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Ho spostato tutti i post sulla questione Hamas e Israele nel Topic Geopolitico


I post sul tema scritti qui nel Topic Politico da ora in poi verranno cancellati
 
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Sinceramente non capisco perché sorprendersi di dinamiche assolutamente naturali in contesti democratici. Solo nelle dittature la piazza non protesta.
Beh ma è naturale, in italia si scende in piazza per far ricongiungere Fedez con la Ferragni, piuttosto per la squadra del cuore o altre amenità, mica per i temi importanti :asd:
 
In realtà, ma forse ricordo male, le ultime proteste in piazza di una certa portata che io mi ricordi sono state quelle contro il lasciapassare verde dell'autunno 21, soprattutto quelle dei portuali di Trieste ma ci sono state manifestazioni e proteste praticamente ogni sabato pomeriggio in tante città italiane e per mesi e, sempre se non ricordo male, i termini di discussione erano "dagli al no Vax", "chiamate Bava-Beccaris", "sfamateli con il piombo". A queste amenità, poi, si aggiungono "licenziate tutti e mandate l'esercito" in relazione alle proteste dei portuali Trieste i quali vennero presi a colpi di idrante con il sostanziale beneplacito dell'opinione pubblica.

Che poi non è niente di diverso rispetto a quello che succede ogni volta che scioperano gli autoferrotranvieri alle cui proteste si reagisce con "licenziate tutti e chiamate i disoccupati", "scioperano sempre di venerdì".

Siamo sempre lì: se c'è qualcosa che mi piace (il tipo il lasciapassare verde) o che non mi interessa (tipo il CCNL di una categoria cui non appartengo) e qualcuno si permette di dire qualcosa devono arrivare gli OMON di Putin, se c'è qualcosa che non mi piace o che mi interessa si deve scatenare l'inferno, la rivoluzione e satana in persona. Altro che "la squadra del cuore".
 
In realtà, ma forse ricordo male, le ultime proteste in piazza di una certa portata che io mi ricordi sono state quelle contro il lasciapassare verde dell'autunno 21, soprattutto quelle dei portuali di Trieste ma ci sono state manifestazioni e proteste praticamente ogni sabato pomeriggio in tante città italiane e per mesi e, sempre se non ricordo male, i termini di discussione erano "dagli al no Vax", "chiamate Bava-Beccaris", "sfamateli con il piombo". A queste amenità, poi, si aggiungono "licenziate tutti e mandate l'esercito" in relazione alle proteste dei portuali Trieste i quali vennero presi a colpi di idrante con il sostanziale beneplacito dell'opinione pubblica.

Che poi non è niente di diverso rispetto a quello che succede ogni volta che scioperano gli autoferrotranvieri alle cui proteste si reagisce con "licenziate tutti e chiamate i disoccupati", "scioperano sempre di venerdì".

Siamo sempre lì: se c'è qualcosa che mi piace (il tipo il lasciapassare verde) o che non mi interessa (tipo il CCNL di una categoria cui non appartengo) e qualcuno si permette di dire qualcosa devono arrivare gli OMON di Putin, se c'è qualcosa che non mi piace o che mi interessa si deve scatenare l'inferno, la rivoluzione e satana in persona. Altro che "la squadra del cuore".
Sono anni che ripeti le stesse cose, guarda che abbiamo capito come la pensi, non è che ad ogni post, per decenni, c'è bisogno di ripetere la stessa cosa comunque. Ti sei solo dimenticato di citare la filastrocca "tutti=tutti meno io" (o una cosa del genere)

Che poi ti contraddici tu stesso... i ferrotranvieri scenderebbero in piazza a difendere i diritti degli altri lavoratori al di fuori del proprio ccnl? O ancora meglio, scenderebbero secondo te in piazza per protestare contro tutte quelle forme contrattuali farlocche che neanche rientrano nei ccnl a cui sicuramente saranno soggetti i loro figli? Secondo me no.

Ad ogni modo io mi riferivo solamente al mal costume tipico italiano di protestare per le minchiate, correlato allo stupore di un utente di costatare come in un altro paese scendano in piazza a protestare per le pensioni.

Hai fatto partire l'arringa senza un motivo valido :asd:
 
Grazie mille per avermi dato ragione sia con la parte sugli autoferrotranvieri sia con il "protestare per le minchiate" anche se probabilmente non era quello che volevi fare.
Fra l'altro non è neanche vero che si protesta solo per le minchiate. Certo che se poi quello che non piace o non interessa a me è una minchiata...

Ah, la non necessità di ripetizione vale anche per te, eh, abbiamo capito anche come la pensi tu.

Segnalo, infine, oltre ad un uso scorretto del "piuttosto che" che non significa "oppure", che se vuoi, sei libero di mettermi in ignore.
Buona giornata.
 
Ultima modifica:
Mancate il punto.
Protestare ha senso se poi si raggiunge lo scopo. In francia sono famosi per protestare ( ed è davvero nobile, oltre che dimostrare solidarietà) ma non ricordo chissà quali traguardi. Oggi continuano a protestare ma la riforma delle pensioni ( già passata) non mi pare si pensi di fargli fare un passo indietro nemmeno di 1 mm.

Generalmente protestare non serve a nulla a meno di non alzare il tiro e spaventare seriamente il governo.
 
Mancate il punto.
Protestare ha senso se poi si raggiunge lo scopo. In francia sono famosi per protestare ( ed è davvero nobile, oltre che dimostrare solidarietà) ma non ricordo chissà quali traguardi. Oggi continuano a protestare ma la riforma delle pensioni ( già passata) non mi pare si pensi di fargli fare un passo indietro nemmeno di 1 mm.

Generalmente protestare non serve a nulla a meno di non alzare il tiro e spaventare seriamente il governo.

Ma questo l'ho detto l'altro giorno. La protesta, pacifica o violenta che sia, raramente porta agli effetti desiderati.
 
Segnalo, infine, oltre ad un uso scorretto del "piuttosto che" che non significa "oppure", che se vuoi, sei libero di mettermi in ignore.
Ma si mi sa che è quello che farò...la solita pappardella del cittadino che alzandosi la mattina debba pensare non solo al suo, ma anche agli orticello degli altri è abbastanza ipocrita.
 

Metto la traduzione automatica di deepl.com sotto spoiler.
Il leader cinese Xi Jinping dice di prepararsi alla guerra. In occasione dell'incontro annuale del parlamento cinese e del suo massimo organo di consulenza politica a marzo, Xi ha trattato il tema della preparazione alla guerra in quattro discorsi distinti, in un caso dicendo ai suoi generali di "osare combattere". Il suo governo ha anche annunciato un aumento del 7,2% del bilancio della difesa cinese, che è raddoppiato nell'ultimo decennio, oltre a piani per rendere il Paese meno dipendente dalle importazioni di grano dall'estero. Negli ultimi mesi, Pechino ha presentato nuove leggi sulla prontezza militare, nuovi rifugi antiaerei nelle città al di là dello stretto da Taiwan e nuovi uffici di "mobilitazione per la difesa nazionale" in tutto il Paese.

È troppo presto per dire con certezza cosa significhino questi sviluppi. Il conflitto non è certo né imminente. Ma a Pechino è cambiato qualcosa che i politici e gli imprenditori di tutto il mondo non possono permettersi di ignorare. Se Xi dice che si sta preparando alla guerra, sarebbe sciocco non prenderlo in parola.

FANTASMI CHE PIANGONO, NEMICI CHE TREMANO

Il primo segnale che le riunioni di quest'anno dell'Assemblea Nazionale del Popolo e della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese - note come "due sessioni" perché entrambi gli organi si riuniscono contemporaneamente - potrebbero non essere un'attività ordinaria è arrivato il 1° marzo, quando la principale rivista teorica del Partito Comunista Cinese (PCC) ha pubblicato un saggio intitolato "Sotto la guida del pensiero di Xi Jinping sul rafforzamento dell'esercito, avanzeremo vittoriosamente". Il saggio è apparso sotto il nome di "Jun Zheng" - un omonimo di "governo militare" che forse si riferisce al massimo organo militare cinese, la Commissione militare centrale - e sosteneva che "la modernizzazione della difesa nazionale e delle forze armate deve essere accelerata". Ha anche chiesto di intensificare la fusione militare-civile, la politica di Xi che richiede alle aziende private e alle istituzioni civili di servire lo sforzo di modernizzazione militare della Cina. Inoltre, riprendendo un discorso tenuto da Xi ai leader militari cinesi nell'ottobre del 2022, il documento ha lanciato delle frecciatine poco velate agli Stati Uniti:

Di fronte alle guerre che possono esserci imposte, dobbiamo parlare ai nemici in una lingua che capiscono e usare la vittoria per ottenere pace e rispetto. Nella nuova era, l'Esercito Popolare insiste sull'uso della forza per fermare i combattimenti. . . . Il nostro esercito è famoso per essere bravo a combattere e per avere un forte spirito combattivo. Con millet e fucili, ha sconfitto l'esercito del Kuomintang dotato di equipaggiamento americano. Ha sconfitto il nemico numero uno al mondo, armato fino ai denti, sul campo di battaglia coreano e si è esibito in possenti e maestosi drammi di battaglia che hanno sconvolto il mondo e fatto piangere fantasmi e divinità.

Anche prima della pubblicazione del saggio, vi erano indicazioni che i leader cinesi stavano pianificando un possibile conflitto. A dicembre, Pechino ha promulgato una nuova legge che consentirebbe all'Esercito Popolare di Liberazione (PLA) di attivare più facilmente le sue forze di riserva e di istituzionalizzare un sistema di rifornimento delle truppe da combattimento in caso di guerra. Tali misure, come hanno notato gli analisti Lyle Goldstein e Nathan Waechter, suggeriscono che Xi potrebbe aver tratto lezioni sulla mobilitazione militare dai fallimenti del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina.

La legge che regola i riservisti militari non è l'unica modifica legale che lascia intendere i preparativi di Pechino. A febbraio, il massimo organo deliberativo dell'Assemblea nazionale del popolo ha adottato la Decisione sull'adeguamento dell'applicazione di alcune disposizioni del diritto di procedura penale [cinese] ai militari in tempo di guerra che, secondo il Quotidiano del popolo, conferisce alla Commissione militare centrale il potere di adeguare le disposizioni giuridiche, tra cui "la giurisdizione, la difesa e la rappresentanza, le misure obbligatorie, l'archiviazione dei casi, le indagini, l'accusa, il processo e l'esecuzione delle sentenze". Sebbene sia impossibile prevedere come verrà utilizzata la decisione, essa potrebbe diventare un'arma per colpire gli individui che si oppongono a un'acquisizione di Taiwan. L'esercito di Pechino potrebbe anche usarla per rivendicare la giurisdizione legale su un territorio potenzialmente occupato, come Taiwan. Oppure Pechino potrebbe usarlo per costringere i cittadini cinesi a sostenere le sue decisioni in tempo di guerra.

Da dicembre, il governo cinese ha aperto una serie di uffici per la mobilitazione della Difesa Nazionale (o centri di reclutamento) in tutto il Paese, tra cui Pechino, Fujian, Hubei, Hunan, Mongolia interna, Shandong, Shanghai, Sichuan, Tibet e Wuhan. Allo stesso tempo, le città della provincia del Fujian, dall'altra parte dello stretto rispetto a Taiwan, hanno iniziato a costruire o a migliorare i rifugi antiaerei e almeno un "ospedale di emergenza in tempo di guerra", secondo i media statali cinesi. A marzo, il Fujian e diverse città della provincia hanno iniziato a impedire agli indirizzi IP stranieri di accedere ai siti web governativi, forse per impedire il monitoraggio dei preparativi della Cina per la guerra.

IL VLAD INTERIORE DI XI

Se questi sviluppi lasciano intendere un cambiamento di mentalità da parte di Pechino, le due sessioni di incontri tenutesi all'inizio di marzo ne hanno confermato l'esistenza. Tra le proposte discusse dalla Conferenza consultiva politica del popolo cinese, l'organo consultivo, c'è stato un piano per creare una lista nera di attivisti e leader politici pro-indipendenza a Taiwan. Presentato dal popolare blogger ultranazionalista Zhou Xiaoping, il piano autorizzerebbe l'assassinio delle persone inserite nella lista nera - tra cui il vicepresidente di Taiwan, William Lai Ching-te - se non si ravvedono. Zhou ha poi dichiarato al quotidiano di Hong Kong Ming Pao che la sua proposta è stata accettata dalla conferenza e "trasmessa alle autorità competenti per essere valutata e presa in considerazione". Proposte come quella di Zhou non arrivano per caso. Nel 2014, Xi aveva elogiato Zhou per "l'energia positiva" delle sue geremiadi contro Taiwan e gli Stati Uniti.

Sempre durante le due sessioni di incontri, il premier uscente Li Keqiang ha annunciato un budget militare di 1,55 trilioni di yuan (circa 224,8 miliardi di dollari) per il 2023, con un aumento del 7,2% rispetto allo scorso anno. Anche Li ha chiesto di intensificare i "preparativi per la guerra". Gli esperti occidentali ritengono da tempo che la Cina non dichiari le proprie spese per la difesa. Nel 2021, ad esempio, Pechino ha dichiarato di aver speso 209 miliardi di dollari per la difesa, ma l'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma ha stimato la cifra reale in 293,4 miliardi di dollari. Anche la cifra ufficiale cinese supera la spesa militare di tutti gli alleati degli Stati Uniti nel Pacifico messi insieme (Australia, Giappone, Filippine, Corea del Sud e Thailandia), e c'è da scommettere che la Cina spende molto di più di quanto dichiara.

Ma i momenti più significativi delle due sessioni di incontri, forse senza sorpresa, hanno riguardato lo stesso Xi. Il leader cinese ha tenuto quattro discorsi in tutto: uno ai delegati della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, due al Congresso nazionale del popolo e uno ai leader militari e paramilitari. In questi discorsi ha descritto un panorama geopolitico desolante, ha indicato gli Stati Uniti come avversario della Cina, ha esortato le imprese private a servire gli obiettivi militari e strategici della Cina e ha ribadito che l'unione di Taiwan e della terraferma è fondamentale per il successo della sua politica di "grande ringiovanimento dell'ethnos cinese".

Nel suo primo discorso del 6 marzo, Xi è sembrato preparare la base industriale cinese alla lotta e al conflitto. "Nel prossimo periodo, i rischi e le sfide che dovremo affrontare non potranno che aumentare e diventare più gravi", ha avvertito. "Solo quando tutto il popolo penserà in un unico luogo, lavorerà duramente in un unico luogo, si aiuterà a vicenda nella stessa barca, si unirà come un'unica persona, oserà combattere e sarà bravo a combattere, potrà continuare a ottenere nuove e più grandi vittorie". Per aiutare il PCC a raggiungere queste "vittorie più grandi", ha promesso di "guidare correttamente" le imprese private a investire nei progetti che lo Stato ha reso prioritari.

Xi ha anche attaccato direttamente gli Stati Uniti nel suo discorso, rompendo la sua prassi di non nominare Washington come avversario se non in contesti storici. Ha descritto gli Stati Uniti e i loro alleati come le principali cause dei problemi attuali della Cina. "I Paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, hanno attuato contro di noi il contenimento da tutte le direzioni, l'accerchiamento e la soppressione, il che ha portato a gravi sfide senza precedenti per lo sviluppo del nostro Paese", ha affermato. Mentre l'amministrazione del presidente americano Joe Biden ha enfatizzato i "guardrail" e altri mezzi per rallentare il deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, Pechino si sta chiaramente preparando a una nuova era più conflittuale.

Il 5 marzo Xi ha tenuto un secondo discorso in cui ha delineato una visione dell'autosufficienza cinese che si è spinta molto più in là rispetto a tutte le sue precedenti discussioni sull'argomento, affermando che la marcia della Cina verso la modernizzazione è subordinata alla rottura della dipendenza tecnologica dalle economie straniere, ovvero dagli Stati Uniti e da altre democrazie industrializzate. Xi ha anche affermato di voler porre fine alla dipendenza della Cina dalle importazioni di cereali e manufatti. "Nel caso in cui fossimo a corto di uno dei due, il mercato internazionale non ci proteggerà", ha dichiarato Xi. Li, il premier uscente, ha sottolineato lo stesso punto nel suo "rapporto di lavoro" annuale del governo lo stesso giorno, affermando che Pechino deve "mantenere senza sosta le ciotole di riso di oltre 1,4 miliardi di cinesi saldamente nelle proprie mani". Attualmente la Cina dipende dalle importazioni per oltre un terzo del suo consumo alimentare netto.

Nel suo terzo discorso, tenuto l'8 marzo ai rappresentanti del PLA e della Polizia Armata del Popolo, Xi ha dichiarato che la Cina deve concentrare i suoi sforzi di innovazione sul rafforzamento della difesa nazionale e creare una rete di forze di riserva nazionali a cui attingere in tempo di guerra. Xi ha anche chiesto una campagna di "educazione alla difesa nazionale" per unire la società dietro il PLA, invocando come ispirazione il Movimento di Doppio Sostegno, una campagna del 1943 dei comunisti per militarizzare la società nella loro area di base di Yan'an.

Nel suo quarto discorso (e primo da presidente al terzo mandato), il 13 marzo, Xi ha annunciato che l'"essenza" della sua grande campagna di ringiovanimento è "l'unificazione della madrepatria". Sebbene abbia accennato al legame tra l'assorbimento di Taiwan e la sua tanto decantata campagna per rendere la Cina nuovamente grande, raramente, se non mai, lo ha fatto con tanta chiarezza.

PRENDERE XI SUL SERIO

Una cosa chiara a dieci anni dall'inizio del governo di Xi è che è importante prenderlo sul serio, cosa che purtroppo molti analisti statunitensi non fanno. Quando Xi ha lanciato una serie di campagne aggressive contro la corruzione, le imprese private, le istituzioni finanziarie e i settori immobiliare e tecnologico, molti analisti hanno previsto che queste campagne sarebbero state di breve durata. Ma sono durate. Lo stesso vale per la politica draconiana di Xi "zero COVID" per tre anni, finché non è stato costretto a invertire la rotta alla fine del 2022.

Xi sta ora intensificando una campagna decennale per rompere le principali dipendenze economiche e tecnologiche dal mondo democratico guidato dagli Stati Uniti. Lo fa in previsione di una nuova fase di "lotta" ideologica e geostrategica, come dice lui stesso. I suoi messaggi sulla preparazione alla guerra e l'equiparazione del ringiovanimento nazionale all'unificazione segnano una nuova fase della sua campagna di guerra politica per intimidire Taiwan. È chiaramente disposto a usare la forza per conquistare l'isola. Ciò che rimane poco chiaro è se pensa di poterlo fare senza rischiare un'escalation incontrollata con gli Stati Uniti.

Cosa ne pensate?
yonkers86 Se ti sovviene qualcosa e se non ti richiede troppo sforzo riusciresti a darmi un parere? Idem se riesci a darmi una valutazione di questo tipo: a tuo avviso quanto è preoccupante?
 

Metto la traduzione automatica di deepl.com sotto spoiler.
Il leader cinese Xi Jinping dice di prepararsi alla guerra. In occasione dell'incontro annuale del parlamento cinese e del suo massimo organo di consulenza politica a marzo, Xi ha trattato il tema della preparazione alla guerra in quattro discorsi distinti, in un caso dicendo ai suoi generali di "osare combattere". Il suo governo ha anche annunciato un aumento del 7,2% del bilancio della difesa cinese, che è raddoppiato nell'ultimo decennio, oltre a piani per rendere il Paese meno dipendente dalle importazioni di grano dall'estero. Negli ultimi mesi, Pechino ha presentato nuove leggi sulla prontezza militare, nuovi rifugi antiaerei nelle città al di là dello stretto da Taiwan e nuovi uffici di "mobilitazione per la difesa nazionale" in tutto il Paese.

È troppo presto per dire con certezza cosa significhino questi sviluppi. Il conflitto non è certo né imminente. Ma a Pechino è cambiato qualcosa che i politici e gli imprenditori di tutto il mondo non possono permettersi di ignorare. Se Xi dice che si sta preparando alla guerra, sarebbe sciocco non prenderlo in parola.

FANTASMI CHE PIANGONO, NEMICI CHE TREMANO

Il primo segnale che le riunioni di quest'anno dell'Assemblea Nazionale del Popolo e della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese - note come "due sessioni" perché entrambi gli organi si riuniscono contemporaneamente - potrebbero non essere un'attività ordinaria è arrivato il 1° marzo, quando la principale rivista teorica del Partito Comunista Cinese (PCC) ha pubblicato un saggio intitolato "Sotto la guida del pensiero di Xi Jinping sul rafforzamento dell'esercito, avanzeremo vittoriosamente". Il saggio è apparso sotto il nome di "Jun Zheng" - un omonimo di "governo militare" che forse si riferisce al massimo organo militare cinese, la Commissione militare centrale - e sosteneva che "la modernizzazione della difesa nazionale e delle forze armate deve essere accelerata". Ha anche chiesto di intensificare la fusione militare-civile, la politica di Xi che richiede alle aziende private e alle istituzioni civili di servire lo sforzo di modernizzazione militare della Cina. Inoltre, riprendendo un discorso tenuto da Xi ai leader militari cinesi nell'ottobre del 2022, il documento ha lanciato delle frecciatine poco velate agli Stati Uniti:



Anche prima della pubblicazione del saggio, vi erano indicazioni che i leader cinesi stavano pianificando un possibile conflitto. A dicembre, Pechino ha promulgato una nuova legge che consentirebbe all'Esercito Popolare di Liberazione (PLA) di attivare più facilmente le sue forze di riserva e di istituzionalizzare un sistema di rifornimento delle truppe da combattimento in caso di guerra. Tali misure, come hanno notato gli analisti Lyle Goldstein e Nathan Waechter, suggeriscono che Xi potrebbe aver tratto lezioni sulla mobilitazione militare dai fallimenti del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina.

La legge che regola i riservisti militari non è l'unica modifica legale che lascia intendere i preparativi di Pechino. A febbraio, il massimo organo deliberativo dell'Assemblea nazionale del popolo ha adottato la Decisione sull'adeguamento dell'applicazione di alcune disposizioni del diritto di procedura penale [cinese] ai militari in tempo di guerra che, secondo il Quotidiano del popolo, conferisce alla Commissione militare centrale il potere di adeguare le disposizioni giuridiche, tra cui "la giurisdizione, la difesa e la rappresentanza, le misure obbligatorie, l'archiviazione dei casi, le indagini, l'accusa, il processo e l'esecuzione delle sentenze". Sebbene sia impossibile prevedere come verrà utilizzata la decisione, essa potrebbe diventare un'arma per colpire gli individui che si oppongono a un'acquisizione di Taiwan. L'esercito di Pechino potrebbe anche usarla per rivendicare la giurisdizione legale su un territorio potenzialmente occupato, come Taiwan. Oppure Pechino potrebbe usarlo per costringere i cittadini cinesi a sostenere le sue decisioni in tempo di guerra.

Da dicembre, il governo cinese ha aperto una serie di uffici per la mobilitazione della Difesa Nazionale (o centri di reclutamento) in tutto il Paese, tra cui Pechino, Fujian, Hubei, Hunan, Mongolia interna, Shandong, Shanghai, Sichuan, Tibet e Wuhan. Allo stesso tempo, le città della provincia del Fujian, dall'altra parte dello stretto rispetto a Taiwan, hanno iniziato a costruire o a migliorare i rifugi antiaerei e almeno un "ospedale di emergenza in tempo di guerra", secondo i media statali cinesi. A marzo, il Fujian e diverse città della provincia hanno iniziato a impedire agli indirizzi IP stranieri di accedere ai siti web governativi, forse per impedire il monitoraggio dei preparativi della Cina per la guerra.

IL VLAD INTERIORE DI XI

Se questi sviluppi lasciano intendere un cambiamento di mentalità da parte di Pechino, le due sessioni di incontri tenutesi all'inizio di marzo ne hanno confermato l'esistenza. Tra le proposte discusse dalla Conferenza consultiva politica del popolo cinese, l'organo consultivo, c'è stato un piano per creare una lista nera di attivisti e leader politici pro-indipendenza a Taiwan. Presentato dal popolare blogger ultranazionalista Zhou Xiaoping, il piano autorizzerebbe l'assassinio delle persone inserite nella lista nera - tra cui il vicepresidente di Taiwan, William Lai Ching-te - se non si ravvedono. Zhou ha poi dichiarato al quotidiano di Hong Kong Ming Pao che la sua proposta è stata accettata dalla conferenza e "trasmessa alle autorità competenti per essere valutata e presa in considerazione". Proposte come quella di Zhou non arrivano per caso. Nel 2014, Xi aveva elogiato Zhou per "l'energia positiva" delle sue geremiadi contro Taiwan e gli Stati Uniti.

Sempre durante le due sessioni di incontri, il premier uscente Li Keqiang ha annunciato un budget militare di 1,55 trilioni di yuan (circa 224,8 miliardi di dollari) per il 2023, con un aumento del 7,2% rispetto allo scorso anno. Anche Li ha chiesto di intensificare i "preparativi per la guerra". Gli esperti occidentali ritengono da tempo che la Cina non dichiari le proprie spese per la difesa. Nel 2021, ad esempio, Pechino ha dichiarato di aver speso 209 miliardi di dollari per la difesa, ma l'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma ha stimato la cifra reale in 293,4 miliardi di dollari. Anche la cifra ufficiale cinese supera la spesa militare di tutti gli alleati degli Stati Uniti nel Pacifico messi insieme (Australia, Giappone, Filippine, Corea del Sud e Thailandia), e c'è da scommettere che la Cina spende molto di più di quanto dichiara.

Ma i momenti più significativi delle due sessioni di incontri, forse senza sorpresa, hanno riguardato lo stesso Xi. Il leader cinese ha tenuto quattro discorsi in tutto: uno ai delegati della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, due al Congresso nazionale del popolo e uno ai leader militari e paramilitari. In questi discorsi ha descritto un panorama geopolitico desolante, ha indicato gli Stati Uniti come avversario della Cina, ha esortato le imprese private a servire gli obiettivi militari e strategici della Cina e ha ribadito che l'unione di Taiwan e della terraferma è fondamentale per il successo della sua politica di "grande ringiovanimento dell'ethnos cinese".

Nel suo primo discorso del 6 marzo, Xi è sembrato preparare la base industriale cinese alla lotta e al conflitto. "Nel prossimo periodo, i rischi e le sfide che dovremo affrontare non potranno che aumentare e diventare più gravi", ha avvertito. "Solo quando tutto il popolo penserà in un unico luogo, lavorerà duramente in un unico luogo, si aiuterà a vicenda nella stessa barca, si unirà come un'unica persona, oserà combattere e sarà bravo a combattere, potrà continuare a ottenere nuove e più grandi vittorie". Per aiutare il PCC a raggiungere queste "vittorie più grandi", ha promesso di "guidare correttamente" le imprese private a investire nei progetti che lo Stato ha reso prioritari.

Xi ha anche attaccato direttamente gli Stati Uniti nel suo discorso, rompendo la sua prassi di non nominare Washington come avversario se non in contesti storici. Ha descritto gli Stati Uniti e i loro alleati come le principali cause dei problemi attuali della Cina. "I Paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, hanno attuato contro di noi il contenimento da tutte le direzioni, l'accerchiamento e la soppressione, il che ha portato a gravi sfide senza precedenti per lo sviluppo del nostro Paese", ha affermato. Mentre l'amministrazione del presidente americano Joe Biden ha enfatizzato i "guardrail" e altri mezzi per rallentare il deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, Pechino si sta chiaramente preparando a una nuova era più conflittuale.

Il 5 marzo Xi ha tenuto un secondo discorso in cui ha delineato una visione dell'autosufficienza cinese che si è spinta molto più in là rispetto a tutte le sue precedenti discussioni sull'argomento, affermando che la marcia della Cina verso la modernizzazione è subordinata alla rottura della dipendenza tecnologica dalle economie straniere, ovvero dagli Stati Uniti e da altre democrazie industrializzate. Xi ha anche affermato di voler porre fine alla dipendenza della Cina dalle importazioni di cereali e manufatti. "Nel caso in cui fossimo a corto di uno dei due, il mercato internazionale non ci proteggerà", ha dichiarato Xi. Li, il premier uscente, ha sottolineato lo stesso punto nel suo "rapporto di lavoro" annuale del governo lo stesso giorno, affermando che Pechino deve "mantenere senza sosta le ciotole di riso di oltre 1,4 miliardi di cinesi saldamente nelle proprie mani". Attualmente la Cina dipende dalle importazioni per oltre un terzo del suo consumo alimentare netto.

Nel suo terzo discorso, tenuto l'8 marzo ai rappresentanti del PLA e della Polizia Armata del Popolo, Xi ha dichiarato che la Cina deve concentrare i suoi sforzi di innovazione sul rafforzamento della difesa nazionale e creare una rete di forze di riserva nazionali a cui attingere in tempo di guerra. Xi ha anche chiesto una campagna di "educazione alla difesa nazionale" per unire la società dietro il PLA, invocando come ispirazione il Movimento di Doppio Sostegno, una campagna del 1943 dei comunisti per militarizzare la società nella loro area di base di Yan'an.

Nel suo quarto discorso (e primo da presidente al terzo mandato), il 13 marzo, Xi ha annunciato che l'"essenza" della sua grande campagna di ringiovanimento è "l'unificazione della madrepatria". Sebbene abbia accennato al legame tra l'assorbimento di Taiwan e la sua tanto decantata campagna per rendere la Cina nuovamente grande, raramente, se non mai, lo ha fatto con tanta chiarezza.

PRENDERE XI SUL SERIO

Una cosa chiara a dieci anni dall'inizio del governo di Xi è che è importante prenderlo sul serio, cosa che purtroppo molti analisti statunitensi non fanno. Quando Xi ha lanciato una serie di campagne aggressive contro la corruzione, le imprese private, le istituzioni finanziarie e i settori immobiliare e tecnologico, molti analisti hanno previsto che queste campagne sarebbero state di breve durata. Ma sono durate. Lo stesso vale per la politica draconiana di Xi "zero COVID" per tre anni, finché non è stato costretto a invertire la rotta alla fine del 2022.

Xi sta ora intensificando una campagna decennale per rompere le principali dipendenze economiche e tecnologiche dal mondo democratico guidato dagli Stati Uniti. Lo fa in previsione di una nuova fase di "lotta" ideologica e geostrategica, come dice lui stesso. I suoi messaggi sulla preparazione alla guerra e l'equiparazione del ringiovanimento nazionale all'unificazione segnano una nuova fase della sua campagna di guerra politica per intimidire Taiwan. È chiaramente disposto a usare la forza per conquistare l'isola. Ciò che rimane poco chiaro è se pensa di poterlo fare senza rischiare un'escalation incontrollata con gli Stati Uniti.

Cosa ne pensate?
yonkers86 Se ti sovviene qualcosa e se non ti richiede troppo sforzo riusciresti a darmi un parere? Idem se riesci a darmi una valutazione di questo tipo: a tuo avviso quanto è preoccupante?
Diciamo che i commentari che arrivano dalla rivista più neocon del panorama anglosassone, ancorata a più parti alle teorie più realiste possibili e che quindi leggono i rapporti tra Stati sotto questa lente, sono da prendere per quello che sono. Ossia i pareri di gente assolutamente preparata e competente, che però ha una visione del mondo elastica come un palo di cemento armato.
Per capirci, sono anche 10 anni che dicono "The US MUST prepare to a war against China".
 
Diciamo che i commentari che arrivano dalla rivista più neocon del panorama anglosassone, ancorata a più parti alle teorie più realiste possibili e che quindi leggono i rapporti tra Stati sotto questa lente, sono da prendere per quello che sono. Ossia i pareri di gente assolutamente preparata e competente, che però ha una visione del mondo elastica come un palo di cemento armato.
Chiaramente ho notato che dal linguaggio dell'articolo gli Stati Uniti ne escono, come dire, limpidi. E quel "U.S.-led democratic world" presente nell'articolo, che fa il paio con - aggiungo io - "mondo libero" - a livello dialettico mi fanno storcere il naso, o perlomeno tenere la guardia alta, per il manto di whitewashing che sembrano evocare. Sono espressioni che andrebbero sempre scandagliate e contestualizzate per metterle alla prova dei fatti in quanto molto facili da strumentalizzare con retoriche vaporose. Ho trovato comunque l'articolo interessante ed informativo sulla Cina, considerando le dichiarazioni e le informazioni che mette in fila, di cui non ero al corrente. Tuttavia voglio specificare, anche ammettendo tranquillamente la mia eventuale ignoranza in merito, che sulla definizione di "rivista neocon" mi sto rimettendo totalmente alla tua conoscenza e alla tua capacità di giudizio.

La strategia stratunitense del containment economico della Cina è parecchio controversa e mi sembra porre soltanto un muro contro muro che la Cina potrebbe, dal suo punto di vista, essere giustificata ad attuare specularmente contro gli Stati Uniti, s'è per quello, "se tanto mi dà tanto". Nelle relazioni internazionali fra due superpotenze mi sembra parecchio problematica per la stabilità mondiale. Quindi questo articolo del FT mi è sembrato utile e interessante come esempio per controbilanciare, in parte, quello di Foreign Affairs.


Traduzione come prima sotto spoiler.
Ecco un esperimento di pensiero. Se Taiwan non esistesse, gli Stati Uniti e la Cina sarebbero ancora ai ferri corti? Ho la sensazione di sì. L'antagonismo tra capibastone e potenze in ascesa fa parte della storia umana.

Il punto è se queste tensioni persisterebbero se la Cina fosse una democrazia anziché uno Stato monopartitico. È più difficile dirlo, ma non è scontato che un governo cinese eletto proverebbe meno risentimento nei confronti dell'ordine globale guidato dagli Stati Uniti. È anche difficile immaginare le circostanze in cui l'America condividerebbe volentieri le luci della ribalta.

Tutto ciò suggerisce che le chiacchiere su un conflitto tra Stati Uniti e Cina non sono più inverosimili. I Paesi non cambiano facilmente le loro macchie: La Cina è il regno di mezzo che vuole vendicarsi delle umiliazioni subite dall'Occidente; l'America è la nazione pericolosa che cerca mostri da distruggere. Entrambi stanno giocando secondo i canoni.

La domanda è se la stabilità globale può sopravvivere all'insistenza di uno dei due sul fatto che devono avere successo. L'alternativa più probabile all'odierna situazione di stallo tra Stati Uniti e Cina non è un incontro di vedute, ma la guerra.

Questa settimana, Xi Jinping si è spinto più in là di quanto fatto in precedenza, additando l'America come la forza dietro il "contenimento", l'"accerchiamento" e la "soppressione" della Cina. Sebbene la sua retorica fosse provocatoria, non era tecnicamente sbagliata. Il Presidente Joe Biden è ancora ufficialmente impegnato a cercare di cooperare con la Cina. Ma il mese scorso Biden ha perso la rotta con la stessa facilità di un pallone meteorologico. Il panico di Washington per quella che, dopo tutto, è una tecnologia del XIX secolo ha spinto Antony Blinken, Segretario di Stato americano, a cancellare un viaggio a Pechino che avrebbe dovuto aprire la strada a un vertice Biden-Xi.

Il pensiero di gruppo di Washington ha guidato la reazione eccessiva di Biden. Il consenso è ormai così falco che rischia di vedere qualsiasi apertura verso la Cina come una debolezza. Come sottolinea lo storico Max Boot, il bipartitismo non è sempre una buona cosa.

Alcuni dei peggiori errori dell'America - la risoluzione del Golfo del Tonchino del 1964 che portò alla guerra in Vietnam, o la risoluzione sulla guerra in Iraq del 2002 - erano bipartisan. Lo stesso vale per la nuova commissione della Camera sulla Cina, il cui presidente, Mike Gallagher, afferma che "contrasterà lo stato tecno-totalitario del partito comunista cinese con il mondo libero". Probabilmente si può dire che non andrà a caccia di prove contraddittorie.

A big difference between today’s cold war and the original one is that China is not exporting revolution. From Cuba to Angola and Korea to Ethiopia, the Soviet Union underwrote leftwing insurgencies worldwide. The original idea of containment, laid out in George Kennan’s 1947 Foreign Affairs essay, The Sources of Soviet Conduct, was more modest than the undeclared containment that is now US policy. Kennan’s advice was twofold: to stop the expansion of the Soviet empire; and to shore up western democracy. He counselled against the use of force. With patience and skill the USSR would fold, which is what eventually happened. Today’s approach is containment-plus. When Xi talks of “suppression”, he means America’s ban on advanced semiconductor exports to China. Since high-end chips are used for both civil and military purposes, the US has grounds for denying China the means to upgrade its military. But the collateral effect is to limit China’s economic development. There is no easy way round this. One possible side-effect will be to accelerate Xi’s drive for “made in China” technology. The Chinese president has also explicitly declared Beijing’s goal of dominating artificial intelligence by 2030, which is another way of saying that China wants to set the rules. The one positive feature of today’s cold war compared with the last one — China and America’s economic interdependence — is thus something Biden wants to undo. Decoupling is taking on an air of inevitability. When Xi refers to “encirclement”, he is thinking about America’s deepening ties to China’s neighbours. Again, Xi mostly has himself to blame.

Japan’s shift to a more normal military stance, which includes a doubling of its defence spending, probably worries China the most. But America’s growing closeness to the Philippines and India, and the Aukus nuclear submarine deal with Australia and the UK, are also part of the picture. Add in increased US arms transfers to Taiwan and the ingredients for Chinese paranoia are ripe. How does this end? This is where a study of Kennan would pay dividends. There is no endgame to today’s cold war. Unlike the USSR, which was an empire in disguise, China inhabits historic boundaries and is never likely to dissolve. The US needs a strategy to cope with a China that will always be there. If you took a snap poll in Washington and asked: one, are the US and China in a cold war; and two, how does the US win it, the answer to the first would be an easy “yes”; the second would elicit a long pause. Betting on China’s submission is not a strategy. Here is another way to look at it. The US still holds more of the cards. It has plenty of allies, a global system that it designed, better technology and younger demographics. China’s growth is slowing and its society is ageing faster. The case for US resolve and patience is stronger today than it was when Kennan was around. Self-confident powers should not be afraid to talk.

Però in questo passaggio non capisco a quale colpa l'autore si riferisca.

Quando Xi parla di "accerchiamento", pensa ai legami sempre più stretti dell'America con i vicini della Cina. Anche in questo caso, la colpa è soprattutto di Xi.

Per capirci, sono anche 10 anni che dicono "The US MUST prepare to a war against China".
Qui intendi la rivista o la classe politica statunitense? E "guerra" in che senso? Cinetica? Perché Xi si è rivolto ai generali.
 
Questo governo mi fa scompisciare; invece di occuparsi delle cose serie come salari da fame, riconversione dell'apparato industriale auto per l'elettrico, risorse idriche al nord, sanità al collasso e carenza di medici e infermieri strutturale, ecc. ogni giorno trova il "nemico" da abbattere: insetti e farine di insetti, carne sintetica, partigiani.

Capì?
I problemi che abbiamo in Italia sono i partigiani, gli insetti, la carne cresciuta in laboratorio.

Governo di ridicoli.
 
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