Condusse Frodo nella propria piccola stanza che dava sui giardini guardando verso sud, al di là del burrone ove scorreva il Bruinen. Rimasero a lungo seduti, ammirando dalla finestra le stelle luminose in cima ai ripidi declivi boscosi, e parlando dolcemente. Dimenticate le piccole novità e notizie della Contea, dimenticati i pericoli che li minacciavano e le ombre scure e malvagie, parlarono di tutte le cose meravigliose che avevano visto vagabondando assieme per il mondo: degli Elfi, delle stelle, degli alberi, e del tempo dolce e silenzioso in cui un anno luminoso moriva nei boschi.
Infine udirono bussare alla porta. “Chiedo scusa”, disse Sam, facendo capolino, “ma volevo soltanto sapere se lorsignori avevano bisogno di qualcosa”.
“Sono io che ti chiedo scusa, Sam Gamgee”, rispose Bilbo. “Suppongo tu intenda dire che è ora per il tuo padrone di andare a letto”.
“Signore, c’è un Consiglio domattina presto, a quanto pare, e voi oggi vi siete alzato per la prima volta”.
“Giustissimo, Sam”, disse ridendo Bilbo. “Puoi correre da Gandalf e dirgli che si sta coricando. Buona notte, Frodo! Sai che mi ha fatto proprio piacere rivederti? Dopo tutto, nessuno vale uno Hobbit per una buona chiacchierata. Sto invecchiando, e incomincio a domandarmi se vivrò abbastanza per vedere i tuoi capitoli della nostra storia. Buona notte! Credo che farò quattro passi in giardino per guardare le stelle di Elbereth. Dormi bene!”.
[Da Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello, Libro II, Capitolo I, Molti incontri]