non abbiano concluso con un BANALISSIMO scontro contro il Nano Furtivo, cosa che sarebbe stata completamente fuori dal personaggio.
Il progenitore dell'umanità era diverso rispetto ai tre Lord che trovarono le grandi anime nel Fuoco; mentre Nito, Izalith e Gwyn rivendicarono il potere che la Fiamma aveva donato loro, il Nano Furtivo decise di dividere quell'immensa fonte di energia, generando l'umanità. Questa netta differenza tra i grandi e possenti dei e il piccolo pigmeo è rimarcata più volte nel corso della serie, e una battaglia finale (che leggo molti si auguravano) contro il Nano Furtivo che diventa una sorta di simil Manus e controlla il potere dell'Anima Oscura sarebbe stata una scelta completamente fuori dal personaggio, e anti soulsiana.
Cosa ci ha insegnato la serie, sin dai suoi albori? Che nel mondo di Dark Souls, l'essere più pericoloso che si può incontrare non è un ***, un Lord, un Serpente Primordiale o un drago. L'essere più pericoloso che si può incontrare, nel mondo di Dark Souls, è un non morto che non si è arreso, che ha perdurato nel suo scopo, non arrendendosi mai, morte dopo morte, sconfitta dopo sconfitta. Il non morto che ha mantenuto il senno, aggrappato con le unghie e con i denti al suo obiettivo, è il vero nemico finale di The Ringed City. Ma d'altronde, il nostro personaggio non è proprio questo? Un non morto che non ha abbandonato la ragione e la volontà, e che ha conquistato infine il suo obiettivo, nonostante non fosse nemmeno degno di diventare un tizzone (come ci dice il prologo di DS3)?
E Gael rappresenta proprio questo, specularmente al nostro personaggio.
Gael è uno schiavo, un signor nessuno, un cavaliere adibito ai compiti più ingrati, carne da macello nelle sanguinose battaglie.
Lo incontriamo nella Cappella della Purificazione, e ci trasmette debolezza, angoscia e inettitudine.
Supplica, striscia e implora aiuto.
Lo stesso personaggio, grazie alla forza di volontà e al desiderio di portare a termine il suo compito, per fare in modo che la Pittrice crei infine un nuovo mondo, riesce a raggiungere la Città ad Anelli.
Un non morto qualunque, che riesce a spingersi così lontano.
Proprio come noi, in tutti e tre i capitoli della serie, proprio come la quest di Oscar, tristemente tagliata in DS1.
Gael resiste e perdura nel suo scopo, sino al tramonto dei tempi, dove non rimane che cenere, un deserto infinito che ricopre le rovine di ere passate, oramai solo un distante ricordo.
E pur di mantenere la sua promessa, pur di vedere realizzato il sogno di un nuovo Mondo Dipinto, privo del marciume e dell'orrore che lo schiavo ha dovuto patire in Ariandel, Gael è disposto al sacrificio finale.
Una volta resosi conto che il sangue dei Signori dei Pigmei (necessario per dipingere un nuovo quadro) era essiccato e inutilizzabile, si immola, divorando le Anime Oscure dei pigmei (perchè, come sappiamo, di Anima Oscura non c'è n'è una sola, ma è stata divisa), cercando di ricreare l'Anima Oscura originale, per poter produrre lui stesso il sangue necessario per la Pittrice.
Ma Gael sapeva fin troppo bene che l'Anima Oscura lo avrebbe consumato, e che non avrebbe mai potuto vedere il nuovo mondo dipinto tanto agognato.
E qui entriamo in gioco noi: Gael sapeva del nostro arrivo al Cumulo di Rifiuti, e ci ha lasciato di proposito aiuti e indizi per proseguire nella nostra discesa.
Ci indica la strada, e quegli anelli di caduta controllata che troviamo, nei cumuli di cenere, sono posizionati dallo schiavo, per fare in modo che noi potessimo raggiungere la Città ad Anelli.
Per fare in modo che, nel caso la sua missione si fosse compromessa, avremmo potuto noi ricoprire il suo ruolo, e portare il pigmento alla sua signora.
Ed è proprio quello che accadrà.
Due non morti, due signori nessuno, che sono riusciti a giungere sino alla fine del mondo, alla fine di ogni era.
Due non morti, un deserto sconfinato di cenere, e la contesa dell'Anima Oscura.
Un pigmento per un mondo migliore, privo di sofferenza e corruzione. Un mondo freddo, oscuro e accogliente.