ma che oh, diebuster è bello
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visto now and then, here and there, una visione decisamente straziante. una storia di abusi e ingiustizie di guerra e infanzie negate per niente edulcorata, senza patetismi ma con immagini giuste, forti senza essere spettacolari.
tema della guerra affiancato a quella dell'ambientalismo, non originalissimo ma trattato essenzialmente e quindi riuscendo anche a essere convincente, si delinea bene questo mondo alternativo (parallelo? futuro? rimane abbastanza ambiguo su questo punto, ma va bene così) senza che il peso della critica o della metafora schiacci tutto.
protagonista dall'incrollabile ottimismo che funge da perfetto riflesso per i continui orrori. un ottimismo che acuisce la negatività, si tratta di un buon uso dello stereotipo.
infine tanti lodi alla regia, che riesce a limitare e ovviare gli evidentissimi limiti tecnici. le inquadrature statiche, i numerosi primi piani, il largo utilizzo del fuoricampo sono tutte soluzioni che riescono a conferire drammaticità senza stonare.
conclusa la lettura dell'integrale di lone sloane, primo contatto che ho con philippe druillet. che trip //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif le tavole di druillet lasciano veramente spiazzati, sono estremamente articolate, stratificate e dettagliate, nella stessa pagina può puntare a un grande dinamismo così come a una forte plasticità. uno stile in continua mutazione, una ricerca artistica incessante e sempre stimolante.
con queste caratteristiche vengono confezionate storie totalmente importante al fantastico, in cui una netta rigida distinzione di genere tra fantascienza e fantasy non mi sembra sempre possibile. sono sì storie ambientate nello spazio o su pianeti sconosciuti, in un lontanissimo futuro, ma quello evocato non è mai un universo pienamente razionale, viene sempre ritagliato un certo spazio per l'inspiegabile, l'irrazionale, in qualche modo un ineliminabile elemento magico. in generale non sono storie che vogliono poggiare su rigide basi scientifiche, ma lasciare appunto che il puro fantastico si dispieghi in tutta la sua forza. e il bello in tutto ciò è che le tavole di druillet, nella loro precisione e cura per i dettagli, riescono a essere comunque dei trampolini di lancio per la fantasia stessa del lettore, perché l'accumulo di particolari invece di essere qualcosa di costrittivo riesce a essere in qualche modo liberatorio, speculativo. c'è una frazione di incompletezza, di non detto, che sta al lettore riempire, ma non come operazione forzatamente intellettuale quanto come inevitabile e neturale sentimento di coinvolgimento durante la lettura, escapismo allo stato puro.
un volume insomma magnifico. unica minuscola nota dolente è la storia delirius 2, in cui i disegni, complice una travagliata storia editoriale, sono inizialmente sottotono. tavole inizialmente e forzatamente più tradizionali, una meno interessante costruzione della pagina in vignette, ma una volta che la storia prende piede druillet torna a confezionare tavole articolate ed ampie, avendo però inevitabilmente perso qualcosa in visionarietà rispetto alle storie precedenti.
urge recuperare al più presto salammbò.