Beh, veramente sull'Antico Testamento siamo tutti d'accordo.
La Chiesa Cattolica, la maggior parte dei teologi protestanti, gli Anglicani, gli Ortodossi, gli ebrei (e ci mancherebbe, è la loro tradizione!), eccetera.
Anche perchè è difficile nascondere l'evidenza.
Non i racconti presenti nella Genesi hanno delle somiglianze con i scritti sumeri e babilonesi, bensì qualcuno all'interno di questi primi 11 capitoli... che sono una piccola frazione dell'intera Sacra Scrittura.
Ma i teologi commentatori della Bibbia di Gerusalemme tutto questo lo sanno, infatti hanno messo la seguente nota:
“Possediamo parecchie narrazioni babilonesi sul diluvio, che presentano rassomiglianze considerevoli con il racconto biblico.
Questo non ne dipende, ma attinge alla medesima eredità: il ricordo di una o più inondazioni disastrose della valle del Tigri e dell'Eufrate, che la tradizione aveva ingrandite con dimensioni di un cataclisma universale.
Tuttavia, ed è l'essenziale, l'autore sacro ha caricato questo ricordo con un insegnamento eterno sulla giustizia e sulla misericordia di ***, sulla malizia dell'uomo e sulla salvezza accordata al giusto (cf. Eb 11,7). È un giudizio di *** che prefigura quello degli ultimi tempi (Lc 17,265; Mt 24,37s) come la salvezza accordata a Noè raffigura la salvezza con le acque del battesimo (1 Pt 3,20-21)”
E anche stavolta devo ripeterti (leggendo lo scritto qui sopra) che come metti il piedino fuori da quei 11 capitoli iniziali della Genesi, tutta la tua teoria va nuovamente in fumo.
A meno che, ovviamente, tu non cominci a considerare quei capitoli come veritieri e tutto il resto falso secondo una tua personalissima selezione di convenienza.
In caso contrario, si può riconoscere una profonda presenza teologica nella visione di tutto l'insieme.
Ma quello che è ancora più importante da sapere e da capire, è che (nel caso ad esempio del diluvio di Noè) il messaggio di fondo è eterno e ci può aiutare anche oggi, dato che è un vangelo (cioè una buona notizia: quella della salvezza dal diluvio del peccato... sempre tramite *** e la fede).
a me pare chiaro che intende dire che se ora mangiasse pure il frutto dell'albero della vita vivrebbe per sempre e quindi per quel motivo *** lo caccia, tu ora puoi rileggerti la versione CEI ma alla fine dice la stessa cosa.
Qui c'è un errore di base.
*** PRIMA che Adamo mangiasse il frutto proibito (prima che peccasse, insomma), poteva già accedere al frutto dell'albero della Vita quanto e quando voleva.
DOPO il peccato, questo non era più possibile. Non era più possibile per una semplice questione naturale delle cose, però.
Adamo peccando aveva esposto la sua anima alla morte, così come aveva esposto alla morte i suoi figli, sua moglie (che si era già di suo auto-condannata) e tutto il resto della stirpe.
Tuttavia *** è comunque intervenuto con un cibo ancora più vitale e potente.
Ma questo lo possiamo leggere nel Vangelo, quando il Cristo disse:
“Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,50-51)
Sitchin ha fatto quello che faccio io quando da piccolo leggevo Topolino:
Sfogliata veloce delle pagine, quello che capisco capisco il resto è fuffa.
Mi dispiace, un'interpretazione privata e superficiale di due versetti biblici escludendo tutto l'enorme materiale che ci gira attorno, per me, non è un modo serio di interpretare le Sacre Scritture.