Ogni anno l’
ONU redige il
World Happiness Report, una valutazione della felicità dei diversi paesi del mondo, basandosi su parametri di reddito, aspettativa di vita, sostegno sociale, libertà, fiducia e generosità.
Infatti, le percentuali dei
suicidi in Norvegia,
Russia, Canada, Danimarca, Finlandia e Svezia risultano
doppie rispetto a paesi che vivono una crisi economica decennale, come
Italia e
Grecia, quest’ultima con momenti molto traumatici. I popoli della regione sono coscienti di tale triste casistica, con tanto di appositi programmi nazionali di
prevenzione dei suicidi, ma le cause risultano essere molto differenti a seconda del tipo di cultura in cui si verificano.
Il sunto delle conclusioni raggiunte dal report è il seguente:
la felicità non è distribuita in modo uniforme.
Negli ultimi anni è stato osservato anche un aumento delle cattive condizioni di salute mentale. Tra i giovani in generale, sia donne che uomini, viene sottolineata la
mancanza di contatti sociali. In quasi tutte le fasce d’età, i maschi – in particolare quelli più anziani – sono i meno attivi socialmente, cosa che è associata all’infelicità. Al contrario,
le persone più religiose sono anche le più felici. Infatti, in tutti i paesi nordici, le persone religiose sono risultate più felici anche quando non hanno migliori livelli di reddito rispetto agli atei o alle persone “moderatamente” religiose.
Le realtà indigene poggiavano, quindi, su un
rapporto spirituale armonico e complementare con il Tutto che le civiltà allogene hanno rotto, portando una mentalità dicotomica tra Uomo e Natura, in cui il primo domina la seconda. L’interruzione di antiche tradizioni di vita e la diffusione della piaga dell’alcol hanno reso vulnerabile il sistema nervoso di dette popolazioni, con evidenti risultati negativi: bassa speranza di vita,
alto tasso di suicidi e forte livello di alcolismo.
Il male oscuro dell’Artico non distingue né età né classe sociale. I programmi statali di
prevenzione al suicidio, da ultimo
quello alaskano, puntano sull’inclusione e senso della comunità. Ma le alte percentuali del fenomeno testimoniano che l’armonia interiore di popoli secolarmente abituati a vivere in simbiosi con la Natura è stata rotta da dinamiche esogene, che lo scioglimento dei ghiacci e la conseguente penetrazione dell’opportunistica logica del profitto non potranno che aggravare.