Sai cos'è il clickbaiting? Te lo dico io: è quella cosa per cui scrivi nel titolo una cosa diversa dal contenuto che poi trovi all'interno della notizia. Cosa che non facciamo

Puoi fare un titolo più o meno riuscito (e quando ci sono capitati quelli poco riusciti, ne ho parlato col redattore e li ho fatti cambiare), più o meno provocatorio e incuriosente, ma non devi farlo ingannevole. Se scrivi "SCONTO BOMBA SU PS5!" e poi lo sconto su PS5 è di 2€, è un titolo ingannevole in un mondo dove lo sconto di 2€ lo puoi trovare sempre. Se lo scrivi e lo sconto è di 200€, il titolo attira il click ma dice il vero. Si scambia sempre il "titolo clickbait" con il titolo che vuole spingere a leggere, ma non ingannare. E portare la gente a leggere e interessarsi, in modo intelligente ma onesto, sarebbe poi questo mestiere, non è che questo sia un hobby. Ogni contenuto viene studiato e seguito statisticamente nel tempo, con report della sottoscritta al resto della redazione, per tracciare cosa funziona e cosa no: non ci sono cose che nascono a caso e qualsiasi tool di verifica di numeri vi permette di vedere la traiettoria di impennata avuta da Spazio negli ultimi 4 anni con questo tipo di studio.
E ribadisco che essendo un gioco di equilibri – quello tra ciò che vuoi fare e ciò che devi fare in base alle risposte del pubblico – i newser in particolare scrivono di quello che volete leggere voi, not the other way around. Se i videogiocatori fanno fare a un'intervista all'autore di Tunic che svela come creare un gioco così 1/500 delle letture che fa "ecco come hanno reagito i fan al trailer di gioco Y", io penso che il problema di soglia di attenzione sia appena appena appena più grande dei siti di videogiochi a cui lo si vorrebbe ricondurre. Il contenuto impegnativo, insomma, si fa nonostante le risposte dei lettori, non grazie alle risposte dei lettori.
Siamo off-topic, ma visto che si è tirato il sasso nel lago usando parole fuori contesto, ecco il contesto. Sul tuo sito personale fai come ti pare – fosse solo per me, SpazioGames sarebbe un incrocio tra VGC e GamesIndustry, il che con le soglie di attenzione del pubblico italofono sarebbe un suicidio. In una realtà lavorativa, non ti basi su quello che ti piace ma su quello che funziona in base a parametri e soglie che ci si è dati. Quando la soglia di attenzione ci dimostrerà che volete più interviste al papà di Pacific Drive e meno "scoperto easter egg in Elden Ring dopo 29 anni", saremo felicissimi di poterne fare molti di più, perché cambierebbe il rapporto sforzo/beneficio. Purtroppo, però, non succederà mai. E il modo in cui vengono vissute le recensioni, ossia un campo di battaglia basato sul numeretto ancora prima che il numeretto ci sia (leggendario a tal proposito il caso della review di Starfield) non fa che scolpirlo nella pietra.