Se pensi che "morale" ed "empatia" siano assimilabili non devi (ri)leggerti solo i manuali di etologia, devo supporre...
Una cosa è provare empatia, ben altra è avere un criterio CULTURALE per la SCELTA, criterio sviluppatosi attraverso la storia e la cui rottura provoca un profondo senso di disagio interiore. Criterio che nemmeno le scimmie conoscono, forse per loro fortuna, la morale nasce (supponiamo, ancora di certezze non ce ne sono, quando hai parlato di evidenze mi è venuto da ridere) nel momento in cui i primi homo sapiens riuscirono a creare armi, armi capaci di fare il "male" che quelle naturali non permettevano: i lupi sono provvisti di istinti inibitori (sí, quelli che chiami impropriamente "morale") per evitare di usare impropriamente gli artigli, istinti conosciuti attraverso il DNA e l'apprendimento infantile, l'uomo, invece, naturalmente sprovvisto di armi naturali, quegli istinti NON li ha, o comunque non ne ha nella giusta misura. Che succede, dunque? L'uomo si trova davanti all'estinzione, o alla necessità di creare una nuova struttura grazie alle possibilità culturali garantite dal nuovo stato ontologico (le stesse che creano le armi), attraverso l'educazione ed il trapasso delle nozioni (TOTALMENTE ASSENTE a livello generazionale negli altri primati, a quanto pare) che gli permettono di creare un istinto diverso, un istinto "artificiale", delle inibizioni culturali e non filogenetiche. Questo generalmente lo chiamiamo "morale" o "etica", a seconda dei casi, nella teologia cattolica è la scoperta della Legge Morale Naturale insita in tutti gli esseri viventi, rivelata definitivamente nelle Scritture ma accessibile anche con la ricerca individuale.