Non sono d’accordo.
Intanto io in un contesto simile davvero non riesco a pesare la (riacquistata) “positività” di un personaggio rispetto a quella di un altro contando
il numero di volte a schermo in cui ciascuno dei due si è reso artefice di comportamenti violenti/ripugnanti/mostruosi, anche se rispondendo nel topic del gioco pare abbia cercato di farlo. In realtà non è così, nell’altra sede mi premeva più che altro riportare fatti.
Ad ogni modo proviamo ad addentrarci nel discorso dalle sue radici.
Partiamo da un primo presupposto secondo il quale, a mio avviso, è difficile paragonare l’evoluzione di Abby a quella di Ellie, o viceversa,
nel tempo della storia dopo il prologo (flashback esclusi), in quanto stanno vivendo due fasi tra loro sfalsate e quindi diverse rispetto all’effettivo compimento della propria vendetta. Con Abby è proposta la situazione psicologica di qualcuno che in questo senso ha già raggiunto il suo scopo, con Ellie quella di qualcuno che si è messo in testa di raggiungerlo e deve ancora farlo. Inoltre la loro reazione alla perdita della persona amata è anch’essa completamente diversa e ci rivela qualcosa sia sul loro carattere sia sul loro vissuto precedente al lutto.
Abby spende anni a prepararsi fisicamente per quando verrà il momento in cui potrà “prendersela comoda” con Joel. Considerato il modo in cui alla fine si sfoga, non oso immaginare l’intensità e la resistenza dell’ossessione che deve averla guidata, la quantità di odio covato e incanalato nella disciplina quotidiana, che le hanno permesso di restare fedele a questi binari logoranti per un periodo di tempo così lungo.
Ellie reagisce in maniera più impulsiva, incontenibile ed esplosiva.
Ecco, a questo punto, secondo me, invece di mettere sul piatto della bilancia le loro azioni per stabilire dall’esterno quale dei due gruppi risulti nel complesso moralmente peggiore, dovremmo innanzitutto provare a capire le ragioni di questa differenza. E quello che sto per scrivere a mio modo di vedere può essere un incipit.
Riprendendo dall’accenno al vissuto passato, partiamo quindi anche da un secondo presupposto: Ellie è una persona che, almeno da quando è scoppiata l’epidemia fino all’inizio del primo gioco, da quello che ci è dato sapere, ha sofferto sicuramente più di Abby. Azzardiamo questo assunto. Ha perso entrambi i genitori ritrovando in Joel la speranza, così terribilmente remota nel mondo post-apocalittico in cui vive, di poter contare nuovamente su una figura molto simile a quella paterna. Il loro legame, tra le altre cose, deriva da questo ed è probabilmente molto più forte di quanto loro stessi (soprattutto Ellie) si rendano conto in superficie, quindi quella che vive lei è una
seconda disintegrazione
totale di un tipo di affetti che pensava di avere già perso per sempre prima di incontrare Joel. Dovremmo riflettere un attimino su cosa possa aver significato per lei tutto ciò a partire dall’essere presente e resa incapace di intervenire dentro quella stanza dello chalet. E di conseguenza su cosa possa aver significato per lei lasciare andare Abby.
Non solo, il suo rapporto con Joel, da un certo momento in poi fino all’ultimatum concessogli, è stato disturbato con insistenza crescente da quell’insopportabile bugia che l’ha costretta a sua volta, per paura di rovinarlo, a mantenere segreti o al limite impliciti il suo sospetto e le sue emozioni a riguardo, trasformandola, soprattutto davanti alla sua coscienza, in una seconda bugiarda.
(inquadratura d’impatto ma che capisco possa essere considerata ridondante nel suo rimarcare apertamente questa dinamica introspettiva in corso fra i due personaggi)
In seguito, trascorso del tempo dalla confessione di Joel, pur non riuscendo ad accettare di essere stata privata da lui della facoltà di scegliere di sacrificare la propria vita, dandole così - secondo lei - un senso preciso, un’importanza, per donare il vaccino all’umanità*, nell’ultimo periodo fino alla sera prima della tragedia Ellie era in procinto di iniziare a provarci (ad accettarlo) per restaurare il rapporto con lui e andare avanti.
*In realtà a pensarci bene mi sembra che qui sorga un possibile problema di coerenza e logica narrativa, ovvero: se Joel non fosse intervenuto per salvarla in che modo Ellie, già anestetizzata dai medici che stavano per operarla, avrebbe potuto prendere una decisione cosciente, cioè provvista di tutti gli elementi cognitivi necessari ad essere presa, senza essere stata messa al corrente, prima di procedere, che le sarebbe costata la vita? Quindi perché sembra invece che Ellie addossi a Joel
tutta la responsabilità di averglielo impedito senza dividerla con l’équipe medica (Jerry in primis), Marlene e le Luci coinvolte?
Al limite, per credere che la sua volontà non sarebbe cambiata, non ci rimane che fare affidamento su due cose: 1) il fatto che Ellie sia stata particolarmente insistente e passionale, a differenza di Joel, nello spingere il loro viaggio fino alla meta e 2) la convinzione di Marlene (che la conosceva fin dalla nascita ed era un’amica della madre di Ellie), espressa poco prima di essere uccisa da Joel, secondo la quale “è quello che lei avrebbe voluto”.