2 AGOSTO 1926, QUANDO IL CONI FASCISTA COSTRINSE I "PAPAVERI DEL NORD" AD ACCETTARE IL CALCIO DEL SUD
#accaddeoggi - Il 2 agosto 1926 veniva ufficializzata dal CONI fascista la 'Carta di Viareggio', con cui si istituiva, dopo 28 anni di monopolio settentrionale, una prima parvenza di Massima Serie a livello nazionale, alla quale furono ammesse le migliori 17 della Lega Nord e, d'ufficio, le migliori 3 della Lega Sud, ovvero l'Alba Roma, la Fortitudo Roma e l'Internaples, poi rinominato Napoli.
Finiva così l'egemonia decisionale del calcio settentrionale, che dalla nascita della Federazione, nel 1898, aveva monopolizzato il Foot-Ball italiano e ghettizzato quello meridionale.
La decisione di ammettere ben tre, dico tre squadre centro-meridionali alla Divisione Nazionale che rappresentavano le due città più popolose d'Italia nel 1926, Napoli e Roma, scatenò la protesta dei club settentrionali, ben 180, tutti contro le 3 meridionali ammesse in prima divisione e le altre nelle serie minori. Ravvicinate riunioni tenutesi a Genova, Torino e Milano mirarono a studiare le migliori forme per far recedere il CONI dalle sue ferme volontà, perché al Sud quelli del Nord proprio non volevano andarci a giocare.
Su LA STAMPA di Torino, il 23 agosto 1926, in un articolo titolato "Una riunione delle società calcistiche dell’Italia settentrionale", si riportavano gli esiti di una riunione avvenuta a Milano:
"[...] Che le decisioni non avessero incontrato il favore dei gruppi settentrionali si sapeva per voci corse e per malumori di cui si aveva avuto sentore anche da pubblicazioni sui giornali: la riunione di Milano [...] mira a ottenere dal direttorio federale modificazioni essenziali di quadri voluti dai tecnici. Siccome il comunicato parla di “società settentrionali”, si comprende come una delle ragioni di dissenso debba essere quella dell’inclusione delle squadre centro-meridionali nella divisione nazionale."
In un articolo de IL MESSAGGERO di Roma del 24 agosto 1926, si leggevano passaggi interessanti sulla questione:
"È nota la sedizione dei club settentrionali contro le nuove carte federali che, dando un nuovo e originale assestamento al mondo calcistico italiano, includevano nella divisione nazionale anche l'Alba, la Fortitudo e l'Internaples della Lega Sud.
[...]
È ora veramente deplorevole questa incomprensione da parte degli uomini sportivi del Nord delle cose che avvengono da Roma in giù.
[...]
In ogni modo il risentimento di questi ambienti sportivi (settentrionali) contro le squadre romane e contro la rappresentativa di Napoli è molto forte.
Si conoscono le ragioni per le quali i clubs del Nord non vogliono sentir parlare di inclusione nella divisione nazionale delle squadre Centro Sud."
Sulle stesse colonne si faceva il punto del rafforzamento delle due formazioni di Roma e dell'Internaples, che solo il giorno seguente (25 agosto) sarebbe stato rinominato Napoli, all'italiana, per compiacere il benevolo regime fascista.
Il settimanale TUTTI GLI SPORT di Napoli, in quei giorni, accoglieva con sollievo la riforma della dittatura fascista che metteva fine alla dittatura nordista, e denunciava che le squadre del Sud, fino a quel momento,
erano state costrette a non poter progredire sul piano tecnico-tattico per colpa dell'ostracismo dei club del Nord, bollati con termini incisivi:
"[...] Abbiamo voluto tratteggiare tutto questo per dimostrare l'effettivo valore, che ha avuto l'interessamento benevolo del Governo nella questione, che altrimenti non si sarebbe risolta se non fra molti anni di umiliazioni, di abile politica del Sud verso i papaveri del Nord.
Per impostare l'organismo calcistico sulla eguaglianza dei diritti e dei doveri di tutte le società italiane è naturale che qualche piccolo sacrifizio iniziale devono fare le società di testa in favore di quelle finora ingiustamente trascurate.
[...] Le squadre del Sud finora hanno visto intisichire cicli interi di generazioni esuberanti di giuocatori appunto perché venivano vietati tutti i contatti, ogni legittima aspirazione a progredire. [...]
Non è detto infatti che una Società di Roma o di Napoli debba avere disponibilità organizzative inferiori a quelle di un Brescia o di un Livorno per non parlare addirittura degli squadroni di testa.
Se si pone a base di astute discussioni la bilancia commerciale, ci sarebbe facile dimostrare come questa possa propendere a favore della Capitale o della città più popolosa d'Italia (Napoli, al censimento del 1921, risultava ancora la città con più abitanti, ndr) nel diretto confronto con le ultime classificate della lega Nord. [...]"
Finiva dunque una dittatura nordista per volontà della dittatura fascista. E così "i papaveri del Nord", rivolti al loro assolato orticello, in difesa del vantaggio sportivo e industriale creato estromettendo il Sud dal principio, smisero di comandarlo, ma non di ostacolarlo. Un esempio? Ancora nel dopoguerra, lo stanziamento del Governo per un necessario stadio a Napoli, deciso nel 1948 con i proventi della neonata schedina Sisal-Totocalcio, fu contestato aspramente dai club nordici, perché si sarebbe trattato di un impianto colossale, il futuro 'San Paolo'.
E ancora oggi le cose non sono assai diverse da allora, anche se tutto sembra superato, almeno sulla carta... di Viareggio.
Giusto per rinfrescare la memoria a chi sfotte con gli scudetti del casale, pro vercelli, bologna e via dicendo

purtroppo c'è ancora tanta ignoranza su quella situazione.
@FlareZero Mi son ricordato che l'altra volta ne parlammo