Alert LGBTQ+ thread | She said: "Don't make others suffer for your personal hatred." | LEGGERE PRIMO POST | COMMENTI TRANSOMOFOBI=BAN

  • Autore discussione Autore discussione Gianpi
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Ecco, in questo caso il punto è proprio che la pratica non definisce un'identità di genere o tendenza sessuale, per cui penso che un'insegnante competente, oltre ovviamente a parlartene, ti direbbe innanzitutto questo e sarebbe la liberazione da un'ideologia, non la sua affermazione. Se invece i genitori dovessero dire al figlio che è o richiama per esempio un "comportamento omosessuale" sarebbero loro i primi a condizionarlo con un'ideologia frutto di un costrutto culturale che creerebbe il primo senso di confusione e turbamento qualora lui non lo fosse, o in realtà a prescindere che lo sia o meno.

Questa qui sotto (quella della maestra) è ideologia:

Anche questi due genitori stanno usando il loro bimbo per portare avanti la loro ideologia. E lo facciamo tutti in un certo senso. Basta ammetterlo. E basta non cercare di imporre la propria sugli altri. È quello che vengo dicendo dall'inizio di questa conversazione. Se l'insegnante viene al corrente che a questi genitori gli sta bene che il figlio si metta lo smalto, lo deve lasciar fare.
Tutti i bambini sono liberi di mettersi lo smalto, la gonna, giocare a qualsiasi sport vogliano, ecc. Anche io da bambino giocavo con le bambole insieme a mia cugina. Nessuno però ha mai messo in questione il fatto che fossi un maschietto, proprio per questo motivo.
Se il bambino vuole mettersi lo smalto è ok, però dirgli che soffre di disforia di genere perché vuole farlo... Ce ne passa.

Cioè, se mio figlio vuole mettersi lo smalto non lo combatterei, però di certo non gli mentirei dicendo che dentro di lui, forse, è una femminuccia. E non gli mentirei neanche dicendo che puo' diventarlo se prende ormoni, se si taglia il pene, ecc. Perché non sarà mai una femminuccia. È una realtà, come dire che la terra non sarà mai piatta solo perché ci credi.

Uno studio condotto da Ken Zucker dimostra che se lasci stare un bambino (diagnosticato con disforia di genere), e non cerchi di forzarlo né da una parte né dall'altra, nell'80% supererà da solo quei comportamenti che lo hanno portato alla diagnosi.
Spesso si sottovaluta il range di sperimentazione che un bambino mette in atto quando gioco con il mondo. I bambini hanno amici immaginari, non per questo diciamo che sono pazzi. I bambini fingono di essere una miriade di cose.
Il problema sta nell'estremizzazione, in qualsiasi senso: mio bambino mette in bocca una banana e la succhia, "è roba da gay smettila subito", oppure mio bambino si mette lo smalto "c'è una bambina intrappolata in quel corpo, dobbiamo fare di tutto per farla emergere."
 
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Anche questi due genitori stanno usando il loro bimbo per portare avanti la loro ideologia. E lo facciamo tutti in un certo senso. Basta ammetterlo. E basta non cercare di imporre la propria sugli altri.
Scusa se ti rispondo solo a questo, ma in questo frangente quale sarebbe l'ideologia che questa coppia starebbe portando avanti e imponendo sugli altri? A me sembra che l'unica a voler imporre qualcosa fosse la maestra.
 
Scusa se ti rispondo solo a questo, ma in questo frangente quale sarebbe l'ideologia che questa coppia starebbe portando avanti e imponendo sugli altri? A me sembra che l'unica a voler imporre qualcosa fosse la maestra.
Ideologia secondo la Treccani:

Il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale.

Approfondimento:

Nel corso del Novecento, il concetto di i. ha progressivamente assunto un significato neutrale, passando a indicare qualsiasi insieme di idee e valori sufficientemente coerente al suo interno e finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui

Per cui se esiste un'idea sociale secondo la quale mettersi lo smalto è una cosa da donne, quando tu ti opponi ti stai soltanto liberando da quel determinato ideale, ma ne stai creando uno a tua volta. Non ti stai liberando dal concetto di ideologia. Non è possibile farlo, in nessun caso. L'ideologia, si potrebbe dire, nasce quando, grazie alla coscienza, siamo stati in grado di creare un divario tra mente e corpo, istinto e azione consapevole.
Quando sorge in te quella domanda, che può manifestarsi attraverso un'emozione o un pensiero consapevole come "dovrei o non dovrei?", qualsiasi decisione tu prenda in quel caso, la stai mettendo in atto nel nome di un ideale.
 
Ideologia secondo la Treccani:

Il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale.

Approfondimento:

Nel corso del Novecento, il concetto di i. ha progressivamente assunto un significato neutrale, passando a indicare qualsiasi insieme di idee e valori sufficientemente coerente al suo interno e finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui

Per cui se esiste un'idea sociale secondo la quale mettersi lo smalto è una cosa da donne, quando tu ti opponi ti stai soltanto liberando da quel determinato ideale, ma ne stai creando uno a tua volta. Non ti stai liberando dal concetto di ideologia. Non è possibile farlo, in nessun caso. L'ideologia, si potrebbe dire, nasce quando, grazie alla coscienza, siamo stati in grado di creare un divario tra mente e corpo, istinto e azione consapevole.
Quando sorge in te quella domanda, che può manifestarsi attraverso un'emozione o un pensiero consapevole come "dovrei o non dovrei?", qualsiasi decisione tu prenda in quel caso, la stai mettendo in atto nel nome di un ideale.
Quindi se io mi oppongo alla giustificazione ideologica della schiavitù sto passando limitatamente da un'ideologia ad un'altra e devo rispettare quella degli schiavisti senza imporre loro di liberare gli schiavi?
 
Quindi se io mi oppongo alla giustificazione ideologica della schiavitù sto passando limitatamente da un'ideologia ad un'altra e devo rispettare quella degli schiavisti senza imporre loro di liberare gli schiavi?
:hmm:

Non capisco il nesso. Lo schiavo vede annullato qualsiasi diritto umano ed è completamente soggiogato alla volontà del padrone, il quale esercita la propria ideologia attraverso la forza fisica, tutto per il proprio tornaconto. Lo schiavo non è un essere umano, ma semplicemente un mezzo. Il tutto approvato dallo stato attraverso delle leggi specifiche.
In che modo è comparabile a un genitore che dice al figlio "mettere lo smalto è da donna?".

Non vedo leggi che vietino agli uomini di mettersi lo smalto.
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Quindi una famiglia che lascia esprimere il figlio è ideologizzata, mentre una che glielo vieta per costrutti sociali/è da femmine/ecc. ovviamente non lo è :morty:
Perché inventi cose che non ho mai detto?
 
Chi ha mai parlato di amici?
Pardon, in effetti non hai pronunciato la parola amicizia, quindi che rapporti hai con loro? Hai detto che "Li tratto con lo stesso rispetto con il quale tratto qualsiasi altro essere umano", ma questa affermazione è in netto contrasto con ciò che stai dicendo negli ultimi post.
 
Pardon, in effetti non hai pronunciato la parola amicizia, quindi che rapporti hai con loro? Hai detto che "Li tratto con lo stesso rispetto con il quale tratto qualsiasi altro essere umano", ma questa affermazione è in netto contrasto con ciò che stai dicendo negli ultimi post.
Perché è in netto contrasto? In che modo quel che dico può essere inquadrabile come abuso/mancanza di rispetto/discriminazione?
 
Ma se dobbiamo accettare il fatto che un uomo che s'identifica in donna è in realtà una donna, non si commette discriminazione quando gli viene detto "non puoi competere nelle categorie femminili?".

Non m'importa niente quello che un adulto fa del proprio corpo. Il problema non sono i trans. Il problema sono tutte quelle persone (trans e non) che pensano di poter forzare la propria personalissima visione del mondo sugli altri.
Brutte notizie, dovunque le persone cercano di forzare la loro personalissima visione sugli altri. È quello che stai facendo anche tu "nel tuo piccolo", per costruire un futuro che reputi migliori. Viviamo in un mondo con altre persone e quando le visioni del mondo che contrastano implicano un pacchetto di diritti inferiore o incidono sulla condizione di vita di una persona, inevitabilmente si lotta per far in modo che anche gli altri vedano le cose in un certo modo. Certo è che, se ci pensi, loro che sono una comunità che ha bisogno che vengano riconosciuti i propri diritti potrebbe avere un tantinello di legittimità in più di te che hai paura che la tua ipotetica futura figlia perda le olimpiadi. Ma è un gioco di visioni del mondo, ognuno ha la propria.
Non è certo compito dell'insegnante trattare certi argomenti nelle scuole. Sarò io a decidere quando sarà opportuno parlare di certe cose a mio figlio.
Scemo io che pensavo che l'educazione sessuale (perché quello è l'intento, non parlare dei plug) dovesse essere deputata all'istituzione nata proprio per educare e informare le giovani menti.
Immagina un insegnante che, di nascosto, dice a tuo figlio che dovrebbe convertirsi all'islamismo per qualsiasi motivo. Come la prenderesti?
Come quando mi hanno convinto per il 19 anni a essere cristiano, perché era l'unico modo di salvare la mia anima, dici? :asd:
Secondo il tuo ragionamento dovremmo prendere in seria considerazione il terrapiattismo solo perché c'è una minoranza che ci crede.
Attenzione, sennò non la finiamo più. Una minoranza che rivendica una visione antiscientifica sulla base di teorie pseudocomplottiste è una cosa, un gruppo sociale marginalizzato e stigmatizzato che rivendica il proprio bisogno di essere trattato in maniera diversa da persone con cui, fondamentalmente, dovrebbe avere poco con cui spartire, è un altro.
Certo che non posso controllare certe cose. Però un conto è che mio figlio minorenne esce con gli amici e condividono una birra, una sigaretta di nascosto. Non posso controllare, è una situazione che certamente capiterà. Un altro è che prima di iniziare la lezione, l'insegnante distribuisce sigarette e spritz alla classe. La vedi la differenza?
Non penso avessero intenzione di giocare a "inserisci il plug", l'intento di chi si batte (ti ripeto sempre di tener conto che non tutti i simpatizzanti delle comunità LGBTQ+ la pensano allo stesso modo e alcune visioni sono effettivamente estreme) è che sia necessario insegnare e spiegare visioni alternative per 'provincializzare' un certo tipo di sapere egemone che si regge sul presupposto che "si è sempre pensato così" e nulla più. Ha un ancoraggio con la realtà pari a quello della teoria di genere: dipende dal punto di vista da cui si osserva e su cosa ci si focalizza, ma rimane un sapere relativo. E una scuola che alimenti lo spirito critico offrendo una prospettiva ampia e non univoca di fenomeni così complessi potrebbe beneficiare a tutti.
Semplicemente la società ancora non è arrivata a quel punto della storia. Magari un giorno ci arriverà e tu, come me, starai lì a dire che tutto ciò non ha senso mentre gli altri ti daranno contro dicendoti che sei bigotto.

Spiegami la differenza tra un trentenne che si sente dodicenne e un maschio che si sente una donna, e perché uno è considerabile un disturbo mentale mentre l'altro un'identità legittima.
Non è forse un costrutto sociale il fatto che gli adulti debbano comportarsi da adulti? Cos'è un adulto? Perché deve comportarsi in un certo modo?
Ma perché tu hai già deciso che le cose stanno così, mentre io cerco per quanto possibile di rifarmi a quello che la scienza dice adesso. Quello che verrà detto in futuro non si può sapere, ma sinceramente, se una persona pensa di stare meglio così e il processo è avallato e supportato da scienziati competenti in materia io sicuramente non mi metto a discutere della legittimità della cosa, men che meno in un'ipotetica prospettiva futura :asd:

La differenza è che sono stati studiati e considerati fenomeni differenti. Anche perché l'associazione tra sesso e genere è differente da età biologica ed età sociale. E ti dirò di più, anche quella è oggetto di conflitti e di negoziazioni e rinegoziazioni. Ma sono due condizioni differenti, la sindrome di Peter Pan, studi alla mano, viene considerata una difficoltà nella transizione verso la vita adulta che può essere trattata in vari modi, la transessualità è un'altra cosa e siamo in un campo che non offre certezze, al momento. Ma la scienza funziona così in ogni ambito, non si può pensare in prospettiva futura e dire "chissà domani", ci possiamo solo rifare a metodi e pratiche che danno risultati scientifici e sono avallati dai diretti interessati. Io sicuramente non dirò mai "mannaggia a noi che li accontentavamo".
Anche la disforia di genere può essere causata da un trauma, come una violenza sessuale, non lo sapevi?
Come l'omosessualità e un miriade di altre cose che sono associate, ma come si dice nelle scienze sociali: correlation is not causation.
 
E cosa dice la scienza adesso? Su quali basi affermi che ci sia un "consenso accademico/scientifico" sull'argomento? C'è tutto meno che consenso. Senza contare le censure che hanno subìto quei ricercatori (molti hanno perso il posto di lavoro) per essersi opposti al "consenso".

Vediamo un paper di Paul W. Hruz.

Qualifica
Paul W. Hruz, M.D., Ph.D. is an associate professor of pediatrics, endocrinology, and diabetes and an associate professor of cell biology and physiology at Washington University School of Medicine in St. Louis.

Link al paper: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32431446/

Per chi non volesse leggere tutto, elencherò qui alcuni passaggi inerenti a quello che stiamo discutendo.

Sulle correlazioni tra Disforia di genere e altri disordini mentali/traumi
Patients who experience a gender identity that is discordant with biological sex have an alarmingly high incidence of serious psychosocial morbidity including depression, anxiety, eating disorders, substance abuse, HIV infection, and homelessness (Connolly et al. 2016). Most concerning, nearly half of all affected individuals will contemplate suicide and a third will attempt suicide (Adams, Hitomi, and Moody 2017). While a need for effective treatment modalities is clear, there are significant deficiencies in understanding the etiology of this condition, the risks and benefits of proposed medical interventions, and the long-term success of various approaches in achieving the primary desired goal of preventing suicide (Institute of Medicine 2011; Olson-Kennedy et al. 2016). With a desire to provide real and sustained assistance to patients who experience gender dysphoria within established ethical boundaries, it is essential to understand the scientific evidence used to support proposed medical interventions and acknowledge the limits of these data.

The care of patients who experience gender dysphoria has included efforts to understand and address underlying psychosocial morbidity (Brown and Jones 2016; de Graaf et al. 2018; Kaltiala-Heino et al. 2015). Underlying factors that have been investigated include unresolved developmental challenges, underlying depression and anxiety disorders, strained family relationships, sexual abuse, autism, and peer conflicts (Saleem and Rizvi 2017). The pioneering work of Zucker established that many but not all patients who received psychological counseling and support were able to manage and resolve conflicts arising from discordant gender identity, particularly in affected children (Zucker et al. 2012).

Sulla metodologia usata per diagnosticare Ddg

"Assessing the accuracy of these estimates requires consideration of the methodologies used. Higher estimates rely upon patient responses to questionnaires in which answers appear to be influenced by the wording of the questions asked. There is evidence that male to female ratio of individuals with sex–gender identity discordance has reversed, with more recent estimates showing that much of the observed increase is due to biological females who identify as male (Zucker 2017). It is frequently claimed, without documented scientific evidence, that this increase is driven by an increase in existing patients coming forward for treatment rather than a change in overall incidence or change in rates of persistence among affected youth. The degree to which social affirmation of transgendered identity has affected these epidemiologic trends is unknown. Recently, the phenomenon of adolescent girls with no prior expression of gender dysphoria presenting as having a transgendered identity in social networks has been reported (aka rapid onset gender dysphoria; Littman 2018). This study is limited by relatively small sample size and a significant risk of ascertainment bias. Further research is required to establish the validity and extent of this phenomenon."

"To date, the cause of discordance between sex and gender identity remains unknown. There is no available blood test or imaging procedure that can be used to determine a person’s self-perceived gender identity. Evaluation relies exclusively in the domain of patient report of internally held feelings and beliefs. There are, however, published data that provide potential clues to influencing factors (Saleem and Rizvi 2017). This includes several reports of structural and functional differences between brains of individuals with sex-discordant gender identity compared to brains from people with gender identity that matches sex (Burke et al. 2014; Luders et al. 2009; Kruijver et al. 2000). Among the limitations of these data are significant overlap between male and female brain structures and heterogeneity between individuals. This precludes the ability to determine sex by examining structure alone. Furthermore, the existing data on brain structure and function do not account for the known phenomenon of neuronal plasticity (i.e., environmental stimuli can alter brain structure; Ismail, Fatemi, and Johnston 2017). Thus, it is not clear whether changes in brain structure are the cause or effect of transgendered identity and behavior."

Disforia di genere non è al 100% determinato dalla genetica

Limited data also suggest a role of genetics in gender identity. This includes investigation of identical twins (Heylens et al. 2012). Because identical twins have exactly the same genes, if gender identity is exclusively determined by genetics, one would predict that there would be 100 percent concordance in identical twin pairs (i.e., if one twin experienced transgender identity, the other twin would also share this experience). However, the observed concordance is closer to 40 percent of affected twins.

Correlazione tra autismo e disforia di genere
Several reports have found high co-occurrence of autism in children with gender dysphoria (Glidden et al. 2016). Thus, in light of existing data, it can be reasonably concluded that the cause of gender dysphoria is multifactorial with both genetic and environmental contributions.

Disforia di genere che svanisce da sola nei bambini
In children who express gender discordance, the majority will experience reintegration of gender identity with biological sex by the time of puberty in the absence of directed medical or societal intervention. This is supported by nearly a dozen published studies over the past forty years. Many of the earlier studies included a small number of subjects and used definitions of gender discordance (e.g., gender identity disorder) that differ from current criteria for gender dysphoria as listed in the DSM-V (APA 2013). In some studies, loss of patients to follow-up hinders determination of desistance (Wallien and Cohen-Kettenis 2008). The most recent studies report desistance rates near 85 percent (Steensma et al. 2011; Drummond et al. 2008).

Questo è uno dei punti più interessanti. Parla della validità di quegli studi dai quali tu trai la conclusione che esiste un "consenso scientifico"
Before addressing specific aspects of medical interventions intended to alleviate gender dysphoria, several general observations can be made regarding the published literature in this field. Despite the endorsement of gender affirmation approaches by several medical organizations including the Endocrine Society (Hembree et al. 2017) and the World Professional Alliance for Transgender Health (WPATH; Coleman et al. 2012), it is important to recognize the low quality of scientific evidence used in generating these treatment recommendations. With the publication of both the initial treatment guidelines by the Endocrine Society guidelines in 2009 and revised guidelines in 2017, the Grading of Recommendations, Assessment, Development and Evaluations system was used to assess data quality (Guyatt et al. 2008). This system ranks evidence into four categories (strong, moderate, low, and very low). Nearly all of the recommendations made were based upon “low” or “very low” quality evidence. By definition, these designations mean that there is a high likelihood that the attainment of new data will necessitate changes to the guidelines provided. The only data that reached the level of “moderate” quality were related to adverse medical outcomes. The limitations of the published studies in the growing field of transgender medicine are many. They include a general lack of randomized controlled trial design, small sample sizes, high potential for recruitment bias, questions regarding the precision of measured parameters, nongeneralizable population groups, relatively short follow-up, high numbers of patients lost to follow-up, and frequent reliance upon “expert opinion” alone. While such deficiencies are not unique to this field of investigation, the strength of the recommendations made on the basis of this type of evidence is, in many respects, disproportionate. In other areas of medicine, much greater caution is generally applied to advancing a single treatment approach over other potential interventions.

Sulla validità (rinnegata a priori) del percorso psicologico atto ad armonizzare mente e corpo.
The WPATH has rejected psychological counseling as a viable means to address sex–gender discordance with the claim that this approach has been proven to be unsuccessful and is harmful (Coleman et al. 2012). Yet the evidence cited to support this assertion, mostly from case reports published over forty years ago, includes data showing patients who benefited from this approach (Cohen-Kettenis and Kuiper 1984).

Sui rischi dei trattamenti ormonali.
Risks include osteopenia (low bone density), altered adult height, and impaired special memory (de Vries et al. 2011; Hough et al. 2017). Rather than merely providing more time for the exploration of gender identity, there is a concern that most if not all children exposed to this intervention will proceed to cross-sex hormone therapy (de Vries et al. 2011). While cessation of GnRH agonist administration will allow resumption of the signals that direct gonadal maturation, the interruption of a normal developmental process, which is time-dependent, cannot be “reversed.”

In addition to remaining questions regarding the efficacy of hormonal and surgical efforts to align the body of an individual with gender dysphoria to his or her desired sex, the safety of these interventions is only partially understood, particularly when administered to children. A known consequence of cross-sex hormone administration is the disruption of gonadal function and the signals that regulate human reproduction. The infertility that results can be irreversible, particularly where this intervention is undertaken prior to full gonadal maturation (Hembree et al. 2017). Androgen levels achieved in female patients given testosterone exceed those observed in women with polycystic ovarian syndrome and frequently reach levels seen in androgen-secreting tumors with associated cardiovascular risk (Macut, Antić, and Bjekić-Macut 2015). Males receiving estrogen have a fivefold increase in the incidence of thromboembolic stroke (Getahun et al. 2018). Adverse metabolic effects that increase the risk of cardiovascular disease have also been reported (Irwig 2018; Maraka et al. 2017).


Sul mancato supporto a coloro i quali vogliono detransizionare.
Affected individuals who desire to transition back to a gender role concordant with biological sex have reported negative social stigma similar to or in some cases exceeding that encountered prior to their initial medical intervention to support transgendered identity (Heyer 2018).

Sulla mancata risoluzione (se non peggioramento) della possibilità di suicidio.
The available data on the long-term effects of gender affirmation in this patient population indicate that the most serious concern, suicide, remains significantly elevated above the background population after medical intervention to alter sexual appearance. Specifically, a thirty-year follow-up study in Sweden on patients who had undergone medical transition showed a rate of completed suicide that was nineteenfold above the backgrounds population (Dhejne et al. 2011). Because this was not a controlled study, it is not possible to assess the impact of the medical treatments themselves on outcomes. However, these data clearly show that this approach did not resolve the problem of depression and suicide.

Further indicating a lack of efficacy of this approach is a recent meta-analysis in North American patients, where suicidal ideation was assessed over the course of an individual’s lifetime and within the past year (Adams, Hitomi, and Moody 2017). In this report, suicide rates were similar in both groups. The few studies that examined suicidal ideation before and after gender transition found suicidal ideation to be increased.

Conclusione.
In summary, the information presented in this report highlights many of the deficiencies in the existing knowledge base regarding the etiology and prevalence of gender dysphoria and current treatment approaches. Although far from exhaustive, these data provide a rationale for exercising caution in accepting the currently proposed gender affirmation treatment paradigms that have been advocated by the WPATH (Coleman et al. 2012) and other professional organizations (Hembree et al. 2017). With heightened awareness of the suffering experienced by individuals who experience a gender identity that is discordant with biological sex, there remains a strong moral imperative to engage this vulnerable patient population. As increasing numbers of affected people, both children and adults, are presenting to medical centers for help, there is a need to better understand this condition and provide means to address all associated medical needs. This includes efforts to welcome and support individuals claiming a transgendered identity with the provision of routine medical care and treatment (Rahman, Li, and Moskowitz 2019). As in all other areas of medicine, efforts to provide safe and effective clinical care of patients with gender dysphoria should be grounded on sound scientific evidence. Where this evidence is lacking, academic healthcare institutions have an opportunity to contribute to rigorous clinical investigation of novel treatment approaches. This can include efforts to better understand psychological influences on gender identity and the design of properly controlled clinical trials using modern psychiatric approaches such as cognitive behavioral therapy (Butler et al. 2006). Administrators who are charged with developing institutional policy and educating staff on the complexity of this unique condition and diverse patient population can benefit from recognizing the ambiguities present. Physicians who deliver this care can also remain mindful of the long history of the harms that have been done to patients from the use of unproven medical interventions (Johnson 2014). Ongoing critical appraisal of emerging scientific evidence and continued open dialogue regarding potential alternate approaches to the care of individuals with sex–gender discordance provides hope for lasting benefit, both to affected patients and to society as a whole.

Nota bene che tutte le conclusioni a cui arriva poggiano sulla base di altri studi. Nel paper ci sono i link di riferimento.

Non esiste alcun consenso.
 
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Non è certo compito dell'insegnante trattare certi argomenti nelle scuole. Sarò io a decidere quando sarà opportuno parlare di certe cose a mio figlio. Immagina un insegnante che, di nascosto, dice a tuo figlio che dovrebbe convertirsi all'islamismo per qualsiasi motivo. Come la prenderesti?
Questa è una cosa che mi fa troppo ridere del dibattito che ruota attorno al tema lgbtq+ - ti quoto perché l'hai riportato ma non mi riferisco a te perché non so come la pensi dell'argomento che sto per introdurre.
Appena si parla di coppie omosessuali che adottano un figlio, il collegamento al bene del suddetto figlio è la prima preoccupazione, però non sia mai che a mio figlio qualcuno si permetta di pensare cosa sia meglio conoscere e/o a quale età.

EDIT: Tra l’altro, ora che rileggo, l’esempio di come uno reagisce se vede il figlio venire educato all’islamismo certifica che non si è in grado di capire la differenza fra lo spiegare che esiste l’Islam/argomenti lgbtq+ e fare propagando volta alla formazione di un terrorista islamico o di uno che ha problemi di identificazione gender.
 
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:hmm:

Non capisco il nesso. Lo schiavo vede annullato qualsiasi diritto umano ed è completamente soggiogato alla volontà del padrone, il quale esercita la propria ideologia attraverso la forza fisica, tutto per il proprio tornaconto. Lo schiavo non è un essere umano, ma semplicemente un mezzo. Il tutto approvato dallo stato attraverso delle leggi specifiche.
In che modo è comparabile a un genitore che dice al figlio "mettere lo smalto è da donna?".

Non vedo leggi che vietino agli uomini di mettersi lo smalto.
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E' comunque un giogo mentale esercitato da quella che per il bambino, a quell'età, è la capacità e la forza di persuasione dell’autorità genitoriale.

Detto ciò, non era un parallelo con lo smalto ma per qualcosa posso usarlo come tale e lo faccio più in fondo. Forse dovevo grassettare la parte. Ho fatto un ragionamento elementare: siccome hai scritto che non si può negare un'ideologia senza sostituirla con un'altra e hai inteso che entrambe vadano rispettate in egual misura, ti ho fatto un esempio di giustificazione ideologica negata e (magari, accettando la tua chiave di lettura, anche) sostituita con qualcosa ma dove entrambe, nella società civile attuale ed evidentemente anche per te, non vengono rispettate in egual misura (infatti la schiavitù è ritenuta inaccettabile). Quindi messa nei termini (quelli che hai usato tu) "non ti stai liberando dal concetto di ideologia, non è possibile farlo, in nessun caso" può essere vero che stai sostituendo con qualcos'altro, ma non è vero che tutto "merita rispetto" (passami l'espressione) allo stesso modo a meno di non tornare indietro di secoli concedendo tutto e riportando in voga le barbarie superate.

Una cosa è liberare gli schiavi opponendosi al loro stato di schiavitù, un’altra è dire loro come vivere dopo averli liberati. Ecco, adesso posso allacciarmi allo smalto dicendo che la coppia, lasciando esprimere il figlio come voleva, ha compiuto e si è fermata alla prima azione. Quindi comunque e nonostante quanto scritto da me stesso sopra chiedo anche: in questo episodio dove sarebbe la nuova ideologia? In cosa consisterebbe?
 
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E' comunque un giogo mentale esercitato da quella che per il bambino, a quell'età, è la capacità e la forza di persuasione dell’autorità genitoriale.

Detto ciò, non era un parallelo con lo smalto ma per qualcosa posso usarlo come tale e lo faccio più in fondo. Forse dovevo grassettare la parte. Ho fatto un ragionamento elementare: siccome hai scritto che non si può negare un'ideologia senza sostituirla con un'altra e hai inteso che entrambe vadano rispettate in egual misura, ti ho fatto un esempio di giustificazione ideologica negata e (magari, accettando la tua chiave di lettura, anche) sostituita con qualcosa ma dove entrambe, nella società civile attuale ed evidentemente anche per te, non vengono rispettate in egual misura (infatti la schiavitù è ritenuta inaccettabile). Quindi messa nei termini (quelli che hai usato tu) "non ti stai liberando dal concetto di ideologia, non è possibile farlo, in nessun caso" può essere vero che stai sostituendo con qualcos'altro, ma non è vero che tutto "merita rispetto" (passami l'espressione) allo stesso modo a meno di non tornare indietro di secoli concedendo tutto e riportando in voga le barbarie superate.

Una cosa è liberare gli schiavi opponendosi al loro stato di schiavitù, un’altra è dire loro come vivere dopo averli liberati. Ecco, adesso posso allacciarmi allo smalto dicendo che la coppia, lasciando esprimere il figlio come voleva, ha compiuto e si è fermata alla prima azione. Quindi comunque e nonostante quanto scritto da me stesso sopra chiedo anche: in questo episodio dove sarebbe la nuova ideologia? In cosa consisterebbe?
L'esempio della schiavitù non è corretto da usare in questo caso, semplicemente perché hai preso il concetto di libertà e lo hai portato al suo completo annullamento, ovvero mancanza di libertà, schiavitù. Se è lecito fare questo tipo di paragoni, allora in tal caso mi permetto di prendere il concetto di libertà e portarlo alla sua massima espressione: se ognuno è libero di fare quel che vuole, è anche libero di schiavizzare.

Per ovviare a questo paradosso si ricorre alla morale, che si potrebbe dividere, molto grossolanamente, in morale oggettiva e soggettiva. Una morale oggettiva impone dei limiti al concetto di libertà a prescindere dall'opinione personale (morale soggettiva). Un esempio di morale oggettiva è che, nonostante siamo dei cittadini liberi, non possiamo esercitare uno sforzo fisico al fine di ledere la libertà di altri cittadini liberi. Non posso schiavizzare, imprigionare, uccidere, stuprare ecc.
Un esempio di morale soggettiva è, per esempio, "non posso dire a tizio che è brutto esteticamente altrimenti ferirei i suoi sentimenti". Questo spetta al cittadino decidere, e non c'è un consenso sulla moralità o amoralità della cosa.

C'è un problema fondamentale con il tuo ragionamento. Consideri il bambino un cittadino libero sul quale un altro cittadino libero (il genitore) sta compiendo uno sforzo tirannico. Ma il bambino, fino all'età della maturità, non è un cittadino libero. Non risponde di sé. E' il genitore che risponde di lui, e quest'ultimo ha il compito di insegnargli i valori della moralità oggettiva e quelli della moralità soggettiva.
Un esempio banale. Se un adulto cercasse di impedire un altro adulto di lasciare una stanza, sarebbe sequestro di persona. Se un genitore dice al suo figlio minorenne "Tu non andrai a quella festa", è considerabile sequestro di persona? Lo consideri un gesto tirannico atto a reprimere la sua libertà?
Oppure ancora, se il figlio minorenne decide di farsi un tatuaggio, secondo il tuo pensiero di libertà di espressione, il genitore che abbraccia questa ideologia non dovrebbe opporsi, vero?

Quando prendi un concetto e gli poni dei limiti, stai creando un'idea. La tua idea, in questo caso è: mio figlio ha il diritto di esprimersi come vuole, però... e dopo quel "però" rientrano tutti i parametri di morale soggettiva che un genitore inculcherà a prescindere nel figlio. Un genitore può dire "mio figlio ha il diritto di esprimersi come vuole, però non voglio che si metta la gonna perché non è in linea con i valori che gli voglio insegnare" ed è una cosa sulla quale si può concordare o meno, ma non esiste oggettività. Tu, allo stesso tempo, potresti dire "mio figlio può esprimersi come vuole, però la maglietta con su scritto 'esistono solo due generi' non voglio la metta". E gli esempi sono innumerevoli. E rientrano tutti in quella categoria di morale soggettiva.
 
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L'esempio della schiavitù non è corretto da usare in questo caso, semplicemente perché hai preso il concetto di libertà e lo hai portato al suo completo annullamento, ovvero mancanza di libertà, schiavitù. Se è lecito fare questo tipo di paragoni, allora in tal caso mi permetto di prendere il concetto di libertà e portarlo alla sua massima espressione: se ognuno è libero di fare quel che vuole, è anche libero di schiavizzare.

Per ovviare a questo paradosso si ricorre alla morale, che si potrebbe dividere, molto grossolanamente, in morale oggettiva e soggettiva. Una morale oggettiva impone dei limiti al concetto di libertà a prescindere dall'opinione personale (morale soggettiva). Un esempio di morale oggettiva è che, nonostante siamo dei cittadini liberi, non possiamo esercitare uno sforzo fisico al fine di ledere la libertà di altri cittadini liberi. Non posso schiavizzare, imprigionare, uccidere, stuprare ecc.
Un esempio di morale soggettiva è, per esempio, "non posso dire a tizio che è brutto esteticamente altrimenti ferirei i suoi sentimenti". Questo spetta al cittadino decidere, e non c'è un consenso sulla moralità o amoralità della cosa.

C'è un problema fondamentale con il tuo ragionamento. Consideri il bambino un cittadino libero sul quale un altro cittadino libero (il genitore) sta compiendo uno sforzo tirannico. Ma il bambino, fino all'età della maturità, non è un cittadino libero. Non risponde di sé. E' il genitore che risponde di lui, e quest'ultimo ha il compito di insegnargli i valori della moralità oggettiva e quelli della moralità soggettiva.
Un esempio banale. Se un adulto cercasse di impedire un altro adulto di lasciare una stanza, sarebbe sequestro di persona. Se un genitore dice al suo figlio minorenne "Tu non andrai a quella festa", è considerabile sequestro di persona? Lo consideri un gesto tirannico atto a reprimere la sua libertà?
Oppure ancora, se il figlio minorenne decide di farsi un tatuaggio, secondo il tuo pensiero di libertà di espressione, il genitore che abbraccia questa ideologia non dovrebbe opporsi, vero?

Quando prendi un concetto e gli poni dei limiti, stai creando un'idea. La tua idea, in questo caso è: mio figlio ha il diritto di esprimersi come vuole, però... e dopo quel "però" rientrano tutti i parametri di morale soggettiva che un genitore inculcherà a prescindere nel suo figlio. Un genitore può dire "mio figlio ha il diritto di esprimersi come vuole, però non voglio che si metta la gonna perché non è in linea con i valori che gli voglio insegnare" ed è una cosa sulla quale si può concordare o meno, ma non esiste oggettività. Tu, allo stesso tempo, potresti dire "mio figlio può esprimersi come vuole, però la maglietta con su scritto 'esistono solo due generi' non voglio la metta". E gli esempio sono innumerevoli. E rientrano tutti in quella categoria di morale soggettiva.
Il genitore non dovrebbe opporsi al tatuaggio qualora tutto ciò che abbia da dire per giustificare il divieto si esaurisca nell'idea che tatuarsi è una cosa da donne. In quel caso dovrebbe dimostrare che solo le donne nascono per tatuarsi altrimenti si tratterebbe di un costrutto sociale. Io non devo dimostrare che non lo è perché in natura questa distinzione non esiste. La discriminante in questo caso è la "motivazione" legata al ruolo di genere. Se si oppone con altre argomentazioni è un'altra storia. Idem per l'andare alla festa, per l'uso della gonna e per lo smalto sulle unghie.

Stai mettendo sullo stesso piano lo smalto sulle unghie e la maglietta con quella scritta? Lo smalto non esprime niente del genere, è solo del pigmento applicato su strati ripieni di fibre di cheratina.

Ora, come dice Veg, spiegare che esistono i maschi che si mettono lo smalto sulle unghie non significa indottrinare affinché se lo metta anche tuo figlio.
 
E cosa dice la scienza adesso? Su quali basi affermi che ci sia un "consenso accademico/scientifico" sull'argomento? C'è tutto meno che consenso. Senza contare le censure che hanno subìto quei ricercatori (molti hanno perso il posto di lavoro) per essersi opposti al "consenso".

Vediamo un paper di Paul W. Hruz.

Qualifica
Paul W. Hruz, M.D., Ph.D. is an associate professor of pediatrics, endocrinology, and diabetes and an associate professor of cell biology and physiology at Washington University School of Medicine in St. Louis.

Link al paper: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32431446/

Per chi non volesse leggere tutto, elencherò qui alcuni passaggi inerenti a quello che stiamo discutendo.

Sulle correlazioni tra Disforia di genere e altri disordini mentali/traumi
Patients who experience a gender identity that is discordant with biological sex have an alarmingly high incidence of serious psychosocial morbidity including depression, anxiety, eating disorders, substance abuse, HIV infection, and homelessness (Connolly et al. 2016). Most concerning, nearly half of all affected individuals will contemplate suicide and a third will attempt suicide (Adams, Hitomi, and Moody 2017). While a need for effective treatment modalities is clear, there are significant deficiencies in understanding the etiology of this condition, the risks and benefits of proposed medical interventions, and the long-term success of various approaches in achieving the primary desired goal of preventing suicide (Institute of Medicine 2011; Olson-Kennedy et al. 2016). With a desire to provide real and sustained assistance to patients who experience gender dysphoria within established ethical boundaries, it is essential to understand the scientific evidence used to support proposed medical interventions and acknowledge the limits of these data.

The care of patients who experience gender dysphoria has included efforts to understand and address underlying psychosocial morbidity (Brown and Jones 2016; de Graaf et al. 2018; Kaltiala-Heino et al. 2015). Underlying factors that have been investigated include unresolved developmental challenges, underlying depression and anxiety disorders, strained family relationships, sexual abuse, autism, and peer conflicts (Saleem and Rizvi 2017). The pioneering work of Zucker established that many but not all patients who received psychological counseling and support were able to manage and resolve conflicts arising from discordant gender identity, particularly in affected children (Zucker et al. 2012).

Sulla metodologia usata per diagnosticare Ddg

"Assessing the accuracy of these estimates requires consideration of the methodologies used. Higher estimates rely upon patient responses to questionnaires in which answers appear to be influenced by the wording of the questions asked. There is evidence that male to female ratio of individuals with sex–gender identity discordance has reversed, with more recent estimates showing that much of the observed increase is due to biological females who identify as male (Zucker 2017). It is frequently claimed, without documented scientific evidence, that this increase is driven by an increase in existing patients coming forward for treatment rather than a change in overall incidence or change in rates of persistence among affected youth. The degree to which social affirmation of transgendered identity has affected these epidemiologic trends is unknown. Recently, the phenomenon of adolescent girls with no prior expression of gender dysphoria presenting as having a transgendered identity in social networks has been reported (aka rapid onset gender dysphoria; Littman 2018). This study is limited by relatively small sample size and a significant risk of ascertainment bias. Further research is required to establish the validity and extent of this phenomenon."

"To date, the cause of discordance between sex and gender identity remains unknown. There is no available blood test or imaging procedure that can be used to determine a person’s self-perceived gender identity. Evaluation relies exclusively in the domain of patient report of internally held feelings and beliefs. There are, however, published data that provide potential clues to influencing factors (Saleem and Rizvi 2017). This includes several reports of structural and functional differences between brains of individuals with sex-discordant gender identity compared to brains from people with gender identity that matches sex (Burke et al. 2014; Luders et al. 2009; Kruijver et al. 2000). Among the limitations of these data are significant overlap between male and female brain structures and heterogeneity between individuals. This precludes the ability to determine sex by examining structure alone. Furthermore, the existing data on brain structure and function do not account for the known phenomenon of neuronal plasticity (i.e., environmental stimuli can alter brain structure; Ismail, Fatemi, and Johnston 2017). Thus, it is not clear whether changes in brain structure are the cause or effect of transgendered identity and behavior."

Disforia di genere non è al 100% determinato dalla genetica

Limited data also suggest a role of genetics in gender identity. This includes investigation of identical twins (Heylens et al. 2012). Because identical twins have exactly the same genes, if gender identity is exclusively determined by genetics, one would predict that there would be 100 percent concordance in identical twin pairs (i.e., if one twin experienced transgender identity, the other twin would also share this experience). However, the observed concordance is closer to 40 percent of affected twins.

Correlazione tra autismo e disforia di genere
Several reports have found high co-occurrence of autism in children with gender dysphoria (Glidden et al. 2016). Thus, in light of existing data, it can be reasonably concluded that the cause of gender dysphoria is multifactorial with both genetic and environmental contributions.

Disforia di genere che svanisce da sola nei bambini
In children who express gender discordance, the majority will experience reintegration of gender identity with biological sex by the time of puberty in the absence of directed medical or societal intervention. This is supported by nearly a dozen published studies over the past forty years. Many of the earlier studies included a small number of subjects and used definitions of gender discordance (e.g., gender identity disorder) that differ from current criteria for gender dysphoria as listed in the DSM-V (APA 2013). In some studies, loss of patients to follow-up hinders determination of desistance (Wallien and Cohen-Kettenis 2008). The most recent studies report desistance rates near 85 percent (Steensma et al. 2011; Drummond et al. 2008).

Questo è uno dei punti più interessanti. Parla della validità di quegli studi dai quali tu trai la conclusione che esiste un "consenso scientifico"
Before addressing specific aspects of medical interventions intended to alleviate gender dysphoria, several general observations can be made regarding the published literature in this field. Despite the endorsement of gender affirmation approaches by several medical organizations including the Endocrine Society (Hembree et al. 2017) and the World Professional Alliance for Transgender Health (WPATH; Coleman et al. 2012), it is important to recognize the low quality of scientific evidence used in generating these treatment recommendations. With the publication of both the initial treatment guidelines by the Endocrine Society guidelines in 2009 and revised guidelines in 2017, the Grading of Recommendations, Assessment, Development and Evaluations system was used to assess data quality (Guyatt et al. 2008). This system ranks evidence into four categories (strong, moderate, low, and very low). Nearly all of the recommendations made were based upon “low” or “very low” quality evidence. By definition, these designations mean that there is a high likelihood that the attainment of new data will necessitate changes to the guidelines provided. The only data that reached the level of “moderate” quality were related to adverse medical outcomes. The limitations of the published studies in the growing field of transgender medicine are many. They include a general lack of randomized controlled trial design, small sample sizes, high potential for recruitment bias, questions regarding the precision of measured parameters, nongeneralizable population groups, relatively short follow-up, high numbers of patients lost to follow-up, and frequent reliance upon “expert opinion” alone. While such deficiencies are not unique to this field of investigation, the strength of the recommendations made on the basis of this type of evidence is, in many respects, disproportionate. In other areas of medicine, much greater caution is generally applied to advancing a single treatment approach over other potential interventions.

Sulla validità (rinnegata a priori) del percorso psicologico atto ad armonizzare mente e corpo.
The WPATH has rejected psychological counseling as a viable means to address sex–gender discordance with the claim that this approach has been proven to be unsuccessful and is harmful (Coleman et al. 2012). Yet the evidence cited to support this assertion, mostly from case reports published over forty years ago, includes data showing patients who benefited from this approach (Cohen-Kettenis and Kuiper 1984).

Sui rischi dei trattamenti ormonali.
Risks include osteopenia (low bone density), altered adult height, and impaired special memory (de Vries et al. 2011; Hough et al. 2017). Rather than merely providing more time for the exploration of gender identity, there is a concern that most if not all children exposed to this intervention will proceed to cross-sex hormone therapy (de Vries et al. 2011). While cessation of GnRH agonist administration will allow resumption of the signals that direct gonadal maturation, the interruption of a normal developmental process, which is time-dependent, cannot be “reversed.”

In addition to remaining questions regarding the efficacy of hormonal and surgical efforts to align the body of an individual with gender dysphoria to his or her desired sex, the safety of these interventions is only partially understood, particularly when administered to children. A known consequence of cross-sex hormone administration is the disruption of gonadal function and the signals that regulate human reproduction. The infertility that results can be irreversible, particularly where this intervention is undertaken prior to full gonadal maturation (Hembree et al. 2017). Androgen levels achieved in female patients given testosterone exceed those observed in women with polycystic ovarian syndrome and frequently reach levels seen in androgen-secreting tumors with associated cardiovascular risk (Macut, Antić, and Bjekić-Macut 2015). Males receiving estrogen have a fivefold increase in the incidence of thromboembolic stroke (Getahun et al. 2018). Adverse metabolic effects that increase the risk of cardiovascular disease have also been reported (Irwig 2018; Maraka et al. 2017).


Sul mancato supporto a coloro i quali vogliono detransizionare.
Affected individuals who desire to transition back to a gender role concordant with biological sex have reported negative social stigma similar to or in some cases exceeding that encountered prior to their initial medical intervention to support transgendered identity (Heyer 2018).

Sulla mancata risoluzione (se non peggioramento) della possibilità di suicidio.
The available data on the long-term effects of gender affirmation in this patient population indicate that the most serious concern, suicide, remains significantly elevated above the background population after medical intervention to alter sexual appearance. Specifically, a thirty-year follow-up study in Sweden on patients who had undergone medical transition showed a rate of completed suicide that was nineteenfold above the backgrounds population (Dhejne et al. 2011). Because this was not a controlled study, it is not possible to assess the impact of the medical treatments themselves on outcomes. However, these data clearly show that this approach did not resolve the problem of depression and suicide.

Further indicating a lack of efficacy of this approach is a recent meta-analysis in North American patients, where suicidal ideation was assessed over the course of an individual’s lifetime and within the past year (Adams, Hitomi, and Moody 2017). In this report, suicide rates were similar in both groups. The few studies that examined suicidal ideation before and after gender transition found suicidal ideation to be increased.

Conclusione.
In summary, the information presented in this report highlights many of the deficiencies in the existing knowledge base regarding the etiology and prevalence of gender dysphoria and current treatment approaches. Although far from exhaustive, these data provide a rationale for exercising caution in accepting the currently proposed gender affirmation treatment paradigms that have been advocated by the WPATH (Coleman et al. 2012) and other professional organizations (Hembree et al. 2017). With heightened awareness of the suffering experienced by individuals who experience a gender identity that is discordant with biological sex, there remains a strong moral imperative to engage this vulnerable patient population. As increasing numbers of affected people, both children and adults, are presenting to medical centers for help, there is a need to better understand this condition and provide means to address all associated medical needs. This includes efforts to welcome and support individuals claiming a transgendered identity with the provision of routine medical care and treatment (Rahman, Li, and Moskowitz 2019). As in all other areas of medicine, efforts to provide safe and effective clinical care of patients with gender dysphoria should be grounded on sound scientific evidence. Where this evidence is lacking, academic healthcare institutions have an opportunity to contribute to rigorous clinical investigation of novel treatment approaches. This can include efforts to better understand psychological influences on gender identity and the design of properly controlled clinical trials using modern psychiatric approaches such as cognitive behavioral therapy (Butler et al. 2006). Administrators who are charged with developing institutional policy and educating staff on the complexity of this unique condition and diverse patient population can benefit from recognizing the ambiguities present. Physicians who deliver this care can also remain mindful of the long history of the harms that have been done to patients from the use of unproven medical interventions (Johnson 2014). Ongoing critical appraisal of emerging scientific evidence and continued open dialogue regarding potential alternate approaches to the care of individuals with sex–gender discordance provides hope for lasting benefit, both to affected patients and to society as a whole.

Nota bene che tutte le conclusioni a cui arriva poggiano sulla base di altri studi. Nel paper ci sono i link di riferimento.

Non esiste alcun consenso.

E cosa dice la scienza adesso? Su quali basi affermi che ci sia un "consenso accademico/scientifico" sull'argomento? C'è tutto meno che consenso. Senza contare le censure che hanno subìto quei ricercatori (molti hanno perso il posto di lavoro) per essersi opposti al "consenso".

Vediamo un paper di Paul W. Hruz.

Qualifica
Paul W. Hruz, M.D., Ph.D. is an associate professor of pediatrics, endocrinology, and diabetes and an associate professor of cell biology and physiology at Washington University School of Medicine in St. Louis.

Link al paper: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32431446/

Per chi non volesse leggere tutto, elencherò qui alcuni passaggi inerenti a quello che stiamo discutendo.

Sulle correlazioni tra Disforia di genere e altri disordini mentali/traumi
Patients who experience a gender identity that is discordant with biological sex have an alarmingly high incidence of serious psychosocial morbidity including depression, anxiety, eating disorders, substance abuse, HIV infection, and homelessness (Connolly et al. 2016). Most concerning, nearly half of all affected individuals will contemplate suicide and a third will attempt suicide (Adams, Hitomi, and Moody 2017). While a need for effective treatment modalities is clear, there are significant deficiencies in understanding the etiology of this condition, the risks and benefits of proposed medical interventions, and the long-term success of various approaches in achieving the primary desired goal of preventing suicide (Institute of Medicine 2011; Olson-Kennedy et al. 2016). With a desire to provide real and sustained assistance to patients who experience gender dysphoria within established ethical boundaries, it is essential to understand the scientific evidence used to support proposed medical interventions and acknowledge the limits of these data.

The care of patients who experience gender dysphoria has included efforts to understand and address underlying psychosocial morbidity (Brown and Jones 2016; de Graaf et al. 2018; Kaltiala-Heino et al. 2015). Underlying factors that have been investigated include unresolved developmental challenges, underlying depression and anxiety disorders, strained family relationships, sexual abuse, autism, and peer conflicts (Saleem and Rizvi 2017). The pioneering work of Zucker established that many but not all patients who received psychological counseling and support were able to manage and resolve conflicts arising from discordant gender identity, particularly in affected children (Zucker et al. 2012).

Sulla metodologia usata per diagnosticare Ddg

"Assessing the accuracy of these estimates requires consideration of the methodologies used. Higher estimates rely upon patient responses to questionnaires in which answers appear to be influenced by the wording of the questions asked. There is evidence that male to female ratio of individuals with sex–gender identity discordance has reversed, with more recent estimates showing that much of the observed increase is due to biological females who identify as male (Zucker 2017). It is frequently claimed, without documented scientific evidence, that this increase is driven by an increase in existing patients coming forward for treatment rather than a change in overall incidence or change in rates of persistence among affected youth. The degree to which social affirmation of transgendered identity has affected these epidemiologic trends is unknown. Recently, the phenomenon of adolescent girls with no prior expression of gender dysphoria presenting as having a transgendered identity in social networks has been reported (aka rapid onset gender dysphoria; Littman 2018). This study is limited by relatively small sample size and a significant risk of ascertainment bias. Further research is required to establish the validity and extent of this phenomenon."

"To date, the cause of discordance between sex and gender identity remains unknown. There is no available blood test or imaging procedure that can be used to determine a person’s self-perceived gender identity. Evaluation relies exclusively in the domain of patient report of internally held feelings and beliefs. There are, however, published data that provide potential clues to influencing factors (Saleem and Rizvi 2017). This includes several reports of structural and functional differences between brains of individuals with sex-discordant gender identity compared to brains from people with gender identity that matches sex (Burke et al. 2014; Luders et al. 2009; Kruijver et al. 2000). Among the limitations of these data are significant overlap between male and female brain structures and heterogeneity between individuals. This precludes the ability to determine sex by examining structure alone. Furthermore, the existing data on brain structure and function do not account for the known phenomenon of neuronal plasticity (i.e., environmental stimuli can alter brain structure; Ismail, Fatemi, and Johnston 2017). Thus, it is not clear whether changes in brain structure are the cause or effect of transgendered identity and behavior."

Disforia di genere non è al 100% determinato dalla genetica

Limited data also suggest a role of genetics in gender identity. This includes investigation of identical twins (Heylens et al. 2012). Because identical twins have exactly the same genes, if gender identity is exclusively determined by genetics, one would predict that there would be 100 percent concordance in identical twin pairs (i.e., if one twin experienced transgender identity, the other twin would also share this experience). However, the observed concordance is closer to 40 percent of affected twins.

Correlazione tra autismo e disforia di genere
Several reports have found high co-occurrence of autism in children with gender dysphoria (Glidden et al. 2016). Thus, in light of existing data, it can be reasonably concluded that the cause of gender dysphoria is multifactorial with both genetic and environmental contributions.

Disforia di genere che svanisce da sola nei bambini
In children who express gender discordance, the majority will experience reintegration of gender identity with biological sex by the time of puberty in the absence of directed medical or societal intervention. This is supported by nearly a dozen published studies over the past forty years. Many of the earlier studies included a small number of subjects and used definitions of gender discordance (e.g., gender identity disorder) that differ from current criteria for gender dysphoria as listed in the DSM-V (APA 2013). In some studies, loss of patients to follow-up hinders determination of desistance (Wallien and Cohen-Kettenis 2008). The most recent studies report desistance rates near 85 percent (Steensma et al. 2011; Drummond et al. 2008).

Questo è uno dei punti più interessanti. Parla della validità di quegli studi dai quali tu trai la conclusione che esiste un "consenso scientifico"
Before addressing specific aspects of medical interventions intended to alleviate gender dysphoria, several general observations can be made regarding the published literature in this field. Despite the endorsement of gender affirmation approaches by several medical organizations including the Endocrine Society (Hembree et al. 2017) and the World Professional Alliance for Transgender Health (WPATH; Coleman et al. 2012), it is important to recognize the low quality of scientific evidence used in generating these treatment recommendations. With the publication of both the initial treatment guidelines by the Endocrine Society guidelines in 2009 and revised guidelines in 2017, the Grading of Recommendations, Assessment, Development and Evaluations system was used to assess data quality (Guyatt et al. 2008). This system ranks evidence into four categories (strong, moderate, low, and very low). Nearly all of the recommendations made were based upon “low” or “very low” quality evidence. By definition, these designations mean that there is a high likelihood that the attainment of new data will necessitate changes to the guidelines provided. The only data that reached the level of “moderate” quality were related to adverse medical outcomes. The limitations of the published studies in the growing field of transgender medicine are many. They include a general lack of randomized controlled trial design, small sample sizes, high potential for recruitment bias, questions regarding the precision of measured parameters, nongeneralizable population groups, relatively short follow-up, high numbers of patients lost to follow-up, and frequent reliance upon “expert opinion” alone. While such deficiencies are not unique to this field of investigation, the strength of the recommendations made on the basis of this type of evidence is, in many respects, disproportionate. In other areas of medicine, much greater caution is generally applied to advancing a single treatment approach over other potential interventions.

Sulla validità (rinnegata a priori) del percorso psicologico atto ad armonizzare mente e corpo.
The WPATH has rejected psychological counseling as a viable means to address sex–gender discordance with the claim that this approach has been proven to be unsuccessful and is harmful (Coleman et al. 2012). Yet the evidence cited to support this assertion, mostly from case reports published over forty years ago, includes data showing patients who benefited from this approach (Cohen-Kettenis and Kuiper 1984).

Sui rischi dei trattamenti ormonali.
Risks include osteopenia (low bone density), altered adult height, and impaired special memory (de Vries et al. 2011; Hough et al. 2017). Rather than merely providing more time for the exploration of gender identity, there is a concern that most if not all children exposed to this intervention will proceed to cross-sex hormone therapy (de Vries et al. 2011). While cessation of GnRH agonist administration will allow resumption of the signals that direct gonadal maturation, the interruption of a normal developmental process, which is time-dependent, cannot be “reversed.”

In addition to remaining questions regarding the efficacy of hormonal and surgical efforts to align the body of an individual with gender dysphoria to his or her desired sex, the safety of these interventions is only partially understood, particularly when administered to children. A known consequence of cross-sex hormone administration is the disruption of gonadal function and the signals that regulate human reproduction. The infertility that results can be irreversible, particularly where this intervention is undertaken prior to full gonadal maturation (Hembree et al. 2017). Androgen levels achieved in female patients given testosterone exceed those observed in women with polycystic ovarian syndrome and frequently reach levels seen in androgen-secreting tumors with associated cardiovascular risk (Macut, Antić, and Bjekić-Macut 2015). Males receiving estrogen have a fivefold increase in the incidence of thromboembolic stroke (Getahun et al. 2018). Adverse metabolic effects that increase the risk of cardiovascular disease have also been reported (Irwig 2018; Maraka et al. 2017).


Sul mancato supporto a coloro i quali vogliono detransizionare.
Affected individuals who desire to transition back to a gender role concordant with biological sex have reported negative social stigma similar to or in some cases exceeding that encountered prior to their initial medical intervention to support transgendered identity (Heyer 2018).

Sulla mancata risoluzione (se non peggioramento) della possibilità di suicidio.
The available data on the long-term effects of gender affirmation in this patient population indicate that the most serious concern, suicide, remains significantly elevated above the background population after medical intervention to alter sexual appearance. Specifically, a thirty-year follow-up study in Sweden on patients who had undergone medical transition showed a rate of completed suicide that was nineteenfold above the backgrounds population (Dhejne et al. 2011). Because this was not a controlled study, it is not possible to assess the impact of the medical treatments themselves on outcomes. However, these data clearly show that this approach did not resolve the problem of depression and suicide.

Further indicating a lack of efficacy of this approach is a recent meta-analysis in North American patients, where suicidal ideation was assessed over the course of an individual’s lifetime and within the past year (Adams, Hitomi, and Moody 2017). In this report, suicide rates were similar in both groups. The few studies that examined suicidal ideation before and after gender transition found suicidal ideation to be increased.

Conclusione.
In summary, the information presented in this report highlights many of the deficiencies in the existing knowledge base regarding the etiology and prevalence of gender dysphoria and current treatment approaches. Although far from exhaustive, these data provide a rationale for exercising caution in accepting the currently proposed gender affirmation treatment paradigms that have been advocated by the WPATH (Coleman et al. 2012) and other professional organizations (Hembree et al. 2017). With heightened awareness of the suffering experienced by individuals who experience a gender identity that is discordant with biological sex, there remains a strong moral imperative to engage this vulnerable patient population. As increasing numbers of affected people, both children and adults, are presenting to medical centers for help, there is a need to better understand this condition and provide means to address all associated medical needs. This includes efforts to welcome and support individuals claiming a transgendered identity with the provision of routine medical care and treatment (Rahman, Li, and Moskowitz 2019). As in all other areas of medicine, efforts to provide safe and effective clinical care of patients with gender dysphoria should be grounded on sound scientific evidence. Where this evidence is lacking, academic healthcare institutions have an opportunity to contribute to rigorous clinical investigation of novel treatment approaches. This can include efforts to better understand psychological influences on gender identity and the design of properly controlled clinical trials using modern psychiatric approaches such as cognitive behavioral therapy (Butler et al. 2006). Administrators who are charged with developing institutional policy and educating staff on the complexity of this unique condition and diverse patient population can benefit from recognizing the ambiguities present. Physicians who deliver this care can also remain mindful of the long history of the harms that have been done to patients from the use of unproven medical interventions (Johnson 2014). Ongoing critical appraisal of emerging scientific evidence and continued open dialogue regarding potential alternate approaches to the care of individuals with sex–gender discordance provides hope for lasting benefit, both to affected patients and to society as a whole.

Nota bene che tutte le conclusioni a cui arriva poggiano sulla base di altri studi. Nel paper ci sono i link di riferimento.

Non esiste alcun consenso.
Quando parlo di consenso mi riferisco al fatto che c'è una prospettiva, abbastanza accreditata, che sostiene delle pratiche e un certo modo di intervenire. Ovviamente, su qualsiasi tema scientifico trovi posizioni pro e contro e ovviamente questi paper si basano su altri contributi che vengono letti e integrati per trasmettere una certa visione. Ora, capisci da solo che il paper scritto da un professore, manco ordinario, specializzato (pubblicazioni alla mano) sul diabete, che scrive a nome della Catholic Medical Association, non può essere ragionevolmente essere considerato sufficiente, no? È una prospettiva, che chiaramente poggia su basi scientifiche, ma non è l'unica, non rappresenta quella maggioritaria e si porta dietro, tra l'altro, quel brutto vizio di trattare le problematico psicosociali come puramente biologiche e di competenza esclusivamente medica.

E te lo ripeto, io non sto dicendo né che ho necessariamente ragione, né che ce l'abbiano coloro che sostengono queste pratiche, ciò che non digerisco è l'idea che una persona debba opporsi o debba spiegare agli altri come vivere e come gestire correttamente i propri disturbi. L'aspetto che tu sottolinei nello specifico, come fonte della tua critica, è l'uso strumentale della transessualità, ma sono due fenomeni distinti e separati. E da qui derivava il parallelo con le mutilazioni genitali africane. Se nel primo caso la sensazione mia (come di tanti altri simpatizzanti) è che si stia cercando di far vivere meglio queste persone (lasciando che si affidino a pratiche scientificamente testate, ma fallibili, ovviamente), nel secondo no, sono pratiche che, da praticamente tutti i punti di vista, risultano essere dannose, nonché frutto di imposizioni.
 
ciò che non digerisco è l'idea che una persona debba opporsi o debba spiegare agli altri come vivere e come gestire correttamente i propri disturbi.
Le statistiche che ti ho riportato dimostrano che il modo attuale di gestire la problematica è fallimentare. Però mi rendo conto che tu sei convinto di questa cosa, quindi penso che sia inutile continuare.
 
Le statistiche che ti ho riportato dimostrano che il modo attuale di gestire la problematica è fallimentare. Però mi rendo conto che tu sei convinto di questa cosa, quindi penso che sia inutile continuare.
Non sono convinto perché la scienza non funziona così, non basta trovare delle statistiche per provare che qualcosa è così, tant'è che esistono in ogni ambito miriadi di paper che trattano e ritrattano lo stesso fenomeno. Ma è quello che cerco di dirti da giorni, se lo stai capendo solo adesso che questo è il mio punto di vista, vuol dire che mi sono spiegato male. Quello di cui puoi star certo è che la 'certezza matematica' – non trovo termini migliori – che un fenomeno psicologico/sociale funzioni in un certo modo difficilmente l'avrai mai.
 
Il genitore non dovrebbe opporsi al tatuaggio qualora tutto ciò che abbia da dire per giustificare il divieto si esaurisca nell'idea che tatuarsi è una cosa da donne. In quel caso dovrebbe dimostrare che solo le donne nascono per tatuarsi altrimenti si tratterebbe di un costrutto sociale. Io non devo dimostrare che non lo è perché in natura questa distinzione non esiste. La discriminante in questo caso è la "motivazione" legata al ruolo di genere. Se si oppone con altre argomentazioni è un'altra storia. Idem per l'andare alla festa, per l'uso della gonna e per lo smalto sulle unghie.

Stai mettendo sullo stesso piano lo smalto sulle unghie e la maglietta con quella scritta? Lo smalto non esprime niente del genere, è solo del pigmento applicato su strati ripieni di fibre di cheratina.

Ora, come dice Veg, spiegare che esistono i maschi che si mettono lo smalto sulle unghie non significa indottrinare affinché se lo metta anche tuo figlio.
Fino a prova contraria noi viviamo in una società, che è retta da costrutti sociali. Dire che una cosa è un costrutto sociale non basta a svalorizzarla o a toglierle legittimità. Dici che "in natura questa cosa non esiste" ma, se vogliamo essere franchi, il vestirsi risale al paleolitico superiore, e già dall'età della pietra gli uomini si distinguevano dall'abbigliamento rispetto alle donne.

Lo smalto per le unghie, la gonna, il rossetto, nella nostra cultura, sono sempre stati simboli di femminilità. Non penso ci sia niente di male nello spiegare anche questo a tuo figlio, piuttosto che tenerlo all'oscuro di evidenti dinamiche sociali e culturali che hanno sempre fatto parte della nostra civiltà.

E non ci vedo niente di male nella maglietta con quella scritta. Ha lo stesso valore di una maglietta con su scritto "La terra non è piatta".
 
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Fino a prova contraria noi viviamo in una società, che è retta da costrutti sociali. Dire che una cosa è un costrutto sociale non basta a svalorizzarla o a toglierle legittimità. Dici che "in natura questa cosa non esiste" ma, se vogliamo essere franchi, il vestirsi risale al paleolitico superiore, e già dall'età della pietra gli uomini si distinguevano dall'abbigliamento rispetto alle donne.

Lo smalto per le unghie, la gonna, il rossetto, nella nostra cultura, sono sempre stati simboli di femminilità. Non penso ci sia niente di male nello spiegare anche questo a tuo figlio, piuttosto che tenerlo all'oscuro di evidenti dinamiche sociali e culturali che hanno sempre fatto parte della nostra civiltà.

E non ci vedo niente di male nella maglietta con quella scritta. Ha lo stesso valore di una maglietta con su scritto "La terra non è piatta".

I simboli culturali possono cambiare.


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Fino a prova contraria noi viviamo in una società, che è retta da costrutti sociali. Dire che una cosa è un costrutto sociale non basta a svalorizzarla o a toglierle legittimità. Dici che "in natura questa cosa non esiste" ma, se vogliamo essere franchi, il vestirsi risale al paleolitico superiore, e già dall'età della pietra gli uomini si distinguevano dall'abbigliamento rispetto alle donne.
La società attuale è figlia delle precedenti, dire che si faceva già prima è solo la conferma storica del motivo per cui certe abitudini si sono radicate. Concepire il mondo attraverso una prospettiva costruzionista non equivale a condannare indiscriminatamente ogni costruzione di senso (senza le quali sarebbe disorientati), ma a disvelarne la natura umana e a denaturalizzare alcuni processi. Questo è necessario perché, come fa notare molto bene Latour né La sfida di Gaia, l'essere umano ha la memoria corta e tende a considerare che ciò che ricorda essere così "da sempre" come naturale. Ecco, i decostruzionisti hanno semplicemente detto "alt, non esiste nulla di naturale, tutto è costruito e quindi, se non va bene, si può cambiare". Ed è questo il discorso che tutto il filone decostruzionista porta avanti.

Ti dirò di più, quello che autori come Derrida fanno notare è che la costruzione linguistica uomo/donna non è servita a sottolineare la semplice differenza biologica, ma ha costruito una dicotomia (un'abitudine del pensiero occidentale) e la dicotomia non è solo la contrapposizione semantica di due concetti, ma rappresenta la costruzione di due categorie irriducibili, che si pongono agli estremi. Essendo questa dicotomia stata concepita da una cultura maschilista, ovviamente, puoi ben immaginare che la donna è stata costruita come tutto il contrario dell'uomo. Se lui è forte, razionale e furbo, la donna è debole, emotiva e ingenua.

In questa prospettiva, dire che le donne e gli uomini si vestono in maniera diversa sin dal paleolitico equivale a dire, più o meno: "siccome ieri io ho mangiato pizza e tu zuppa, d'ora in poi, che ti piaccia oppure no, io mangerò sempre pizza e tu sempre zuppa". Nel caso del genere questo ha avuto ben altre implicazioni, ovvero la costruzione di un'organizzazione sociale differenziata in base al genere e le sue supposte differenze, ovviamente gerarchizzata e che per secoli ha escluso le donne da qualsiasi ruolo di rilievo.
Lo smalto per le unghie, la gonna, il rossetto, nella nostra cultura, sono sempre stati simboli di femminilità. Non penso ci sia niente di male nello spiegare anche questo a tuo figlio, piuttosto che tenerlo all'oscuro di evidenti dinamiche sociali e culturali che hanno sempre fatto parte della nostra civiltà.
Ma penso si faccia e l'intenzione sia di farlo, penso nessuno (sano di mente) abbia intenzione di cancellare tutto ciò che è stato, in nome di un futuro che rinneghi il passato. Basta semplicemente dire che per anni lo smalto l'hanno indossato solo le donne, come è successo, per esempio, per gli orecchini. L'idea di una moda ibrida, che non tenga conto di differenze di genere che non hanno un fondamento che le giustifichi, non dovrebbe creare un problema a nessuno. È estetica e in quanto tale dovrebbe appartenere a chiunque lo voglia.
E non ci vedo niente di male nella maglietta con quella scritta. Ha lo stesso valore di una maglietta con su scritto "La terra non è piatta".
È offensiva, perché nella nostra società esistono persone che appartengono a un altro genere e indossandola è come se stessi dicendo "per me non esisti" o "per me sei sbagliata", a una persona che probabilmente ha già sofferto per questo. Ti piace mettere sullo stesso piano fenomeni molto diversi, ma non basta a dar forza alle tue argomentazioni. Non penso che qualcuno (sano di mente) si senta offeso nel leggere una maglietta che dice che la terra non è piatta, quindi che paragone sarebbe? C'è qualcuno che ha subito traumi e maltrattamenti per questo?
 
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