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La Casa Buia - Dennis Lehane

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Una bambina di quattro anni, Amanda McReady, viene rapita una notte dal suo lettino. Sua madre Helene era dalla vicina a guardare la TV lasciando la porta di casa aperta. Nessun richiesta di riscatto viene recapitata alla madre, che tra l’altro è povera, ubriacona e mezza drogata. Per settimane la polizia cerca Amanda in tutta Boston e dintorni, senza però trovarne traccia, il faccino sorridente della bambina invade TV e giornali, ma nessuno sa nulla, nessun indizio , nessuna pista, la polizia brancola nel buio nonostante la mole di agenti che lavorano al caso. Vista l’apatia della madre, gli zii di Amanda decidono di rivolgersi a due investigatori privati, Angela e Patrik, che decidono di fare un tentativo e vengono affiancati dagli agenti speciali Poole e Broussard della sezione Delitti Contro Minori di Boston.

La pista trovata dagli investigatori li porterà nei bassifondi, a destreggiarsi tra psicotici mafiosi e terribili stupratori. I due protagonisti si troveranno senza volerlo in un vortice di follia fatto di bugie, assassinii e sotterfugi, senza però trovare traccia di Amanda. Chi ha rapito la bambina e perché? Domande che troveranno risposta solo alla fine, quando le idee instillate nella mente del lettore verranno rivoltate come un guanto in poche pagine.

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Lehane non si fa scrupoli, ci sbatte in faccia la bassezza e la crudeltà dell’essere umano verso i suoi simili, verso le sue leggi e soprattutto verso i suoi bambini. Non c’è persona in questo libro che sia completamente “buona”, il lato negativo di ognuno viene subito messo in risalto senza però avere un contrappeso positivo.

Lehane è anche in grado di stupire, di cambiare le carte in gioco, di distruggere quanto costruito, il tutto in poche pagine. E’ anche in grado di shockare il lettore con scene crude e violente, portandolo al limite del ribrezzo.

Un buon giallo/thriller dai toni cupi, che in alcune parti però pecca di una pesantezza non consona all’autore, da circa metà libro fino a poco prima della fine le vicende non prendono come come succede invece nella prima metà dell’opera.

Un buon libro, che una volta finito riesce a far pensare a cosa è giusto e cosa no, darei 4 come voto, ma non è alla portata di tutti a causa dei contenuti troppo crudi e violenti che possono colpire le persone più sensibili.

Voto 3/5

 
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La Leggenda del Vento - Stephen King

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Nel mezzo del cammin verso la Torre Oscura, Roland con il suo ka-tet si trovaron costretti a rifugiarsi in un paese abbandonato per sfuggire allo starkblast, una tempesta tanto violenta quanto mortale. Quale occasione migliore per farsi raccontare una storia dal vecchio Roland?

Così l’ultimo cavaliere racconta un'avventura, una delle prime missioni affidategli dal padre dopo essere stato investito pistolero.

Il giovane Roland viene inviato ad indagare su una serie di omicidi causati da uno skin-man, un uomo capace di trasformarsi in animale, proprio come un licantropo. Indagando, il nostro giovane pistolero trova un bambino, che è testimone della metamorfosi della creatura, anche se, nascosto com’era, il piccolo vede solo i piedi dell’assassino.

Per proteggere il bambino, Roland decide di chiudersi con lui in una cella della prigione, in attesa di far scorrere i sospetti davanti ai giovani occhi del bimbo. Ma come fare per far addormentare lo spaventato testimone? Ovviamente con un racconto, un racconto chiamato La Leggenda Del Vento.

Parte così una storia dentro una storia: la Leggenda del Vento narra di un bambino, il giovane Tim, che si imbarca in un’avventura per scoprire la verità dietro la morte del padre boscaiolo. Questa avventura lo porterà ad affrontare una terribile foresta, piena di pericoli e luoghi strani, ma con grande coraggio e grazie anche ad aiuti inaspettati Tim arriverà al scoprire l’oscura verità e a tornare al suo villaggio.

Prendendo il coraggio a due mani come ha fatto Tim, anche il testimone di Roland riesce a smascherare lo skin-man e a consegnarlo alla giustizia dei pistoleri.

Ora diciamo grazie-sai a Roland che ci ha raccontato due storie, ma oltre non può indugiare, la strada verso la Torre è ancora lunga.

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E’ sempre bello incontrare dei vecchi amici che non si vedevano da tempo. Questa è la sensazione che si prova durante le prime pagine di questo ottavo volume della Torre Nera, che ora a lettura conclusa considero più che altro uno spin-off.

Niente da dire sulla narrazione, King da sempre il meglio di se quando racconta della Torre, invece qualcosa da dire sulla trama c’è, non che sia brutta, ma mi aspettavo altro. Spacciandolo come “un romanzo della torre nera” mi aspettavo di leggere nuove avventure di Roland, non un flashback e una storia (che occupa la maggior parte delle pagine) totalmente staccata dal viaggio del pistolero, quasi che fosse come uno dei tanti libri-vettore di King. Questo però è l’unico punto negativo, il libro in se è molto bello, per nulla appesantito dalle solite interminabili descrizioni di King, anzi, ci da sempre quella sensazione di quasi magia che permea il Medio-Mondo, sempre in bilico tra qualcosa che conosciamo e qualcosa di sconosciuto.

Insomma, a parte la delusione iniziale, l’ultima opera del Re merita al pari degli altri volumi della serie, imperdibile per tutti i Fedeli Lettori!

Voto 4/5

 
La Vendetta dei Nani - Markus Heitz

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La Terra Nascosta è di nuovo nel caos, strane macchine vagano nelle gallerie dei nani e massacrano qualsiasi essere vivente incontrano, orribili mostri utilizzatori di magia scorrazzano per le terre degli umani e un gruppo di strani individui compare per rubare il diamante che contiene tutta l’energia magica della Terra Nascosta. Cosa si nasconde dietro questi attacchi? Da dove arrivano le macchine e i nuovi mostri? E chi sono questi strani ladri? Solo i più grandi eroi possono riuscire a far luce dietro questi misteri e salvare un’altra volta il mondo.

Nuovi nemici però vuol dire anche nuovi alleati, infatti finalmente si scopre il velo di mistero sulla Terra dell’Aldilà (quella oltre le montagne), strani popoli si mostrano per la prima volta: i mezz’orchi dagli occhi rosa e i nani senza barba, che aiuteranno Tungdil e amici nella grande battaglia contro il male.

Male che si personificherà si in un vecchio nemico credito sconfitto, gli albi, ma anche in una persona inaspettata che aveva però giurato vendetta contro i popoli della Terra Nascosta.

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Le buone idee in questo libri ci sono, ma l’originalità lascia a desiderare. Fin dalle prime battute si capisce subito chi si cela dietro mostri e macchine e l’autore è veramente poco abile nel mascherare i fatti per creare colpi di scena, tutti veramente molto scontati e prevedibili. Un velo pietoso anche sulla crescita del protagonista, ancora una volta Tungdil sembra poter provare solo un’emozione alla volta come fosse un interruttore e quando “scatta” si dimentica tutto quanto successo in precedenza.

Non parliamo poi dei numeri sparati da Heitz durante le battaglie... gente che con un colpo di spada uccide 4 soldati in armatura o esseri che da soli uccidono 700 soldati in una caverna, mentre 500 nani riescono a sterminare interamente la razza elfica dalle loro stesse foreste! Sembrano proprio numeri sparati a caso tanto per fare scena.

Ultima nota negativa la lentezza nel partire, per la prima metà (e parliamo di 300 e passa pagine) il libro non decolla, è piatto e noioso mentre l’autore cerca invano di creare suspance o mistero. Dopo la metà però le cose si fanno interessanti, finalmente i protagonisti decidono che è arrivato il momento dell’azione ed è un susseguirsi di combattimenti, amicizie, tradimenti e viaggi che prende veramente tanto in un vortice di avvenimenti che portano a conoscere cosa c’è oltre i confini della Terra Nascosta e che si collegano in modo verosimile ai fatti dei libri precedenti. Infatti Heitz è molto bravo a mantenere vivo e coerente il suo mondo immaginario, creando nuove avventure da fatti avvenuti in precedenza in modo plausibile.

Questo libro è un po’ come un’ostrica, una volta superato lo spesso guscio di 300 pagine si potrà ammirare la piccola perla contenuta.

Voto 3/5

 
Il Re degli Spettri - R.A. Salvatore

Transizioni - Vol 3

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Nel Faerun la magia sembra impazzire, è cominciato il disfacimento della Trama, l’energia magica che circonda il mondo e da cui tutti i maghi traggono il potere per lanciare i loro incantesimi. A causa di ciò strani fenomeni si verificano in varie parti del mondo, fulmini di magia selvaggia vagano casualmente per Faerun e uno di questi colpisce i resti di Crenshinibon, l’artefatto di cristallo distrutto nella tana del grande drago rosso Ephaestus. La magia fuori controllo unisce il drago e l’artefatto, trasformandolo in una creatura tanto empia quanto potente: un dracolich, un drago non-morto, il nuovo Re degli Spettri.

Lo stesso fenomeno colpisce Cattie-brie, la moglie di Drizzt, durante una meditazione, facendola sprofondare nella follia, trasferendo la sua mente nel Piano delle Ombre.

Intanto il dracolich minaccia Jarlaxle, il mercenario drow che ha aiutato Drizzt nella distruzione di Crenshinibon. L’esperto mercenario ha una sola soluzione per salvarsi la pelle: chiede aiuto a Cadderly, il potente chierico della cattedrale di Fremente Mistero.

Anche Drizzt è diretto da Cadderly, spera che il chierico, con le sue vaste conoscenze e poteri, possa aiutare Cattie-Brie.

Il gruppo di eroi così si trova a difesa di Fremente Mistero, attaccata dal Re degli Spettri e dai suoi sgherri, mentre i figli di Cadderly sono impegnati nella difficile lotta in difesa del vicino paese di Carradoon, attaccato anch’esso dai mostri del dracolich.

Un’epica e difficile battaglia che porterà ad una triste e inaspettata conclusione.

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L’ultimo libro arrivato nel belpaese del caro Salvatore, terzo volume della trilogia Transizioni, non delude gli amanti del fantasy. La trama non eccelle certo per originalità (un gruppo di erori contro un potente drago malvagio), ma l’intreccio, le vicende e soprattutto i personaggi (ancora una volta Jarlaxle su tutti, ma la coppia di nani folli lo segue a ruota) riescono a incollarci alle pagine in un frenetico sfogliare per arrivare allo shockkante finale.

Lo stile dell’autore rimane immutato, ancora una volta da il meglio di se nella minuziosa descrizione dei combattimenti, sia che si tratti della brutale carica dei nani, che della leggera danza di morte di Drizzt, sembra proprio di essere testimoni di quei furiosi combattimenti.

Ovviamente, questo libro è l’ultimo di una lunga serie e senza aver letto tanti dei precedenti, non appartenenti a questa trilogia tra l’altro, non si può capire appieno la trama, ne tantomeno conoscere i personaggi, l’autore non viene in aiuto da questo punto di vista e da per scontato che si conoscano le vicende accadute in passato.

Stranamente, nulla da dire sulla traduzione della casa editrice, l’Armenia ha finalmente capito come tradurre degnamente un libro basato sul D&D.

Salvatore si sa, è riuscito a scrivere piccoli capolavori come grandi flop e stavolta ritengo la sua opera cada nella prima categoria.

VOTO: 4/5

 
Il Re Pescatore - Tim Powers

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Anno 1529, Brian Duffy, mercenario irlandese di mezz’età si imbatte in quel di Venezia in uno strano personaggio (si fuma serpenti essiccati!) di nome Aurelianus, il quale lo assume come buttafuori per una famosa birreria di Vienna. Un lavoro semplice e ben pagato per il mercenario, peccato che il viaggio tra le Alpi non sia propriamente tranquillo... Assassini di ogni genere cerca di fare la pelle a Duffy fino a che una processione di bestie magiche e mitologiche aiuta il mercenario a raggiungere i giusti sentieri e a raggiungere la sua destinazione incolume.

Catalogando l’episodio come una visione o un sogno, il mercenario comincia a svolgere il suo lavoro presso la birreria, ma la pace dura poco... infatti l’impero Ottomanno, guidato dal sultano Suleiman e dal suo visir Ibrahim, giunge fino alla città austriaca, porta d’entrata per la conquista dell’occidente. Duffy si ritrova immischiato nella guerra che, come presto scoprirà, sarà molto più di un semplice assedio di una città, infatti spiriti e strane creature scenderanno in campo con entrambi gli schieramenti. Guidato da Aurelianus, Duffy scoprirà una shockkante realtà su se stesso, sulla birreria e soprattutto sulla birra scura li prodotta. Solo grazie al coraggio e all’accettazione della verità Duffy riuscirà a assolvere il suo compito di difensore di tutto l’occidente e a scacciare Ibrahim. Ma come finisce l’assedio? Beh, quello ce lo dicono i libri di storia!

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L’opera comincia in modo interessante, invogliando il lettore a scoprire cosa sono le strane creature incontrate dal protagonista e chi è Duffy veramente, ma l’interesse scema poi man mano che la storia si dipana in situazioni noiose e senza mordente, fino a scoprire la verità dietro Duffy, che ritengo molto deludente... senza contare che, nel mondo immaginato dall’autore, la salvezza dell’occidente è racchiusa in un barile di birra scura...

Anche i combattimenti con il protagonista sono poco reali, con spade che si spezzano colpendo la sua cotta di maglia arrugginita o contro l’elmo, anche se a impugnarle sono i famosi Giannizieri, il corpo d’élite dell’Impero Ottomanno.

Nota di merito invece per la caratterizzazione di Aurelianus e Duffy, il primo è il classico vecchietto fragile, ma potente, che sa tanto e dice poco, mentre il secondo è un guerriero veterano ubriacone, cinico e avventato, una strana coppia di eroi insomma.

I “cattivi” invece non si fanno praticamente mai vedere, non sappiamo nemmeno che faccia abbiano o il perché delle loro mosse.

Deludente e affrettato anche il finale, che speravo fosse invece una grande e avvincente battaglia, ma non è così, molte cose sono lasciate sospese e senza spiegazione.

Questa strana riproposizione dell’assedio di Vienna del 1529 mostra subito due cose: la grande fantasia dell’autore e la sua inesperienza letteraria. Infatti questa è stata la prima opera di Powers ed è acerba da ogni punto di vista.

Voto 2/5

 
Il destino dei Nani - Markus Heitz

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Sono passati 250 anni dalla battaglia della Forra Oscura, sigillata tramite il potente diamante magico e intrappolando così al suo interno l’esercito di mostri insieme all’eroe nano Tungdil Manodoro, che si è sacrificato per respingerli.

Dopo tutti questi cicli la magia del diamante infine cede, riaprendo il varco. I mostri si riversano all’esterno, ma trovano ad attenderli Boindil Duelame, l’altro eroe nano della Terra Nascosta, il quale a sua volta avrà una sorpresa, infatti a capo dei mostri c’è Tungdil in persona! Sembra che l’eroe perduto sia passato “al lato oscuro”, ma non è così, infatti si rivolta subito contro i mostri tornando al fianco del suo vecchio amico.

250 anni passati nell’oscurità però sono tanti e Tungdil è cambiato: porta un’armatura nera di tionio, il metallo dei malvagi albi, ha perso la sua compassione e acquisito molti strani comportamenti, suscitando parecchi dubbi nei suoi vecchi amici. E’ davvero Tungdil quello? O una falsa copia inviata dal nemico per confonderli e spiarli?

Il vecchio eroe porta con sé pessime notizie, nella Forra Oscura si sta radunando un grande esercito malvagio, comandato da un potentissimo nano con poteri inimmaginabili. Solo un mago altrettanto potente può cercare di tenergli testa e c’è solo una persona con questo potere: il padre adottivo di Tungdil, il mago Lot-Ionan.

Tungdil e Boindil partono così per la Terra Nascosta, che durante questi secoli è molto cambiata, finendo divisa in quattro parti ognuna soggiogata a un potente e malvagio signore: l’imperatore degli albi, il drago Lohasbrander, il Kordrion (un mostro fuggito dalla Forra secoli fa) e Lot-Ionan stesso, passato alla magia oscura. Le stirpi dei nani sono quasi estinte, scacciate dalle montagne dai nemici, solo i Quarti resistono, mentre i Terzi si sono alleati con gli Albi. In questa terra diventata ostile Tungdil dovrà portare a termine il suo piano, mettendo i nemici uno contro l’altro per indebolire Lot-Ionan, convincerlo ad aiutarlo a sconfiggere il nemico e sigillare per sempre la Forra Oscura. Nella sua impresa sarà accompagnato anche da Mallenia, guerriera a capo della resistenza umana, Coira, maga e principessa del regno di Weyurn e Rodario Settimo, discendente dell’Incredibile Rodario.

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Non c’è modo migliore che un’epica battaglia campale alla fine di un lungo viaggio per concludere una saga incentrata sui nani, ma analizziamo l’opera nei dettagli.

La trama è ben strutturata, ponendo molti “cattivi” di vario genere, i colpi di scena non mancano, alcuni prevedibili, altri meno e nessuno che lascia stupiti fino in fondo. Inoltre, come Heitz ci ha malamente abituato, molti punti della storia rimangono inespressi, non sapremo mai cosa è successo a Tungdil nella Forra, cosa l’ha fatto cambiare e come, non sapremo mai chi è il nano a capo dell’esercito nemico e non sapremo mai cosa succederà poi a Boindil, Mallenia, Coira e Rodario dopo la battaglia finale. La sensazione è la stessa degli altri libri, sembra che siano state tagliate delle parti e stavolta ritengo parti importanti, a questo è dato l’abbassamento del voto.

Buona la caratterizzazione dei personaggi, dallo stereotipato Rodario (il ragazzo goffo e bruttino che si rivela poi agile, bello e coraggioso), al nebuloso Lot-Ionan, con Boindil su tutti, non più il “solito” nano guerriero che sta in secondo piano, ma finalmente una personaggio vero, con dubbi e sentimenti che lo rendono completo.

Dal punto di vista narrativo lo stile dell’autore rimane immutato e procede lineare senza alti ne bassi dall’inizio alla fine del libro, con un lessico non ricercato, ma nemmeno banale, rendendo la lettura piacevole e scorrevole fino all’ultima pagina.

Voto 3/5

 
La Leggenda degli Albi - Markus Heitz

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Nella Terra dell’Aldilà c’è un regno da cui tutti si tengono alla larga, è Dson Faimon, il regno degli albi, creature simili a elfi, ma di indole malvagia. Famosi per la loro crudeltà e la loro abilità in battaglia, gli albi spiccano anche per una vena artistica tutta loro: per le loro opere d’arte utilizzano il sangue, le ossa e i corpi dei loro nemici sconfitti in battaglia, uno strano modo di avvicinarsi alla mortalità per degli esseri immortali.

Per un motivo sconosciuto, gli albi vogliono lo sterminio dei loro cugini elfi, i quali si sono ritirati nella Terra Nascosta, difesa dalle cinque stirpi dei nani. Gli Eterni, i sovrani degli albi, decidono così di cominciare una campagna bellica per invadere la Terra Nascosta e sterminare gli elfi, ma per poter superare le montagne hanno bisogno che la Porta di Pietra, il passo difeso dai nani, venga aperto. Per oltrepassare questo ostacolo gli Eterni decidono di inviare due abili guerrieri, Sinthoras e Caphalor, ad arruolare un potente demone di polvere stellare, in grado di spianare la strada per il loro esercito.

Il viaggio dei due albi protagonisti passa attraverso l’insidioso regno degli gnomi maestri di veleni e la fortezza di un potentissimo nano, fino alla terra morta e desolata del demone.

Al loro ritorno, acclamati come eroi, vengono nominati generali di tutti gli eserciti e partono così all’assalto della Porta di Pietra.

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L’ultima opera di Heitz ambientata nel mondo della Terra Nascosta fa da prequel a “Le Cinque Stirpi”, il primo romanzo del ciclo dei nani, infatti, oltre ad approfondire la conoscenza degli albi come popolo e di Sinthoras e Caphalor nello specifico, scopriamo (in parte) anche la provenienza del demone che si impossesserà poi del mago Nudin.

Peccato che, come in ogni suo libro, ci siano grosse lacune nella trama, o meglio, punti che rimangono in ombra senza nessuna spiegazione (chi è il demone? Da dove arriva? E chi è questo nano potentissimo? Perché gli albi odiano gli elfi?).

Lo stile di Heitz rimane immutato dalle precedenti opere, mantenendo i suoi pregi e i suoi difetti. Abbiamo così da un lato i capitoli corti e un lessico non ricercato che aumentano la scorrevolezza delle pagine e la semplicità di lettura, mentre dall’altro troviamo i già citati buchi nella trama e pochissime innovazioni.

Anche i personaggi hanno alti e bassi, i due protagonisti ovviamente sono ben caratterizzati, soprattutto dal lato psicologico, mentre altri personaggi, anche co-protagonisti, sembrano del tutto inutili ed ininfluenti sulle vicende narrate.

Ad abbassare il giudizio anche la poca fantasia dell’autore nell’inventarsi qualcosa di nuovo, l’unica idea carina è la sanguinosa arte degli albi, mentre un popolo di elfi malvagi è stato preso pari pari da D&D e soprattutto dalle opere sugli elfi scuri di R.A. Salvatore.

Voto 2/5

 
Voky, come siamo messi con l'aggiornamento al primo post? Non ho guardato. Fai un riepilogo di quello che c'è da fare, per favore?

 
Quando ho un po' di tempo vedo come si aggiorna, una volta l'ho fatto... ma è stata a botta di fortuna, prossimamente aggiorniamo.

Scusate per il problema.

 
Quando ho un po' di tempo vedo come si aggiorna, una volta l'ho fatto... ma è stata a botta di fortuna, prossimamente aggiorniamo.Scusate per il problema.
ci penso io

 


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tutto in ordine

 
Ma come fai così velocemente ? Io sono lentissimo :rickds: Babbè grande Don XD

 
Ma come fai così velocemente ? Io sono lentissimo :rickds: Babbè grande Don XD
è stata una delle prime cose su cui ho sbattuto la testa (con l'aiuto di milly), ormai non ha più segreti quella malefica tabella :rickds:

 



Anno: 2002

Edizione: Einaudi - Super ET

Pagine: 673

Descrizione




Il 1954 è un anno particolare per il novecento. La seconda guerra mondiale è finita da meno di 10 anni e un nuovo conflitto globale anima la politica delle superpotenze dell'epoca. La Francia si muove in Indocina, gli USA tutelano con l'esercito i diritti delle loro multinazionali, le esplosioni delle atomiche si seguono nei vari angoli del mondo. In questa atmosfera si muovono i tre personaggi principali del romanzo: Cary Grant (l'attore) sta attraversando un periodo di depressione e vive lontano dalle scene; Pierre Capponi è un giovane e irrequieto comunista che non riesce a vivere nella Bologna di quegli anni e vuole reincontrare il padre, disertore dell'esercito e poi partigiano in Jugoslavia; Steve Zollo, killer fidato del boss mafioso Lucky Luciano, spedito in Italia dalla polizia americana, vuole costruirsi la sua personale pensione lontano da tutto e tutti.

Commento




La scriturra è molto varia, cambia registro con i personaggi e in diversi punti si possono notare le differenze di stili dei componenti del collettivo (almeno a me così è sembrato). A tenere insieme il tutto sono i periodi secchi, non eccessivamente articolati, permettendo così un fluire delle pagine molto veloce, e un'ironia di fondo sempre presente e mai faorzata. I (tanti) personaggi sono ben descritti nei loro sentimenti e l'immedesimazione con molte delle loro reazioni nelle diverse vicissitudini è molto forte. Merito del gruppo che riesce a descrivere con convinzione i più diversi stati d'animo. Di tutt'altro carattere le ambientazioni che, sebbene molto varie, non vengono particolarmente approfondite, ma semplicemente tratteggiate nei loro tratti caratteristici.

Un altro merito degli autori è quello di avere legato perfettamente tra loro i tre filoni narrativi senza sforzo apparente, tessendo incroci decisamente plausibili tra personggi che non dovrebbero avere nulla a che fare tra loro. In effetti la storia si presenta complessivamente come verisimile e, sebbene gli si possa rimproverare una partenza un po' lenta, complice la mole di personaggi da introdurre, una volta ingranata la marcia non perde un colpo fino alle pagine finali, concluse le quali non ci presenta un finale stereotipato o forzato a far tornare i conti a tutti. In questo sta secondo me la forza del romanzo: contrariamente alla maggior parte delle pubblicazioni attuali non c'è voglia di strafare (malamaente) inserendo congetture assurde poi malspiegate o lasciate proprio lì; non si vuole cercare di conquistare il lettore con trovate fini a sè stesse e presunte rivelazioni di vita, no. Qui la storia è scritta per essere letta, è raccontata nel senso più genuino del termine. La si lascia lavorare fino a che si scopre che ci si è innamorati delle storie di Grant, di "Cemento" Zollo e di quelle dei personaggi minori, Vittorio Cecconi, Kociss.

Non c'è però solo oro a luccicare. La storia prosegue fluida, è vero, ma sembra sempre che stia per esplodere in un vortice di incastri interpersonali tra i protagonisti, senza mai farlo per davvero, complice la, a mio avviso eccessiva, attenzione ai dettagli dei personaggi. Ogni persona che attraversa il romanzo ha un nome e un cognome e se ne parla di loro in breve, delle loro vicende personali e familiari, anche quando il personaggio transita per un paio di pagine e nulla più. La sensazione complessiva è che fosse possibile risparmiare un discreto numero di pagine in favore di una cattura totale e definitiva del lettore.

Ribadisco più chiaramente però che siamo anni luce distanti rispetto a molte delle produzioni contemporanee per i motivi di cui siopra, ma sembra quasi che questa spinta a distanziarsi abbia in parte minato il, comunque eccellente, risultato finale.

4/5

 
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Il Mago di Earthsea - Ursula K. Le Guin


La saga di Terramare vol. 1

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Ged è un ragazzino qualsiasi, cresciuto come tanti in un piccolo paesino rurale abbarbicato sul versante di una montagna di una delle innumerevoli isole di Earthsea (Terramare).

Quasi per caso, la fattucchiera del villaggio scopre nel ragazzo un potere magico latente e decide quindi di insegnarli le basi della magia.

Un giorno il villaggio viene attaccato da un gruppo di predoni e Ged usa i suoi poteri per sconfiggere i briganti. Il racconto della sua impresa si diffonde raggiungendo infine l'orecchio di un vero mago, Ogion il Taciturno, che decide dare un livello superiore di istruzione magica al ragazzo. Al termine del suo apprendistato Ged si reca quindi sull’isola di Roke, dove risiede la scuola di magia. Qui amplierà le sue conoscenze e i suoi poteri, ma ancor di più cresceranno nel giovane orgoglio e arroganza, finchè, spinto dal suo rivale tenterà l’impresa di evocare uno spirito dal mondo dei morti. Purtroppo, come sempre in questi casi, l’incantesimo va storto e insieme allo spirito tormentato giungerà nel mondo terreno anche un essere amorfo, fatto d’ombra, che ferirà Ged al volto e si dileguerà nella notte. Ma l’ombra sarà per sempre legata al suo evocatore, che verrà perseguitato in continuazione dall’essere senza nome, il cui scopo è impossessarsi del corpo materiale di Ged, acquisendone così i poteri magici. A nulla servirà nascondersi, a nulla serviranno le fughe e le battaglie, solo il coraggio e l’amicizia potranno aiutare Ged a sfuggire dal suo tenebroso nemico.

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Seppur la trama non sia originalissima o epica, seppur non ci siano grandi battaglie o grandi eroi, questo romanzo breve (sono circa 170 pagine) è magnetico come pochi.

Due sono i maggiori pregi di quest’opera, i poli positivo e negativo che in un modo o nell’altro attraggono il lettore: prima di tutto l’abilità dell’autrice di imbrigliare la mente con la sua scrittura fine e a dir poco elegante, grazie al lessico ricercato sembra quasi che la Le Guin non abbia scritto un libro, ma composto le pagine come puzzle, in cui solo un’unica parola si incastra al posto giusto con le altre, presentandoci un’opera perfetta.

Secondo polo, il protagonista. Ged, per quanto potente, è solo un ragazzo, sperduto in un mondo vasto e sconosciuto, un ragazzo con rancori, paure e amori, che vivrà momenti felici e tristi, che si farà strada nel mondo faticando, sudando e soffrendo come fanno tutti. Nulla sarà facile, nulla sarà già pronto e dovrà contare solo sulle sue capacità per combattere e andare avanti.

Oltre alle raffinatezze artistiche, l’opera contiene anche molte “lezioni di vita”, troveremo infatti il valore dell’amicizia, come trovare il coraggio di affrontare le proprie paure e l’importanza dello studio e della conoscenza del mondo.

Per breve che sia, quest’opera ha uno strano effetto sul lettore: lo incanta e lo culla nella sua bellezza pagina dopo pagina.

Voto 5/5

 
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Le Tombe di Atuan - Ursula K. Le Guin


La saga di Terramare vol. 2

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Le isole dell’arcipelago più a est di Earthsea forma il bellicoso impero di Kargad, governato da un re-*** e dove la magia viene considerata un’arte malvagia. L’isola di Atuan è il centro spirituale dell’impero, luogo dove sorgono i templi dedicati al re-*** e dove regnano le sacerdotesse dell’imperatore. Ma la più importante tra tutte le sacerdotesse non serve il re-***, è la Prima Sacerdotessa dei Senza Nome, le antiche divinità dell’oscurità, della morte e della distruzione, uno degli antichi poteri che esistono dall’alba dei tempi, ancora prima della creazione di Earthsea. Nonostante le potenze servite, al culto dei Senza Nome viene data ormai ben poca importanza e i rituali sono una pura formalità, ma la sua sacerdotessa, che si reincarna di volta in volta in una nuova bambina, continua a detenere il potere sull’isola.

In questo ciclo la bambina prescelta è Tenar, che tramite il rito di iniziazione diventerà Arha, “la divorata”. Arha passerà tutta la sua vita sull’isola, imparando i riti del culto e soprattutto memorizzando la mappa della cripta delle Tombe dei Senza Nome e del labirinto sottostante, che si snoda per chilometri e chilometri e, secondo la legge dei Senza Nome, non può essere rischiarato da nessuna luce. Gli anni passano identici e monotoni, finché durante uno dei suoi pellegrinaggi esplorativi nel labirinto, Arha scorge una luce dove la luce è proibita: c’è un intruso.

Lo sconosciuto, intrappolato da Arha nel labirinto è Ged/Sparviero, recatosi sull’isola per cercare un antico manufatto. La sacerdotessa incuriosita da questa novità dopo anni di monotonia decide di lasciare in vita il mago, a cui pian piano si avvicinerà e scoprirà cosa c’è oltre la coltre di oscurità che da sempre ha ammantato la sua vita.

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Seppur la trama non sia originalissima o epica, seppur non ci siano grandi battaglie o grandi eroi, questo romanzo breve (sono circa 170 pagine) è magnetico come pochi.

Due sono i maggiori pregi di quest’opera, i poli positivo e negativo che in un modo o nell’altro attraggono il lettore: prima di tutto l’abilità Lascio in sospeso il finale, per quanto scontato, poichè la trama non è il punto principale di quest’opera. Come nel libro precedente infatti troviamo molti valori tra le pagine di questo volume:

- L’individualità persa a favore della collettività, cioè il sacrificio imposto ad una bambina di abbandonare la sua famiglia e vivere in solitudine in un posto sconosciuto, costretta a riti verso potenze a lei sconosciute e costretta a vivere nell’oscurità.

- La misericordia nell’aiutare qualcuno, scoprendo così di aiutare anche se stessi.

- L’importanza della libertà, sia fisica che di pensiero: Arha è libera di fare qualsiasi cosa voglia, ma è sempre intrappolata dai riti e dai doveri che le sono stati imposti... si può essere liberi e nello stesso tempo schiavi? Essere potenti e nello stesso tempo impotenti? Vale la pena gettare la propria vita, cullata e protetta dalle tenebre, e tutto quello che siamo stati fin’ora per rinascere liberi?

Ottima come nel libro precedente la scrittura della Le Guin, sempre capace di incantare, ma in minore misura rispetto al libro precedente forse a causa dell’ambientazione buia.

Peccato che il libro parta molto lentamente e fino all’arrivo di Sparviero ha uno strato di monotonia che, se da un lato ci fa capire meglio la vita di Arha, dall’altro rende un po’ più difficile la lettura.

Voto 4/5

 
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La Spiaggia più Lontana - Ursula K. Le Guin


La saga di Terramare vol. 3

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Qualcosa di strano sta succedendo nel mondo di Earthsea, la magia sta scomparendo, i maghi si scordano le parole dell’Antica Favella, il linguaggio della Creazione nonché lingua dei draghi, da cui traggono potere per gli incantesimi.

La notizia, tramite il giovane principe Arren, raggiunge anche l’isola di Roke, dove risiede la scuola di magia ancora illesa da questo male. Ged/Sparviero, che nel frattempo è diventato arcimago, decide quindi di partire, accompagnato da Arren stesso, per scoprire cosa sta succedendo e cercare di porre rimedio.

Comincia così un lunghissimo viaggio, che porterà i due in una città degradata in cerca di informazioni da un mago che, perdendo i suoi poteri, dice di accedere al mondo dell’aldilà tramite una speciale droga. Il viaggio prosegue passando per strani villaggi, incontrando poi il popolo dei Figli del Mare Aperto, popolo che non abbandona mai le sue zattere e segue la migrazione delle grandi balene grigie, per approdare infine all’ultima spiaggia di Selidor, oltre lo Stretto dei Draghi, l’isola più lontana dell’arcipelago, al di la della quale c’è solo il mare aperto.

Qui, sulla spiaggia più lontana, Ged ingaggerà battaglia contro il suo immortale nemico e scoprirà l’oscura verità dietro la ferita che affligge il mondo, finendo anch’egli risucchiato attraverso di essa.

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Premetto che fare un riassunto del libro senza esagerare con gli spoiler è stata veramente dura, soprattutto per la parte finale che ho completamente omesso.

Per tutto il libro, un po’ in sottofondo e un po’ in primo piano, si filosofeggia sulla vita e sulla morte (vedendole sia contrapposte che come le due facce della stessa medaglia), sull’immortalità e sulla mortalità dell’uomo e sulla natura ciclica del mondo, concetti fondamentali dell’opera con cui dovranno scontrarsi i due protagonisti a più riprese.

Sempre su questa scia la morale su cui vuole farci riflettere l’autrice: l’importanza di vivere bene la propria vita e di non temere la morte, qui vista come un passaggio ad un altro mondo. Significati profondi che distaccano quest’opera dai classicismi e dalla frivolezza del fantasy moderno.

Molto bello e articolato il rapporto tra Sparviero e Arren, il ragazzo rimane prima affascinato dal mago considerandolo suo mentore, poi amico, poi nemico, poi di nuovo amico e esempio di virtù. Insomma un rapporto complesso come solo un adolescente può maturare e ottimamente descritto in ogni sua sfaccettatura.

Da un lato troviamo quindi un’ottima caratterizzazione e crescita dei personaggi (principalmente Arren), mentre da contrappeso negativo troviamo la trama del libro che non decolla mai e a tratti anche la scrittura si appesantisce, rendendo la lettura lenta e non troppo semplice.

Da sottolineare infine le analogie tra Arren e Aragorn del Signore degli Anelli, entrambi destinati a un trono vuoto, entrambi con un antico retaggio, entrambi che devono affrontare la morte per giungere al trono.

Voto 3/5

 
L'Isola del Drago - Ursula K. Le Guin


La saga di Terramare vol. 4

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Dopo aver richiuso il varco verso la “Terra Arida”, Ged, ormai stremato e senza poteri, torna sulla sua isola natale, Gont, in sella all’antico drago Kalessin. Qui tova Tenar, l’ex sacerdotessa di Atuan da lui salvata che, dopo aver vissuto una vita da contadina comunque piena e felice, si è trasferita nella casa del mago Ogion, poichè il vecchio maestro di Sparviero è ormai deceduto.

Insieme a Tenar, Ged trova Therru, una timida bambina che è stata picchiata e gettata nel fuoco dai suoi genitori, per venire poi salvata ed adottata proprio da Tenar.

Ged, intontito e shockkato dalla perdita della magia, si ritira in cima al monte di Gont per non farsi trovare dai maestri di Roke e dal nuovo Re che lo cercano, i primi perché è ancora l’arcimago e il secondo per averlo come consigliere.

Tenar e Therru nel frattempo sono costrette a fuggire da Faina, il padre della bambina, e vengono miracolosamente salvate da Re Arren/Lebbanen, recatosi su Gont per cercare Ged.

Il re scorta sulla sua nave le due donne, portandole alla fattoria di Tenar. Qui le due vivono dei giorni tranquilli, fino a una brutta notte, quando Faina e i suoi compari “assediano” la fattoria per rapire la piccola e ucciderla. Solo l’intervento di Ged, sceso dalla montagna, salva le due donne e mette in fuga gli uomini. L’ex arcimago si stabilisce da Tenar, dando sfogo all’amore sopito tra i due. Solo molto tempo dopo la piccola famiglia torna nel villaggio di Ogion,

a causa della malattia di una vecchia amica che vive li, ma una volta arrivati vengono catturati da un mago malvagio. I due stanno per essere gettati da un burrone quando Therru, parlando l’Antica Favella, richiama il drago Kalessin per salvare i genitori.

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Solo una scrittrice potrebbe creare un libro del genere, trasmettendo paura, angoscia e coraggio di una donna che da sola deve badare a se stessa e ad una bambina indifesa, costantemente braccata da uomini malvagi.

Questo di fatto il punto centrale del libro: la violenza contro chi è indifeso e contro i più deboli.

Dito puntato anche sull’egocentricità dell’uomo, che spicca ancor di più nel mondo di Earthsea ancora fermo all’epoca medievale, in società fondamentalmente patriarcali e dove solo gli uomini possono esercitare il Potere (la vera magia) relegando alle donne un ruolo secondario anche in questa disciplina.

Parlando dell’opera in senso più materiale, il libro non ha una vera e propria trama, ma si tratta solo di uno spaccato della vita sull’isola di Gont e dei problemi incontrati da Tenar, un susseguirsi di eventi culminanti nel finale, tutto infatti sembra ruotare attorno alla piccola Therru (vulnerabile, di salute cagionevole, malvista e bistrattata da tutti solo a causa del suo aspetto, ma che nasconde un profondo segreto).

La scrittura della Le Guin qui non eccelle (ha perso a mio avviso la magia che riusciva a trasmettere nel primo libro), ma nemmeno si “inceppa” (come è successo nel libro precedente), rendendo la lettura stabile e tranquilla.

Voto 3/5

 
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