Aggiornamento estivo prima di partire per le vacanze:
Godzilla minus one di Takashi Yamazaki, 2023. È un buon monster movie con una ottima effettistica malgrado il budget non faraonico. L'intreccio e i personaggi sono abbastanza debolucci così come il sottotesto che ho trovato piatta e a tratti ambivalente. Forse lo avrei apprezzato di più se non esistesse già Shin Godzilla di Anno che è sicuramente in un'altra categoria.
Poi scorpacciata Honkongese:
The 36th chamber of Shaolin di Lau Kar-leung 1978. Classica storia di vendetta elevata però dalla sequenza dell'allenamento, arrivati alla fine ogni colpo messo a segno è fisicamente e spiritualmente guadagnato tanto dal protagonista quanto dallo spettatore. Piaciuto, lo rivedrei volentieri.
The 8 Diagram Pole Fighter di Lau Kar-leung, 1984. Questo più caciarone con coreografie folli con decine di comparse in scena, livelli di energia altissimi e quasi fisicamente stancanti, pazzesco. Ho adorato il modo in cui accosta il tono serio della storia di vendetta (ovviamente) con l'assurdità di alcune situazioni d'azione, più certi dettagli platealmente comici che nel contesto ho trovato inaspettati ed esilaranti. Molto divertente, pure questo lo rivedrei volentieri.
Five fingers of death di Jeong Chang-hwa, 1972. Di questo ho apprezzato sicuramente l'importanza storica e i riferimenti (dalle plateali citazioni tarantiniane a plausibilmente Dragonball?!?) ma intreccio, personaggi e coreografie non mi hanno catturato.
Come drink with me di King Hu, 1966. Questo molto bello non solo come film di arti marziali ma come film in generale, con delle bellissime scene di quiete che lasciano respirare ambienti e personaggi fra una sequenza di azione e l'altra. Mi è dispiaciuto solo che il personaggio di Cheng Pei-Pei venga messo in disparte nella seconda metà del film, mentre avrebbe meritato un arco narrativo molto più soddisfacente o perlomeno, non monco. Comunque piaciuto molto e lo rivedrei.
Intimate confessions of a Chinese courtesan di Chor Yuen, 1972. Inizialmente non mi stava convincendo ma il film è un continuo e inesorabile crescendo, fino a un climax che comprensibilmente Tarantino ha voluto rifare uguale perché un bagno di sangue così estetico dubito si fosse mai visto. Titolo internazionale un po' infelice (originale: 愛奴) ma piaciuto davvero molto.
The one-armed swordsman di Chang Cheh, 1967. Non ho trovato la storia, i personaggi, né lo stile di combattimento di cui al titolo particolarmente convincenti. È anche probabilmente troppo lungo per un intreccio così semplice, con un ritmo che nella seconda metà arranca vistosamente. È comunque un prodotto realizzato con cura e competenza, anche se direi non imperdibile.
Poi ovviamente non ho potuto né voluto resistere e sono andato a rivedermi entrambi i volumi di Kill Bill che restano favolosi (di cui il vol. 2 ancora più favoloso).
Altre cose viste:
Anatomie d'une chute di Justine Triet, 2023. Molto avvincente come thriller ostentatamente e pedissequamente procedurale, poi finisce senza particolari guizzi, che capisco fosse in parte il punto ma non ho trovato che questo sollevasse spunti nuovi o interessanti. Comunque visione inaspettatamente gradevole data la materia e il programma narrativo, non era banale.
Beau travail di Claire Denis, 1999. Sento di non averlo del tutto capito su un piano letterale, ma come nel precedente, meraviglioso Chocolat Denis preferisce lasciar parlare altro: è un film di immagini, silenzi, spazi, sguardi, corpi. Anche qui forse per mio bias vedo soprattutto un'osservazione del post-colonialismo (così come per il colonialismo in Chocolat) come sterile esercizio di impotenza e di umiliazione, tanto per il colonizzato quanto per il colonizzatore. È però un film che si presta a numerose letture e su diversi piani, dallo specifico all'universale, dal politico allo psicologico, così come esperienza estetica in sé e per sé, e che vorrei assolutamente rivedere almeno un'altra volta.
Fra le serie ho visto anche la seconda stagione di Prisma di Bessegato, che è sempre più platealmente pubblicità progresso, ma comunque mantiene i buoni-ottimi livelli della prima stagione così come di Skam.