma è vario, 'diverso', seppure derivativo e, ripeto, per quello che ci si aspetterebbe anche dal prezzo (di base, 2,49€) è pure bello longevo, infatti la prima run dura le sue 5 ore, a cui se ne sommano un paio per tutti i collezionabili. Insomma un 7/8 ore per il 100% sono da spenderci.

Come già detto, tutto è grezzo: la parte shooting, la parte platform, la storia (seppure di fondo matura e interessante, nonostante ci sia solo un personaggio degno di nota, ovvero Mila, l'antagonista), la traduzione (oddio la traduzione che scempio, roba da Google Traduttore), l'audio, la parte grafica, tutto. Però si distingue dalla massa per l'uso dell'acqua. Il primo vero gioco dove in acqua vi sentirete davvero d'affogare, l'unico gioco che, almeno a me personalmente, ha trasmesso bene il feeling delle parti acquatiche, ormai presenti in molti videogiochi. Insomma, anche solo per questo, è da provare. E poi è bello vario, perché gli sviluppatori hanno sfruttato il loro Hydroengine per creare situazioni sempre nuove.

In definitiva è un gioco che consiglio a tutti, soprattutto per quello che costa. Non aspettatevi un ottimo titolo, è grezzo e abbozzato in tutte le sue componenti (TUTTE), ma la trovata di far girare tutto intorno all'acqua e all'Hydroengine regalano un'esperienza che nessun'altro gioco può offrirvi, quindi per me vale la pena almeno provarlo.

VOTO: 7,5
 
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Ryo Narushima

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Hydrophobia Prophecyrecensione a cura di Vc3nZ

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!

Penso di essere uno dei 5/6 utenti ad averlo comprato sul forum. E non ne sono per niente pentito. Pagato solamente 1,50€, vale tutto l'investimento, e pure molto di più. Per carità non è un capolavoro e nemmeno un ottimo titolo. E' un discreto titolo con trovate originali e longevo (per quello che mi aspettavo). Non brilla in nessun aspetto, anzi, è grezzo in tutte le sue parti, ma è vario, 'diverso', seppure derivativo e, ripeto, per quello che ci si aspetterebbe anche dal prezzo (di base, 2,49€) è pure bello longevo, infatti la prima run dura le sue 5 ore, a cui se ne sommano un paio per tutti i collezionabili. Insomma un 7/8 ore per il 100% sono da spenderci.

Come già detto, tutto è grezzo: la parte shooting, la parte platform, la storia (seppure di fondo matura e interessante, nonostante ci sia solo un personaggio degno di nota, ovvero Mila, l'antagonista), la traduzione (oddio la traduzione che scempio, roba da Google Traduttore), l'audio, la parte grafica, tutto. Però si distingue dalla massa per l'uso dell'acqua. Il primo vero gioco dove in acqua vi sentirete davvero d'affogare, l'unico gioco che, almeno a me personalmente, ha trasmesso bene il feeling delle parti acquatiche, ormai presenti in molti videogiochi. Insomma, anche solo per questo, è da provare. E poi è bello vario, perché gli sviluppatori hanno sfruttato il loro Hydroengine per creare situazioni sempre nuove.

In definitiva è un gioco che consiglio a tutti, soprattutto per quello che costa. Non aspettatevi un ottimo titolo, è grezzo e abbozzato in tutte le sue componenti (TUTTE), ma la trovata di far girare tutto intorno all'acqua e all'Hydroengine regalano un'esperienza che nessun'altro gioco può offrirvi, quindi per me vale la pena almeno provarlo.

VOTO: 7,5
Preso anche io, carino dai, anche se non è niente di eccezionale. Un 6,5 giusto per l'originalità.

 
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BigBoss91

comunque mediamente sono il più st****o con i voti ma preferisco stare largo, sia mai che arrivi il capolavoro inatteso che mi costringe a tirargli il 10:rickds:

 

Mari chan

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I voti sono un questione un po' personale, per esempio per me un 9 è un votone da massimo, per alcuni magari più normale :rickds:

 

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comunque mediamente sono il più st****o con i voti ma preferisco stare largo, sia mai che arrivi il capolavoro inatteso che mi costringe a tirargli il 10:rickds:
A me frega un cavolo. Se un gioco è da 9 lo metto e basta. Se un giorno ne uscirà un'altro da 9, metterò un'altro 9. Tanto alla fine ogni gioco va valutato per quello che offre nell'epoca in cui è uscito.

 
B

BigBoss91

A me frega un cavolo. Se un gioco è da 9 lo metto e basta. Se un giorno ne uscirà un'altro da 9, metterò un'altro 9. Tanto alla fine ogni gioco va valutato per quello che offre nell'epoca in cui è uscito.
certo, assolutamente. Alla fine anche la mia è una scala personale però ritengo che schiacciarsi sui voti alti (così come sui bassi) porta ad un cortocircuito. Se si comincia a dar 9 a un gioco buono, si finisce a non dare più alcun senso alla scala numerica. Capisco anche che chi legge, soprattutto in rete, tende ad etichettare tutto ciò che va sotto il 9 come schifoso ma secondo me anche 6 e 7 sono voti degnissimi o, almeno, sufficienti.

Già che ci sono:

Dishonored(PS3)

Arkane Studios è un team nato piuttosto di recente, fondato nel 1999, ma che ha spesso mostrato, seppur con titoli non perfetti, di avere la stoffa giusta per poter dire la sua nell'attuale panorama videoludico. Non stupisce dunque che Dishonored, nonostante fosse una nuova IP, fu attesa da critica e pubblico con un misto di ansia e curiosità. Passati sotto l'ala di Bethesda, infatti, il talentuoso studio ha avuto la possibilità di realizzare un titolo un budget degno di nota e consono alla proprie qualità.

Perché Bethesda si sia mossa per un team come Arkane è chiaro fin dai primi minuti: Dishonored è un titolo vecchio stile, in grado di innovare sotto molti punti di vista ma che si rifiuta categoricamente di prendere per mano il giocatore. Si limita a metterlo nei panni di Corvo, Lord protettore di Dunwall, raccontargli un breve incipit e buttarlo al centro dell'azione.

Questo, con il senno di poi, è un peccato: il mondo realizzato da Arkane Studios è davvero particolare e ricco di potenziale, la produzione tutta avrebbe giovato di una maggiore attenzione verso l'aspetto narrativo. La trama invece è piuttosto banale: il nostro eroe, fedele servitore del regno di Dunwall, tornato in patria dopo una missione diplomatica per conto dell'imperatrice, viene incastrato nell'omicidio della stessa e incarcerato. Liberato da un gruppo di uomini fedeli alla corona, dovrà sostanzialmente vendicarsi dei traditori che hanno attentato alla vita della regina e proteggere la legittima erede al trono.

Quello che è assolutamente fuori dal comune in Dishonored è il gameplay: il giocatore si trova di fronte ad uno stealth game in prima persona all'apparenza piuttosto classico. In realtà Dishonored vanta una libertà d'azione senza eguali nell'attuale panorama videoludico: ben presto Corvo entrerà in contatto con una strana entità che gli donerà alcuni particolari poteri che renderanno ogni missione, all'interno della campagna, unica. Le vaste aree che compongono Dunwall sono quasi totalmente esplorabili grazie alla traslazione, una sorta di teletrasporto che permette al protagonista di spostarsi per limitate distanze in pochissimi secondi. Altri poteri, come la possessione, permetteranno di raggiungere luoghi difficilmente accessibili nei panni del protagonista. A questi, e tanti altri poteri, si aggiungono le classiche meccaniche stealth legate al rumore e all'illuminazione. Ovviamente Corvo è un soldato eccezionale e, oltre ai poteri, potrà sfruttare un discreto numero di armi come balestre, spade e pistole. La libertà di azione non si deve solo allo smodato numero di approcci con cui si può affrontare ogni singola situazione ma anche alla possibilità di portare avanti la vendetta del protagonista nel modo ritenuto più consono dal giocatore: Corvo non sarà costretto ad eliminare tutti i traditori della corona ma potrà trovare delle vie alternative per sbarazzarsi di loro, screditandoli e togliendoli dalle posizioni di potere nelle gerarchie della città.

Il sonoro di ottimo livello e un buon doppiaggio aumentano l'immersione in quel bellissimo mondo, decadente e decaduto, che p Dunwall. Graficamente invece siamo di fronte ad un titolo molto particolare: il tratto quasi fumettistico potrebbe non piacere a tutti e tecnicamente c'è qualche singhiozzo qua e là, soprattutto per quanto riguarda modelli poco dettagliati e diverse compenetrazioni poligonali. Nulla che impedisca di godersi il gioco ma in un titolo di questo livello un po' spiace trovare queste pecche.

Dishonored non è un gioco per tutti: è ostico per i giocatori non abituati al genere e ai giochi vecchio stampo. Gli altri lo ameranno quasi incondizionatamente e tale amore farà sentire ancor di più quello che è forse il peggior difetto della produzione: la quantità di contenuti davvero esigua rispetto a quello che un titolo come Dishonored ha da offrire.

Voto: 7,5

Beyond: Two Souls (PS3)

Beyond: Two Souls è un titolo che sorprende, tanto in positivo, quanto in negativo. Dopo il successo di Heavy Rain era lecito aspettarsi era lecito aspettarsi che gli sforzi degli sviluppatori si concentrassero sul miglioramento di una formula assolutamente particolare in campo videolidico ma David Cage non sembra essere in grado di raccontare una propria storia senza sperimentare.

Saper scrivere delle storie degne di nota, che riescano a catturare chi gioca non è una cosa che sanno fare in molti. Lo stesso Cage venne criticato per alcuni buchi narrativi presenti in Heavy Rain e per alcune scelte discutibili in Fahrenheit ma con Beyond dimostra ampiamente di rientrare nella cerchia ristretta di chi ne è in grado.

Beyond: Two Souls è innanzitutto una bellissima storia, emozionante e toccante, con tante tematiche interessanti e colpi di scena ben congegnati, anche se concentrati soprattutto nella parte finale . Considerando quelli che sono i propositi degli sviluppatori e che ci si trova di fronte ad un titolo prettamente narrativo, già questo è un pregio non da poco. Non sarà difficile affezionarsi a Jodie, Aiden, Nathan e tutti gli altri personaggi che si incontreranno di sequenza in sequenza. Se si aggiunge a ciò una recitazione sopra la media, grazie alla partecipazione di attori di spessore come Ellen Page e Willem Defoe, un doppiaggio di buon livello in italiano e superbo in lingua originale e un comparto tecnico di buona fattura (anche se ai più attenti non sfuggirà il fatto che molte aree siano davvero piccole e qualche texture qua e là di qualità scadente) si capisce che Beyond: Two Souls è un titolo da provare.

Purtroppo non è tutto oro quel che luccica ed è strano che, in un prodotto che si proponga di avvicinare cinema e videogame, Quantic Dream sia caduta proprio sulle scelte narrative: registicamente il titolo è di buonissima fattura, con continui cambi di prospettiva che mostrano vari momenti della vita della protagonista (dalla nascita fino all'età adulta) apparentemente senza alcun nesso logico. La scelta, apprezzabilissima in qualunque altro titolo, purtroppo mal si presta ad un gioco in cui uno degli aspetti fondamentali è la scelta. Il giocatore si troverà spesso a prendere delle decisioni conoscendo solo una parte di ciò che è avvenuto prima e questo porta spesso a dei comportamenti poco coerenti e credibili. Forse proprio per tale motivo molti bivi sembrano a primo impatto assolutamente inutili e buttati a casaccio nel calderone, al solo fine di aumentare la longevità generale.

Altro obiettivo del team di sviluppo era quello di snellire la presenza delle icone dei tasti da premere per eseguire le varie azioni: per far ciò Quantic Dream ha optato per un sistema in cui si utilizza sostanzialmente la levetta analogica destra, la quale va spostata nella direzione verso cui dovrebbe avvenire idealmente l'azione della protagonista. Pur risultando abbastanza intuitivo, tale sistema, specie nelle fasi più concitate come battaglie o fughe, può portare a qualche errore inatteso. Nulla di insuperabile con un minimo di tempismo e riflessi pronti. Il gameplay comunque in Beyond: Two Souls rappresenta davvero un elemento secondario. E' un mezzo necessario a godersi una gran bella storia, emozionante e che spinge in più di una occasione a riflettere. Chi cerca un action dovrà tenersi alla larga da Beyond: Two Souls, tutto coloro che sono coscienti della tipologia di gioco dovrebbero invece dargli una chance.

Voto: 7,5

Heavy Rain (PS3)

La commistione tra videogame e cinema è un argomento caro a molti esponenti del settore videoludico. Nel corso degli anni non sono mancati i tentativi di avvicinare i due media in vari modi. La maggior parte dei titoli dell'attuale generazione presenta cut scenes, dei veri e proprio filmati, spesso dal taglio cinematografico, utili soprattutto a narrare una storia, a spiegare le vicende e rendere il giocatore partecipe di eventi che non potrebbe conoscere in maniera differente. Il grosso limite di questi momenti, estremamente particolari e vicini all'esperienza dei film, è l'assenza di interattività. In quei momenti, il videogioco perde la propria connotazione di media interattivo e il giocatore è costretto a fruire passivamente di ciò che accade a schermo. Da ciò, nasce l'idea dei quick time events. Come dice il nome stesso si tratta di eventi scriptati che si completano se il giocatore preme con il giusto tempismo i tasti che appaiono a schermo. Di fatto, ciò non risolve davvero il problema dell'interattività ma lo aggira in maniera piuttosto semplice: non si ha il controllo delle azioni del protagonista, si può semplicemente fallire l'azione che avverrebbe in ogni caso. Cage e Quantic Dream, da sempre autori di titoli molto particolari, con Heavy Rain hanno provato ancora una volta a portare all'estremo il concetto di quick time event. Sfruttando la tecnologia del motion capture, Heavy Rain è quanto di più simile ad un film che si possa trovare sul mercato: ha una grafica estremamente realistica, anche se non esente da piccoli bug, con una ambientazione quotidiana e dei personaggi carismatici ed interpretati da attori reali, cosa che concede loro grande espressività e un doppiaggio di prim'ordine, tanto in lingua inglese quanto in italiano.

La particolarità di Heavy Rain è però il gameplay, quello che Cage ha tentato di fare è rendere il più interattiva possibile una cut scene, ogni movimento e ogni azione che i personaggi potranno compiere a schermo in una determinata situazione è assegnata ad uno o a una combinazione di tasti. L' esperimento, perché di questo si tratta, è riuscito in parte: di sicuro le scene di Heavy Rain sono più interattive di quelle di un normale videogame che presenti quick time event ma le combinazioni di tasti sono a volte controintuitive e ciò non è un bene, visto che la naturale evoluzione di questo sistema sembra l'eliminazione della combinazione dallo schermo, per permettere un maggiore coinvolgimento. Di sicuro il tentativo di Cage merita di essere premiato: il gameplay comprensibilmente non piacerà a tutti e se non fosse per una storia di buon livello e ben narrata, con l'uso di flashback e di tanti strumenti propri del cinema, in grado di rapire il giocatore e suscitare in lui emozioni, probabilmente i pareri sarebbero meno positivi.

Chiude il cerchio un sonoro di buona fattura anche se soggetto, in alcuni momenti, a bruschi cali di volume. Questo che, normalmente, potrebbe essere considerato un problema minore, in un gioco come Heavy Rain è sicuramente una cosa che avrebbe meritato più attenzione in quanto rovina l'immersione nelle vicende. Anche a livello narrativo si presenta qualche difetto minore: come accade in diversi film alcuni aspetti secondari non vengono spiegati a dovere, forse l'idea era quella di approfondirli in una serie di DLC che non sono mai stati realizzati, fatto sta che in una storia bella come quella di Heavy Rain, non vedere spiegati alcuni dettagli lascia un po' di amaro in bocca. Non particolarmente riuscita l'idea di permettere al giocatore di conoscere i pensieri dei personaggi, non tanto per l'idea in quanto tale, ma per come viene applicata ad un personaggio, se nella maggior parte dei casi essa risulta una simpatica aggiunta e un buon modo per caratterizzare ancor di più i protagonisti, in alcuni momenti risulta assolutamente fuorviante e dannosa ai fini della narrazione.

Il lavoro di Cage è sicuramente un titolo interessante, che saprà farsi apprezzare da tutti coloro che cercano una bella storia, coinvolgente ed emozionante. Rimane comunque la definizione di film interattivo, si gioca in Heavy Rain ma non è quello il fulcro. Chi si aspetta finezze sotto l'aspetto del gameplay dovrebbe guardare altrove.

Voto: 8

Bioshock (PS3)

Rapture è uno dei luoghi più evocativi e ricchi di pathos che si siano mai visti in un videogioco: un luogo claustrofobico, malato eppure al tempo stesso estremamente coinvolgente, ricco di fascino e bellezza.

Questo è fondamentalmente ciò che rende Bioshock un titolo imprescindibile: è uno shooter tipico che fa della narrativa e dell'ambientazione il punto più elevato della produzione. Nei panni del protagonista, il giocatore sarà catapultato in un turbinio di eventi che mostrano la decadenza dell'utopica città sottomarina. Tra personaggi assolutamente indimenticabili e temi oscuri e forti il giocatore andrà alla scoperta di un mondo affascinante e decaduto, cercando di ritornare "in superficie".

Al di la dell'aspetto narrativo che pure presenta qualche lacuna: manca assolutamente il contatto diretto con gli altri personaggi, che comunicano con il giocatore solo tramite voxofono e di cui si conoscono le vicende quasi esclusivamente tramite registrazioni sparse per le claustrofobiche mappe. Ciò rende di fatto la comprensione di alcuni evento meno limpida ai giocatori meno attenti e a chi giocherà il titolo come un qualunque shooter lineare. Non è un errore di game design ma alcuni passaggi sono davvero troppo importanti per rischiare di perderli per una svista. Il fatto che non ci sia un diretto contatto con gli altri personaggi rende invece il personaggio monodimensionale, il protagonista di fatto non può avere delle reazioni ma subisce passivamente tutti gli eventi e i problemi che si parano sulla sua strada. La scelta vera in Bioshock è una soltanto e riguarda le sorelline: delle bambine che girano per la mappa accompagnate da dei mostri potentissimi, chiamati Big Daddy. Consumare le sorelline darà un vantaggio in termini di crescita del personaggio, salvare le bambine porterà dei bonus diversi. Le scelte compiute influenzeranno anche il finale che si otterrà.

Dal lato del gameplay invece Bishock è quanto di più classico ci sia: un shooter in prima persona con poteri. Accanto ad un buon numero di bocche da fuoco, ben differenziate, ci sarà infatti la possibilità di usare scosse elettriche, raffiche incendiare e chi più ne ha più ne metta per sbarazzarsi dei nemici, forniti di una IA non eccelsa ma molto aggressivi e, specie nel caso dei Big Daddy, molto coriacei.

Il sistema di crescita e apprendimento di tali abilità sfrutta plasmidi, sostanze in grado di riscrivere le sequenze genetiche del DNA, e l'Adam, di gran lunga la sostanza più preziosa e ricercata a Rapture.

Graficamente il titolo, pur offrendo degli scorci esaltanti, risente in parte del peso degli anni. Artisticamente è però un gioco unico.

Il sonoro fa la sua figura con buoni campionamenti e un buon doppiaggio.

Bioshock è un titolo che andrebbe giocato da chiunque si professi appassionato di videogame. Già adesso si può definire un cult che merita di entrare in tutte le collezioni indipendentemente da piccoli difetti strutturali che si riscontrano nella produzione.

Voto: 8

 

Clyde

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-Anche se ci sono cose che Uncharted 3 fa meglio del predecessore è in generale meno compatto. Non ha quell'equilibrio di ritmo che ha caratterizzato il suo prequel e mentre la sua prima metà è focalizzata sulla trama e la narrazione con tanti momenti calmi, la seconda metà si dimentica della trama e punta tutto su frenesia ed adrenalina.

-La trama ha cercato di approfondire di più i personaggi rimanendo comunque sul filone semplice da film d'avventura. L'ho apprezzata più del 2 proprio per questo focus coinvolgente sul rapporto tra Nate e Sully. Ci sono vari ritorni, tra cui la solita Elena e anche Chloe più varie new entry ma hanno un ruolo secondario a sto giro perchè i riflettori sono puntati come ho detto sui due amici. Nate comunque sarà meno "clown" perchè sente questa caccia al tesoro più importante della sua solita avventura come un conto da saldare da un lungo tempo, se è un bonus o un malus dipende dai gusti.

Sono invece rimasto deluso dagli antagonisti. I Naughty Dog hanno detto che sarebbero stati le vere nemesi di Drake, ma in realtà hanno fatto meno di quel che mi sarei aspettato.

-Il gameplay ha dei miglioramenti e peggioramenti.

Uno dei miglioramenti sono gli enigmi che in questo Uncharted sono in maggiore quantità e più soddisfacenti. Il platforming è rimasto invariato.

Lo shooting è uguale nelle meccaniche ma ha cambiato filosofia nel comportamento di nemici. Ora sono più mobili, corrono molto e fanno più i kamikaze come se l'intenzione degli sviluppatori è quella di portare la filosofia delle modalità multiplayer direttamente nella campagna.

Il corpo a corpo è più fluido ma da utilizzare in mezzo alle sparatorie lo trovo ancora scomodo visto che si prolungano un pò troppo. Forse sono esigente ma trovo che quello immediatissimo del primo era perfetto per il tipo di gioco.

-Il level design si mantiene ancora a livelli alti. In particolare una sezione intorno la metà di gioco ha raggiunto l'apice del gameplay di Uncharted: sparatorie, verticalità spaventosa, shooting mentre si nuota, vari modi per far perdere le proprie tracce e comparire alle spalle del nemico con una velocità impressionante. Unisce meccaniche shooter, platform e stealth tra loro con una facilità disarmante.

Come parte viene criticata perchè è fillerosa e non serve per la trama, cosa in effetti vera ma con il gameplay di Uncharted sfruttato così non posso non perdonarlo.

-Uncharted 3 è il mio preferito per quanto riguarda ambientazioni e musiche. Sulla grafica non ho nemmeno bisogno di commentare, i ND continuano a superare loro stessi.

Versione PS3.

Voto: 9

 

Readyjack

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Bloodborne




From Software si è dimostrata capace di creare dei prodotti di altissima qualità negli ultimi anni,la serie di Dark Souls ha riscosso un enorme successo grazie ad una formula che mischia il potenziamento e l'avanzamento del personaggio tipici dei GDR con un ottimo sistema di combattimento action,condito tutto da un alto livello di difficoltà (rispetto alla media dei giochi moderni,si intende) e da una storia narrata attraverso descrizioni e l'ambiente di gioco.

Non è quindi strano vedere sempre più titoli che prendono spunto dalla serie,l'abbiamo visto con Lords of the Fallen e più recentemente con giochi come Ni-Oh.

Bloodborne non è altro che uno di questi titoli.Certo,è sviluppato dalla stessa From Software ed è quindi strano da sentire,ma Bloodborne è un gioco che è si simile ai Souls,ma con profonde differenze.

L'incubo

Il gioco inizia in una clinica,ci viene imposto di effettuare una trasfusione di sangue per poter entrare a Yharnam:Una città infettata da una terribile piaga che trasforma le persone in belve mostruose,trasportata dal sangue.Non sappiamo cosa ha portato questa piaga,nè il nostro vero e proprio compito,tutto ciò che sappiamo è che noi siamo dei cacciatori di belve e che dobbiamo cercare il cosiddetto "Sangue Smunto".

Ma la trama del titolo ci porterà ben oltre il semplice scenario alla Van Helsing pieno di belve orribili da massacrare,infatti più si va avanti nel gioco più si scopre che in realtà il mondo di Bloodborne è follemente malato e perché no,anche disturbante.Non potete immaginare neanche la gravità dell'incubo in cui verrete gettati quando entrerete a Yharnam,se già la città stessa si può considerare un'ambientazione spaventosa per le sue architetture gotiche\vittoriane e le creature che vi risiedono le aree successive saranno terrificanti.

Un turbine di sangue e morte

Per combattere tali mostruosità servirà un arsenale ancora più mostruoso.I cambiamenti più importanti di Bloodborne rispetto ai Souls sono infatti la velocizzazione del Combat System e l'implementazione delle armi trasformabili.

Per quanto riguarda il primo,l'intero sistema di gioco è stato adattato ad un gameplay più frenetico rispetto ai Souls:i nemici sono più veloci a muoversi e ad attaccare così come il nostro personaggio,che ora dispone di uno scatto laterale al posto della rotolata quando un nemico viene preso di mira,il che rende sicuramente più immediato gestire i frenetici combattimenti che andremo ad affrontare,essendo l'unica nostra difesa contro gli attacchi nemici data l'assenza di qualunque tipo di scudo.Le armi trasformabili invece sono l'altra grossa novità:Ogni singola arma di Bloodborne dispone di due diverse modalità,intercambiabili con la semplice pressione del tasto L1,ed è così che una sciabola può diventare una falce,un arco può diventare una spada e un elegante bastone può diventare una spaventosa frusta dentata.Ma non è ancora finita,infatti ogni arma ha un set di mosse unico che rende la scelta dell'arma non una semplice ricerca al danno più alto possibile ma piuttosto una ricerca dello stile di gioco più adatto a noi.Inoltre è possibile trasformare l'arma durante una combinazione di attacchi,rendendo possibile quindi concatenare due attacchi appartenenti a due diverse modalità.Un'importante implementazione è pure quella delle armi da fuoco,queste armi servono principalmente per fare contrattacchi critici,infatti sparando al momento giusto durante un attacco nemico quello si stordirà e diventerà vulnerabile al colpo critico,le armi da fuoco però per essere utilizzate richiedono proiettili,ed è quindi meglio non abusarne troppo,dato che potremo portarne solo 20 alla volta.

Il sistema di gioco è quindi un'evoluzione ben riuscita del combat system dei Souls,che obbliga il giocatore ad assumere un atteggiamento più aggressivo nei confronti dei nemici,che altrimenti lo sterminerebbero senza nessuna pietà.Infatti il livello di difficoltà del gioco rimane abbastanza alto,e se non si è inclini ad un gameplay privo di sistemi di difesa Bloodborne potrebbe addirittura risultare più ostico.

Non solo Action

Ogni nemico ucciso lascerà degli echi del sangue,ma cosa sono?Sono in Bloodborne l'equivalente delle anime nei Souls,ovvero l'esperienza.

Servono per aumentare le caratteristiche (e quindi il livello del nostro personaggio),per comprare oggetti e per potenziare le nostre armi ,tutto questo sarà effettuabile all'interno dell'hub del mondo di gioco,il Sogno del Cacciatore,da cui potremo teletrasportarci in ogni area del mondo,ammesso che i checkpoint corrispondenti siano stati attivati.Le meccaniche GDR sono chiaramente importanti in un titolo come Bloodborne,una vitalità bassa o un'arma non adeguatamente potenziata può fare la differenza tra la vita e al morte,e in quest'ultimo caso la conseguenza sarà che perderemo i nostri echi del sangue dove siamo morti,che saranno presi dal nemico di turno.Per riprenderli dovremo in sintesi uccidere chi ci ha ucciso (facilmente identificabile da un particolare bagliore negli occhi),una meccanica sicuramente punitiva che porterà non pochi problemi nel caso in cui il nemico in questione sia particolarmente cazzuto.

L'impianto GDR è comunque molto semplificato rispetto ai Souls,grazie anche alla rimozione di qualunque tipo di peso delle armi e armature e la riduzione del numero di statistiche,non è quindi fondamentale saper costruire un personaggio efficiente per cavarsela bene in Bloodborne,anche se questo può far storcere il naso a chi preferisce un sistema GDR più complesso.

Un quadro in movimento... o quasi

Ciò che fa di Bloodborne un titolo speciale è la sua ambientazione,la miscela di stile gotico e vittoriano che contraddistingue Yharnam è solo l'inizio,la malsana atmosfera horror che si avverte fin dai primi passi all'interno della città non farà altro che diventare sempre più ingombrante fino ad insinuarsi nel vostro cervello portandovi alla follia,gli artisti di From Software sono riusciti a creare un'ambientazione che sarà ricordata per decenni come una delle migliori di sempre,basta guardare Hemwick Charnel Lane per capire a cosa ci troviamo davanti.All'art-design pazzesco vi si aggiunge inoltre un level-design da maestri,ogni singola mappa del gioco è stata realizzata in modo che sia sempre possibile tornare al checkpoint della stessa sfruttando varie scorciatoie da aprire andando avanti nella strada principale,una struttura che premia chi si dedica ad esplorare attentamente ogni centimetro donandogli un modo per raggiungere in meno tempo una determinata zona della mappa in caso di morte,collegandola in modo sopraffino.La cura pazzesca per i dettagli ha però portato a dei compromessi dal punto di vista tecnico:Il gioco gira infatti a soli 30 fps,e capita spesso che scendano al di sotto di questo valore senza una vera e propria motivazione,ed è da segnalare inoltre la totale assenza di luce dinamica e qualche problema con la gestione della telecamera in spazi stretti.

I vecchi cacciatori

Un'espansione del gioco è stata rilasciata circa nove mesi dopo l'uscita del titolo base,la quale amplia l'esperienza di gioco di Bloodborne con nuove armi,nuovi nemici e nuove mappe,tutto di qualità altissima,forse anche più alta di quella di Bloodborne considerando anche la mole di contenuti che contiene,circa un quarto del gioco vero e proprio."The Old Hunters" è sicuramente una delle migliori espansioni mai pubblicate nella storia dei videogames,e consiglio quindi a chi ancora non avesse giocato l'espansione di prederla,e di comprare l'edizione completa di Bloodborne a chi non l'avesse ancora giocato.

Riassunto e Conclusione

Pro:

-Sistema di combattimento eccelso,grazie all'implementazione delle armi trasformabili

-Atmosfera da ricordare

-Art e Level design tra i migliori mai visti

-Espansione gigantesca

-Alto livello di difficoltà,ma non eccessivo e sicuramente sormontabile

-Snellimento delle meccaniche GDR

Contro:

-Snellimento delle meccaniche GDR

-Problemi tecnici anche fastidiosi

-I contenuti del gioco base potrebbero sembrare pochi confrontandolo con altri titoli del genere

-Chi non ha una PS4 non potrà giocarlo





Bloodborne è in definitiva un titolo destinato a far parte dell'olimpo dei videogames e che chiunque dovrebbe giocare,sicuramente la miglior esclusiva PS4 (non che ci volesse molto)

9.5



 

Vc3nZ_92

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inFamous 2
recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!



inFamous non è una saga che mi prende più di tanto, proprio non riesce a colpirmi. E' troppo ripetitiva, troppo.

Oltre a ciò, ha tanti altri difetti, per dirne alcuni, il sistema di arrampicata/spostamento e la troppa leggerezza di Cole, che rendono gli spostamenti, boh, strani, e in un free-roaming è una bella gatta da pelare, oppure la telecamera e il sistema di controllo, non sempre perfetti.

Ha anche i suoi pregi, come l'ottima sensazione di potenza che restituisce, una grafica migliorata di molto rispetto al primo capitolo (anche se i modelli dei personaggi secondari sono roba da PS2, ma pazienza), una buonissima longevità e una città migliorata di gran lunga rispetto a Empire City, ma è troppo poco, perché dall'altra parte della bilancia abbiamo, e non mi stancherò mai di ripeterlo, una ripetitività mostruosa, che porta inesorabilmente, e immediatamente, allo scazzo e alla noia.

Non parliamo poi se decidiamo di fare una seconda run. Mai rigiocare un gioco che già di suo è ripetitivo, MAI.

Io l'ho fatto perché volevo vedere cosa realmente cambiasse con le scelte karmiche opposte, e anche qui ho trovato solo delusioni. Si vede che la storia è scritta per la parte da Eroe, le cose da Infame sono ridicole e senza senso... ancora rido se penso al piano per ingannare la milizia, oppure all'incoerenza di quella emorroide ambulante, tale Nix. Personaggio che, quasi dimenticavo di dirlo, insieme a Kuo, è più odioso di un dito di sabbia nel culò.

In definitiva un gioco qualitativamente uguale al primo capitolo, dato che migliora solo la parte grafica/tecnica del prodotto, offrendoci un gameplay invariato se non per piccolezze, una struttura ripetitiva, non quanto nel capostipite, ma abbastanza da far cadere le palle nuovamente e una trama inferiore al prequel e con scelte karmiche inutili (a differenza del primo capitolo). Concludendo, se inFamous ho voluto premiarlo con un voto in più di quel che meritava, per diversi fattori (nuova IP, anno di uscita, primo esponente del free-roaming supereroistico - mi pare diedi 8 o 8.5 -), questo inFamous 2 non può ricevere lo stesso trattamento, ovvero si becca il suo voto, che non può essere più di 7.

VOTO: 7
 
Ultima modifica:

diennea2

Sig. Benedetto Sottolano
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L.A. Noire




a cura di



diennea2





L.A. Noire è un titolo che mi ha letteralmente sorpreso, questo gioco è un vero e proprio gioiello che si differenzia dal resto del panorama videoludico. Anche se sulla confezione troverete il marchio Rockstar, questo titolo ha veramente poco a che vedere con GTA, Red Dead Redemption, Max Payne et similia. Dimenticatevi tutti quei giochi d’azione, perché qui la faccenda è molto diversa. Personalmente parlando amo il genere noir anni ’40 ed ho sempre voluto interpretare il ruolo di un investigatore, esaminare casi e risolvere delitti, ed in questo caso il team Bondi è riuscito ad esaudire i miei desideri.

Le oscure vicende di L.A Noire ruotano attorno alla carriera di Cole Phelps, un promettente detective dal passato burrascoso che tenterà di risanare la città di Los Angeles, una città corrotta e violenta dove ogni singolo individuo avrà sempre qualcosa da nascondere. Davanti ai vostri occhi appariranno vari tipi di crimini, dall’omicidio al narcotraffico, dal furto all’incendio doloso e così via, tutti casi che però seguono velatamente un unico filo logico ed inquietante.

La trama e le varie storie dei casi sono bellissime e molto coinvolgenti, merito sia di una sceneggiatura di prim’ordine, sia di una recitazione degli attori con i “contro-mazzi”.

Il gameplay, anche se poggia su una base open world, ha una struttura completamente differente rispetto a molti altri titoli odierni. Il team australiano ha creato una vero e proprio sistema di indagine molto interessante e ben riuscito, esistono esattamente due “modus operandi”; il primo è l’analisi della scena del crimine, ovvero il momento chiave per poter raccogliere prove in modo da farsi un’idea più chiara sul misfatto accaduto, mentre il secondo è l’interrogatorio. Quest’ultimo, oltre che esser costruito in maniera semplice, ma efficace, poggia su una tecnologia motion cap strabiliante e veritiera; in poche parole ad ogni risposta del nostro interrogato dovremo indovinare se quest’ultimo dirà il vero o il falso in base al nostro intuito. Le menzogne infatti saranno evidenti quando il nostro interlocutore mostrerà imbarazzo, tic nervosi, falsi sorrisi, disagio ed altri segnali evidenti, la mimica facciale gioca un ruolo fondamentale in questo senso, e un apposito suono del campanello segnala se avremo intuito o meno la reazione corretta (menzogna o verità).

Ovviamente l’interlocutore, se accusato di falsa testimonianza, ci chiederà le prove su cui si basano le nostre accuse (prove raccolte durante le indagini evidenziate nel nostro taccuino).

Fin qui può sembrare difficile, ma in realtà non lo è affatto, qualora raccogliessimo una prova di indagine inerenti al caso o se riuscissimo a indovinare correttamente la reazione dell’interrogato ecco che il suono di un campanello si attiverà, facilitando tutto il processo. Purtroppo però questo aiuto ci toglie letteralmente il dubbio sulle nostre scelte, mostrando l’indagine di Phelps come se fosse una strada a senso unico, infatti il fallimento in questo gioco non esiste e il “cattivo” di turno verrà ugualmente incastrato. Mi rendo conto che senza questo aiuto tutto ciò sarebbe stato anche fin troppo difficile, ma si poteva comunque trovare un modo alternativo per ovviare a questo problema. Tranquilli, nonostante il gioco “guidi” relativamente il videogiocatore, le investigazioni soddisferanno il piccolo detective che è in voi.

Capiterà molto spesso che le indagini debbano lasciar spazio anche a momenti di azione, come gli inseguimenti (a piedi/in macchina) e le sparatorie.

Queste ultime hanno un sistema di copertura abbastanza basilare e agli inizi faticherete ad adattarvi ai comandi (personalmente trovo idiota il fatto di assegnare l’azione di correre e sparare sotto lo stesso tasto).

Il feeling delle macchine è discreto, ma non eccezionale: anche se esistono vari tipi di veicoli, tutti hanno caratteristiche e velocità fin troppo simili tra loro.

Al termine di ogni indagine si avrà un voto finale sulla condotta di Phepls e sulla quantità di risposte e prove raccolte durante il caso. Oltre ai casi principali sono presenti esattamente 40 crimini minori da sventare, che in finale non sono altro che missioni secondarie le quali finiranno in sparatorie, scazzottate o inseguimenti a lieto fine.

Los Angeles degli anni ’40 è bellissima, viva e molto grande; ogni oggetto, che sia un abitazione o un semplice vestito da al gioco un’atmosfera incredibilmente vera (da il meglio di sé durante le fasi notturne n.b.), dove all’interno gli sviluppatori hanno saggiamente nascosto automobili speciali da scovare e luoghi famosi realmente esistenti da visitare. Tutto ciò non fa altro che giovare e strizzare l’occhio alla modalità free roaming.

Generalmente il lato tecnico del titolo è molto valido, in particolare i visi di ogni personaggio, curati nei minimi dettagli. L’ottimo motion cap poi va a braccetto con una stupenda recitazione degli attori, che sanno caratterizzare in maniera sublime anche il personaggio più inutile dal gioco.

La storia, che si attesta su una 15ina di ore, sa acchiappare in modo scaltro la curiosità del videogiocatore dall’inizio della trama fino alla fine, mentre la struttura di gioco tende una mano a chi vuole divertirsi in maniera “differente” rispetto a soliti archetipi del panorama videoludic, almeno questo è quello che è successo a me, ma le note negative delle indagini, cioè di una vera mancanza di “libertà” può non essere ben accetta da tutti. Da notare poi che L.A Noire offre un tipo di intrattenimento molto diverso a cui siamo abituati, ma nonostante questo il team Bondi è riuscito a creare un qualcosa di raffinato, unico e sublime dal punto di vista artistico.

Comprendere L.A. Noire non è facile, ma se doveste riuscirci allora saprà ripagarvi con una trama e un’esperienza di gioco eccezionali che rimarranno impresse nella vostra memoria.

Voto: 8,5


 

Papa Demilol

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E' il miglior inFamous, secondo me... perché è quello che dura di meno, quindi la ripetitività non si sente più di tanto.

Inoltre il potere 'Ombra' di Cole Vampiro migliora e velocizza di molto il free-roam in città.

Va preso per quello che è, un DLC Stan-Alone, quindi non aspettatevi grandi cose (c'è solo un pezzo di isola esplorabile), ma, ripeto, sono state 3/4 ore piacevoli... e non ripetitive, una volta tanto nella serie, ma mi sembra ovvio.

Magari giocatelo per Halloween, come ho fatto io, vi terrà compagnia giusto il 31 Ottobre e i primi 2 di Novembre.

VOTO: 7
 
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Un pensiero di Papa Demilol su: THE ORDER 1886 (2015)




Info: giocato su PS4 durante la sera/notte, preso al D1 occidentale boxato. Ho impiegato 12 ore per finire la prima run dove ho sbloccato il 45% dei trofei. La valutazione verrà espressa in voto decimale senza mezzi punti, mentre i commenti saranno riassunti in Pro/Contro e Conclusione per mancanza di tempo.

Pro:

  • Personaggi ben caratterizzati
  • Graficamente impressionante
  • Gunplay divertente
  • Lore molto bella


Contro:

  • Trama piena di buchi
  • Finale imbarazzante
  • Tanti problemi di ritmo nella narrazione
  • Corto e poco longevo
  • Facile e poco stimolante


Conclusione: Internet può essere molto scortese. Il caso The Order è la prova lampante di come un'attesa sproporzionata per un gioco normale possa rivelarsi fatale per il successo del prodotto ludico. Il gioco di base è sufficiente, anche se non condivido le aspre critiche che il "popolo 3.0" ha rivolto verso il prodotto dei RaD le quali peccano di presunzione nel corso della maturazione cognitiva del giudizio intrinseco finale, come se un gioco si potesse vivere degnamente su Youtube o su Twitch. The Order è uno dei pochi giochi che ha una cura particolare nei dettagli ma pecca pesantemente sul piano ludico, offrendo un'esperienza un deludente sotto parecchi punti di vista. In primis c'è il ritmo di gioco, veramente troppo spezzato; a seguire i gravi difetti di longevità, davvero ridotta e del finale, uno dei peggiori che ricordo. Consiglio The Order infine a chi vuole vivere una buona avventura e chi ha voglia di perdersi in una misteriosa lore, ben fatta e minuziosa. Per chi vuole giocare c'è decisamente di meglio. [6]

 

Vc3nZ_92

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JoJo's Bizarre Adventure All-Star Battle
recensione a cura di Vc3nZ_92

ATTENZIONE! PICCOLI SPOILER!



Ottimo picchiaduro dei CC2. La sostanza è veramente tanta. Il BS è spettacolare, riesce a dare grandi soddisfazioni sia a chi vuole impegnarsi, sia a chi cerca un approccio più user-friendly, con le combo automatiche. I personaggi sono tutti FEDELISSIMI al manga e tutti variegati, diversi ed è tutto equilibratissimo. Insomma, il gameplay duro e crudo e la fedeltà al manga (è forse il videogioco manga-based più fedele di sempre) sono i pregi maggiori.

Il difetto più grande sono i 30 fps. Dopo 6/7 ore ti ci abitui, è vero, ma è innegabile che i 60 fps, in un picchiaduro tecnico, sarebbero stati tutt'altra cosa. Gli altri sono difettucci minori, di contorno, tipo il non avere delle lobby con più amici/persone, una stanza replay e una modalità storia (a maggior ragione se pensiamo alla figosità del manga, poteva venire qualcosa di veramente epico, con i tanti scontri da sbavo, Joseph vs. Wamoo, Jotaro vs. Diò e tanti altri, troppi altri) scarsuccia, basata solo su combattimenti con obiettivi extra da portare a termine, che ricalcano gli eventi del manga e linee di dialogo risicate, che danno giusto un'infarinatura dell'opera cartacea.

Insomma, un grandissimo titolo e una grandissima prova per i CC2 con il loro primo picchiaduro tecnico. Per i fan dei picchiaduro potrebbe essere un titolo su cui passare tante ore con piacere, per i fan del manga di Haraki invece è tipo il messia sceso in terra.

Io come voto darei 8,5 perché non ho avuto problemi con l'online (e infatti nel thread ufficiale ho votato 8,5), giocando solo con amici italiani, però un altro difetto del gioco (che non ho provato in prima persona) è la scarsa stabilità del netcode con persone di altre nazioni. Sopra non ho nominato questo difetto perché, appunto, ho giocato solo con voi del forum, però è evidente che il problema c'è e quindi ho voluto segnalarlo. Pertanto, cercando di essere più obiettivo possibile, il mio voto finale è 8.

VOTO: 8
 
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