L'angolo del lettore acquisti recenti, commenti e consigli

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Finito l'Arciere del Re di Cornwell, piaciuto molto :sisi: romanzo storico assolutamente scorrevole (l'ho letto in meno di una settimana) e che più di una volta mi ha strappato un sorriso :asd: leggerò anche il secondo (ennesima serie iniziata, evvai), prima però leggo il terzo libro di Expanse :sisi:

"Se ti comporti da pazzo, gli aveva detto una volta il padre, o ti rinchiudono o ti fanno santo".

 
Finito l'Arciere del Re di Cornwell, piaciuto molto :sisi: romanzo storico assolutamente scorrevole (l'ho letto in meno di una settimana) e che più di una volta mi ha strappato un sorriso :asd: leggerò anche il secondo (ennesima serie iniziata, evvai), prima però leggo il terzo libro di Expanse :sisi:
"Se ti comporti da pazzo, gli aveva detto una volta il padre, o ti rinchiudono o ti fanno santo".
è quello della guerra dei cent'anni no? interessante :sisi:

 
Io mi sto dedicando alle storie dei grandi della scienza a fumetti. Le uscite non sono terminate da molto.

Il volume su Bertrand Russel è davvero ben fatto. Lo consiglio se vi capita di vederlo in giro :sisi:

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Preso dall'euforia del momento, complice la serie tv Vikings, ho iniziato Expedition's Viking, ho preso L'Ultimo Re di Cornwell, ho detto a mio nonno di costruire un modellino di nave vikinga (è veramente un artista, fa delle navi completamente a mano in legno) e ho in mente di comprarmi una spada :rickds:

 
Ultima modifica da un moderatore:
Preso dall'euforia del momento, complice la serie tv Vikings, ho iniziato Expedition's Viking, ho preso L'Ultimo Re di Cornwell, ho detto a mio nonno di costruire un modellino di nave vikinga (è veramente un artista, fa delle navi completamente a mano in legno) e ho in mente di comprarmi una spada :rickds:
Ma che figata è? Voglio le foto :ahsisi:

 
L'altro giorno ho scoperto che una cara amica è una lettrice appassionata (non so come finora avevamo evitato l'argomento :asd:), e quindi subito ho pensato che questo rende facile facile la per me assai problematica questione regali natalizi :asd:

A quanto pare è parecchio appassionata delle opere di impronta storica di Follett. Questo mi ha già dato qualche idea, ma eventuali nuove proposte sono sempre ben accette.

E già che sono qui, ecco acquisti vari degli ultimi tempi (mannaggia che foto dimmedda):

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Sì esisto ancora! Che si legge da queste parti? Butto lì impressioni telegrafiche sui libri letti finora quest'anno. Mi piange il cuore a liquidarli così, ma altrimenti finirei col rimandare all'infinito.

Moby Dick | Herman Melville, 1851. Titanico. Un monumento in prosa, un'enciclopedia lirica. La prima parte è stata quella che più mi ha entusiasmato, una volta al largo fra divagazioni ed episodi autoconclusivi si perde un po' il senso di progressione – ma è anche giusto così. Nessuno ha mai descritto il mare come Mellville, la mia vena talassofobica ha finalmente trovato il suo Sacro Graal. È stato commovente.

Memorie dal sottosuolo | Fedor Dostoevskij, 1864. Un distillato del più convulso delirio isterico made in Dosto, impossibile non amarlo. Forse sono in minoranza ma ho preferito la seconda metà, quella cena è la concretizzazione dei miei peggiori incubi di autoannientamento sociale e non la dimenticherò mai.

Gli indifferenti | Alberto Moravia, 1929. Il vuoto, la stasi, il disprezzo sono i tre elementi fondamentali con cui riassumere queste tristi vite. Un incubo ad occhi aperti in cui è doloroso a tratti riconoscersi. Prosa indimenticabile. (Romanzo d'esordio per il ventiduenne Moravia, inconcepibile.)

Una cosa divertente che non farò mai più | David Foster Wallace, 1996. Wallace che si guarda intorno, in questa puntata: su una nave da crociera. È sempre un gran leggere, scorre che è un piacere.

Tristi tropici | Claude Lévi-Strauss, 1955. Due libri in uno: il libro Ma io volevo fare lo scrittore, in cui Lévi-Strauss tenta di affogarci nel diabetico barocco delle sue interminabili, decisamente non richieste divagazioni (fra cui l'indimenticabile capitolo Tramonto); e il libro Però mi pagano per fare l'etnografo, in cui scrive quello che uno si aspetterebbe di leggere.

Saggio sulla lucidità | José Saramago, 2004. Piaciuto meno del predecessore Cecità, se nel primo l'assenza di spiegazioni era perfettamente in linea con gli scopi del racconto qui rappresenta un grosso punto debole secondo me. Ottima la prima parte, scade un po' quando si riallaccia al libro precedente, con esiti decisamente forzati. Comunque sia la prosa di Saramago rimane impagabile, unica.

I Malavoglia | Giovanni Verga, 1881. Il respiro amplissimo dei grandi romanzi classici coniugato ad una impressionante modernità nella consapevolezza dello stile e nella caratterizzazione dei personaggi e delle reciproche relazioni. L'imparzialità del narratore esiste solo al livello più superficiale del romanzo, una volta entrati in sintonia con i suoi ritmi si avverte una tenerezza e una pietà nei confronti di questa piccola umanità che commuove profondamente. Capolavoro vero, non mi aspettavo niente del genere.

Armi, acciaio e malattie | Jared Diamond, 1997. Bellissimo, quest'estate per ragioni ignote mi sono infognato in robe antropologico/precolombiane e Armi, acciaio e malattie è tutto quello che avrei potuto e voluto chiedere. Interessantissimo, vastissimo e argomentato con un'onestà intellettuale quasi commovente. Imprescindibile.

Finzioni | Jorge Luis Borges, 1944. Sono a metà, mi basta per annoverarlo serenamente fra i capolavori del secolo.

E in corso, lo scherzo infinito del buon David Foster. :icebad:

 
Finito l'Angelo di Neve di Ragnar Jónasson. Mi è piaciuto molto, non vedo l'ora di leggere la prossima indagine di Ari Thor :sisi: Ora proseguo con un altro giallo scandinavo che sono alquanto infoiato al momento, devo solo decidere quale.

 
finalmente conclusa l'astinenza letteraria con lincoln nel bardo di george saunders. originale nella forma e convincente nel contenuto, una storia sull'accettazione della morte non priva di forza e carica visionaria, in grado di offrire una gran numero di voci che restituiscono un quadro generale variegato e polifonico, che lascia il segno anche nei momenti più apparentemente modesti.

bello, e premio o meno, giusto che se ne parli e che venga letto.

 
Ho ripreso la serie dell'inquisitore Eymerich... Quanto mi era mancato! :pffs:

Due citazioni da "La Luce di Orione". Se siete di Venezia leggete solo la seconda va :rickds:

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«No. Stiamo andando a sostenere i gretti interessi di Venezia, il verminaio del Mediterraneo, la capitale stessa dell'avidità e dell'egoismo, l'istigatrice di guerre che sono premesse alla vittoria degli infedeli. Ma che importa ai veneziani di una strategia ampia? A loro interessa solo quanto oro riescono a intascare nell'immediato.» Eymerich fece un gran respiro. «Sapete cosa mi piace di Venezia, fra Bartolomeo? Che sorge su palafitte. Dunque un giorno sprofonderà come merita, e sarà trascinata sul fondo con i propri sacchi d'oro. Spero che l'intera contea dei Savoia, altrettanto ladra, anneghi con lei.»

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«Al contrario. Ne intuisco di peggiori di quelli che scorgete voi. Il problema non sono i soldati turchi. Finora abbiamo appena sfiorato le forze malvagie che ci attendono al varco. Abbiamo solo avvertito il loro respiro, il fremito delle loro ali, i prodigi minori che segnalano la loro presenza. Ho la sensazione che, da questo luogo in avanti, il confronto si farà diretto. Stiamo per spalancare la porta sull'oscurità.»

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Sì esisto ancora! Che si legge da queste parti? Butto lì impressioni telegrafiche sui libri letti finora quest'anno. Mi piange il cuore a liquidarli così, ma altrimenti finirei col rimandare all'infinito.

Moby Dick | Herman Melville, 1851. Titanico. Un monumento in prosa, un'enciclopedia lirica. La prima parte è stata quella che più mi ha entusiasmato, una volta al largo fra divagazioni ed episodi autoconclusivi si perde un po' il senso di progressione – ma è anche giusto così. Nessuno ha mai descritto il mare come Mellville, la mia vena talassofobica ha finalmente trovato il suo Sacro Graal. È stato commovente.

Memorie dal sottosuolo | Fedor Dostoevskij, 1864. Un distillato del più convulso delirio isterico made in Dosto, impossibile non amarlo. Forse sono in minoranza ma ho preferito la seconda metà, quella cena è la concretizzazione dei miei peggiori incubi di autoannientamento sociale e non la dimenticherò mai.

Gli indifferenti | Alberto Moravia, 1929. Il vuoto, la stasi, il disprezzo sono i tre elementi fondamentali con cui riassumere queste tristi vite. Un incubo ad occhi aperti in cui è doloroso a tratti riconoscersi. Prosa indimenticabile. (Romanzo d'esordio per il ventiduenne Moravia, inconcepibile.)

Una cosa divertente che non farò mai più | David Foster Wallace, 1996. Wallace che si guarda intorno, in questa puntata: su una nave da crociera. È sempre un gran leggere, scorre che è un piacere.

Tristi tropici | Claude Lévi-Strauss, 1955. Due libri in uno: il libro Ma io volevo fare lo scrittore, in cui Lévi-Strauss tenta di affogarci nel diabetico barocco delle sue interminabili, decisamente non richieste divagazioni (fra cui l'indimenticabile capitolo Tramonto); e il libro Però mi pagano per fare l'etnografo, in cui scrive quello che uno si aspetterebbe di leggere.

Saggio sulla lucidità | José Saramago, 2004. Piaciuto meno del predecessore Cecità, se nel primo l'assenza di spiegazioni era perfettamente in linea con gli scopi del racconto qui rappresenta un grosso punto debole secondo me. Ottima la prima parte, scade un po' quando si riallaccia al libro precedente, con esiti decisamente forzati. Comunque sia la prosa di Saramago rimane impagabile, unica.

I Malavoglia | Giovanni Verga, 1881. Il respiro amplissimo dei grandi romanzi classici coniugato ad una impressionante modernità nella consapevolezza dello stile e nella caratterizzazione dei personaggi e delle reciproche relazioni. L'imparzialità del narratore esiste solo al livello più superficiale del romanzo, una volta entrati in sintonia con i suoi ritmi si avverte una tenerezza e una pietà nei confronti di questa piccola umanità che commuove profondamente. Capolavoro vero, non mi aspettavo niente del genere.

Armi, acciaio e malattie | Jared Diamond, 1997. Bellissimo, quest'estate per ragioni ignote mi sono infognato in robe antropologico/precolombiane e Armi, acciaio e malattie è tutto quello che avrei potuto e voluto chiedere. Interessantissimo, vastissimo e argomentato con un'onestà intellettuale quasi commovente. Imprescindibile.

Finzioni | Jorge Luis Borges, 1944. Sono a metà, mi basta per annoverarlo serenamente fra i capolavori del secolo.

E in corso, lo scherzo infinito del buon David Foster. :icebad:
una sfilza di roba meravigliosa fra cui c'è anche uno dei miei grandi libri del cuore (Moravia), che bravo che sei

io giusto poche ore fa ho concluso una prima lettura della Poetica di Aristotele (specifico prima lettura solo perché essendomi sottoposto per motivi di studio dovrò lavorarci su un altro mesetto)

all'importanza del testo sarebbe anche ridicolo fare riferimento: sono abbastanza certo che la capacità analitica di queste pagine sia impossibile da ritrovare in altri testi (oggi integri, o quanto meno consultabili) della classicità, e diverse delle teorie che Aristotele porta avanti sono tutt'oggi validissime (e fra l'altro ancora alla base di teorie narratologiche varie) e perfettamente applicabili a contesti che non sono semplicemente la tragedia o l'epica.

mi va poco giù la struttura, che chiaramente, data la natura inedita e "filologica" dell'odierna versione, è ben poco dovuta ad Aristotele stesso.

sicuramente fondamentale per chi sia interessato alla critica letteraria e alle sue origini, però consiglio di arrivare preparati riguardo ciò che si andrà a leggere e possibilmente con alle spalle qualche info fresca sul pensiero di Aristotele in sé (che vadano leggermente oltre alle tre unità ecco, che tra l'altro qui, spoilerino, sono anche assenti).

infine: 'sta cosa di insultare Euripide ogni due tre mi triggera

 
una sfilza di roba meravigliosa fra cui c'è anche uno dei miei grandi libri del cuore (Moravia), che bravo che sei
io giusto poche ore fa ho concluso una prima lettura della Poetica di Aristotele (specifico prima lettura solo perché essendomi sottoposto per motivi di studio dovrò lavorarci su un altro mesetto)

all'importanza del testo sarebbe anche ridicolo fare riferimento: sono abbastanza certo che la capacità analitica di queste pagine sia impossibile da ritrovare in altri testi (oggi integri, o quanto meno consultabili) della classicità, e diverse delle teorie che Aristotele porta avanti sono tutt'oggi validissime (e fra l'altro ancora alla base di teorie narratologiche varie) e perfettamente applicabili a contesti che non sono semplicemente la tragedia o l'epica.

mi va poco giù la struttura, che chiaramente, data la natura inedita e "filologica" dell'odierna versione, è ben poco dovuta ad Aristotele stesso.

sicuramente fondamentale per chi sia interessato alla critica letteraria e alle sue origini, però consiglio di arrivare preparati riguardo ciò che si andrà a leggere e possibilmente con alle spalle qualche info fresca sul pensiero di Aristotele in sé (che vadano leggermente oltre alle tre unità ecco, che tra l'altro qui, spoilerino, sono anche assenti).

infine: 'sta cosa di insultare Euripide ogni due tre mi triggera
Dovresti vedere quante se ne danno (autori in generale) di santa ragione nella Metafisica di Aristotele :rickds:

 
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