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Ishramit
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Non è il mio caso, almeno per ora, di fatto sono estremamente attirato dalla morte in sé (a prescindere da ciò che viene dopo) e dalla sua sublime potenza: la contemplazione della morte offre emozioni davvero, davvero potenti.Ma questo è un ammonimento che mi sento di rigirarti anch'io. Sarebbe normale trovare rifugio nella religione per coloro che hanno una paura fottuta del dopo e che non riescono a concepire un vuoto che annulla la coscienza. D'altronde, secondariamente alla necessità di spiegare cosa fosse il tuono, questo è il motivo che ha fatto nascere la religione.La domanda è: religione per fede o religione per paura? Nella mia vita credo di averne conosciuti molti di religiosi per paura, che a discutere di eterno ritorno e di nichilismo strabuzzavano gli occhi, cominciavano a sudare e innervosirsi.
Ciò che mi ha sconvolto è che ho trovato qualcosa di ancora più potente, e che si trova più facilmente, anche senza bisogno di un'ispirazione, eppure non penso che la morte cesserà facilmente di punzecchiare la mia curiosità.
Comunque accetto volentieri che tu mi rigiri l'"ammonimento", so benissimo di non essere a nessun punto di arrivo, e che ne ho ancora parecchia di strada da fare. Però mi rendo conto anche di convertirmi continuamente, da cinque anni a questa parte non posso pensarne uno in cui la mia "posizione" spirituale è stata analoga a quella dell'anno precedente (ma anche in tempi più brevi eh), il fatto è che tutto ciò che trovavo era sempre e solo una parte di qualcosa di più grande.
Ed ho iniziato con la natura intera, chissà dove si arriva...
PS: comunque concordo con Eris: non si può avere fede per paura, quella è tutt'altro che fede, e non nego che qualcuno ci caschi. Non si può avere fede per paura del demonio, se si ha fede è per cercare il divino.