D
Deidara.
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A chi avrà il coraggio di leggere la mia ennesima giga-recensione //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif
Mi spiace solo che sarete in pochi (migliore dei casi), e che Golden non sarà fra questi. Conto sul fatto che magari qualcuno leggerà solo uno dei paragrafi, a scelta, se è interessato a quello specifico argomento.
TITOLO: Tales of Xillia
PIATTAFORMA: PS3
LINGUA: Audio Eng - Sub Ita
PREMESSA: mi sono rovinato il gioco con spoiler che non ho mai voluto direttamente. Tutti beccati googlando un'immagine, o carpiti guardando ripetutamente i trailer, gli screen e scan. Quindi complice è stato anche l'hype. Hype e spoiler mi hanno calpestato una parte non irrilevante dell'esperienza.
TRAMA/PERSONAGGI/SETTING: È Tales of. Come io (e altri) ho sempre detto: la maggior incarnazione dello shonen, tra i jrpg. Ciònonostante Xillia sa in realtà uscire, a modo suo, da parecchi limiti dello shonen-tipo. Di certo siamo lontani eoni dal buonismo Graces/Naruto-style "sei mio amico, ti voglio bene, e ti proteggerò", ma molti paletti del genere restano, ovviamente. So già che alcuni inquadreranno la cosa come abbastanza negativa, ma è un errore: Xillia presenta una trama che si lascia seguire molto piacevolmente, senza cadute di stile, con colpi di scena sconvolgenti ed imprevedibili, e con tratti addirittura originali. La narrazione è particolare: affida ai primi 2 capitoli una sorta di velata serenità, pacatezza (ciò non implica totale assenza di dinamismo, di scene interessanti, e azione; assolutamente!), dedita al lore, e gli ultimi 2 capitoli ad un continuo susseguirsi di scene spettacolari, colpi di scena a ritmo serrato. Il tutto per una luuunga avventura, coi suoi picchi di epicità, che sicuramente non è perfetta ne originalissima, ma che lascia poco spazio alle critiche pesanti.
Coi personaggi andiamo incontro ad uno dei punti forti del gioco e della serie: complici le solite skits, ci si affeziona abbastanza a tutti loro. La caratterizzazione è dunque ottima; sono presenti comunque stereotipi, ma la serie fa del suo meglio per infrangerli, così che più viene rivelato sul personaggio e più quello si allontana dallo stereotipo che sembrava incarnare pienamente. C'è del cinismo veramente “forte” in più di una situazione... roba che non ci si aspetta da quello che dovrebbe essere il classico party di eroi puri e buoni. E non è cinismo cool-wannabe a cui manga/jrpg ci ha un po' abituato con certi personaggi. Niente di esagerato, ma comunque roba che non ci si aspetta da un gioco di questa tipologia.
Nota positiva ai dialoghi, immensamente migliori di quelli di Graces. Via le porcate mono-tematiche tipo "friendship" in Graces o, per fare un altro esempio, la "light and darkness" stra-ripetuti in KH... per dare spazio a dialoghi più credibili, vari, e di spessore.
Come in tutti gli altri Tales giocati, spazio rilevante è dato anche ai villain e ai personaggi secondari. In particolare Gaius e le Chimeriadi fanno da gruppo "contrapposto" al cast principale, con delle rivalità particolari (diciamo che, più o meno, ad ogni personaggio main si contrappone una Chimeriade). Le chimeriadi in particolare sono anch' esse stereotipi; precisamente: c'è la loli semi-schizzata, la porno-segretaria, lo spadaccino dark e gelido, e il gigante buono. Ma anche a loro è dato un po' di spazio, dialoghi e scene, così che li si possa conoscere sufficientemente e, anche qui, andare un po' oltre lo stereotipo. Inutile dire che il lavoro, seppure ottimo per i canoni del genere (che spesso ficca villain piatti ovunque), è solo sufficiente rispetto a quello fatto col cast principale.
Brillano particolarmente: Alvin, che non smette mai di sorprendere, e Milla, che è tutto ciò che Lightning di FFXIII voleva essere, sebbene la doppiatrice inglese appiattisca un filo il personaggio, che in lingua-madre rende molto meglio.
Grandissimo ruolo giocano le subquest (purtroppo pesantemente missabili) per approfondire situazioni e personaggi. Praticamente indispensabili, a tratti.
Setting affascinante, vagamente asiatico, non facilissimo da inquadrare, stilisticamente, ma ben caratterizzato ed approfondito, nel complesso.
Da segnalare anche la scelta del personaggio da impersonare nell’intro, che poi va a cambiare pezzi di gioco e alcune subquest. L’avventura porterà Milla e Jude a separarsi in più di un’occasione, e ciò che accade ad ognuno dei 2 in quei frangenti è visibile solo se si è scelto quello specifico personaggio all’inizio. Imho scelta discutibile: con Jude si ha un quadro chiarissimo della situazione, si hanno più scene e dungeon (quindi è il personaggio consigliato), ma ci si accorge facilmente che c’è della roba quasi “tagliata” per essere inserita appositamente nella run di Milla (e viceversa). In poche parole sarebbe stato di gran lunga meglio annullare questa scelta iniziale, e permettere al giocatore di vivere l’avventura in maniera completa in un’unica run, facendogli giocare sia le parti con Jude che quelle con Milla. Da non fraintendere: il 95% del gioco si gioca comunque con entrambi, quindi da non credere che scegliere uno dei due significhi “mettere da parte” l’altro. E’ una cosa limitata a quegli spezzoni in cui si separano.
GAMEPLAY: Iniziamo subito col BS: eccellente. Capita rarissimamente, dopo 50 ore di gioco e circa 600 scontri effettuati, di cercare volutamente l’impatto col nemico per giocare con immenso piacere l’ennesima battaglia coi mob di turno. Anche il miglior battle system del genere, dopo un tot di ore e battaglie tende purtroppo a diventare pesante, e lentamente ad annoiare. Non è il caso di Xillia, così come non era quello di Graces: la fame di battaglie non si placherà mai nel giocatore. Il BS è a modo suo semplice, immediato, veloce, divertente, spettacolare e permette un’ampia personalizzazione di combo. Io, per esempio, adoro le combo aeree (che, a proposito, tornano nella serie proprio con questo capitolo, dopo l’assenza in Graces), e mi sono divertito parecchio con Milla ad ideare concatenazioni che tenessero me e il nemico malcapitato di turno in aria più tempo possibile. Non mi dilungo su descrizioni fredde e meccaniche del BS perché le troverete in qualsiasi altra recensione. Mi soffermo invece su una certa rottura degli stereotipi che il gioco attua anche in ambito di caratterizzazione dei personaggi in battaglia: un main character healer in quanti jrpg si vede? Eh già, Jude è un laureando in medicina, e la sua avventura inizia nella facoltà dell’università di Fenmont. Così Jude è un monk, ma anche un healer. Alvin, col suo spadone, dovrebbe essere il tank ultra-potente ma lentissimo… sta di fatto che è invece il tank più veloce ed agile della storia. Milla dovrebbe rientrare nella classe dei maghi/invocatori, ma è un’ottima spadaccina, con svariate tecniche all’arma bianca, e per ogni magia ha una versione veloce che non necessita di essere caricata… senza contare che incarna anche in parte alcune caratteristiche del ladro/assassino, con la sua destrezza in volo (triplo salto, scatto aereo, arti aeree, ecc), e così anche con gli altri 3. Ognuno presenta un sistema tutto suo, particolare, che va padroneggiato. Io ho trovato Milla come personaggio più divertente in assoluto da usare in un jrpg, seconda forse solo alle macchine da guerra (Sora, Riku, Terra, Aqua, ecc) in Kingdom Hearts.
Certo ci sono difetti, ovviamente: alcuni boss un po’ frustranti, una difficoltà mai troppo impegnativa (sebbene selezionabile in game quando pare e piace), e una certa povertà iniziale di possibilità: la pochezza di arti, personaggi e nemici impegnativi, nelle prime fasi di gioco può lasciare perplessi… soprattutto se ci si perde nella velocità e il “caos” che ogni tanto si crea sul campo di battaglia. Tutti “problemi” che si risolvono gradualmente, avanzando, comunque.
Sull’esplorazione: sufficiente. Le città sono esplorabili nella media, ma sicuramente più di tutti i jrpg della current home gen, con negozi, locande, e interni vari. I dungeon sono un po’ piatti; salvo rari casi, non c’è un grande level design, ed approfitto dell’argomento per segnalare anche totale assenza di puzzle game e diversivi VERI dall’esplorazione in sé. Han fatto molto parlare di sé, poi, gli stradoni che ora sostituiscono la world map: molto molto ampi, dai caricamenti iper-veloci (è così per tutto il gioco e tutte le location: non esistono caricamenti rilevanti), ZEPPI fino a scoppiare di tesori, alcuni dei quali (tutti quelli che non sono in scrigni) respawnano pure, re-incentivando l’esplorazione in futuri ritorni nella location. Si esplora anche su più piani: ci si arrampica, salta, entra in cunicoli abbassandosi. Il problema è dovuto al fatto che questi stradoni rappresentino graficamente il peggio che il gioco ha da offrire, e con delle skin prevalentemente molto molto simili; mancano totalmente di particolari diversivi estetici (non so: un ponte, un npc di passaggio, un ruscello, ecc). Risottolineo, però, che dungeon e città fanno esteticamente il loro gran bel lavoro, invece. Grandissima importanza appunto al farming, visto che gli oggetti sono indispensabili al sistema di level up dei negozi: in pratica questi si aggiornano solo quando il giocatore decide di livellarli, portando loro i materiali necessari. Livellandoli, i negozi inizieranno a vendere prodotti nuovi e a scontare quelli vecchi. E’ un sistema semplicissimo, appagante, e “facile” (non c’è richiesta specifica di materiali: fa tutto brodo! Qualsiasi cosa si trovi tra combattimenti e tesori sulla mappa) su cui c’è poco da dire.
Gli eventi secondari da un lato sono un gran bel punto a favore, per il loro saper completare trama e personaggi, dall’altro sono terribilmente facili da missare, e dunque quasi frustranti da seguire, se non con una guida.
Per il resto devo dire che il gioco fa di tutto per essere pulito e, a differenza di precedenti Tales, anche più leggero che in passato: backtracking annichilito, fast travel immediato ed utilissimo, punti di salvataggio ben posizionati, ecc
AUDIO-VIDEO : sulla grafica, non volendo, ho già discusso in tra i vari paragrafi precedenti. Brevemente: per il genere è decisamente buona. Modelli ottimi, città molto belle da vedere, dungeon carini, interni ricchi di dettagli, stile che ho trovato a tratti splendido… Poi, passando ai problemi: pop up stellare nelle città! Sono popolatissime (niente 4 persone immobili in croce! Tutto discretamente vivo ed un gran numero di npc intenti in cose diverse… sebbene poi sia possibile interagire e parlare solo con alcuni segnalati da un’icona sulla testa… si tratta comunque di un ottimo numero di npc… standard per il genere, se si conta quelli interattivi; maggiore se si contano tutti). Poi il problema degli stradoni… E alcuni limiti vari dovuti anche al fatto che: è il primo Tales pensato per PS3, è il più “ambizioso” graficamente (motivo per cui c’è per la prima volta c’è la telecamera manuale, il che è un’arma a doppio taglio: tutti sappiamo che uno sfondo fisso è maggiormente “agevolato”). Nonostante il risultato sia comunque buono, ahimè, il primo Tales della gen, Vesperia, rimane visivamente imbattibile, con una resa generalmente molto più pulita.
Gli effetti sonori sono eccellenti, la OST (tolte sporadiche tracce) è il solito punto debole della serie.
LONGEVITA’ : alta. Molto alta. Il gioco in sé può anche finirsi in meno di 40 ore, ma a voler dedicarsi per bene alle subquest ci si può rimanere invischiati anche sulle 60-70 ore. Si va dal normale “portami 10 oggetto X”, a semplici scene aggiuntive, boss secondari, l’arena in cui cimentarsi anche con singoli personaggi (ormai un luogo comune a tutti gli ultimi Tales), a altro ancora. Poi il NG+, che già la serie stimola molto col grade shop (negozio a fine gioco che vende “possibilità” da caricare dal clear data per importarle alla nuova partita, così da rendersela più scorrevole), qui è incentivato dalla scelta iniziale del personaggio, che porta ad alcune differenze nelle scene di gioco.
DEIDARA ZONE(Cose che potevano essere fatte meglio): non mi è mai capitato, dunque trovo difficilissimo esprimerlo: al gioco è mancato un “qualcosa” che non riesco a distinguere con chiarezza. L’ho avvertito già a poche ore dall’inizio, ma tuttora non ho capito di che si è trattato. Niente di grosso, però. Poi il comparto tecnico: sia chiaro che il gioco è un bel vedere, nel suo piccolo di jrpg, ma è frustrante prendere atto del fatto che Vesperia, di 3 anni più vecchio e su una console anche un filo meno performante, sia visivamente una gioia per gli occhi, al confronto. Ancora: le subquest missabili, la divisione delle scene in due run, OST, e gli ormai famigerati stradoni.
VOTO: 9
Ma è un voto difficile da dare. Gli darei di più, perché so, come già detto, di essermi stropicciato l’esperienza causa-spoiler e hype eccessivo, e perché su PS3 è una delle esperienze più complete e “nostalgiche e fresche” al tempo stesso, a livello di jrpg.
Ma gli darei anche meno perché i suoi limiti non insignificanti li ha, e possono o meno dare fastidio anche a seconda dei gusti.
Mi spiace solo che sarete in pochi (migliore dei casi), e che Golden non sarà fra questi. Conto sul fatto che magari qualcuno leggerà solo uno dei paragrafi, a scelta, se è interessato a quello specifico argomento.
TITOLO: Tales of Xillia
PIATTAFORMA: PS3
LINGUA: Audio Eng - Sub Ita
PREMESSA: mi sono rovinato il gioco con spoiler che non ho mai voluto direttamente. Tutti beccati googlando un'immagine, o carpiti guardando ripetutamente i trailer, gli screen e scan. Quindi complice è stato anche l'hype. Hype e spoiler mi hanno calpestato una parte non irrilevante dell'esperienza.
TRAMA/PERSONAGGI/SETTING: È Tales of. Come io (e altri) ho sempre detto: la maggior incarnazione dello shonen, tra i jrpg. Ciònonostante Xillia sa in realtà uscire, a modo suo, da parecchi limiti dello shonen-tipo. Di certo siamo lontani eoni dal buonismo Graces/Naruto-style "sei mio amico, ti voglio bene, e ti proteggerò", ma molti paletti del genere restano, ovviamente. So già che alcuni inquadreranno la cosa come abbastanza negativa, ma è un errore: Xillia presenta una trama che si lascia seguire molto piacevolmente, senza cadute di stile, con colpi di scena sconvolgenti ed imprevedibili, e con tratti addirittura originali. La narrazione è particolare: affida ai primi 2 capitoli una sorta di velata serenità, pacatezza (ciò non implica totale assenza di dinamismo, di scene interessanti, e azione; assolutamente!), dedita al lore, e gli ultimi 2 capitoli ad un continuo susseguirsi di scene spettacolari, colpi di scena a ritmo serrato. Il tutto per una luuunga avventura, coi suoi picchi di epicità, che sicuramente non è perfetta ne originalissima, ma che lascia poco spazio alle critiche pesanti.
Coi personaggi andiamo incontro ad uno dei punti forti del gioco e della serie: complici le solite skits, ci si affeziona abbastanza a tutti loro. La caratterizzazione è dunque ottima; sono presenti comunque stereotipi, ma la serie fa del suo meglio per infrangerli, così che più viene rivelato sul personaggio e più quello si allontana dallo stereotipo che sembrava incarnare pienamente. C'è del cinismo veramente “forte” in più di una situazione... roba che non ci si aspetta da quello che dovrebbe essere il classico party di eroi puri e buoni. E non è cinismo cool-wannabe a cui manga/jrpg ci ha un po' abituato con certi personaggi. Niente di esagerato, ma comunque roba che non ci si aspetta da un gioco di questa tipologia.
Nota positiva ai dialoghi, immensamente migliori di quelli di Graces. Via le porcate mono-tematiche tipo "friendship" in Graces o, per fare un altro esempio, la "light and darkness" stra-ripetuti in KH... per dare spazio a dialoghi più credibili, vari, e di spessore.
Come in tutti gli altri Tales giocati, spazio rilevante è dato anche ai villain e ai personaggi secondari. In particolare Gaius e le Chimeriadi fanno da gruppo "contrapposto" al cast principale, con delle rivalità particolari (diciamo che, più o meno, ad ogni personaggio main si contrappone una Chimeriade). Le chimeriadi in particolare sono anch' esse stereotipi; precisamente: c'è la loli semi-schizzata, la porno-segretaria, lo spadaccino dark e gelido, e il gigante buono. Ma anche a loro è dato un po' di spazio, dialoghi e scene, così che li si possa conoscere sufficientemente e, anche qui, andare un po' oltre lo stereotipo. Inutile dire che il lavoro, seppure ottimo per i canoni del genere (che spesso ficca villain piatti ovunque), è solo sufficiente rispetto a quello fatto col cast principale.
Brillano particolarmente: Alvin, che non smette mai di sorprendere, e Milla, che è tutto ciò che Lightning di FFXIII voleva essere, sebbene la doppiatrice inglese appiattisca un filo il personaggio, che in lingua-madre rende molto meglio.
Grandissimo ruolo giocano le subquest (purtroppo pesantemente missabili) per approfondire situazioni e personaggi. Praticamente indispensabili, a tratti.
Setting affascinante, vagamente asiatico, non facilissimo da inquadrare, stilisticamente, ma ben caratterizzato ed approfondito, nel complesso.
Da segnalare anche la scelta del personaggio da impersonare nell’intro, che poi va a cambiare pezzi di gioco e alcune subquest. L’avventura porterà Milla e Jude a separarsi in più di un’occasione, e ciò che accade ad ognuno dei 2 in quei frangenti è visibile solo se si è scelto quello specifico personaggio all’inizio. Imho scelta discutibile: con Jude si ha un quadro chiarissimo della situazione, si hanno più scene e dungeon (quindi è il personaggio consigliato), ma ci si accorge facilmente che c’è della roba quasi “tagliata” per essere inserita appositamente nella run di Milla (e viceversa). In poche parole sarebbe stato di gran lunga meglio annullare questa scelta iniziale, e permettere al giocatore di vivere l’avventura in maniera completa in un’unica run, facendogli giocare sia le parti con Jude che quelle con Milla. Da non fraintendere: il 95% del gioco si gioca comunque con entrambi, quindi da non credere che scegliere uno dei due significhi “mettere da parte” l’altro. E’ una cosa limitata a quegli spezzoni in cui si separano.
GAMEPLAY: Iniziamo subito col BS: eccellente. Capita rarissimamente, dopo 50 ore di gioco e circa 600 scontri effettuati, di cercare volutamente l’impatto col nemico per giocare con immenso piacere l’ennesima battaglia coi mob di turno. Anche il miglior battle system del genere, dopo un tot di ore e battaglie tende purtroppo a diventare pesante, e lentamente ad annoiare. Non è il caso di Xillia, così come non era quello di Graces: la fame di battaglie non si placherà mai nel giocatore. Il BS è a modo suo semplice, immediato, veloce, divertente, spettacolare e permette un’ampia personalizzazione di combo. Io, per esempio, adoro le combo aeree (che, a proposito, tornano nella serie proprio con questo capitolo, dopo l’assenza in Graces), e mi sono divertito parecchio con Milla ad ideare concatenazioni che tenessero me e il nemico malcapitato di turno in aria più tempo possibile. Non mi dilungo su descrizioni fredde e meccaniche del BS perché le troverete in qualsiasi altra recensione. Mi soffermo invece su una certa rottura degli stereotipi che il gioco attua anche in ambito di caratterizzazione dei personaggi in battaglia: un main character healer in quanti jrpg si vede? Eh già, Jude è un laureando in medicina, e la sua avventura inizia nella facoltà dell’università di Fenmont. Così Jude è un monk, ma anche un healer. Alvin, col suo spadone, dovrebbe essere il tank ultra-potente ma lentissimo… sta di fatto che è invece il tank più veloce ed agile della storia. Milla dovrebbe rientrare nella classe dei maghi/invocatori, ma è un’ottima spadaccina, con svariate tecniche all’arma bianca, e per ogni magia ha una versione veloce che non necessita di essere caricata… senza contare che incarna anche in parte alcune caratteristiche del ladro/assassino, con la sua destrezza in volo (triplo salto, scatto aereo, arti aeree, ecc), e così anche con gli altri 3. Ognuno presenta un sistema tutto suo, particolare, che va padroneggiato. Io ho trovato Milla come personaggio più divertente in assoluto da usare in un jrpg, seconda forse solo alle macchine da guerra (Sora, Riku, Terra, Aqua, ecc) in Kingdom Hearts.
Certo ci sono difetti, ovviamente: alcuni boss un po’ frustranti, una difficoltà mai troppo impegnativa (sebbene selezionabile in game quando pare e piace), e una certa povertà iniziale di possibilità: la pochezza di arti, personaggi e nemici impegnativi, nelle prime fasi di gioco può lasciare perplessi… soprattutto se ci si perde nella velocità e il “caos” che ogni tanto si crea sul campo di battaglia. Tutti “problemi” che si risolvono gradualmente, avanzando, comunque.
Sull’esplorazione: sufficiente. Le città sono esplorabili nella media, ma sicuramente più di tutti i jrpg della current home gen, con negozi, locande, e interni vari. I dungeon sono un po’ piatti; salvo rari casi, non c’è un grande level design, ed approfitto dell’argomento per segnalare anche totale assenza di puzzle game e diversivi VERI dall’esplorazione in sé. Han fatto molto parlare di sé, poi, gli stradoni che ora sostituiscono la world map: molto molto ampi, dai caricamenti iper-veloci (è così per tutto il gioco e tutte le location: non esistono caricamenti rilevanti), ZEPPI fino a scoppiare di tesori, alcuni dei quali (tutti quelli che non sono in scrigni) respawnano pure, re-incentivando l’esplorazione in futuri ritorni nella location. Si esplora anche su più piani: ci si arrampica, salta, entra in cunicoli abbassandosi. Il problema è dovuto al fatto che questi stradoni rappresentino graficamente il peggio che il gioco ha da offrire, e con delle skin prevalentemente molto molto simili; mancano totalmente di particolari diversivi estetici (non so: un ponte, un npc di passaggio, un ruscello, ecc). Risottolineo, però, che dungeon e città fanno esteticamente il loro gran bel lavoro, invece. Grandissima importanza appunto al farming, visto che gli oggetti sono indispensabili al sistema di level up dei negozi: in pratica questi si aggiornano solo quando il giocatore decide di livellarli, portando loro i materiali necessari. Livellandoli, i negozi inizieranno a vendere prodotti nuovi e a scontare quelli vecchi. E’ un sistema semplicissimo, appagante, e “facile” (non c’è richiesta specifica di materiali: fa tutto brodo! Qualsiasi cosa si trovi tra combattimenti e tesori sulla mappa) su cui c’è poco da dire.
Gli eventi secondari da un lato sono un gran bel punto a favore, per il loro saper completare trama e personaggi, dall’altro sono terribilmente facili da missare, e dunque quasi frustranti da seguire, se non con una guida.
Per il resto devo dire che il gioco fa di tutto per essere pulito e, a differenza di precedenti Tales, anche più leggero che in passato: backtracking annichilito, fast travel immediato ed utilissimo, punti di salvataggio ben posizionati, ecc
AUDIO-VIDEO : sulla grafica, non volendo, ho già discusso in tra i vari paragrafi precedenti. Brevemente: per il genere è decisamente buona. Modelli ottimi, città molto belle da vedere, dungeon carini, interni ricchi di dettagli, stile che ho trovato a tratti splendido… Poi, passando ai problemi: pop up stellare nelle città! Sono popolatissime (niente 4 persone immobili in croce! Tutto discretamente vivo ed un gran numero di npc intenti in cose diverse… sebbene poi sia possibile interagire e parlare solo con alcuni segnalati da un’icona sulla testa… si tratta comunque di un ottimo numero di npc… standard per il genere, se si conta quelli interattivi; maggiore se si contano tutti). Poi il problema degli stradoni… E alcuni limiti vari dovuti anche al fatto che: è il primo Tales pensato per PS3, è il più “ambizioso” graficamente (motivo per cui c’è per la prima volta c’è la telecamera manuale, il che è un’arma a doppio taglio: tutti sappiamo che uno sfondo fisso è maggiormente “agevolato”). Nonostante il risultato sia comunque buono, ahimè, il primo Tales della gen, Vesperia, rimane visivamente imbattibile, con una resa generalmente molto più pulita.
Gli effetti sonori sono eccellenti, la OST (tolte sporadiche tracce) è il solito punto debole della serie.
LONGEVITA’ : alta. Molto alta. Il gioco in sé può anche finirsi in meno di 40 ore, ma a voler dedicarsi per bene alle subquest ci si può rimanere invischiati anche sulle 60-70 ore. Si va dal normale “portami 10 oggetto X”, a semplici scene aggiuntive, boss secondari, l’arena in cui cimentarsi anche con singoli personaggi (ormai un luogo comune a tutti gli ultimi Tales), a altro ancora. Poi il NG+, che già la serie stimola molto col grade shop (negozio a fine gioco che vende “possibilità” da caricare dal clear data per importarle alla nuova partita, così da rendersela più scorrevole), qui è incentivato dalla scelta iniziale del personaggio, che porta ad alcune differenze nelle scene di gioco.
DEIDARA ZONE(Cose che potevano essere fatte meglio): non mi è mai capitato, dunque trovo difficilissimo esprimerlo: al gioco è mancato un “qualcosa” che non riesco a distinguere con chiarezza. L’ho avvertito già a poche ore dall’inizio, ma tuttora non ho capito di che si è trattato. Niente di grosso, però. Poi il comparto tecnico: sia chiaro che il gioco è un bel vedere, nel suo piccolo di jrpg, ma è frustrante prendere atto del fatto che Vesperia, di 3 anni più vecchio e su una console anche un filo meno performante, sia visivamente una gioia per gli occhi, al confronto. Ancora: le subquest missabili, la divisione delle scene in due run, OST, e gli ormai famigerati stradoni.
VOTO: 9
Ma è un voto difficile da dare. Gli darei di più, perché so, come già detto, di essermi stropicciato l’esperienza causa-spoiler e hype eccessivo, e perché su PS3 è una delle esperienze più complete e “nostalgiche e fresche” al tempo stesso, a livello di jrpg.
Ma gli darei anche meno perché i suoi limiti non insignificanti li ha, e possono o meno dare fastidio anche a seconda dei gusti.
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