Sull'edizione del 6 luglio 2017 di 7, magazine del Corriere della sera, c'è un Derby Carta vs Digitale.
Due inviati del Corriere, Paolo Di Stefano e Francesco Battistini, si confrontano sulla lettura su carta vs lettura digitale, in una conversazione che occupa diverse pagine del magazine.
Non è un vero Derby, in realtà, ma una farsa snob che vede Di Stefano in posizione talebana cartacea mentre Battistini nelle parti del lettore su carta che svolge male il compitino dell'avvocato del diavolo opponendosi blandamente alle tesi del collega.
Tanto per evidenziare la parzialità e l'improvvisazione con cui il pacchettino disinformativo è stato confezionato, in 5 pagine di articolo, da 72 a 77 il termine eReader (strumento creato ad hoc per una fruizione ottimale dei contenuti digitalizzati) non viene nominato nemmeno una volta....si parla solo di lettura su tablet e sempre in tono della serie....spesso per lavoro sono costretto a leggere contenuti su tablet, mentre un giornalista desideroso di analizzare l'oggetto del dibattito a tazza vuota per risultare obiettivo agli occhi del lettore non dovrebbe avere grosse difficoltà (nella redazione di un giornale) a procurarsi lo stato dell'arte degli ereader a primavera 2017, leggere un romanzo corto per intero, tipo Il vecchio e il mare di Hemingway che porta via due ore (meravigliose), per poi esprimere, magari, giudizi più equilibrati e chiamando gli oggetti col loro nome, anche per rispetto.
Tornando all'innominato e forse innominabile ereader, ci sono persino due foto affiancate coi due giornalisti. Cito testualmente la didascalia ai piedi delle foto: a sinistra, Paolo Di Stefano che legge un libro, a destra Francesco Battistini con in mano un ebook.
In realtà Battistini reca in mano un eReader, questa strana parolaccia che sta alla lettura digitale come la racchetta sta al tennis, ma nella conversazione viene sistematicamente ignorata, data che si butta tutto in tablet.
Altra topica foto+didascalia, che in questo caso riempie mezza pagina: ragazza con tablet in una libreria, viene descritta come: "a sinistra, una ragazza sfoglia pagine digitali su un nuovo modello di ebook". Anche i minus habens ormai sanno che gli ebook sono il contenuto digitale e dunque "nuovi modelli di ebook" non esistono, semmai esistono nuovi modelli di tablet e di ereader che permettono di fruire degli ebook. E qui siamo sulle pagine di 7, magazine del Corriere della Sera, principale quotidiano nazionale, non su un blog becero su web. Segno che queste topiche macroscopiche e ripetute sono volontarie. Si è visto mai che un giornalista non sappia nel 2017 cos'é un ereader?
Per far vedere la finta contrapposizione tra le due tesi, i punti forti degli interventi sono riassunti in paragrafetti impaginati uno sotto l'altro. Sempre, la posizione pro carta sta sopra, sempre la posizione pro carta è grassettata, mentre la tesi pro ebook è sempre sottostante e sempre a caratteri normali. (Certo per contrapporre i due interventi, ma l'attenzione del lettore, come capita di solito, guarda caso va al grassetto).
Penso che un servizio peggiore e meno equilibrato e approfondito non si potesse dare. Faccio un esempio di paragrafetto in grassetto pro carta:
L'ebook ha invaso (per gli ottimisti) il 10% del mercato. (in grassetto).
Contrapposto il paragrafetto pro ebook a caratteri normali.
A disposizione ci sono migliaia di titoli, tutti i generi senza contare il prezzo. (ma quasi non si legge perché l'attenzione va al grassetto di cui sopra)
Nessuno che si degni di approfondire quel concetto di 10% del mercato. In Italia la gente legge pochissimo, solo una bassa percentuale di people legge 50-60 libri l'anno. Sono convinto che se andassimo a sondare tra i lettori seriali, la diffusione degli ereader dedicati e dei titoli digitali sarebbe molto più rilevante di quel 10%, mentre la massa di lettori occasionali che prendono il tascabile per avere qualcosa da leggere sotto l'ombrellone, non vanno di certo a cercare un ereader per la loro unica lettura annuale.
Nessun trafiletto a spiegare che, grazie al risparmio per l'acquisto degli ebook grazie anche alle continue offerte che portano a spendere un lettore seriale una media di 5 euro a ebook, è possibile ammortizzare nel giro di un anno l'acquisto dei migliori ereader presenti sul mercato. (ma gli ereader per questo articolo non esistono).
Peccato che l'editoria abbia margini risicati sulle pubblicazioni digitali, e dunque non mi sorprende che 7 del Guppo Rizzoli decida scientemente di affossare il fenomeno, quando ad esempio Mondadori, gruppo editoriale concorrente, sta alle spalle di Kobo, producendo uno dei brand rilevanti nel mercato degli ereader (parola innominabile) ed ha colto con maggior prontezza il passaggio alla lettura digitale.
Ps: Nota personale.
1): Il sottoscritto legge da sempre Il Corriere della Sera ritenendolo uno dei più autorevoli e meno faziosi quotidiani nazionali. Dunque mi riservo il diritto di critica anche severa quando trovo lavori pedestri come questo Derby Carta vs Digitale (conversazione fasulla per elogiare il cartaceo e svillaneggiare il digitale fino al punto di non riconoscere degno di menzione l'ereader, strumento dedicato alla lettura degli ebook).
2): da sempre e fino a 5 anni or sono, ho letto su carta. Poi ho scoperto gli ereader e gli innegabili plus (tra cui l'essere anallergici, ciò che mi permette di leggere a letto senza starnutire in continuazione causa allergia al mix carta/colla/polvere) mi hanno incanalato per quella strada. Per me carta e digitale pari sono. L'importante sta nel nero su bianco dei contenuti e in tutto quello che si coglie tra le righe e quello dipende dalla sinergia tra la nostra testa e quella dello scrittore.
3):non capisco questa demonizzazione (anche se questa di cui all'articolo è una chiara disinformazione). Se ad uno piace leggere su carta padronissimo, mica siamo sotto regime. Il digitale è un metodo alternativo? Bene. Se una pubblicazione vuole trattare l'argomento, mi aspetto un servizio equilibrato, con approfondimenti statistici, plus e minus, senza perdersi in divagazioni alla Beppe Severgnini, guarda caso direttore responsabile del magazine 7 rinnovato da poco.