Phoenix è ipnotico e mi ha tenuto gli occhi incollati su di lui fino alla fine, c'è anche chi lo accusa di overacting ma per come la penso io la sua performance è perfettamente in linea con il personaggio, estremo, teatrale, istrionico. Un personaggio dichiaratamente in cerca delle attenzioni che il mondo non gli rivolge, se non per deriderlo e disprezzarlo. OVVIO che sia esagerato, fino a sfinirti (complice in questo il suo disturbo che provoca strenuanti e incontrollate risate).
Stilare una classifica del miglior Joker cinematografico è una pratica inutile ma forse fare dei paragoni è anche inevitabile: in questo caso non vi è dubbio che l'empatia che si riesce a sviluppare con questo Joker sia molto più grande che in passato, è il primo Joker di cui sappiamo tutto. Quello di Ledger era terrificante perché estremamente enigmatico, non sapevamo chi era, perché faceva quel che faceva, come avrebbe potuto agire e reagire e la potenza di quell'interpretazione stava proprio nella sottomissione dello spettatore (e nel film dello stesso Batman) a un personaggio che non svela mai le sue carte, marmoreo, che non cede di fronte ai colpi che riceve. è il motivo per cui Batman lo massacra di botte, perché non lo decifra e non ne ha il controllo, terrorizzato che quella figura sia in fondo un suo prodotto o il suo specchio.
In Nolan è Batman che crea Joker, in questo è Joker che crea Batman
Questo è Arthur, per tutto il tempo, con le sue frustrazioni, i suoi desideri, la sua estrema infelicità e ovviamente con la malattia che può spostare l'ago della sua bilancia da un momento all'altro. La reinterpretazione del mito di Batman in questa chiave politica anticlassista per me funziona molto bene ma devo ancora ragionare sullo spiegone finale in trasmissione, che, ok, serve ad annunciare il Joker al mondo ed è una buona scelta di scrittura ma che forse non era necessario. Ché siccome il film è già abbastanza lontano dalle stucchevoli morali del cinema mainstream, e quindi meno immediato rispetto, di nuovo, a un MCU allora a questo punto forse si può evitare di mettere in bocca al protagonista una retorica di cui non vi è MAI traccia fino a quel momento. Arthur è un bambinone perso nei suoi sogni per tre quarti del film, finché immediatamente dopo aver detto che di politica non si occupa, ti fa lo spiegone su cose di cui non dovrebbe essere consapevole, secondo me. Certo, serve a fare arrivare il messaggio ai proseliti ma sicuri che non fosse già arrivato?
Non era più interessante che la coscienza di classe (pervertita, certo) del sottoproletariato di Gotham City venisse risvegliata solo e soltanto dalle azioni inconsapevoli di un pazzo incosciente? Com'è suggerito per gran parte del film.
Scusate per il pippone