Riflessione Smettetela di parlare di Woke nei Videogiochi

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'nsomma, si potrebbe pensare il contrario e dire che fa comodo considerare woke qualsiasi opera che rappresenta le minoranze così chi si lamenta delle opere ideologiche può essere tacciato di essere un intollerante che non vuole vedere le minoranze nei film/videogiochi/libri.
Come ho già detto e come mi hanno anche già risposto che nessuno lo fa, ormai non credo faccia comodo a nessuno etichettare con la parola woke la propria opera o quella che piace dato che questa parola è inutilizzabile a scopo difensivo, bensì ormai veicola solo disprezzo o al limite critica. Quello che dici tu sono d'accordo che venga fatto, ma non ergendo come scudo questa parola.
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Seria paura di offendere determinati target e floppare di vendite o avere un backlash di vario tipo?
Questo mi sembra controintuitivo visto che appunto si parla di minoranze. :hmm: Quanto possono incidere sul target?
Forte convinzione che se sei un autore bianco non puoi scrivere fino in fondo un personaggio afrodiscendente? Se sei uomo non puoi scrivere bene di donne?
Questi limiti aprioristici dettati dall'esterno danno fastidio anche a me.
Stiamo parlando di censura per quel che mi riguarda, non è che sia molto differente da quelle fatte in mille altri modi per mille altri motivi, politici, religiosi o ideologici di varia natura e tipologia. Cambia l'approccio, almeno all'apparenza, non necessariamente coatto, tipo caramella che viene offerta a mo' di indulgenza.
Insomma, la censura è per definizione impositiva. Ripeto, ho posto delle domande proprio per capire il tipo e l'intensità delle pressioni che queste aziende sono in grado di esercitare, altrimenti se quella di accettare il loro intervento è una scelta dello studio di sviluppo direi che, nei casi di stortura, si tratta di un'autocensura volontaria demandata a terzi.
una colpa consistente mi sembra proprio da ricercare nei gruppi di minoranze stessi che sono andati a riprenderla, più che nei media che hanno avuto un ruolo postumo. O comunque c'è una buona fetta di responsabilità da spartire, nel plasmare questo linguaggio a proprio piacimento.
Non sono abbastanza informato sulla fetta di responsabilità delle minoranze, ma se è così posso concordare sulla spartizione, tuttavia oltre ai media ci metterei anche partiti e personalità politiche.

Prendendo per buono ciò che dici sulla ripresa della parola risalente a 10 anni fa, lo schema in sequenza che vedo di quello che è successo è questo:

Nella metafora parola woke = parola solidarietà

  • Omino A solleva un cartello con scritto "solidarietà" (utilizzatori originari della parola woke);
  • Arriva B e solleva un secondo cartello con scritto "solidarietà verso - inserire cosa cattiva -" (minoranza estremista);
  • Infine arriva C (fronte dell'intolleranza) che, essendo in partenza contro A, indica B ma esclama "dobbiamo combattere la solidarietà" e non "dobbiamo combattere la solidarietà verso cosa cattiva".

Resta il fatto che per me quello che ha fatto B è stupido, masochista e relativamente dannoso per tutti, mentre quello che ha fatto C è subdolo e più pericoloso per le istanze di A rispetto a quello che ha fatto B e per tutti.
Ammesso e non concesso che si possano moderare concetti come la Cancel Culture o il White Washing per come è arrivato ad essere ormai inteso.
Sulla cancel culture bisognerebbe aprire un capitolo a sé per capire cosa significa e come viene intesa. Ho letto un articolo con una serie di interviste in cui le interpretazioni variavano.
 
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Questo mi sembra controintuitivo visto che appunto si parla di minoranze. :hmm: Quanto possono incidere sul target?
In che senso? Numericamente parliamo di raggruppamenti enormi, vedi gli afrodiscendenti. Avere un backlash in riferimento a tale comunità può portare ad una catastrofe al livello di immagine, specie perché sono battaglie che risuonano poi ben al di fuori dell'appartenenza stretta a tale minoranza.

Possiamo dire però che ad oggi si è sicuramente rivelata fallimentare la strategia di mettere delle ovvie ingerenze ideologiche e/o forzature in molti prodotti di massa. Quindi il giochino non funziona molto bene e immagino (spero) si vedrà una progressiva inversione di marcia, supponendo un ricambio sostanziale nelle figure dirigenziali (che non è detto avvenga).

Insomma, la censura è per definizione impositiva. Ripeto, ho posto delle domande proprio per capire il tipo e l'intensità delle pressioni che queste aziende sono in grado di esercitare, altrimenti se quella di accettare il loro intervento è una scelta dello studio di sviluppo direi che, nei casi di stortura, si tratta di un'autocensura volontaria demandata a terzi.
Se io sono uno scrittore e la mia casa editoriale avvalla quel tipo di controllo mi è, di fatto, imposto dall'alto. Se sono uno scenario writer e la mia sceneggiatura o i miei personaggi devono passare dal controllo di terzi perché Mr. Produttore John Johnson ha deciso così, io devo sottostare comunque. La curiosità dietro tale scelta è il perché la casa editoriale o il prodotture X o Mr. col potere Z decida di fare questo passaggio a terzi. Affine ideologia di chi detenie potere decisionale? Seria paura di non soddisfare un determinato target (o gruppi di target)? Una sopravvalutazione di tali movimenti estremisti e dell'eventuale e/o potenziale merda possano riuscire a tirarti addosso?

Prendendo per buono ciò che dici sulla ripresa della parola risalente a 10 anni fa, lo schema in sequenza che vedo di quello che è successo è questo:

Nella metafora parola woke = parola solidarietà

  • Omino A solleva un cartello con scritto "solidarietà" (utilizzatori originari della parola woke);
  • Arriva B e solleva un secondo cartello con scritto "solidarietà verso - inserire cosa brutta -" (minoranza estremista);
  • Infine arriva C (fronte dell'intolleranza) che, essendo in partenza contro A, indica B ma esclama "dobbiamo combattere la solidarietà" e non "dobbiamo combattere la solidarietà verso cosa brutta".

Resta il fatto che per me quello che ha fatto B è stupido, masochista e relativamente dannoso per tutti, mentre quello che ha fatto C è subdolo e più pericoloso per le istanze di A rispetto a quello che ha fatto B e per tutti.

Sulla cancel culture bisognerebbe aprire un capitolo a sé per capire cosa significa e come viene intesa. Ho letto un articolo con una serie di interviste in cui le interpretazioni variavano.

Al che si ritorna al punto di partenza, cosa vogliamo (vogliono) rappresentare con "Woke"? I pilastri " Cancel Culture" "White Washing" "Appropriazione Culturale"? Eh, in bocca al lupo ad utilizzarla senza renderla di per sé roba intollerante. Quindi nasce una chiave di lettura diversa, nel caso: B la sta portando avanti con cognizione di causa (cioè violenta ed estrema), A è un ingenuo. C fa quello che fa C in ogni dibattito pubblico.

Vogliamo appioppargli altri connotati? O discutere che i primi tre siano sensati? O che non sia quello il significato di Woke? Vogliamo aggiungerci il Politicamente Corretto e vedere se anche lui possiede connotati positivi ed è stata strumentalizzata come parola?

Per questo il discorso delle premesse è importante, la parola oramai è strumentalizzata a tal punto da diventare bersaglio di fuoco incrociato. La soluzione più rapida sarebbe quella di tranciare tale termine dal dibattito pubblico, tanto oramai appare senza punto di ritorno, e cominciare a discutere in modo specifico ogni eventuale problematica. Ma questo, beninteso, non cambia mezza virgola alle critiche poste a tali problematiche, se ne cambia semplicemente l'eventuale raggruppamento formale o se ne evita uno così generico.

Oppure, come dicevo, si viene a patti che nel linguaggio corrente abbia assunto un significato di raggruppamento di discutibili battaglie ideologiche a tinte estremiste e pertanto scoperto a critiche legittime, strumentalizzazioni politiche, strumentalizzazioni filosofiche, stendardo per sfacciata intolleranza, and so on.
 
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In che senso? Numericamente parliamo di raggruppamenti enormi, vedi gli afrodiscendenti. Avere un backlash in riferimento a tale comunità può portare ad una catastrofe al livello di immagine, specie perché sono battaglie che risuonano poi ben al di fuori dell'appartenenza stretta a tale minoranza.
Suppongo tu abbia ragione su questo punto. Il fatto di risuonare anche al di fuori ho dimenticato di aggiungerlo nel post precedente.
Possiamo dire però che ad oggi si è sicuramente rivelata fallimentare la strategia di mettere delle ovvie ingerenze ideologiche e/o forzature in molti prodotti di massa. Quindi il giochino non funziona molto bene e immagino (spero) si vedrà una progressiva inversione di marcia, supponendo un ricambio sostanziale nelle figure dirigenziali (che non è detto avvenga).
Qui invece torniamo alla necessità di dimostrare il rapporto causa-conseguenza di tali inserimenti rispetto alla quantità di successo riscosso (cioè che i flop non siano riconducibili prevalentemente ad altri motivi attinenti la qualità del prodotto) e che le lamentele sulle versioni eccessive del woke non facciano parte di una bolla del web che sposta poco. O no?
Al che si ritorna al punto di partenza, cosa vogliamo (vogliono) rappresentare con "Woke"? I pilastri " Cancel Culture" "White Washing" "Appropriazione Culturale"? Eh, in bocca al lupo ad utilizzarla senza renderla di per sé roba intollerante. Quindi nasce una chiave di lettura diversa, nel caso: B la sta portando avanti con cognizione di causa (cioè violenta ed estrema), A è un ingenuo. C fa quello che fa C in ogni dibattito pubblico.
Aspe', in che senso A è un ingenuo? :asd:
Se io sono uno scrittore e la mia casa editoriale avvalla quel tipo di controllo mi è, di fatto, imposto dall'alto. Se sono uno scenario writer e la mia sceneggiatura o i miei personaggi devono passare dal controllo di terzi perché Mr. Produttore John Johnson ha deciso così, io devo sottostare comunque. La curiosità dietro tale scelta è il perché la casa editoriale o il prodotture X o Mr. col potere Z decida di fare questo passaggio a terzi.
Dipende in cosa consiste questo controllo e soprattutto se allo scrittore venga comunque lasciato il potere di veto sui "suggerimenti" da implementare. Se il produttore si intromette in questo scambio fra "sensitivity reader" e scrittore appoggiando il primo direi che si sta verificando una pressione tendente alla censura.
Per questo il discorso delle premesse è importante, la parola oramai è strumentalizzata a tal punto da diventare bersaglio di fuoco incrociato. La soluzione più rapida sarebbe quella di tranciare tale termine dal dibattito pubblico, tanto oramai appare senza punto di ritorno, e cominciare a discutere in modo specifico ogni eventuale problematica. Ma questo, beninteso, non cambia mezza virgola alle critiche poste a tali problematiche, se ne cambia semplicemente l'eventuale raggruppamento formale o se ne evita uno così generico.

Oppure, come dicevo, si viene a patti che nel linguaggio corrente abbia assunto un significato di raggruppamento di discutibili battaglie ideologiche a tinte estremiste e pertanto scoperto a critiche legittime, strumentalizzazioni politiche, strumentalizzazioni filosofiche, stendardo per sfacciata intolleranza, and so on.
Disfarsene è ciò che suggerivo all'inizio in linea ipotetica. Per la questione del venire a patti il mio punto è che oggi il problema è che woke non sia più bersaglio di fuoco incrociato, ma del fuoco dell'intolleranza e della critica eventualmente legittima di D (introduciamo D) il quale però, usando il medesimo termine fuori dal suo controllo, si fa strumentalizzare da C. Io voglio essere (anche) eventualmente D ma più "furbo", voglio eventualmente criticare B senza farmi strumentalizzare da C. Oggi woke è sotto il controllo di C che lo rilancia caoticamente perché col caos semantico porta avanti i suoi desiderata.

Quindi, se io, nella mia critica, piuttosto che usare la parola woke la evito elaborando un discorso approfondito caso per caso e libero da tale etichetta, impedisco a C di strumentalizzarmi. Per me cambia nettamente.
 
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Per esempio nel caso ci fosse un'imposizione di forzature per ragioni di marketing ed in combutta coi "sensitivity readers" che differenza ci sarebbe col neoannunciato Elden Ring Nightreign? Non stiamo parlando di un milkaggio con una formula che pesca pure dai battle royale voluto (e quindi imposto) da Bamco per cavalcare una presunta tendenza di mercato (quindi operazione basata su analisi) che comprime la libertà creativa/autorialità e sottrae risorse ad altri progetti maggiormente degni? Sempre di pressioni/imposizioni si parlerebbe. Per coerenza dovremmo aspettarci lo stesso backlash e la stessa indignazione? Che suppongo non ci saranno.
 
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Onestamente, è tutto marketing, è tutta fuffa e il mondo sta trattando la comunità LGBTQIA+ come fossero un branco di disabili cui serve assistenza, perchè senza i pronomi nei giochi non sai più scegliere il personaggio.
Perchè devo strizzare l'occhio a dei consumer che sono ESATTAMENTE COME CHIUNQUE ALTRO?
E' un insulto a tutti il WOKE...è come se facessero del fan service (fatto male) per ogni "categoria" di persone esistenti (stereotipandole per lo più frall'altro).
Che poi a chi segue certe culture piace immaginare il mondo diviso in grandi gruppi come Divergent manco fossero dei cazzo di liceali.
 
Ultima modifica da un moderatore:
Ah ma questo topic è ancora attivo?
Abbiamo già deciso come mai se scrivi una brutta sceneggiatura con etero bianchi è una brutta sceneggiatura, mentre se scrivi una brutta sceneggiatura con lgbt+/neri è woke?

Siamo tutti liberi di scrivere personaggi e sceneggiature brutte, ma sugli etero. Sennò è propaganda

Che sia chiaro
 
Da una live del TGA di uno Youtuber che seguo.

Poi mi si chiede perché ho messo questo titolo a questo topic....
 

Allegati

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Sta cadendo anche l’ultima maschera. Prima si diceva “eeeeh ma non sono contrario a protagonisti donna o di colore, sono contrario se vengono inseriti forzatamente in contesti o IP storiche!!”

Poi fanno una nuova ip e la gente perde comunque la testa per una protagonista completamente nuova, slegata da qualsiasi universo. Cade anche l’ultimo baluardo delle scuse fantastiche per non ammettere i reali motivi dietro questo astio :asd:
 
Ed io dovrei continuare ad usare seriamente la parola woke così che dall'altra parte dello schermo ci sia qualcuno che pensa "ah sì, bravo, ben detto, come il nuovo gioco di naughty dog"?
Poi fanno una nuova ip e la gente perde comunque la testa per una protagonista completamente nuova, slegata da qualsiasi universo.
Oggi questa cosa è proprio eclatante, l'etichetta arriva senza bisogno di verifica sul contesto narrativo, il che è tutto dire
 
Qui invece torniamo alla necessità di dimostrare il rapporto causa-conseguenza di tali inserimenti rispetto alla quantità di successo riscosso (cioè che i flop non siano riconducibili prevalentemente ad altri motivi attinenti la qualità del prodotto) e che le lamentele sulle versioni eccessive del woke non facciano parte di una bolla del web che sposta poco. O no?
Come si fa a non denotare il lapalissiano rapporto causa-conseguenza, specie in alcuni casi? Adesso togliamo "Woke" dall'equazione altrimenti si rientra nel loop infinito di cosa effettivamente sia. Una storia impostata con un linguaggio iper positivo che distrugge ogni velleità alla scrittura (e quell'iper positivo è strettamente voluto per spingere il "non offendiamo nessuno"), ogni ricchezza nel linguaggio stesso, riuscendo a trasformare ogni contesto in una roba per finti bambocci. Se devo presentare dei personaggi ed il mio interesse è renderli dei veicoli per futili bandiere, dove ogni personaggio verrà incatenato alla sua svilente etichetta, sia essa Gay o Macho Man, è stretta conseguenza che la scrittura di quei personaggi sarà una merda, e la pressione a renderli marionette ad uso e consumo di etichette è parte integrante del problema.

Insomma, con la sessualizzazione non è così? Quindi la critica alla sessualizzazione è fuffa, mica il fatto che un personaggio femminile stia messo in un opera unicamente per mostrare lo spacco del culo andrà ad influire sulla scrittura di tale personaggio. E la sessualizzazione viene spinta appositamente per creare bombolette ad uso e consumo dello sguardo maschile. La dinamica è simile.

Edit: Qui c'è da fare una specifica che potrebbe non essere ovvia: Il discorso è inerente proprio alla qualità del prodotto, azzoppata da tali ingerenze. La pessima qualità (causata anche dagli elementi sopracitati) potrebbe poi portare alla catastrofe a catena dello scarso successo. Beninteso che, dal mio punto di vista, un prodotto rimane di merda anche se ha successo e le criticità rimango tali anche nel successo.

Aspe', in che senso A è un ingenuo? :asd:
Che, nel discorso che fai dopo, è uno strumento di B tanto quanto D lo è di C. Sì illude che il suo utilizzo di Woke abbia chissà quale nota positiva, ma l'unico utilizzo che ha è quello portato avanti da B, che appunto lo usa con cognizione di causa, a differenza di A. Questo nell'idea che, nell'uso che se n'è fatto durante il BLM, Woke è partito subito come insieme di idealogie discutibili e violente.
Dipende in cosa consiste questo controllo e soprattutto se allo scrittore venga comunque lasciato il potere di veto sui "suggerimenti" da implementare. Se il produttore si intromette in questo scambio fra "sensitivity reader" e scrittore appoggiando il primo direi che si sta verificando una pressione tendente alla censura.
Eh, l'ho scritto in cosa consiste ed ogni ricerca che farai sui Sensitivity Reader di porterà alla stessa descrizione. Pensa essere uno scrittore e ti arriva un* (wink wink) esterno, non il tuo editor (con il quale tendenzialmente vi è un rapporto lavorativo, anche stretto), a vedere se non hai Bias razziali (o di altra natura) , se TU rispecchi determinati parametri razziali per poter parlare di altre etnie e parlarne con cognizione di causa, se ogni frase possa rappresentare potenziali offese a potenziali minoranze suddivise in dio solo sa quali etichette, and so on. Adesso, per un momento, immagina di essere quello scrittore ed immagina la violenza di una cosa simile. A prescindere dal fatto che la tua opera venga oppure no rigirata o modificata anche solo di una parola, immagina la situazione.

Io impazzirei.

Quindi, se io, nella mia critica, piuttosto che usare la parola woke la evito elaborando un discorso approfondito caso per caso e libero da tale etichetta, impedisco a C di strumentalizzarmi. Per me cambia nettamente.
Ci può stare (anche B ti strumentalizza, ma ok), però appunto prima di ogni azzannamento alla gola avvenuto in questo topic andava fatta la premessa :asd: Una volta fatta quella è un attimo a capirsi, più o meno. Cioè no, non è un attimo manco per nulla, però almeno il loop "Woke" è scampato.
 
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Prima si diceva “eeeeh ma non sono contrario a protagonisti donna o di colore, sono contrario se vengono inseriti forzatamente in contesti o IP storiche!!”
Parlo per me, sebbene non l'abbia ancora giocato, reputo Ella Balinska di Forspoken 1000 volte più adatta come protagonista di un videogioco, idem una Anya Chalotra in Unknown 9 (sebbene le sue fattezze ingame facciano schifo, idem il gioco stesso, ma qui parliamo di chara design), menziono anche Aveline di AC Liberation (che ho molto apprezzato) e potrei andare avanti.

La gente (almeno, io in primis) si lamenta non delle donne o del colore della loro pelle (alcuni dei più bei videogiochi mai sviluppati, per i miei gusti, hanno protagoniste o pg importanti donne), ma della loro iconicità e riconoscibilità, l'esatto opposto dell'anonima protagonista di Intergalactic, tizia random nera e pelata. Ma fammi piuttosto un'asiatica con il crestone no? Quanto sarebbe stata figa? O anche una nera col crestone, o bianca, quello che vuoi... ma la generica nera rasata è quanto più c'è di anonimo a questo mondo per quanto riguarda il chara design.

Poi fanno una nuova ip e la gente perde comunque la testa per una protagonista completamente anonima, slegata da qualsiasi universo. Cade anche l’ultimo baluardo delle scuse fantastiche per non ammettere i reali motivi dietro questo astio :asd:
Scusami, una piccola correzione :ahsisi:

Non puoi, al giorno d'oggi soprattutto, presentarti con un teaser simile senza aspettarti delle critiche. Un conto è se mi presentavi il personaggio, la sua storia ecc... (magari un pg che già conoscevamo prima e che si rade i capelli per un determinato motivo che potremmo apprezzare). Ma se presenti così una nuova IP dichiari a tutto il mondo solo quello che tutti i videogiocatori odiano: ''Guardate il nostro nuovo gioco inclusivo!'' punto.

Certo, un libro non si giudica dalla copertina, ma la maggior parte delle persone compra un libro ANCHE perché la copertina attira il suo sguardo. E diciamoci la verità, l'occhio vuole la sua fottuta parte.
 
Andrò controcorrente e probabilmente mi beccherò i peggio insulti, ma a me sta storia che in ogni gioco ND da TLOU in poi, ci debba essere per forza il personaggio protagonista o non, che ammicca in maniera neanche troppo velata al mondo LGBTQ+, ha un po’ stancato.
Anche perché chiaramente Druckmann ha fatto quella scelta per andare in contro ad un mondo, che è poi quello del politicamente corretto.
Siete artisti, siete dei creativi, fate il vostro gioco e fottetevene di piacere all’una o all’altra parrocchia per forza di cose. Sto odiando Hollywood per questo, adesso che inizino con sta storia anche gli attori dell’industria dei videogiochi, lo trovo davvero stucchevole.
 
Siete artisti, siete dei creativi, fate il vostro gioco e fottetevene di piacere all’una o all’altra parrocchia per forza di cose.
Che è esattamente quello che hanno fatto in ND con TLOU 2 e, viste le reazioni, con questa nuova IP :asd:
 
La gente (almeno, io in primis) si lamenta non delle donne o del colore della loro pelle (alcuni dei più bei videogiochi mai sviluppati, per i miei gusti, hanno protagoniste o pg importanti donne), ma della loro iconicità e riconoscibilità, l'esatto opposto dell'anonima protagonista di Intergalactic, tizia random nera e pelata. Ma fammi piuttosto un'asiatica con il crestone no? Quanto sarebbe stata figa? O anche una nera col crestone, o bianca, quello che vuoi... ma la generica nera rasata è quanto più c'è di anonimo a questo mondo per quanto riguarda il chara design.
Sono abbastanza convito che avesse avuto un normale taglio di capelli non ti saresti mai lamentato che è anonima ne avresti chiesto il crestone, però questo in particolare invece si scatta subito :asd: Però occhio poi a confondere il tuo gusto personale con altro, perchè sennò tutto diventa anonimo/brutto/poco ispirato in base a come ci gira e Ellie diventa un anonima bambina clone di Elliot Page che a me non piace e quindi diventa universalmente anonima e poco ispirata :sisi:
 
Sta cadendo anche l’ultima maschera. Prima si diceva “eeeeh ma non sono contrario a protagonisti donna o di colore, sono contrario se vengono inseriti forzatamente in contesti o IP storiche!!”

Poi fanno una nuova ip e la gente perde comunque la testa per una protagonista completamente nuova, slegata da qualsiasi universo. Cade anche l’ultimo baluardo delle scuse fantastiche per non ammettere i reali motivi dietro questo astio :asd:

C'è sempre il jolly, il cartoncino esci gratis di prigione:

"Non riesco a immedesimarmi nel pg donna :(((((((((((((((("
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Parlo per me, sebbene non l'abbia ancora giocato, reputo Ella Balinska di Forspoken 1000 volte più adatta come protagonista di un videogioco, idem una Anya Chalotra in Unknown 9 (sebbene le sue fattezze ingame facciano schifo, idem il gioco stesso, ma qui parliamo di chara design), menziono anche Aveline di AC Liberation (che ho molto apprezzato) e potrei andare avanti.

La gente (almeno, io in primis) si lamenta non delle donne o del colore della loro pelle (alcuni dei più bei videogiochi mai sviluppati, per i miei gusti, hanno protagoniste o pg importanti donne), ma della loro iconicità e riconoscibilità, l'esatto opposto dell'anonima protagonista di Intergalactic, tizia random nera e pelata. Ma fammi piuttosto un'asiatica con il crestone no? Quanto sarebbe stata figa? O anche una nera col crestone, o bianca, quello che vuoi... ma la generica nera rasata è quanto più c'è di anonimo a questo mondo per quanto riguarda il chara design.


Scusami, una piccola correzione :ahsisi:

Non puoi, al giorno d'oggi soprattutto, presentarti con un teaser simile senza aspettarti delle critiche. Un conto è se mi presentavi il personaggio, la sua storia ecc... (magari un pg che già conoscevamo prima e che si rade i capelli per un determinato motivo che potremmo apprezzare). Ma se presenti così una nuova IP dichiari a tutto il mondo solo quello che tutti i videogiocatori odiano: ''Guardate il nostro nuovo gioco inclusivo!'' punto.

Certo, un libro non si giudica dalla copertina, ma la maggior parte delle persone compra un libro ANCHE perché la copertina attira il suo sguardo. E diciamoci la verità, l'occhio vuole la sua fottuta parte.
Ah quindi ora siamo passati da problemi legati a questioni di genere/orientamento sessuale a motivazioni di parruccherìa. Ci sta. C'è sempre un buon motivo per non farsi piacere le cose :sisi: e, d'altro canto, è giusto essere inclusivi anche con i pelati e le pelate, non solo con 'sti omosessuali/trans o come diavolo vogliono chiamarsi.
 
Andrò controcorrente e probabilmente mi beccherò i peggio insulti, ma a me sta storia che in ogni gioco ND da TLOU in poi, ci debba essere per forza il personaggio protagonista o non, che ammicca in maniera neanche troppo velata al mondo LGBTQ+, ha un po’ stancato.
Anche perché chiaramente Druckmann ha fatto quella scelta per andare in contro ad un mondo, che è poi quello del politicamente corretto.
Siete artisti, siete dei creativi, fate il vostro gioco e fottetevene di piacere all’una o all’altra parrocchia per forza di cose. Sto odiando Hollywood per questo, adesso che inizino con sta storia anche gli attori dell’industria dei videogiochi, lo trovo davvero stucchevole.
Ma che un gioco sia frutto di persone con determinate opinioni e che vogliono appoggiare determinate cause non viene mai preso in considerazione? Sopratutto se parliamo di ambienti culturali diversi dai nostri. Ci stanno sti ammiccamenti perchè si vede che Druckman o in generale ND vogliono metterceli, come ci stanno in Nier i robot in autoreggenti perchè a Taro piace la gnagna e non si fa problemi a dirlo. Però Taro goat perchè rispecchia il nostro gusto, gli altri venduti alle minoranze :asd:
 
Sono abbastanza convito che avesse avuto un normale taglio di capelli non ti saresti mai lamentato che è anonima ne avresti chiesto il crestone, però questo in particolare invece si scatta subito :asd: Però occhio poi a confondere il tuo gusto personale con altro, perchè sennò tutto diventa anonimo/brutto/poco ispirato in base a come ci gira e Ellie diventa un anonima bambina clone di Elliot Page che a me non piace e quindi diventa universalmente anonima e poco ispirata :sisi:

Se facevano un trailer di TLOU oggi, dove presentavano Joel, sono sicuro che tutti avrebbero detto "Oh no, che personaggio anonimo. Un semplice uomo con capelli e barba nera". :sisi: 100%
 
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