Ho deciso di scrivere questa storiografia in onore dei vecchi campioni (ed amici) del circuito romano di Doom2 degli anni 1995-1996 e di quel periodo. Solo recentemente ho visto infatti che esiste una classifica mondiale di questo gioco e un programma (Zdaemon) che consente ancora oggi di giocare in deathmatch via internet e che ci sono ancora decine di migliaia di persone che si divertono a fraggarsi come indemoniati !
Il primo torneo italiano di Doom2 di cui ho conoscenza si svolse nel febbraio 1995 a Roma nel locale da poco aperto Obi-Wan; si trattava di un pub in zona Piazza Venezia veramente molto bello e caratteristico, gestito da Valerio Retico la moglie Caterina ed altri ragazzi, tutto impostato con ambientazione fantasy, c’erano varie salette e si potevano affittare giochi di qualunque tipo e giochi di ruolo, oltre a bere e mangiare. C’era anche una sala con quattro computer collegati in rete, se non ricordo male erano dei 486 a 66MHZ, ci si metteva le cuffie e si giocava!
All’epoca il concetto di gioco in rete era una novità assoluta quindi, quando Valerio ci chiese di partecipare a questo primo torneo sperimentale, aderimmo tutti incuriositi; quasi tutti avevano giocato a Doom2 a casa (in singolo), ma ovviamente il deathmatch era tutt’altra cosa, l’intelligenza umana rendeva gli scontri incredibilmente più avvincenti e divertenti.
Tutti giocavamo ovviamente con tastiera e l’alt (ossia utilizzavamo i tasti direzionali per muoverci e girarci, ma per spostarsi lateralmente utilizzavamo l’alt + il tasto direzionale per girarsi e quindi non potevamo spostarci e contemporaneamente girarci), l’incontro durava 10 minuti e vinceva chi aveva fatto più frag
Al torneo non parteciparono i campioni del locale Gianluca Gatti (detto Kharkas) e Andrea Masson, in quanto troppo forti.
Il torneo lo vinse Paolo Moriconi che poi ricevette una lezione di gioco in un ulteriore scontro uno contro uno da Gatti che era l’unico (all’avanguardia per l’epoca) che usava due tasti appositi per il movimento laterale (strafe) riuscendo quindi a “strafare” e voltarsi contemporaneamente (avendo quindi una ben maggiore capacità e varietà di movimento).
Da lì in poi fu un excalation i tornei divennero un appuntamento mensile a cui partecipavano sempre più persone; ci furono persone, come me, che comprarono appositamente un computer per poterci giocare ed allenarsi e si moltiplicarono i pub e le ludoteche ove si tenevano i tornei.
Fu organizzato anche un torneo via BBS, organizzato cioè da gestori di nodi a cui gli utenti si collegavano (una sorta di internet primordiale che all’epoca, di fatto, era assolutamente ai primordi).
Nacque una classifica generale che teneva conto dei risultati conseguiti nei vari tornei che stimolò ancora più la competizione.
I premi dei vari tornei erano interessanti, c’erano coppe, buoni consumazioni, CD musicali, cesti natalizi e in alcuni casi anche oggetti molto costosi; ricordo che il primo torneo di Doom2 (di cui parlerò in seguito) presso la sala giochi “Game Over” aveva come premio una playstation del valore di circa 400000 lire dell’epoca e in alternativa poteva riscuotersi il premio in denaro (direi ad occhio 500 euro di oggi).
Fu ai primi tornei che conobbi i fratelli Casini; Stefano era un giocatore forte la cui evoluzione come livello di gioco andò all’incirca di pari passo con la mia, mentre il fratello Danilo era discreto ma comunque non eccellente (generalmente usciva ai quarti di finale). Il massimo del divertimento era attendere la fine dell’incontro e vedere Danilo uscire dalla saletta computer con gli occhi iniettati di sangue e invasati, lanciando le più improbabili imprecazioni contro il quadro scelto dagli organizzatori (troppo grande, troppo piccolo, con poche armi, etc.), reo di aver provocato la sua prematura dipartita dal torneo. Raramente il quadro invece andava bene e ciò coincideva inesorabilmente con il suo passaggio al turno successivo.
Ci iniziammo ad allenare anche a casa; comprammo i nostri bravi modem a 14.4k baud e poi a 22.8 e qualcuno anche a 33.6 e piano piano ci dotammo anche di pentium, che consentiva un gioco meno scattoso.
Internet come detto era assolutamente ai primordi e non si poteva giocare via internet, fermo restando che era un bene di lusso: solo l’abbonamento a flashnet costava 350000 lire l’anno e in più si dovevano pagare le telefonate. Non esistevano abbonamenti flat, dovevi pagare ogni singola connessione e si pagava pure tanto!
Si usavano dei programmi per la connessione diretta che non erano perfetti, spesso la connessione poteva avere dei problemi per una delle parti e si doveva richiamare (sprecando la telefonata con conseguenti imprecazioni).
I fratelli Casini mi fecero conoscere anche Gianmarco Razzi (utente della BBS Cyberspace), che era un validissimo giocatore nell’1 contro 1, ma raramente partecipava ai tornei ufficiali. Dal canto mio io feci conoscere il gioco a molti utenti della BBS di cui ero co-amministratore all’epoca (con il nick “Alex Doom Champion”), Antani BBS; iniziarono così a giocare altri nuovi giocatori come Maurizio Serra ed anche mia sorella Veronica fu iniziata al gioco, mostrando una grandissima propensione e capacità.
Ben presto il livello medio dei giocatori salì ed allora anche Masson e Gatti dell’Obi Wan iniziarono a partecipare ai vari tornei con alterne fortune; quasi tutti abbandonarono l’alt e utilizzavano tasti diversi per lo strafe, come dall’inizio faceva Gatti.
Tramite Antani BBS conobbi poi Lorenzo Colitti che fu un innovatore dello stile di gioco; egli fu il primo giocatore ad utilizzare il mouse per giocare e riusciva a muoversi più velocemente di tutti gli altri. Dopo iniziali dubbi sui pro e contro di tale dispositivo di controllo tutti i più forti gradualmente passarono ad utilizzarlo. Egli era anche l’unico a detenere il segreto del BFG cioè a sapere realmente come funzionava tale arma. Nessuno l’aveva mai capito e tutti ritenevano che fosse casuale. Io stesso stetti giorni interi a sperimentarne l’utilizzo senza mai comprenderlo. In realtà non l’aveva scoperto da solo ma aveva scaricato da internet (era l’unico ad averlo all’epoca) un file di testo da un sito americano che lo spiegava. Mantenne il segreto a lungo poi alla fine, pressato e sfiancato ogni giorno, lo rivelò ai suoi amici più stretti (io e Maurizio Serra). Molti giocatori comunque lo ignorarono a lungo e molti non lo conobbero mai.
Fu così che si iniziò a girare per i tornei con il proprio mouse personale (che doveva sempre essere curato e pulito scrupolosamente, come una vera e propria arma!) e con il dischetto dei driver da installare, in quanto a seconda del driver usato mutava la sensibilità creando problemi all’utilizzatore; i veri professionisti avevano un mouse solo ed esclusivamente per giocare a Doom2; alcuni gestori non volevano che si inserissero dischetti nei loro computer per timore dei virus e allora si scatenavano feroci polemiche perché il vero campione doveva poter mettere i propri driver del mouse personale!
Nel frattempo saliva la rivalità storica tra i giocatori di due locali di Roma l’Obi Wan e il Byteworld. Questo era un locale vicino alle mura vaticane (se non ricordo male) frequentato da un gruppo di ragazzetti dai 14 ai 16 anni circa che passavano i loro pomeriggi ad allenarsi.
Sebbene giocassero ancora con l’alt erano tuttavia fortissimi. Mentre l’Obi Wan aveva un sistema di gioco con armi fisse, il Byteworld per molto tempo adottòil famigerato “respawn”, che implicava che armi e munizioni, una volta prese, sparissero e ricomparissero dopo un tot di tempo. Questo faceva sì che bisognava capire dove fossero le armi e contare mentalmente i tempi di ricomparsa e tutto poteva diventare frustrante soprattutto in caso di quadri nuovi (si rischiava di farsi tutto il turno solo con la pistoletta non trovando un’arma decente). Dopo molto tempo anche il Byteworld si decise a passare al sistema tradizionale.
La rivalità tra i due locali culminò con lo scontro (andata e ritorno in un wad scelto dall’Obi e uno scelto dal Byte) che si tenne a luglio 1996 e che vide prevalere l’Obi Wan.
Celebre fu lo scontro tra mia sorella Veronica ed il n. 1 del Byteworld Paolo Castellani, detto “Pablo Killer”; non c’erano molti giocatori donna nel circuito (anche se ricordo tra le altre Anna Pascucci, peraltro estremamente avvenente), ma erano tutte considerate dei cameo, delle partecipazioni non serie, tanto per divertirsi e per far contenti amici o fidanzati. Così Pablo si accinse a quello scontro ridacchiando e non prendendolo sul serio, mentre tutti i suoi amici lo prendevano in giro su quanto fortunato fosse stato a capitare con una donna e invitandolo a non farle troppo male. Invece Veronica si era allenata duramente nei giorni precedenti in vista di quello scontro ed era concentratissima. Appena iniziata la partita Pablo vide tutto rosso e andò subito sotto 8-0 tra il clamore generale e mia sorella terminò comunque la partita doppiando l’avversario per 32-16; molti tentarono di giustificare Pablo dicendo che era ubriaco o cose simili, ma la verità era semplicemente che mia sorella era oggettivamente più forte, grazie anche all’utilizzo del mouse rispetto alla tastiera usata da Pablo, ormai uno strumento di controllo decisamente obsoleto.
Nel frattempo consolidavo il mio primato in classifica, ma sebbene vincessi la maggior parte dei tornei, non si trattava di un dominio assoluto, c’erano troppi giocatori fortissimi al mio livello contro cui capitava di perdere, io ero semplicemente il più costante nei risultati.
Tuttavia se il quadro consentiva di partire con una doppietta in mano e se non era troppo grande e dispersivo molto difficilmente perdevo, spesso dilagando con risultati clamorosi.