No, non sono il difensore delle banche, semplicemente affronto la questione con cognizione di causa, dato che studio questi temi quotidianamente e li insegno anche.
Nel dibattito sul tema suggerirei di lasciar perdere casi estremi che non rappresentano la realtà media delle cose, pur non sottovalutandone l'impatto in un'analisi generale, o improbabili governatori svedesi che non hanno, giocoforza, sotto gli occhi il caso specifico italiano e invece mi rivolgerei a fonti più consone alla nostra realtà come l'Unità Informativa Finanziaria, l'ente che studia, gestisce e redige statistiche in materia di riciclaggio nel nostro Paese (e che poi si riunisce a livello internazionale nel FATF-GAFI) o il Comitato di Sicurezza Finanziaria, di cui fanno parte i tecnici del MEF, del MISE, della GDF, della DIA, ecc...
Banalmente suggerisco di prendere in esame.
- Decreto del Ministero di Giustizia del 16 aprile
2010 il quale richiama come fattore oggettivo di rischio il ricorso per importi rilevanti al contante, a libretti di deposito al portatore ovvero ad altri titoli al portatore, nonché a valuta estera e all’oro.
- Decreto Legislativo 231/07 il quale richiama all'art. 24 come fattore oggettivo di rischio tutte le attività economiche caratterizzate da un elevato utilizzo del denaro contante
- l'Analisi nazionale dei rischi di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo elaborata dal Comitato di sicurezza finanziaria, la quale addirittura si spinge ad assegnare ad ogni Provincia italiana un grado di rischio di riciclaggio e come indicatore utilizza proprio la diffusione del denaro contante. Cito dal documento: "Sulla base dei dati disponibili si evince che in Italia l’uso del contante è ancora generalizzato e continua a presentare un fattore contestuale di rischio per il riciclaggio e l’evasione fiscale , ma si osserva di recente un trend positivo di crescita dell’uso di strumenti alternativi". Trend, aggiungo, che ora ovviamente è facile immaginare verrà invertito da questo aumento della soglia. L'uso eccessivo del contante viene esplicitamente richiamato come indicatore di rischio per il settore privato.
Se ciò non ti bastasse ti invito ad andare a studiare i rapporti annuali della sopraccitata UIF e i quaderni antiriciclaggio della stessa su questo tema.
Posso inoltre aggiungere una mia statistica personale, perché non essendo un commentatore medio sulla tematica ma un docente pagato per studiare ed insegnare questa materia, ho prestato consulenza in più di trecento tra studi commercialisti, società di revisione e associazioni di categoria e posso garantire che il problema del contante legato all'evasione fiscale e ancor più al riciclaggio esiste ed è molto molto diffuso in Italia. Se dovesse salire la soglia come annunciato, già immagino ad esempio quali difficoltà avranno le società di elaborazioni dati che agiscono all'interno delle grandi associazioni di categoria (parliamo di soggetti che gestiscono migliaia di contabilità di esercenti) nel dover riconoscere la liceità dei movimenti di cassa in entrata ed in uscita. Penso ad esempio a tutti i negozi cinesi che sono puro veicolo di riciclaggio della mafia di medesima origine, che potranno molto più agevolmente riciclare attraverso un'accresciuta quantità di pagamenti a fornitori in contante.
Perché forse il dibattito in Italia è poco concentrato sul tema ma abbiamo ancora una grande questione irrisolta di contaminazione e infiltrazione di fenomeni mafiosi, i cui proventi sono principalmente in denaro contante e che necessitano delle più disparate tecniche per riciclare tale contante e l'innalzamento della soglia offre loro un ulteriore spunto.
Non a caso già si inizia a parlare nuovamente di voluntary disclosure e credo che la cosa sia molto rappresentativa della direzione che si intende dare a questi temi...
Non è mia intenzione demonizzare il contante in quanto tale né sottovalutarne la valenza, in alcuni casi persino simbolica, che possiede ma ogni situazione va analizzata per il caso specifico e far finta che in Italia non ci sia questo tipo di problema è sinonimo o di cecità o di connivenza. Non c'è alternativa.