Io parlo di quello che posso evincere dalle sue dichiarazioni, dove addirittura dice di non aver parlato con nessuno per lunghi periodi di tempo, cosa impossibile se lavori in un team, ovvio poi che non facesse tutto da solo, ma da quello che si può leggere su di lui si nota una personalità solitaria, la sua riluttanza ad avere assistenti comunque è sempre stata un pò al centro delle critiche che gli si rivolgevano, in genere lavorava praticamente isolato da tutto e tutti, anche questo possiamo evincerlo dalle sue dichiarazioni, il perchè possiamo solo ipotizzarlo, certo è che non gli ha fatto bene.
Almeno negli ultimi anni gli assistenti li aveva. Che infatti sono alla base delle speculazioni su un eventuale proseguimento della storia in mano proprio a chi lavorava con lui. Credo che quella specifica dichiarazione sulla solitudine fosse più vecchia. E comunque non immaginiamoci la realizzazione di un manga seriale giapponese in "team" come una piacevole sessione di lavoro con gli amici. Credo sia un processo abbastanza alienante, viste le scadenze ignobili che ha quel mercato là e dalle quali Miura si era emancipato, probabilmente per questioni di salute e perché poteva permetterselo.
Io comunque spero che questa brutta faccenda apra una discussione seria sulla concezione del lavoro, quantomeno nell'ambito del fumetto seriale. è un problema che sta alla radice della società giapponese, dove le parti coinvolte sono tutte a loro modo "colpevoli" (in questo caso editore, autore, fandom), e quindi difficile da modificare ma non è più una cosa in alcun modo accettabile. Miura ci è morto (forse il primo?), ma è una storia vecchia, e di mangaka malati psicologicamente e fisicamente è pieno il mercato. Credo che un barlume di coscienza stia cominciando ad intravedersi, se penso ad esempio alle pause imposte da Jump ad Oda che a quanto pare stava venendo risucchiato dalla lavorazione di One Piece.
Che poi, prendendo il caso di Oda, qual è il risultato? One Piece era uno shonen molto bello, a suo modo rivoluzionario, molto ben disegnato, con una storia intrigante e con un'ottima progressione dei personaggi. Adesso è una matassa nevrotica e incomprensibile, claustrofobica e obesa di personaggi, che ha perso gran parte del suo fascino e che, per quanto mi riguarda, vive un po' del carisma indiscusso del suo mondo e un bel po' di rendita. Non consiglierei a nessuno di guardarsi le tavole recenti di One Piece per indurlo ad iniziare il manga.
Colpa di Oda? Difficile puntare il dito, se lavori da trent'anni ad un'unica storia, con dei ritmi inimmaginabili. Potrebbe emanciparsi anche lui? Vero, ma è comunque una sua scelta.
E il One Piece di adesso è lo specchio delle condizioni di un autore che anche se non se ne vuole accorgere, è sfiancato. E qual è il senso di portare avanti una saga per tutto questo tempo e a questi ritmi quando il risultato è una enorme perdita di qualità? Il guadagno, certo. Ma anche una certa logica del sacrificio insita nella cultura giapponese, che rende tutto questo una cosa normale.
Almeno Miura aveva scelto di non sacrificare in alcun modo il suo inconfondibile e precisissimo stile barocco e di prendersi i suoi tempi, magari per non morirci. Poi ci è morto lo stesso, perché il suo corpo gli ha fatto pagare il conto.
Il pubblico va educato a non fare i capricci e a non pretendere la sua dose settimanale di 20 tavole (venti), per il bene di tutti. è una rivoluzione editoriale gigante per il Giappone, me ne rendo conto, ma il meccanismo attuale è malato.
Ché poi mi sa che se Miura non avesse lavorato per tanto tempo a questi ritmi folli, non ci sarebbe stato questo stacco gigantesco tra un capitolo e l'altro di Berserk, in seguito.