The Hateful Eight

  • Autore discussione Autore discussione Gouki
  • Data d'inizio Data d'inizio
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Il ruolo di Tim Roth era scritto per Waltz, poi si narra che Mortensen e Waltz accerchiavano quello di Russell...
comunque per dire che il Ruolo di Roth è un waltz 2.0 bisogna proprio fermarsi alla superfice eh

ma poi, ho letto che qualcuno si è messo pure a difendere le scelte degli oscar machecazz :rickds:
Quindi deve recitare come lui ed imitarlo?

Se non bisogna fermarsi alla superfice, quale profondità avrebbe?

 
Ecco il mio commento, ovviamente non sono entrato nello specifico in nulla perché avrei dovuto impegnarci la giornata. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Per fortuna il film è ancora bello caldo e ci sarà tempo per parlarne a sazietà.

The hateful eight è, già dal titolo, un film impregnato di odio. È ciò di cui parla, ed è ciò di cui è fatto. Senza dubbio ci troviamo davanti al Tarantino più cattivo, e più politico, che si si sia visto finora: i conflitti messi in scena non sono quel divertissement autoreferenziale che chiudeva in se stessi i primi film, ma diventano il pretesto per allargare gli orizzonti dell'opera ben al di là delle vicende rappresentate, arrivando a minare le fondamenta stesse degli Stati Uniti d'America sotto i colpi dell'affilatissima sceneggiatura. Come nessun'altro film del regista, The hateful eight affonda le proprie radici nella terra e nella Storia americane: utilizza il genere per immergersi in una sua epoca fondamentale; persegue una spietata demistificazione di ogni simbologia rassicurante, sia essa positiva o negativa; ribalta ogni stereotipo che gli si pari davanti, giocando con lo spettatore e disilludendolo continuamente. All'emporio di Minnie va in scena una triste guerra dopo la guerra, una guerra per la guerra: ovvero, una faida fallimentare e disperata che continuerà ad auto-alimentarsi finché gli uomini non abbandoneranno il forsennato desiderio di tracciare confini e sguazzare nella reciproca incomprensione. La rilettura tarantiniana della guerra civile è un gioco al massacro che non lascia superstiti, macchiando di sangue un personaggio dopo l'altro. Sotto la superficie giocosa, quasi giallistica, troviamo insomma un film amarissimo e disilluso, quindi personalissimo. Ma proprio per questo ciò non significa che Tarantino abbia dimenticato di essere Tarantino: ogni linea di dialogo, ogni personaggio è grondante del suo stile, e quanto detto finora arricchisce questo stile senza snaturarlo per un solo momento. Che a pensarci è proprio ciò che in in Django unchained mi aveva fatto storcere il naso: ebbene, con The hateful eight Tarantino riesce a correggere il tiro fino a ottenere un centro perfetto, e quasi sono tentato di rivalutare il film precedente in funzione propedeutica a questo. Come in ogni film di Tarantino, la sceneggiatura è la prima cosa che salta all'occhio; e solo per questo non ho ancora parlato della tecnica sublime che sorregge il tutto: basti dire che sotto ogni aspetto ci troviamo a livelli di eccellenza assoluta, elegantissima nel suo essere così poco appariscente. La fotografia è magnifica, il formato ultra-panoramico sfruttato appieno; non mi pronuncio sui 70mm che potrò giudicare meglio una volta confrontati con la versione digitale del film. Mi limito per adesso a dire che ho trovato la proiezione molto affascinante, i colori morbidissimi, le sottili imperfezioni deliziose. Si avverte quasi fisicamente tutto l'amore che c'è stato dietro. Ma se il film è così bello da vedere, un plauso va anche ai signori scenografi, truccatori e costumisti, che confezionano un lavoro solidissimo nonostante la pochezza del materiale di base. Sonoro fuori parametro: è evidente che Tarantino sa meglio di tutti noi quanto questo aspetto faccia parte dell'esperienza cinematografica alla pari di quelli più appariscenti. Tutto, dalle voci dei personaggi ai cigolii della mobilia, è un piacere da ascoltare. E sono felice di averlo potuto ascoltare in lingua originale: in particolare per un film così profondamente radicato nella propria cultura, qualunque doppiaggio avrebbe inevitabilmente snaturato l'atmosfera – per non parlare delle interpretazioni in sé. A questo riguardo vorrei fare una menzione speciale per Samuel L. Jackson, forse nel ruolo della vita, capace di spiccare su un cast mostruoso: quel monologo vale da solo più di molte carriere. (Un'altra nota di merito per l'incredibile Jennifer Jason Leigh, ma veramente nominarne solo due pare un'ingiustizia nei confronti degli altri.) Tutta questa bellezza, orchestrata magistralmente dal regista, crea un'alchimia che ha quasi del magico. Perché The hateful eight è Cinema puro: sullo schermo otto personaggi che parlano in una stanza, eppure sei lì, incantato, godendo del pulviscolo in controluce, di quelle due strisce gialle sul cappotto di Jackson che sembrano bucare il fotogramma, del suono del vento o di quello di una sedia trascinata sul pavimento, o ancora pendendo dalle labbra di un boia impegnato a sproloquiare con una condannata a morte. Più volte durante la visione mi è parso di tornare indietro a quel pomeriggio di olter sei (sei!?) anni fa, quando Hans Landa e Perrier LaPadite mi diedero la dimostrazione di cosa quest'Arte fosse capace di fare, e di quanto potesse rapirmi. Bentornato, Quentin.

P.S.: Ogni volta che Mannix (Walton Goggins) apriva bocca non potevo fare a meno di pensare a lui. Ditemi che qualcun'altro sa di cosa sto parlando, è UGUALE. :rickds: «I saw my boss... kiss a man!» cit. :rickds:

 
E dato che siete in vena di commenti posto anche il mio :-D

[Commento No Spoiler]

Trust no one, "Non fidarti di nessuno", questo monito era il pensiero ricorrente che aleggiava tra gli sventurati personaggi rifugiatisi dalla bufera nella base in Antartide in uno dei migliori film sci-fi horror di sempre: "La Cosa", del grandissimo John Carpenter.

A distanza di 30 e passa anni questo avvertimento, che trae le sue radici dai gialli di Agata Christie vecchio stampo, sembra ancora essere valido e cinematograficamente stimolante da mettere in scena, stavolta è il turno di Tarantino.

Inutile scendere nei dettagli se non posso fare spoiler: in pratica nelle lande glaciali del Wyoming, 9 uomini (gli 8 del titolo più un cocchiere) trovano riparo dal freddo estremo in una taverna, ognuno ha un preciso motivo per il quale sta passando da quelle parti e gli interessi di molte persone la dentro potrebbero collidere, soprattutto perchè il protagonista della vicenda (uno splendido Kurt Russell oggi come nel 1982 in quella maledetta base antartica) sta accompagnando alla forca una donna la cui taglia è di ben 10mila dollari.

Da quel momento in poi comincia il vero film, un'opera dall'impianto rigidamente teatrale con la presentazione dei personaggi impostata su una tensione dialogica e una decostruzione dei tempi drammatici che sono il pezzo forte delle produzioni di Tarantino, e qui di momenti per sfoggiarla ce ne sono a iosa, ben presto realizziamo che di western in questo caso vi è solo l'ambientazione che fa da cornice: scordatevi scorrerie a cavallo, stalli alla messicana e cappelli fatti volare da colpi di pistola. Non vi è nulla di tutto questo, è un Le Iene svuotato anche dal pulp caro al regista, ma oramai troppo stantio per essere riproposto. Ci accorgiamo di stare assistendo a un thriller classico che vede un'inquietudine strisciante presente da subito sfociare nella seconda parte in una piega molto peggiore negli esiti.

Non vi è nemmeno il citazionismo che avevamo visto in Django, che, pur ritenendo un buon film, considero personalmente il meno riuscito del regista. I rimandi qui ci sono (parlavamo de Le Iene e La Cosa no?), ma sono allusivi e non sfacciati.

Anche la colonna sonora in questo caso ricopre una componente molto importante del film, più per quello che non fa sentire; difatti anche da questo è facile capire che c'è un uso più sobrio e ragionato della stessa, abbandonata l'invadenza dell'OST di Django, un "pastiche" che andava da Wagner, a Tupac a Elisa, viene sostituita da una score di Morricone che spinge a sapienti intervalli e accresce il senso di malessere e di pericolo incombente.

Qualche "Tarantinata" c'è comunque (soprattutto nella seconda parte) ma è una tassa accettabile e stavolta usata con parsimonia in alcune scene particolarmente cruente.

Se pensate di ritrovare il Tarantino di Django, state pensando a un altro tipo di film, non sò come ragioni il regista, in che modo programma i film, se vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte, accontentando di volta i fan e poi la critica, o forse solo per il proprio piacere personale di abbandonarsi a progetti più spensierati una volta e più concentrati la volta dopo. Fatto stà che in questo film Tarantino mi è sembrato voler tornare a far sul serio, è il Quentin nichilista e cinico dei primi film, non ci sono eroi o eroine, donzelle da salvare, ma da impiccare semmai, e come ci ricorderà il personaggio di Marquis Warren, interpretato da un sempre più bravo Samuel L. Jackson "Tutti i bastardi meritano di essere impiccati, ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano".

 
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Io davvero non riesco a capire gli elogi in questo topic. Va bene essere fan di Quentin (è il mio regista preferito e conosco a memoria ogni battuta dei suoi film), ma questo è l'unico film che davvero non mi è piaciuto. Faccio fatica a dargli la sufficienza.

3 ore di film in cui per due ore parlano, parlano, parlano, e parlano, ma in maniera banalissima,

poi vengono fatti fuori tutti
. In tutti gli altri film vorrei che non finissero mai i dialoghi, in questo non vedevo l'ora finissero, e invece ripartiva un altro.

Può essere leggermente, ma proprio leggermente, simile a Le Iene come "situazione", ma quest'ultimo aveva degli attori, personaggi, e dialoghi fenomenali. E dura neanche due ore.

Sono più memorabili Pai Mei o un Mr.Pink, che tutti i personaggi messi insieme di The Hateful Eight.

Le uniche cose che posso salvare sono la fotografia e la colonna sonora. Davvero non me l'aspettavo una caduta del genere.

 
Io davvero non riesco a capire gli elogi in questo topic. Va bene essere fan di Quentin (è il mio regista preferito e conosco a memoria ogni battuta dei suoi film), ma questo è l'unico film che davvero non mi è piaciuto. Faccio fatica a dargli la sufficienza.3 ore di film in cui per due ore parlano, parlano, parlano, e parlano, ma in maniera banalissima,

poi vengono fatti fuori tutti
. In tutti gli altri film vorrei che non finissero mai i dialoghi, in questo non vedevo l'ora finissero, e invece ripartiva un altro.

Può essere leggermente, ma proprio leggermente, simile a Le Iene come "situazione", ma quest'ultimo aveva degli attori, personaggi, e dialoghi fenomenali. E dura neanche due ore.

Sono più memorabili Pai Mei o un Mr.Pink, che tutti i personaggi messi insieme di The Hateful Eight.

Le uniche cose che posso salvare sono la fotografia e la colonna sonora. Davvero non me l'aspettavo una caduta del genere.
Io con questa critica al fatto che il film è prevedibile solo perché all'inizio uno può immaginare che alla fine

crepino tutti
la trovo ridicola, perché è più o meno come lamentarsi che un horror è prevedibile fin dall'inizio perché si sa che morirà qualcuno. Lo svolgimento è pure così banale? A me non pare affatto. In cosa è precisamente banale ogni dialogo? Continuo a sentire questo ma non capisco cosa dovrebbe praticamente significare. Dall'inizio alla fine del film hai previsto cosa avrebbe detto e fatto ogni personaggio? Ogni sviluppo?

 
L'ho pensato subito, con quel look da "azzimato uomo europeo".

Quindi deve recitare come lui ed imitarlo?Se non bisogna fermarsi alla superfice, quale profondità avrebbe?
volevo dire che era scritto per Roth appositamente, non per Waltz. Il solo fatto che abbia la barba ed un accento non vuol dire che debba essere per forza una copia di Waltz, anzi, è più simile al suo personaggio ne le iene. La profondità il personaggio ce l'ha eccome.

 
Signori, di fronte a questo Tarantino non possiamo fare altro che toglierci il cappello e ringraziarlo per quello che ha fatto, perché è tornato il Tarantino cinico che non guarda in faccia a nessuno e nei suoi film fa quello che vuole. Posso capire che chi si aspettava un film dinamico e scanzonato come Django possa essere rimasto in un primo tempo, ma se si è veri fan di Tarantino non si può poi non apprezzare questo film perché The Hateful Eight è il suo cinema, la sua arte, all'ennesima potenza.

Ogni dialogo di questo film è geniale, davvero non riesco a concepire come Quentin riesca ogni volta scrivere dialoghi così belli e perfetti per il contesto e l'atmosfera del film e tutto sempre nel suo stile. Ma più in generale direi che ogni minimo particolare del film è geniale. Per me è assurdo che non abbia ricevuto almeno la nomination agli oscar per la sceneggiatura. Nonostante le quasi 3 ore il film non annoia mai, anche con una prima parte più tranquilla che funge da preparazione per il tripudio di violenza ed epicità che avviene nella seconda parte. 3 ore incollati allo schermo con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.

Gli interpreti sono stati tutti molto bravi. In particolare spiccano Samuel L. Jackson (straordinario il suo monologo) e Kurt Russell, e insieme a loro due sono stati sorprendenti anche Goggins e la Leigh. Ecco forse mi aspettavo che il personaggio di Tim Roth venisse sfruttato maggiormente, ma anche così è andata benissimo. Da citare anche il comparto audio con l'ottima colonna sonora di Morricone.

Voto: 9

 
Io con questa critica al fatto che il film è prevedibile solo perché all'inizio uno può immaginare che alla fine
crepino tutti
la trovo ridicola, perché è più o meno come lamentarsi che un horror è prevedibile fin dall'inizio perché si sa che morirà qualcuno. Lo svolgimento è pure così banale? A me non pare affatto. In cosa è precisamente banale ogni dialogo? Continuo a sentire questo ma non capisco cosa dovrebbe praticamente significare. Dall'inizio alla fine del film hai previsto cosa avrebbe detto e fatto ogni personaggio? Ogni sviluppo?
i dialoghi sono banli e ridondanti perche non forniscono informazioni nuove per nessuno, nè per i personaggi, nè per lo spettatore, ripetendo informazioni fornite nella battuta appena preedente da un altro attore. in certi momenti è davvero frustrante, non ricordo le scene precise ma ci sono una serie di dialoghi in cui ho pensato "non è possibile che ripeta quello che ha appena sentito per poi esporre aggiungere la sua battuta,non è possibile.". e quando per lo spettatore sono info nuove, si ha la sensazione palese che sia stata fornita appositamente,visto che quasi ogni dialogo riassume e ripete le info già fornite e le ripete un'altra volta. il ritmo ne risente moltissimo, secondo me, perche passi 2 ore e mezza per sapere 4 informazioni riassumibili in 20 minuti di girato. voi dite che è un modo superlativo di fare cinema, che è tarantiniano, io da povero plebeo dico che m'ha fatto due palle così e che l'ho preferito nei vari kill bill django bastardi pulp ecc dove tra l'altro di dialoghi ce ne sono ma sono strutturati in modo molto piu utile. certo magari a uno nn gliene frega nulla di sentirsi un dialogo fitto di 30 battute su certi discorsi, ma quantomeno nn ripetono le battute 100 volte

 
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Io con questa critica al fatto che il film è prevedibile solo perché all'inizio uno può immaginare che alla fine
crepino tutti
la trovo ridicola, perché è più o meno come lamentarsi che un horror è prevedibile fin dall'inizio perché si sa che morirà qualcuno. Lo svolgimento è pure così banale? A me non pare affatto. In cosa è precisamente banale ogni dialogo? Continuo a sentire questo ma non capisco cosa dovrebbe praticamente significare. Dall'inizio alla fine del film hai previsto cosa avrebbe detto e fatto ogni personaggio? Ogni sviluppo?
Il problema non è la prevedibilità della fine, è tutto quello che c'è in mezzo. Non c'è svolgimento di una trama, in due ore di film i personaggi non fanno altro che parlare l'uno con l'altro, con dei dialoghi che servono a poco o nulla. Poi, boom, nell'ultima mezz'ora viene spiegato perchè ci si è trovati tutti là, e succede quel che succede.

La sceneggiatura è una delle cose più importanti di un film, diventa fondamentale in film di 3 ore con 8 personaggi chiusi in una stanza.

Questo per me è stato un film noioso, (la mia fidanzata, anche a lei piace molto Quentin, a metà film si è quasi addormentata :rickds: ), e non ad esempio The Revenant che ha subito da alcuni questa critica.

 
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i dialoghi sono banli e ridondanti perche non forniscono informazioni nuove per nessuno, nè per i personaggi, nè per lo spettatore, ripetendo informazioni fornite nella battuta appena preedente da un altro attore. in certi momenti è davvero frustrante, non ricordo le scene precise ma ci sono una serie di dialoghi in cui ho pensato "non è possibile che ripeta quello che ha appena sentito per poi esporre aggiungere la sua battuta,non è possibile.". e quando per lo spettatore sono info nuove, si ha la sensazione palese che sia stata fornita appositamente,visto che quasi ogni dialogo riassume e ripete le info già fornite e le ripete un'altra volta. il ritmo ne risente moltissimo, secondo me, perche passi 2 ore e mezza per sapere 4 informazioni riassumibili in 20 minuti di girato. voi dite che è un modo superlativo di fare cinema, che è tarantiniano, io da povero plebeo dico che m'ha fatto due palle così e che l'ho preferito nei vari kill bill django bastardi pulp ecc dove tra l'altro di dialoghi ce ne sono ma sono strutturati in modo molto piu utile. certo magari a uno nn gliene frega nulla di sentirsi un dialogo fitto di 30 battute su certi discorsi, ma quantomeno nn ripetono le battute 100 volte
Se effettivamente fosse ripetitivo come dici tu lo sarebbe eccome un difetto, peccato che ogni scambio di battute fra i personaggi invece aggiunga sempre una nuova sfumatura al discorso e crei un cambiamento consistente nei rapporti dei personaggi, oppure approfondisce meglio la visione e il background di un personaggio singolo.

Il problema non è la prevedibilità della fine, è tutto quello che c'è in mezzo. Non c'è svolgimento di una trama, in due ore di film i personaggi non fanno altro che parlare l'uno con l'altro, con dei dialoghi che servono a poco o nulla. Poi, boom, nell'ultima mezz'ora viene spiegato perchè ci si è trovati tutti là, e succede quel che succede.La sceneggiatura è una delle cose più importanti di un film, diventa fondamentale in film di 3 ore con 8 personaggi chiusi in una stanza.

Questo per me è stato un film noioso, (la mia fidanzata, anche a lei piace molto Quentin, a metà film si quasi addormentata :rickds: ), e non ad esempio The Revenant che ha subito da alcuni questa critica.
L'idea è che la reale motivazione del perché i personaggi siano lì, e chi siano in realtà, dovrebbe essere quello che lo spettatore si chiede per l'intera pellicola. Quella è "la trama" che tanto cerchi, è una costruzione molto giallistica, il mistero dietro la natura dei personaggi è il gioco che la pellicola si diverte a fare, a te può non piacere una cosa del genere ma tutta la costruzione iniziale serve proprio ad evidenziare questo aspetto, i personaggi dialogano fra loro e la tua considerazione nei loro confronti cambia costantemente e non sai mai chi dice realmente la verità. E questo accumula una tensione anche nello spettatore che è palpabile, se poi per te non è funzionato in questo modo non so che dirti //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

 
Il problema non è la prevedibilità della fine, è tutto quello che c'è in mezzo. Non c'è svolgimento di una trama, in due ore di film i personaggi non fanno altro che parlare l'uno con l'altro, con dei dialoghi che servono a poco o nulla. Poi, boom, nell'ultima mezz'ora viene spiegato perchè ci si è trovati tutti là, e succede quel che succede.La sceneggiatura è una delle cose più importanti di un film, diventa fondamentale in film di 3 ore con 8 personaggi chiusi in una stanza.

Questo per me è stato un film noioso, (la mia fidanzata, anche a lei piace molto Quentin, a metà film si è quasi addormentata :rickds: ), e non ad esempio The Revenant che ha subito da alcuni questa critica.
il problema è proprio nella struttura dei dialoghi, perche tu puoi anche chiudere 8 persone in una stanza a parlare (certo 2 ore e mezza son tante) vedi cena tra amici, ma lì ogni parola ha un peso, cambiano i rapporti tra i personaggi, le tensioni, non c'è un dialogo che si ripeta o che risulti inutile. il modo di porsi è realistico, non è un "raccontami di te, perchè sì"

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Se effettivamente fosse ripetitivo come dici tu lo sarebbe eccome un difetto, peccato che ogni scambio di battute fra i personaggi invece aggiunga sempre una nuova sfumatura al discorso e crei un cambiamento consistente nei rapporti dei personaggi, oppure approfondisce meglio la visione e il background di un personaggio singolo.


L'idea è che la reale motivazione del perché i personaggi siano lì, e chi siano in realtà, dovrebbe essere quello che lo spettatore si chiede per l'intera pellicola. Quella è "la trama" che tanto cerchi, è una costruzione molto giallistica, il mistero dietro la natura dei personaggi è il gioco che la pellicola si diverte a fare, a te può non piacere una cosa del genere ma tutta la costruzione iniziale serve proprio ad evidenziare questo aspetto, i personaggi dialogano fra loro e la tua considerazione nei loro confronti cambia costantemente e non sai mai chi dice realmente la verità. E questo accumula una tensione anche nello spettatore che è palpabile, se poi per te non è funzionato in questo modo non so che dirti //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif
ma quale trama giallistica, ma a chi importa il motivo per cui si sono trovati lì in 8?ci sono, che succeda qualcosa. per questo dico che non puoi fregartene del background dello spettatore se t'avvicini a un genere in particolare. cè un motivo se nella trilogia del dollaro non frega un caxxo a nessuno della vita e degli impicci dei 30 cowbloy nel saloon perchè quello è un frangente, che fa da sfondo a un intreccio che si svolge FUORI.

è un pò debole l'obiettivo di intrattenere 2 ore e mezza lo spettatore sul come e sul perche siano arrivati lì se poi

tutto si risolve in un ***** di tentantivo di salvare la pelle alla donna
. 2 ore e mezza per capire se e chi racconta cazzate...ma chissene frega.. nei western hai sempre visto persone schive e silenziose, questi nn fanno altro che parlare e raccontarsi storie a comando.. teatralità voluta?a me non è piacuta,non capisco perche se nn apprezzo una festa in maschera in cui l'attore nemmeno finge di essere un cowboy, allora nn ho capito il film. l'ho capito e nn lo apprezzo

 
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ma quale trama giallistica, ma a chi importa il motivo per cui si sono trovati lì in 8?ci sono, che succeda qualcosa. per questo dico che non puoi fregartene del background dello spettatore se t'avvicini a un genere in particolare. cè un motivo se nella trilogia del dollaro non frega un caxxo a nessuno della vita e degli impicci dei 30 cowbloy nel saloon perchè quello è un frangente, che fa da sfondo a un intreccio che si svolge FUORI. è un pò debole l'obiettivo di intrattenere 2 ore e mezza lo spettatore sul come e sul perche siano arrivati lì se poi

tutto si risolve in un ***** di tentantivo di salvare la pelle alla donna
. 2 ore e mezza per capire se e chi racconta cazzate...ma chissene frega.. nei western hai sempre visto persone schive e silenziose, questi nn fanno altro che parlare e raccontarsi storie a comando.. teatralità voluta?a me non è piacuta,non capisco perche se nn apprezzo una festa in maschera in cui l'attore nemmeno finge di essere un cowboy, allora nn ho capito il film. l'ho capito e nn lo apprezzo
Perdonami ma allora sei proprio tu che hai preso il film come un western tradizionale quando non vuole chiaramente esserlo. È il classico gioco dei generi tarantiniano, o lo si accetta oppure mi sembra ovvio che si rimane delusi. Non perché "tarantino può fare queste cose inutili" ma perché Tarantino (ma non solo Tarantino, è un discorso generalizzato questo) può sovvertire le aspettative dello spettatore e fare qualcosa che si avvicina più ad un thriller/giallo sfruttando quella del Far West come ambientazione da sfondo per giustificare i comportamenti e le posizioni dei suoi personaggi (cosa che comunque rende fondamentale l'ambientazione, non sto dicendo che poteva essere ambientato in qualunque epoca ed essere uguale), piuttosto che per farli muovere nel modo tradizionale di un western. Probabilmente ci si aspettava un nuovo Django quando Tarantino ha fatto qualcosa di totalmente diverso, e questo per me è un pregio, non un difetto.

 
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Io davvero non riesco a capire gli elogi in questo topic. Va bene essere fan di Quentin (è il mio regista preferito e conosco a memoria ogni battuta dei suoi film), ma questo è l'unico film che davvero non mi è piaciuto. Faccio fatica a dargli la sufficienza.3 ore di film in cui per due ore parlano, parlano, parlano, e parlano, ma in maniera banalissima,

poi vengono fatti fuori tutti
. In tutti gli altri film vorrei che non finissero mai i dialoghi, in questo non vedevo l'ora finissero, e invece ripartiva un altro.

Può essere leggermente, ma proprio leggermente, simile a Le Iene come "situazione", ma quest'ultimo aveva degli attori, personaggi, e dialoghi fenomenali. E dura neanche due ore.

Sono più memorabili Pai Mei o un Mr.Pink, che tutti i personaggi messi insieme di The Hateful Eight.

Le uniche cose che posso salvare sono la fotografia e la colonna sonora. Davvero non me l'aspettavo una caduta del genere.
bravo

 
Ma per favore, se è prevedibile questo (che poi ditemi se avevate previsto il colpo di scena che emerge

nel quarto capitolo
, Django allora cos'è? Se non la storiella di uno schiavo ribelle (alla Spartacus) che si riprende la libertà, l'amata e ammazza tutti, fine.

Almeno qua non sai davvero dove va a parare perchè le carte in tavola cambiano sul serio e soprattutto perchè, lo ripeto, Django è realmente un western, Tarantino style quello che volete, questo invece è più un thriller, ma non perchè lo dico io o altri, perchè ne ha proprio i canoni, e siccome per me Tarantino non è Sergio Leone ne mai lo sarà nel fare film western, preferisco che svari e faccia un film diverso che ti prende alla sprovvista :-)

 
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il problema è proprio nella struttura dei dialoghi, perche tu puoi anche chiudere 8 persone in una stanza a parlare (certo 2 ore e mezza son tante) vedi cena tra amici, ma lì ogni parola ha un peso, cambiano i rapporti tra i personaggi, le tensioni, non c'è un dialogo che si ripeta o che risulti inutile. il modo di porsi è realistico, non è un "raccontami di te, perchè sì"
tra una cosa e l'altra secondo me nuovaidea è riuscito ad esprimere bene perché il film non ha appeal per molte persone.

 
Figurati io non sapevo se andarlo a vedere (almeno in 70mm visto che 15 euro sono parecchi) ma mi sono ricreduto leggendo i primi commenti "Ma parlano e basta per 1 ora e mezza" oppure "Mi sono addormentato"

Quella è stata la scintilla che mi ha spinto ad andare a vederlo :-D

 
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Ahaha un po' pure io se devo essere sincero. :rickds: Comunque credo che le delusioni di cui leggo siano anche una questione di aspettative; inoltre è un film che richiede un minimo di attenzione e interesse verso le tematiche che va ad affrontare, al contrario di Django lascia molte cose implicite – e personalmente l'ho trovato molto elegante.

 
Ma per favore, se è prevedibile questo (che poi ditemi se avevate previsto il colpo di scena che emerge
nel quarto capitolo
, Django allora cos'è? Se non la storiella di uno schiavo ribelle (alla Spartacus) che si riprende la libertà, l'amata e ammazza tutti, fine.

Almeno qua non sai davvero dove va a parare perchè le carte in tavola cambiano sul serio e soprattutto perchè, lo ripeto, Django è realmente un western, Tarantino style quello che volete, questo invece è più un thriller, ma non perchè lo dico io o altri, perchè ne ha proprio i canoni, e siccome per me Tarantino non è Sergio Leone ne mai lo sarà nel fare film western, preferisco che svari e faccia un film diverso che ti prende alla sprovvista :-)
Io l'ho trovato noioso e lentissimo.Django ha qualche difetto, ma è coerente, avvincente, scritto in maniera ottima, e con gli attori principali fenomenali (Waltz, DiCaprio, Foxx). Ma lo metto comunque dopo Pulp, Kill Bill, Bastardi Senza Gloria, Le Iene.

Questo è debole sotto ogni aspetto: sceneggiatura, personaggi, e prove attoriali.

 
Ahaha un po' pure io se devo essere sincero. :rickds: Comunque credo che le delusioni di cui leggo siano anche una questione di aspettative; inoltre è un film che richiede un minimo di attenzione e interesse verso le tematiche che va ad affrontare, al contrario di Django lascia molte cose implicite – e personalmente l'ho trovato molto elegante.
Anche secondo me Django è più implicito (per quanto...) nell'approccio.

 
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