Il discorso va fatto in astratto per essere capito: se c'è un concatenamento di motori infinito, non ci sarà mai un primo motore, e allora non ci sarà neppure l'atto immobile che porterà gli altri motori dalla potenza all'atto. Siccome sappiamo che non tutto esiste da sempre, un inizio del moto è necessario.Sinceramente noNel senso ho capito cosa vuol dire Tommaso , sono concetti che mi sono abbastanza familiari , ma c'è qualcosa che non mi torna .
Innanzitutto ogni cosa che si muove deve essere stata mossa da qualcos'altro e fin qui ci siamo .
Non ho capito perchè non si può andare a ritroso all'infinito, è stato dimostrato che in certe condizioni si può . Per esempio la somma di infiniti numeri può dare un numero finito.
Comunque ammettendo che non si possa , non spiega perchè non potrebbe esserci più di un motore primo . Cioè effettivamente potrebbero esserci infiniti motori primi che muovono ogni cosa .
Poi vabbè il concetto di istante infinito non l'ho proprio capito //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif
Ecco perchè non si può andare a ritroso all'infinito. È un po' come le tessere del domino. Se fossero messi in fila infinite tessere del domino (tenendo per scontato che sia possibile), non ci sarà mai il primo tassello "immobile", cioè quello già inclinato che fa perdere l'equilibrio a quello che segue causando il concatenamento di caduta (potenza->atto). Se i tasselli sono infiniti, sarebbe necessario che uno qualunque cada per conto suo per creare l'inizio della caduta. Ma ciò non gli è possibile se è in stato di potenza (non si muove e non può muovere). Serve che sia già in stato di atto (che sappia far muovere il tassello a lui davanti senza il bisogno di averne uno dietro).
Ovviamente quello del domino è solo un esempio, un'immagine, per capire lo scheletro del concetto di base.
Perchè al contrario delle code di tasselli del domino, il Motore Primo, nella realtà, non può che essere uno solo. Ora vediamo perchè.
Forse bisogna fare un passo indietro e spiegare la terminologia.
Potenza = forma di imperfezione o/e di incompletezza (ad esempio il bruco);
Atto = forma di perfezione o/e di completezza (ad esempio la farfalla);
Il bruco ha la potenzialità di essere farfalla. La farfalla è in atto, cioè ha la completezza che manca al bruco. È anche più perfetta, perchè ha già raggiunto lo scopo per cui il bruco è nato.
Quando si parla di Primo Motore, si dice che in quanto tale è già in atto. E serve che sia già in atto per portare gli altri motori dalla potenza all'atto (senza una farfalla che depone le uova, non avremo mai il bruco. Il problema in questo caso, è che nessuna farfalla è tale senza mai essere stata un bruco [quindi in potenza], l'esempio "bruco/farfalla" si ferma qua, quindi).
Il Primo Motore, come detto, è atto. Ma è sempre stato e sempre sarà atto. Per questo si parla di atto puro. In quanto atto puro, non richiede niente. Perchè se richiedesse, significherebbe che sia incompleta, e se fosse incompleta, allora sarebbe in potenza. Ma non può esserlo, perchè è atto puro.
Se ci fosse -ammettiamo- un "secondo" Primo Motore, all'uno mancherebbe qualcosa dell'altro (ciò che li differenzia), e quella mancanza renderebbe sia l'uno che l'altro una potenza e non più atto. In altre parole, si annullerebbero a vicenda. Esattamente come due infiniti.
Due infiniti della medesima realtà non possono convivere, perchè uno limiterebbe l'altro e avremmo due finiti.
L'esempio tuo dei numeri riguarda la realtà ipotetica, non la realtà esistente.
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Kant le riconduceva tutte alla prova ontologica di Anselmo: praticamente attraverso la suddetta prova, Anselmo voleva dimostrare l'esistenza di *** asserendo che ***, essendo perfetto, non poteva che possedere tra i suoi attributi la stessa esistenza. In realtà questo é un discorso di logica che fa passare sottobanco l'esistenza in virtù della perfezione, quando, nella pratica, questo non é accettabile: benissimo, *** é perfetto, ma non puoi desumere un predicato reale (quale l'esistenza), da uno logico, quale la perfezione.Kant fa l'esempio dei cento talleri.
Egli potrà pensare di averli in tasca, questo non significa che li abbia necessariamente.
Il sunto di questo é che una cosa, per quanto noi possiamo pensarla perfetta, non esiste di conseguenza, dato che la perfezione potrà portare da un punto di vista logico all'esistenza della cosa da noi pensata perfetta, ma non pratico/reale.
Dicendola alla Kantiana, l'esistenza non può che essere un giudizio sintetico relativo ad un oggetto (ovvero derivabile dalla sola esperienza), e non un giudizio analitico (ricavabile col solo pensiero).
E fin qui c'era arrivato pure Tommaso, seppur in maniera diversa.
Dopodiché Kant passa alla critica della prova cosmologica (che sarebbe ricompresa anche tra quelle di Tommaso, nella forma della prova "causale"): praticamente si tratta della prova per cui, avendo tutto una causa e non potendo risalire ad infinitum alle varie cause di ogni cosa, ci dovrà essere NECESSARIAMENTE un primo motore incausato identificabile con ***.
Kant critica questa prova affermando che il concetto di causa é applicabile solo all'esistente (il fenomenico, ciò che ci si dà nella nostra esperienza), ma non al trans-fenomenico (ovvero ciò che non si dà alla nostra esperienza).
Dunque per considerare necessario il motore immobile ed esistente, lo si dovrebbe considerare perfetto, facendo così passare sottobanco l'esistenza, e quindi si ricade nel problema della prova ontologica.
Semplicemente si potrebbe anche fare un discorso di questo genere: non ho evidenziato a caso il sintagma di cui sopra.
Se la premessa della prova é che tutto ha una causa, allora non può concludere che vi sia qualcosa di incausato identificabile con ***.
Peraltro, anche passando sottobanco questo errore, non é affatto detto che il motore primo debba essere ***, o comunque il *** cristiano.
(Quindi facciamo fuori le prime 3 delle cinque vie).
Infine Kant smentisce la prova teleologica (tutto é così perfetto che non può che esistere un "orologiaio" che abbia architettato tutto): benissimo, é possibile che esista un architetto così bravo, ma questo non dimostra implicitamente che sia il creatore. Quindi per riuscire a dimostrare l'esistenza del creatore di un essere così perfetto come l'orologiaio del mondo, non si potrebbe che ricorrere alle prove di cui sopra, cadendo nella smentita.
Quindi facciamo fuori quarta e quinta via.
Bene, vediamo subito.
Quello che scrivi è vero, ma Immanuel Kant dai suoi colleghi Friedrich Jacobi, Pasquale Galluppi, Johannes B. Lotz, Georg Hegel, Friedrich Schelling e Johann Fichte e diversi altri, fu aspramente criticato per la sua ottica filosofica. Perchè i paletti che ha messo con il fatto dell'empiricità (cioè questo 'darsi all'esperienza affinchè una cosa esista') è fallace, è una sorta di riduzionismo.Kant critica questa prova affermando che il concetto di causa é applicabile solo all'esistente (il fenomenico, ciò che ci si dà nella nostra esperienza), ma non al trans-fenomenico (ovvero ciò che non si dà alla nostra esperienza).
Lo strumento usato per secoli dalla filosofia, l'intuizione intellettuale, perderebbe così valore e senso. Anzi, persino la metafisica in quanto scienza filosofica perderebbe senso.
La conoscenza oggettiva delle cose non è limitata ai nostri sensi (da cui dipende l'apprendere le esperienze), visto che siamo dotati di intelletto (col quale possiamo superare il mondo fenomenico e addentrarci nella natura delle cose universali e carpirne le leggi che le governano).
Pure il fattore "causalità" non può essere messo in discussione, dal momento che è un principio universale valido per qualsiasi ente (composto e agente che sia).
Non è tanto diversa dall'obiezione che ha sollevato Warrior. Ma la premessa corretta è quella che ha scritto San Tommaso d'Aquino, e non Kant o chi per te. La riporto di nuovo:Se la premessa della prova é che tutto ha una causa, allora non può concludere che vi sia qualcosa di incausato identificabile con ***.
Tutto ciò che si muove è mosso da altro
Per cui, la premessa, volendola riformulare, diventa: tutto ciò che è un effetto, ha una causa. Ma ***, proprio perchè non è l'effetto (o: la conseguenza) di niente, è incausato! per cui è corretto (e logico) affermare che *** non richiede una causa per la sua esistenza.
Però provoca un effetto dovuto al suo esistere (il moto degli altri motori che invece necessitano di causa).
Sarebbe contraddittorio affermare il contrario, ovvero: l'essere incausato ha bisogno di una causa.
Peraltro, anche passando sottobanco questo errore, non é affatto detto che il motore primo debba essere ***, o comunque il *** cristiano.(Quindi facciamo fuori le prime 3 delle cinque vie).
"***" è un termine antropomorfico che esprime un concetto: Colui di cui non c'è niente di superiore; oppure: Essere Assoluto; o ancora: Primo Motore Immobile; o più semplicemente: Essere.
Comunque sia, quell'Atto Puro - come disse S. Tommaso - tutti lo chiamano ***.
Le Cinque Vie, se è per questo, non vogliono dimostrare che si tratti del *** cristiano, perchè non c'è un *** cristiano o uno musulmano. L'Atto Puro è tale e basta. L'aspetto cristico di *** riguarda la sacra doctrina, per cui è necessaria la Rivelazione (noi possiamo risalire a *** camminando a ritroso e partendo da ciò che deriva da Lui, ma tutto ciò che riguarda il suo Essere intrinseco non potremmo mai saperlo se non ci fosse stato rivelato. Questo ovviamente vale per i cristiani).
Tra l'altro, con le Cinque Vie, S. Tommaso non ha neppure voluto dimostrare che *** sia il Creatore. Perchè anche quello riguarda la Rivelazione.
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