Fusenr
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Come ho già detto e come mi hanno anche già risposto che nessuno lo fa, ormai non credo faccia comodo a nessuno etichettare con la parola woke la propria opera o quella che piace dato che questa parola è inutilizzabile a scopo difensivo, bensì ormai veicola solo disprezzo o al limite critica. Quello che dici tu sono d'accordo che venga fatto, ma non ergendo come scudo questa parola.'nsomma, si potrebbe pensare il contrario e dire che fa comodo considerare woke qualsiasi opera che rappresenta le minoranze così chi si lamenta delle opere ideologiche può essere tacciato di essere un intollerante che non vuole vedere le minoranze nei film/videogiochi/libri.
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Questo mi sembra controintuitivo visto che appunto si parla di minoranze.Seria paura di offendere determinati target e floppare di vendite o avere un backlash di vario tipo?

Questi limiti aprioristici dettati dall'esterno danno fastidio anche a me.Forte convinzione che se sei un autore bianco non puoi scrivere fino in fondo un personaggio afrodiscendente? Se sei uomo non puoi scrivere bene di donne?
Insomma, la censura è per definizione impositiva. Ripeto, ho posto delle domande proprio per capire il tipo e l'intensità delle pressioni che queste aziende sono in grado di esercitare, altrimenti se quella di accettare il loro intervento è una scelta dello studio di sviluppo direi che, nei casi di stortura, si tratta di un'autocensura volontaria demandata a terzi.Stiamo parlando di censura per quel che mi riguarda, non è che sia molto differente da quelle fatte in mille altri modi per mille altri motivi, politici, religiosi o ideologici di varia natura e tipologia. Cambia l'approccio, almeno all'apparenza, non necessariamente coatto, tipo caramella che viene offerta a mo' di indulgenza.
Non sono abbastanza informato sulla fetta di responsabilità delle minoranze, ma se è così posso concordare sulla spartizione, tuttavia oltre ai media ci metterei anche partiti e personalità politiche.una colpa consistente mi sembra proprio da ricercare nei gruppi di minoranze stessi che sono andati a riprenderla, più che nei media che hanno avuto un ruolo postumo. O comunque c'è una buona fetta di responsabilità da spartire, nel plasmare questo linguaggio a proprio piacimento.
Prendendo per buono ciò che dici sulla ripresa della parola risalente a 10 anni fa, lo schema in sequenza che vedo di quello che è successo è questo:
Nella metafora parola woke = parola solidarietà
- Omino A solleva un cartello con scritto "solidarietà" (utilizzatori originari della parola woke);
- Arriva B e solleva un secondo cartello con scritto "solidarietà verso - inserire cosa cattiva -" (minoranza estremista);
- Infine arriva C (fronte dell'intolleranza) che, essendo in partenza contro A, indica B ma esclama "dobbiamo combattere la solidarietà" e non "dobbiamo combattere la solidarietà verso cosa cattiva".
Resta il fatto che per me quello che ha fatto B è stupido, masochista e relativamente dannoso per tutti, mentre quello che ha fatto C è subdolo e più pericoloso per le istanze di A rispetto a quello che ha fatto B e per tutti.
Sulla cancel culture bisognerebbe aprire un capitolo a sé per capire cosa significa e come viene intesa. Ho letto un articolo con una serie di interviste in cui le interpretazioni variavano.Ammesso e non concesso che si possano moderare concetti come la Cancel Culture o il White Washing per come è arrivato ad essere ormai inteso.
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