Secondo recenti dati INPS analizzati da Eures Ricerche Economiche e Sociali, il 2021 ha visto erodersi ulteriormente la stabilità finanziaria dei giovani lavoratori italiani. Una quota significativa, pari al 26,9%, ha percepito retribuzioni annue inferiori a 5 mila euro, in aumento rispetto al 24,3% registrato nel 2016. Ancora più preoccupante è il fatto che questa tendenza all'impoverimento sia più accentuata tra le giovani donne, con il 32,3% delle lavoratrici under 35 che guadagna meno di 5 mila euro all'anno, rispetto al 22,8% dei loro coetanei maschi.
La polarizzazione delle retribuzioni è un'altra tendenza evidente. Mentre alcuni giovani vedono aumentare i propri stipendi, c'è anche un aumento significativo di coloro che guadagnano poco più del minimo, spesso non sufficiente a garantire una vita dignitosa o a coprire le spese di base. Nel complesso, l'11,9% dei giovani uomini guadagna più di 30 mila euro all'anno, mentre solo il 5,8% delle giovani donne raggiunge questa cifra.
La situazione è complicata anche dalla crescente precarizzazione del lavoro. Nel corso degli ultimi dieci anni, la percentuale di giovani con contratti a tempo indeterminato è scesa dal 70,3% al 60,1%, mentre sono aumentati i contratti a tempo determinato e stagionali. Quest'ultimi, spesso associati a retribuzioni molto basse, rappresentano una realtà angosciante per molti giovani, con compensi medi annui che a malapena superano i 5 mila euro, un importo ben al di sotto della soglia di povertà.
Un altro aspetto critico è rappresentato dai contratti part-time, che coinvolgono una percentuale significativa di giovani lavoratori. Nel 2021, il 39,8% dei giovani under 35 aveva un contratto part-time, con un'incidenza ancora maggiore tra le giovani donne, il 50,9% delle quali lavorava part-time rispetto al 31,4% dei giovani uomini.
Fonte: Will Media - Linkedin
E la Svizzera muta