l'ultimo.
Finalmente la catarsi, finalmente Satoru può dirsi "libero" del suo dono, dalla sua maledizione e può ora proseguire con la sua vita a testa alta.
è stato un viaggio lungo e faticoso, non privo di difficoltà, errori e rimpianti, piena di spunti di riflessione ma la cui essenza rimane "semplice".
Proprio tale semplicità rappresenta uno dei più grandi pregi della serie, lo spettatore...è letteralmente risucchiato nel piccolo microcosmo di Satoru Fujinuma al quale è impossibile non affezionarsi nella sua fallibilità.
Abbiamo toccato con mano i suoi più intimi pensieri, abbiamo vissuto, sofferto, riso e gioito insieme a lui mentre noi spettatori lo osservavamo da una posizione privilegiata; seduti in una saletta buia quasi ad osservare lo scorrere lento di una pellicola.
Sensazione amplificata dall'uso delle fotografia e dalle particolari scelte registiche che caratterizzano la serie.
Ma per il momento, concentriamoci su questo dodicesimo episodio.
Quanto sono importanti i primissimi secondi dell'episodio? Quanto è stato importante per Satoru sfiorare la piccola mano di Mirai?
Quella mano che è potuta esistere soltanto grazie ai suoi sforzi, quella mano immagine vivente di ciò che non potrà mai avere, diviene la chiave, la luce guida(simbolo del futuro "pieno di Luce" di Kayo) per ricomporre il suo essere...la sua pellicola: quello che è stato, quello che è ora e, soprattutto, quello che deve fare.
Alla luce degli cambiamenti apportati alla opening per l'episodio precedente, non mi aspettavo di vedere nuovamente quell'immagine sbiadita, l'incubo di Jun, sofferente e solo in quella fredda cella. Quell'incubo non è mai divenuto reale.
La narrazione si allontana da quel tetto e ci riporta nella stanza di Satoru.
Lui ha nuovamente le sue memorie, ha già preso la sua decisione ma forse non si è ancora reso conto di quanto le sue azioni abbiano influenzato coloro che gli erano vicini.
Perfino una bambina presuntuosa come Misato, la quale...aveva tentato di aggravare la già precaria situazione di Kayo di fronte alla classe...per pura ripicca e che proprio a causa di Satoru era stata isolata dalla classe, è cambiata grazie a lui"Sai ad ideare la campagna di raccolta fondi per pagare le tue spese ospedaliere fu proprio Misato" perché quel giorno Satoru le salvò la vita.
In quel giorno, ormai solo un ricordo sbiadito, neppure Kenya sempre cosi accorto aveva pensato al peggio "tanto lo rivedremo domani" aveva detto.
Ed ora eccoli li, di nuovo insieme ma tante, troppe cose sono cambiate.
Kenya lo sa, cosi come allora, sa capire cosa sta pensando l'amico, intuisce che egli ricorda nuovamente ma non ha voluto spezzare volontariamente quell'idillio"non sono mai stato più felice di quando hai ripreso conoscenza", non ha voluto turbare l'animo dell'amico.
Ma adesso non può più restare a guardare, se lui vuole combattere ancora...loro desiderano poter restare al suo fianco.
Quanto rimpianto c'è in queste parole? Quanto Kenya ed Hiromi devono aver maledetto il giorno in cui non insistettero.
Il giorno in cui osservarono il loro amico andarsene, da solo, convinti che si sarebbero visti il giorno seguente e che nulla avrebbe potuto cambiare la loro quotidiana realtà.
Quel giorno cambio per sempre anche le loro vite.
Hiromi, sempre cosi timido ed impacciato, ha scelto di diventare un medico solo per "Poterti parlare di nuovo" e lui, Kenya, non si è dato pace e continua(come già si evinceva dall'episodio precedente) ancora oggi a indagare su quel crimine grazie all'aiuto del signor Sawada, non curante degli anni passati o delle prove oramai scomparse.
No per lui, per loro tutti "A quell'epoca, tu eri il nostro eroe, Satoru."
E questa volta non indietreggeranno, questa volta non volteranno le spalle, resteranno con lui fino alla fine.
Fu solo grazie all'aiuto dei due amici che Satoru riuscì a compiere l'impossibile, salvare Kayo "Ti sei confidato con noi, perché ti fidavi di noi. Perciò anch'io mi sono fidato di te" ma solo ora Satoru riesce a comprendere quanto quell'atto di fiducia scaturito dalle parole di Airi sia stato importante
"Se dico che voglio fidarmi di te, lo faccio perché lo voglio. Lo faccio perché voglio che gli altri si fidino di me"
Se non fosse stato per lei, Satoru avrebbe agito nuovamente da solo ed avrebbe fallito proprio come durante il suo primo lungo revival.
C'è un limite a quello che è una persona sola può fare, sua madre glielo ha ripetuto più e più volte, e lui non è più da solo.
Anche ora, su quel tetto, di fronte alla sua nemesi.
Un sorriso sadico si dipinge sul volte di quest'uomo, ha picchiettato volutamente il suo indice destro sulla sedia a rotelle, per osservare le reazioni della sua vittima, per provare nuovamente quella sensazione di controllo assoluto.
Oltre alla delizia, cerca risposte.
Le azioni di Satoru e compagni, avevano impedito più e più volte di consumare i suoi appetiti,lo avevano...quasi portato a tradirsi(lo scatolone nel bus).
"Yashiro, io conosco il tuo futuro", quelle parole hanno tormentato il killer per quindici anni ed ora prima di ucciderlo, desidera soddisfare la sua curiosità.
Deve sapere il perché di quelle parole.
Ma se la prende comoda, ha aspettato quindici anni dopotutto.
Yashiro Gaku, il signor Nishizono è un uomo estremamente intelligente e cauto, un uomo capace di ingannare tutti coloro che lo circondano, vestendo abilmente i panni del cittadino rispettabile.
Sono passati quindici anni, le prove? Scomparse. I reati? Per lo più in prescrizione. I capri espiatori? In carcere se non condannati alla pena capitale.
Lui ha già vinto, non ci sono crimini più crimini per cui condannarlo.
Ed ora, mentre si prepara ad ucciderlo, comincia ad assaporare la delizia che gli porterà la morte della piccola Kumi per la quale, incolperà proprio Satoru.
In questo passaggio mi sono domandato...come questi abbia fatto a portare le impronte del ragazzo, sulla sacca del farmaco che porteranno alla morte della bambina? E soprattutto secondo quale logica Satoru, un paziente incapace di camminare e muoversi liberamente, avrebbe potuto procurarsi quel farmaco? E, se proprio dobbiamo essere pignoli, come avrebbe fatto a raggiungere da solo quell'ascensore utilizzato in circostanze normali solo dal personale ospedaliero?
è una forzatura, leggera, ma lo è.
Proprio come l'omicidio della madre di Satoru nel primissimo ep dove(oltre alla posizione del coltello che varia da scena a scena) avevamo assistito al classico cliché della signore che arriva proprio nel momento più sconveniente.
Il killer lo ha in pugno.
La sua morte? Verrà attribuita ai sensi di colpa per la morte di Kumi.
Ma sarebbe troppo poco, Nishizono vuole di più, vuole il controllo totale, vuole distruggerlo completamente, vuole dargli un barlume di speranza per poi strangolarlo...lui può ancora fare qualcosa"puoi ancora salvare Kumi".
Se gli darà le risposte che cerca, "potrebbe" decidere si salvare la bambina, non ha prove ma "Se non parlerai non ci sarà neppure quella"...ma tutto si risolvere rapidamente, con suo enorme disappunto.
La bambina è spacciata e le parole sul futuro di Satoru? Solo il disperato gesto di un bambino per salvarsi da morte certa.
Il killer però vuole godere di quell'atto in ogni modo possibile, desidera "sminuire" e "distruggere" la dedizione e gli sforzi della madre di Satoru portandola alla disperazione più totale tramite un falso messaggio d'addio.
Il mostro sottovaluta la donna, non immagina neppure quanto questa conosca bene il figlio.
Lei sa che questi ha riacquistato la memoria "è stato quando è venuta Kayo".
Conscia del dolore che ha arrecato al figlio non poter parlare sinceramente con i suoi amici...non aveva poi avuto la forza di dire le stesse cose a Kayo.
I suoi sforzi, la sua dedizione, il suo amore...sono stati ripagati: quelle lacrime cosi spontanee, quella voce tremante sono per lei troppo preziose "Mi sono sentita felice. Ormai...sei un adulto".
Il fanciullo che ha visto crescere nonostante il coma, il giovane uomo apatico che abbiamo conosciuto ad inizio serie, il mangaka fallito, è cresciuto diventando uno splendido adulto.
Un adulto pronto a dare sempre il massimo in tutto ciò che fa, proprio come quando era bambino "Ti sei sempre dato da fare, già da prima che entrassi in coma", un adulto che non si priverebbe mai volontariamente della vita e che lei ha cresciuto nonostante l'abbandono del padre del bambino.
Già...un padre.
Satoru a suo tempo lo aveva detto, il mostro che si appresta ad ucciderlo è la cosa più simile ad un padre che egli abbia mai avuto..."Io non ho quasi alcun ricordo di mio padre, mi chiedo se le parole di un padre diano questa sensazione", la sua figura forte, fiera che si erge nella neve è il ricordo più vivido che egli possieda.
Nonostante tutto il male che gli ha fatto, quell'uomo aveva riempito il vuoto nel suo cuore ed è proprio per questo che non fu capace di riconoscere i segni.
Non fu capace di accettare, che quello stesso uomo potesse essere il mostro dal quale stava tentando di proteggere i suoi coetanei.
Le parole del ragazzo sono di ispirazione per il carnefice.
Ha aspettato, voluto, desiderato il suo risveglio con ogni fibra del suo essere, dopo la sua scomparsa...è cambiato "Ho perso quell'impulso che fa di me quello che sono", non è più riuscito a trarre godimento come faceva un tempo no, lui lo ha cambiato ma ora, è ora di chiudere i conti...
...peccato che Satoru non sia da solo.
Nishizono ha ragione, lo scontro si è concluso ancora prima di iniziare ma ad aver vinto è la sua vittima prediletta "...credo di aver vinto io".
Quelle vite che lui ha salvato, anche quella di sua madre"che avevi ucciso nel futuro" cosi come la sua...sono il suo trofeo, il simbolo vivente della sua vittoria.
Futuro? Di nuovo quella parola. Yashiro è confuso di fronte ad una rivelazione simile.
"Il motivo per cui sono riuscito a sventare i tuoi piani, è perché conoscevo il tuo futuro, maestro"
Il killer ha avuto quindici anni, quindici lunghi anni per uccidere Satoru mentre giaceva inerme ma non lo ha fatto "Ed è perché io ti servivo"
è ironico, no? Yashiro, cosi astuto ed intelligente, sempre con la via di fuga pronta non si era reso conto dell'ovvio.
L'unico motivo per cui non era più riuscito a trarre lo stesso piacere dalle uccisione è Satoru, il ragazzo era diventata la sua nuova ragione di vita.
Quell'attesa lo ha cambiato, quell'attesa ha reso il ragazzo insostituibile.
La situazione che si va a delineare, mi ricorda un po' quella successa nell'ultima route di Stay Night fra Shrou e Kirei.
Due uomini, uno l'antitesi dell'altro, uno la nemesi dell'altro ma che proprio in virtù di questa loro differenza riescono a comprendersi totalmente.
Il caso di Satoru e Yashiro è leggermente diverso(e mi riservo di tornare sull'argomento in seguito), senza volerlo l'uno ha colmato il vuoto dell'altro, semplicemente Satoru ha "capito", ha compreso questa condizione, a suo modo è venuto a patti con essa ed ora"Ancora una volta, ho vinto io"
Satoru si lancia a tutta velocità con la sedia a rotelle pronto a gettarsi dal tetto ma l'uomo che asseriva di volerlo uccidere lo salva appena in tempo "Maestro, tu non puoi uccidermi", questa è la prova di cui aveva bisogno.
Il mostro è cambiato senza rendersene conto, basta osservare le espressione del suo viso nel breve flashback per capire come le cose si siano "evolute"
Annoiato nel vedere il bambino ancora in vita poco tempo dopo l'incidente(quando era realisticamente ancora responsabile della sua classe) , poi mentre dopo qualche anno gli taglia "amorevolmente" i primi fili di barba(quando avrebbe potuto tagliarli la gola, volendo) e poi mentre ormai sposato, lo osserva estasiato da lontano"Tu hai continuato a vivere grazie a me. Ti sei sentito vivo grazie a me".
Il ragazzo, non prova odio nei confronti dell'uomo che tanto ha fatto soffrire lui e tante persone da lui amate e questo "Perché a questo mondo, l'unico a conoscere il vero te stesso...sono soltanto io", l'uomo che aveva tentato di ucciderlo non potrà più continuare a vivere se lui muore.
Yashiro accetta questa condizione, solo mentre lascia la presa sulla sedia a rotelle e la lascia cadere al suolo mentre quegli occhi rossi, quegli occhi maligni che hanno tormentato Satoru e noi spettatori per tutta la serie, scompaiono in un fiume di lacrime.
Ed ora lui si appresta a seguire il destino della sua ragione di vita "è vero Satoru. Non posso più vivere senza di te".
Ma proprio mentre si appresta a lanciarsi...l'inaspettato.
Ad osservarlo con espressione soddisfatta da terra vi è Satoru, insieme a sua madre, Kenya, Hiromi ed il signor Sawada.
Lui ha perso.
Per la prima volta, Yashiro Gaku, il signor Nishizono, il mostro, la nemesi di Satoru si rende conto di essere diventato come le sue vittime.
Satoru era il suo filo di ragno ed ora? Si è spezzato, la sua disfatta è totale mentre i fili di ragno dei suoi avversari non fanno che moltiplicarsi.
Kumi è salva e, anche se "solo" per tentato omicidio, l'inafferrabile killer esce finalmente di scena.
Il nostro protagonista può finalmente confidarsi con i suoi amici con un po' di tranquillità, ancora una volta quel "credere" è stata la parola chiave, proprio come gli ha insegnato Airi
"Credere è una parola che ci dona speranza e che ci spinge a voler credere a qualcuno"
Satoru ha sacrificato tanto per poter capire questa semplice ma importante lezione, ha dovuto tornare ad essere bambino per poter diventare davvero adulto, per comprendere il valore di un genuino legame di fiducia fra le persone. Quel giovane uomo cinico non esiste più, al suo posto si erge una persona matura il cui tesoro più grande...sta proprio in quello che ha perduto"Io ho perso la mia vita dagli undici ai venticinque anni. Però proprio quel tempo che ho perso è diventato il mio tesoro. Nella città in cui io non c'ero, i miei amici hanno speso il tempo delle loro prezioso delle loro vite per me"
Un tesoro che il "vecchio" se non avrebbe mai potuto ottenere, lui, che aveva spezzato ogni legame con la sua infanzia, lui che aveva sempre avuto "paura" di avvicinarsi alle persone, di essere "coinvolto", di impegnarsi fino in fondo, di avere fiducia, lui che si trascinava in una vita monotona e grigia...eccolo rinato. Di nuovo nel duemilasei, di nuovo in quell'ufficio, di nuovo quel redattore, di nuovo quel rumore di ascensore. Ora...ha "compreso" cosa mancasse nelle sue storie, è capace di esprimere davvero ciò che prova e di trasmetterlo agli altri, ed il suo successo(con tanto di anime in arrivo") ne è la prova.
Non ha più bisogno di dover tornare indietro per rimettere le cose a posto "Non ci sono più stati revival", ora vuole solo ritornare indietro per passare un po' di tempo con le persone a lui care in quella città, dove gli è stata dedicata anche una targa.
A partire da Jun, ora sposato e padre, felice.
E poi: Kayo, Kazu,Kenya, Aya,Osamu, Hiromi e...anche Misato.
Quanto è lieto constatare che proprio Kayo, la quale da bambina aveva apertamente detto di odiarla, è ora la più felice di vederla.
Ci lasciamo nuovamente alle spalle per l'ultima volta quella città senza nome, diventata a noi cosi cara e familiare.
Siamo nel 2010 poche settimane prima delle olimpiadi invernali di Vancouver, un giorno speciale.
Lo si comprende, perché Satoru lo intravede casualmente, lui, Nishizono, il potente consigliere comunale, il rapitore, il killer, il mostro, ora ridotto a consegnare pizze.
Opposti anche in questo, è ironico.
Il punto di partenza di Satoru, diviene il traguardo di Yashiro.
E poi, per la prima volta, Satoru ci parla del "suo" testo.
"Erased", ci aveva detto tutto di Kayo...divenendo poi la realtà ed il tesoro di Satoru, "Il mio eroe ci dice...
"Io non ho il coraggio di impegnarmi con tutto me stesso. Ecco perché non ho dei veri amici.Giocare con i compagni di classe è divertente ma loro non sono dei veri amici. Ieri, ho visto l'ultimo episodio di Combatti!Wonderguy.Un anime che mi piace molto. All'inizio della serie Wonderguy combatteva da solo. Anche se veniva sconfitto, tirava fuori il coraggio è continuava a combattere senza arrendersi.-Se non mi do da fare al massimo,non arriverò da nessuna parte. Cosi dicendo continuava a combattere. E cosi, coloro che avevano percepito il suo coraggio poco alla volta sono diventati suoi amici.Perciò alla fine, anche se sembrava sul punto di perdere, non ha mai smesso nel fatto che i suoi amici. Sarebbero venuti in suo soccorso. Però io non ho il coraggio di Wonderguy e non ho amici come lui. Perciò sono molto geloso di lui.Quando diventerò grande, spero di avere dei veri amici, che credono gli uni negli altri."
...tutto di lui.
Le sue paure, le sue aspirazioni, i suoi desideri tutto racchiuso in un piccolo testo. Ed ora?
Quei legami, quegli amici li ha "Questo è ciò in cui ho sempre creduto"
Tuttavia, quello che ha questo punto può considerato il destino, una farfalla blu, ha ancora qualcosa in serbo per lui.
Un gesto che aveva visto fare tante volte preannuncia un nuovo, primo incontro...con la prima persona che gli ha dato fiducia e coraggio nel momento del bisogno e che forse, potrà dargli anche qualcos'altro.
Ma questa è un'altra storia.
E giunge, infine, anche per me il momento di tirare le somme per questa serie.
Il best anime 2016? Il salvatore degli anime moderni? Purtroppo no.
Erased è un'ottima serie.
Coinvolgente, emozionante riesce in un'impresa che, al giorno d'oggi, sempre meno anime riescono a fare.
Riesce a lasciare qualcosa, riesce a ritagliarsi un posto nel cuore degli spettatori.
Ma non è una serie perfetta.
Sono innumerevoli le problematiche che affliggono la serie.
In primo luogo, il formato da dodici episodi limita enormemente le potenzialità espressive della serie.
è troppo evidente l'aumento del ritmo,cosi come le numerose cesure(anche per chi non ha letto il manga) presenti.
A farne le spese sono, in prima sede, proprio il fulcro della serie.
I suoi personaggi facendo un primo esempio il legame che si è andato ad instaurare fra Satoru e Yashiro, fra eroe e carnefice è molto particolare, possiamo "intuirne" gli aspetti principali, perché all'inizio dell'undicesimo episodio l'introduzione viene dedicata alle "motivazioni" del Killer...ma non al suo passato.
Al suo essere, la sua infanzia, la sua vita prima di essere un killer.
Stesso dicasi per Airi, la quale nonostante risulti fondamentale, è un personaggio troppo "abbozzato" colpa anche di una storia personale ben poco "plausibile" per un non giapponese e del poco screen time a disposizione.
Ma non ci sono solo loro due, Aya è un personaggio il cui arco narrativo viene completamente tagliato cosi come il carattere e la sua situazione familiare nonostante sia a fine serie una di quegli amici preziosi che Satoru desiderava avere.
Altrettanto grave è quanto successo con Kenya soprattutto per via del ruolo "ambiguo" che pareva avere all'inizio della serie e di alcuni accenni avuti nel secondo revival ma ci viene solo lasciato intuire che la sua situazione familiare sia poco felice.
O Jun, personaggio cosi sullo sfondo, ma cosi fondamentale. Perché era sempre cosi solo? Cosa pensavano gli altri del suo stare sempre in compagnia dei bambini? Perfino Satoru, a lui vicino, lo aveva frainteso credendolo un disoccupato...figuriamoci gli altri.
La maggior parte delle informazioni sopra elencate avrebbero permesso alla piccola realtà cittadina di Satoru di essere meglio tratteggiata, fattore che avrebbe permesso alle atmosfere thriller della serie di giovarne poiché avrebbe fornito altri "possibili" colpevoli. La storia infatti non ci dà mai un'alternativa a Yashiro Gaku, una scelta autoriale probabilmente, ma che non può non lasciare una sensazione di amarezza vista la tensione genuina e l'ansia che si sono respirate nel corso degli episodi.
L'aumento del ritmo impedisce inoltre una risoluzione "felice" di numerose vicende.
L'apparizione della nonna di Kayo nell'episodio 9 è perfettamente coerente con il sistema vigente in Giappone ma viene usata male, risultando quasi un becero deus ex.
Cosi come la caratterizzazione abbozzata della madre di Kayo, un mostro non migliore di Yashiro(una donna che sorride per la morte della figlia, per essere diretti) a cui si tenta di dare una giustificazione.
Infine, voglio citare qualche interrogativo rimasto senza risposta.
Chi era il bambino la cui testimonianza(a differenza di quella di Satoru) era stata presa in considerazione durante le indagini per la morte di Kayo?
Cosa voleva fare il direttore dell'ospedale(conoscente di Nishizono) a Satoru, tanto da portare il suo medico ad opporsi violentemente?
Come ha fatto Satoru ad uscire vivo da quella macchina? Qualcuno lo ha salvato? Se si chi? Jun? Il padre di lui? Non ci viene detto niente a riguardo.
Ed ancora, come ha fatto Satoru, nell'epilogo, per gli studi? Lui ha oltre ventinove anni di ricordi...per cui è ok. Ma nella linea temporale finale, è entrato in coma prima di ottenere la licenza elementare...e tre anni più tardi è già un mangaka affermato.
Un caso a parte, costituiscono le domande relative al revival: il *** della morte della storia di Satoru? Il karma? Il destino,possibilmente rappresentato dalla farfalla blu?
Non ci viene data nessuna risposta è...in questo caso è meglio cosi.
Meglio etichettare l'intera questione sotto la voce "premessa" piuttosto che vedere la bontà della serie messa a rischio da spiegazione poco adeguate; dopotutto...è una storia semplice.