Ti riferisci a scelte di traduzione o adattamento? Perché da quanto ho capito Cannarsi stesso non si ritiene in grado di tradurre dal giapponese e, come appunto ha detto Mari, si serve di consulenze esperte atte a soddisfare quello scopo. In ogni caso traduttore e adattatore mi sembrano due ruoli che come minimo dovrebbero collaborare a stretto contatto l’uno con l’altro e i cui compiti posso parzialmente sovrapporsi, reciprocamente compenetrarsi e/o influenzarsi “per osmosi”. Volendo estremizzare, anche confluire nella stessa persona.
Se per “scelte prettamente tecniche” intendi quelle inerenti il rispetto della fedeltà linguistica nel passaggio dal giapponese all’italiano, che non coincide necessariamente né con l’inflessibile letteralità né con la sconfinata arbitrarietà, ma che probabilmente si trova nelle vie di mezzo, nel compromesso che tiene conto, mediante un’analisi condotta caso per caso, del prezzo da pagare sui due fronti fedeltà-comprensibilità/accessibilità e in base a ciò opta per delle soluzioni che si pongano l’obiettivo di minimizzare perdite e danni, allora come riesci ad affermare con certezza che tali scelte si sono rivelate corrette? Ritieni di avere una conoscenza e una padronanza del giapponese sufficiente a verificare parola per parola, frase per frase, la correttezza della fedeltà linguistica di tutta la nuova sceneggiatura di Cannarsi, episodi e film, e l’hai effettivamente fatto prima di scrivere il messaggio?
Riguardo a Cannarsi io ho letto due articoli (intitolati metodo e dialoghi) di una serie di 5 pubblicati da uno stesso autore in dimensionefumetto.it. Metto più giù i link e li consiglio vivamente a tutti, per chi avesse voglia, tempo e pazienza di leggerli, perché personalmente li ho trovati davvero interessantissimi, scritti in maniera chiara ed egregiamente argomentati. Un lavoro di ricerca e ragionamento ben strutturato che evita volontariamente, il più possibile, qualsiasi ambito soggettivo e che non ha niente a che vedere col “dibattito” che ho ascoltato (non tutto) in una delle live che avete postato, in cui ho più volte dato ragione a Cannarsi, non sempre.
Per esempio, quando lui sostiene che l’equivalente dell’espressione totalmente inventata da Misato nell’originale va trasposta nella nostra lingua nelle sembianze di un’altra espressione analogamente inventata, nella teoria non ho motivo di credere che abbia torto. Casomai si può discutere sulla concreta esecuzione che ha fatto seguire alle intenzioni, ovvero sull’efficacia della parola scelta, “pochitto”, nel tentativo di ricreare per un orecchio italiano e nel migliore dei modi l’effetto che l’originale ha/ha avuto/deve avere avuto su un orecchio giapponese. Ecco, arrivato a questo punto, con la moltitudine di parole che avrebbe potuto inventarsi, sempre senza sottintendere che l’impresa sia un gioco da ragazzi, penso che “pochitto” presenti dei problemi, come ad esempio la riconoscibile assonanza con lo spagnolo “poquito” che può “distrarci” e può suggerirci incontrollabilmente l’idea che, più che inventarselo di sana pianta, Misato stia imitando goffamente quella parlata, anche fosse soltanto per un secondo. E questa idea non ci dovrebbe essere.
Oltretutto collocare la parola all’inizio della subordinata non aiuta ad evitare la cacofonia, anzi mi pare che favorisca il contrario. La battuta in questione è infatti “Un pochitto devierò dal tragitto” e peraltro prendendola in considerazione sto confidando nel fatto che chi ha realizzato il meme l’abbia riportata correttamente, rispettando anche la punteggiatura perlomeno dedotta o intuita dal tono e dalle pause che caratterizzano la recitazione dei doppiatori. Tengo a precisarlo perché mi è capitato di imbattermi in un meme su La tomba delle lucciole dove ho potuto verificare direttamente dalla scena della pellicola presente su youtube che l’autore ne aveva omesso una parte, e guarda caso la parte mancante rendeva la battuta non dico scorrevole (restava pur sempre ingarbugliata con alcune dislocazioni e forme raffinate) ma al limite più comprensibile e sintatticamente in regola, mi è parso.
Un esempio di battuta che invece mi risulta sintatticamente scorretta, altro che forbita o aulica, è quella incriminata di Kaji che dice “quanto a quel che non puoi fare che tu”. O_O Leggermente ricostruita nella sua linearità dovrebbe venire “quanto a quel che tu non puoi fare”, ma sinceramente non mi spiego la ripetizione del
che e quale valore abbia il “che tu” finale. Ché con l’accento e valore di “perché”? Anacoluto formato con la parte conclusiva della battuta? Non me ne capacito, assurda come altre.
Invece a quanto pare Cannarsi non ha un modo di lavorare matematico e coerente, nel senso che il frutto del suo lavoro entra più volte in contraddizione con quanto dichiara nei suoi discorsi pubblici in merito alla permanenza di un metodo di traduzione e adattamento preciso e univoco che rispetti in tutto e per tutto, o il più possibile, la fedeltà dell'opera originale. I suoi adattamenti non sono fedeli come sembrano o come lui mi pare vorrebbe far credere, le sue leggi di conversione non sono così ferree, la scelta delle sue parole non è oggettivamente corretta ed esiste una ricerca fondata sul fact checking che lo può dimostrare.
Parlo degli articoli di dimensionefumetto che ho citato sopra e questi sono i due che ho letto, già sufficienti alla dimostrazione, a patto naturalmente di fidarci dell'onestà e delle capacità di chi li scrive (un po' come sempre):
http://www.dimensionefumetto.it/gualtiero-cannarsi-nel-di-lui-caso-metodo/
http://www.dimensionefumetto.it/gualtiero-cannarsi-nel-di-lui-caso-dialoghi/
(credo, anche se finora io non l'ho fatto e l'ho capito lo stesso, che siano stati concepiti per essere letti in ordine includendo gli altri tre della serie che trovate linkati in entrambe le pagine fornite, subito dopo l'introduzione scritta in corsivo)
In realtà no, a questo proposito potrebbe interessarti scoprire il perché argomentato al paragrafo "La lunga storia della principessa Mononoke" nel primo link che ho messo. Nemmeno "dio bestia" sarebbe una fedele conversione del significato originale, al di là della connotazione di bestemmia, e per questo ti rimando al secondo link, scorri fino a trovare l'immagine che lo ritrae e puoi iniziare a leggere da appena sotto di essa.
Per finire, a me non dà fastidio come parla e si pone Cannarsi, non mi sembra particolarmente arrogante nei modi ma comunque mi sembra troppo rigido nelle sue convinzioni nonostante abbia detto che cambierebbe idea istantaneamente nel momento in cui qualcuno gli dimostrasse che ha torto. A prescindere da ciò, al momento concordo con l'analisi del suo operato messa a disposizione da Mario Pasqualini, l'autore degli articoli, che vive in Giappone e ha consultato professori madrelingua nella loro patria riguardo ai quali fa anche alcuni nomi e cognomi. Mi incuriosirebbe leggere un'eventuale risposta di Cannarsi perché le argomentazioni di Mario sono molto molto molto approfondite e sostenute da ricerche basate su fatti.
Comunque grazie delle risate che mi son fatto leggendo le ultime pagine.