La curva di Phillips dice una cosa molto semplice, condivisibile, e comprovata empiricamente: la dinamica dei salari è influenzata dal tasso di disoccupazione. Se c’è molta disoccupazione i salari crescono di meno perché i lavoratori sono in una posizione contrattualmente debole (pur di avere un lavoro accettano qualsiasi condizione), se c’è poca disoccupazione i lavoratori hanno il coltello dalla parte del manico: la domanda tira, e i datori di lavoro, che hanno necessità di soddisfarla, accettano di pagare meglio gli operai.
Punto.
Non c’è molto di più, e non c’è molto di meno.
Questa teoria è stata attaccata all’inizio degli anni ’70 (più esattamente, nel 1968) da Milton Friedman e poi dai suoi seguaci per il semplice e ottimo motivo (dal loro punto di vista) che indicava come l’inflazione non fosse un fenomeno puramente monetario, ma l’esito di un conflitto “di classe” (per usare una parola grossa). Questo i neoclassici non potevano ammetterlo, perché sarebbe stato ammettere che l'inflazione non è una variabile "tecnica" ma "politica" (il risultato di un conflitto e di una mediazione), il che avrebbe evidentemente impedito a governi tecnici di atteggiarsi a salvatori della patria prima a Santiago del Cile e Buenos Aires, e poi da noi. Naturalmente, se l’inflazione non è causata dallo “stampare moneta” (espressione dilettantesca che accomuna i nostrani adepti della scuola di Chicago, da Giannino a Zingales), allora per controllarla non occorre “affamare la bestia” (cioè comprimere la sovranità monetaria dello Stato, e, a monte, quella fiscale, perché se lo Stato non spende poi non deve nemmeno “stampare”).
Basta semplicemente affamare i lavoratori, cioè reprimere la domanda in modo che la disoccupazione cresca. Se invece si vuole il contrario, cioè si vuole che la disoccupazione sia più bassa, occorrerà accettare un’inflazione moderatamente superiore: verranno erosi i risparmiucci, forse, e i piccoli Gollum piddini, sconsolati, vedranno “
il loro tessssssoro” perdere di potere d’acquisto. Però lavoreranno, e così i loro figli, e l’economia crescerà, e le retribuzioni verranno adeguate al nuovo livello dei prezzi, eccetera.
Meglio avere più potere d’acquisto nonostante i prezzi siano più alti, o averne di meno nonostante i prezzi siano stabili? La risposta dei piddini la conosciamo tutti, la vostra spero, per voi, sia diversa.