Voice of Cards: The Forsaken Maiden
Finito e platinato.
Ci sono diverse cose da dire su questo capitolo.
La formula è la medesima vista con The Isle Dragon Roars, con un dungeon master che ci accompagna per tutta l'avventura e fa le veci di narratore, doppiatore e commentatore.
L'onere e l'onore questa volta è toccata al mitico Sho Hayami, la cui voce profonda è quasi sempre associata a personaggi dotati di grande carisma, dando vita tantissime volte a villain memorabili; tratti che donano al esperienza un'impronta molto caratteristica e distintiva.
Il gameplay presenta alcune piccole ma gradite modifiche: la modalità veloce(pur dovendo sempre essere attivata dal menù principale ad ogni avvio) è molto più fluida, il comando "passa" è stato sostituito da uno che ci permette di guadagnare una gemma extra, sono stati inseriti consumabili che permettono di guarire status alterati o curare il proprio party ad area ed abbiamo una divisione più netta negli equip.
Oltre agli anelli, abbiamo spade, daghe e lance/alabarde per quanto riguarda le armi ed armature leggere, medie, pesanti per il nostro "avatar" mentre si possono ora tenere in riserva cinquanta consumabili anziché trenta inoltre sono state introdotte una serie di sinergy skill, delle potenti abilità usate in combo dalla sacerdotessa e dal suo vassallo.
Il giovane navigatore nostro avatar è un personaggio sicuramente più puro e onesto rispetto al prode ma tramite alcune scelte e dialoghi possiamo far emergere un suo lato farfallone e da pseudo playboy, la dove Laty/Jeri oltre ad esprimersi molto a gesti ed azioni, spicca per una innata e divertente goffaggine.
Entrambi tratti graditi e che permettono di alleggerire una vicenda che sin da subito si prospetta più seria e cupa rispetto alla precedente, più in linea con quello che è nelle corde di Yoko Taro.
Solo differenze di tono e miglioramenti quindi? No.
Sono convinto che la maggior parte dei problemi del titolo siano figli di scelte sbagliate a livello di mero gamedesign e no.
A livello personale il riutilizzo di mostri, npc e oggetti non mi ha dato fastidio, vista la natura del progetto.
Cosa è andato storto allora? Sarò più esplicito.
Con l'eccezione del nostro avatar, non avremo MAI in vero controllo sui nostri personaggi.
Di Lati/Jeri potremmo andare a toccare solo armatura ed accessorio, l'arma è fissa ed il suo potenziarsi dipende dai progressi nel gioco.
La nostra "guida" Aridmé invece è totalmente intoccabile ed esce in automatico dal party ogni volta che vi si aggiunge una Sacerdotessa con un suo vassallo.
La possibilità di avere un party a quattro e non a tre è sulla carta gradita ma...per me è stata causa solo di nervosismo e amarezza.
Le varie coppie che ci affiancano, possono subire modifiche solo nel accessorio e NON guadagnano alcun tipo di esperienza né tantomeno potremmo scegliere altre abilità da assegnarli.
Ancora peggio in alcune battaglie molto importanti saremmo buttati direttamente nella mischia e non ci verrà neppure data la possibilità di sistemare il famoso accessorio.
Sembrerà una fesseria ma risulta frustrante, perché le stat dei personaggi crescono relativamente poco con i level up e sin dal primo capitolo appare chiaro come ogni isola venda pressoché tutte le tier di determinate tipologie di equipaggiamento fatta eccezione per quelli "definitivi"; quindi ad esempio nel isola azzurra troveremo tutte e tre le categorie di lancia e tutte le armature pesanti.
Scelte che distruggono il senso di progressione, anche combattendo sempre l'esperienza è sempre poca e livellando si ha sempre la sensazione di essere troppo deboli.
Il denaro, con soltanto un singolo personaggio davvero personalizzabile e con la stragrande maggioranza del equipaggiamento disponibile da subito, finisce per essere speso tutto in cosumabili.
Necessari visto chel livello di sfida risulta essere decisamente più alto rispetto al suo predecessore.
Parlando con un amico che lo ha giocato molto prima di me, ho saputo che molti utenti in rete hanno letteralmente odiato le ultime fight per l'impossibilità di modificare anche solo gli accessori e per la facilità con cui uno status alterato può mandare a monte un'intera sessione. Personalmente, gli scontri finali li ho fatti lentamente ma senza problemi mentre il boss extra ha letteralmente consumato le mie scorte (sono passato da cinquanta a quattro) ma non sono sorpreso. Status alterati come maleficio, paralisi e congelamento sono terribili se non si hanno le risposte adeguate. e risultano ancora più tremendi, quando possono essere inflitti in modo casuale a tutto il party con una singola azione ed il dado non sembra MAI collaborare con te.
La storia è intrigante.
Come scrivevo prima Jeri/Lati è la vera protagonista, non il nostro avatar che è solo il suo compagno di viaggio e protettore.
Trovo quindi legittimo che il finale sia solo uno e che si abbia cosi accesso ad un epilogo di pregio meno gradita è la presenza comunque di una pseudo scelta che è nei fatti inutile cosi come l'assenza di spiegazioni su alcuni concetti e idee inserite, che vengono lasciate sin troppo sul vago nonostante siano fondamentali.
Sempre in tema storia, gli archi narrativi delle varie sacerdotesse non sono tutti riusciti allo stesso modo.
Con poche eccezioni (il trovarsi nello stesso arcipelago, la presenza del trio principale) sono del tutto scollegati fra loro ed alcuni (caso emblematico è quello della Sacerdotessa Bianca) sono troppo veloci, troppo repentini, sbrigativi. Non si ha letteralmente il tempo di prendere familiarità con l'isola, le sue tradizioni ed affezionarsi al singolo personaggio che è già tutto finito.
Senza la possibilità di avere una vera conclusione o delle conseguenze palpabili.
è un problema di ritmo abbastanza evidente anche perché l'encounter rate è decisamente più alto e le aree più grandi(forse anche troppo), come l'oceano, sono molto "lente" da mappare.
Nota aggiuntiva, è davvero una storia del tutto indipendente come dichiarato ufficialmente?
No.
Cronologicamente è ambientata un quindici/sedici anni prima The Isle of Dragon Roar anno più, anno meno.
Arrivati ad un certo punto è talmente evidente che è letteralmente impossibile non notarlo e ciò mi porta a supporre il che il numero riportato sulle carte dovesse fungere da indicazione sulla collocazione a livello narrativo al interno di una serie ben più lunga ma si tratta solo di mie elucubrazioni.
Aggiungo questo legame narrativo, rende una certa vicenda ancora più triste ma non scenderò nei dettagli.
Giunti alla fine della mia analisi se dovessi utilizzare un termine per riassumere il tutto, userei amarezza.
Questo The Forsaken Maiden aveva tutto per eguagliare e superare The Isle of Dragon Roar ma una serie di scelte infelici e poco sensate, finiscono per renderlo inferiore seppur piacevole.
Peccato.
Ora? Beh, ora sono in ballo.
Quindi? Balliamo.
The Beast of Burden, resti solo tu.