D’accordo, ma in mancanza di altro sono costretto ad interpretare la risposta come un “non lo so”. In tal caso, allora, se non sei in grado di dire che “definire gli obiettivi nel modo in cui vorresti lo facessero è possibile” non dovresti nemmeno sentirti autorizzato a chiedere di farlo prima, innanzitutto, di chiedere loro e/o a te stesso se sia possibile farlo, cioè quello che si pone di scoprire - sul "a te stesso" - la domanda che ti ho rivolto. E più sotto nel tuo post, fuori da questo primo quote che ho estrapolato, un’opinione me l’hai data.
Mi spiego più diffusamente qui sotto.
Sì, in virtù di ciò è possibile o probabile che i decisori stiano più o meno relativamente “navigando a vista”, ma che si atteggino in modo tale da nasconderlo il più possibile davanti all’opinione pubblica, gonfiando la percezione sulla propria lungimiranza. Tuttavia ciò non rende chiara la tua deduzione, perché per dire che “non sanno cosa cazzo fare”
e contemporaneamente sostenere la fallacia del TINA (sempre che non si voglia abbandonare l'Ucraina alla mercé della Russia) devi essere certo che “si possa sapere cosa cazzo fare (ed eventualmente in quale misura, ndr)”, da qui la mia domanda. Invece nelle tue affermazioni,
visto che le usi per sostenere la falsità e l’imbroglio del TINA (sempre che non si voglia abbandonare l'Ucraina alla mercé della Russia), manca totalmente questo secondo punto di riferimento (cioè l’ultima parte della frase precedente). E se non si riesce a stabilire un livello di specificità con cui esporre gli obiettivi che rientri in ciò che tu ritieni essere una soglia accettabile, questo non significa automaticamente che, nei fatti contingenti, “le sanzioni implementate non servano ad aiutare l’Ucraina” e che “non stiano avendo (o ponendo le basi per generare) effetti negativi sull’economia russa”. Ciò che hai espresso finora non è sufficiente né per giungere a questa conclusione, né per dire che quelle implementate siano “sanzioni
completamente a caso”.
Sui grassetti in relazione l'uno con l'altro: "si attaccano al cazzo" mi sembra un'espressione poco comprensibile nel contesto. Si cerca intanto di creare difficoltà, impasse (e non dimentichiamo che la Russia nel frattempo è impegnata direttamente in una guerra). Per esempio nel caso del gas non ho ancora letto di un ripiegamento portato a termine con successo su un mercato alternativo, infatti lo stanno bruciando al confine con la Finlandia pur di non erogarlo in Europa. Se poi provano la triangolazione col trasporto via mare ci sono gli assicuratori occidentali che dominano la scena (ma anche così non sto apponendo l'ultima parola, infatti si chiama "economic warfare", non "planned victory").
Su quanto la narrazione ufficiale (di chi? dei decisori?) si discosti dal fotografare questa realtà fatta di tentativi più o meno efficaci non mi esprimo con giudizi certi perché sono titubante. Di soluzioni proclamate come supreme e definitive mi sembra di non averne ancora sentite, ma potrei sbagliarmi. Tuttavia di cherry picking poco trasparente credo ce ne sia stato (per la cronaca: anche la Russia lo fa sui dati della propria economia che mette a disposizione).
Senti Cart, non riesco davvero a trattenermi e la domanda mi sorge spontanea.

Quando qualcuno si consola sul fatto che il cameriere, il cuoco o il lavapiatti di un'impresa di ristorazione da veder fallire, peraltro non responsabili del "godimento nel chiedere il lasciapassare" dei propri datori di lavoro, perdono il lavoro a causa di tale fallimento (poiché questa è una delle conseguenze), lasci passare tutto in sordina senza fare una piega, mentre a me, sulla perdita del lavoro dell'italiano, mi fai il rilievo su un - da te definito - paradosso?
Ho capito, però cerchiamo di non perpetuare la tecnica della sostituzione di Conte: inceneritore e termovalorizzatore non sono sinonimi, non indicano lo stesso impianto.