Il film vuole essere una sua storia che poggia sia su basi nuove che preesistenti: forse era necessario un seguito del mondo di BR, e di PK Dick quindi, ma non un seguito alla storia di Deckard e Rachael. Ho letto che per molti la trama risulta vuota e priva di un reale mordente, come se il film fosse un guscio di bellissima fotografia ma vuoto all'interno. Il problema sta forse nell'eccessiva lunghezza del film, non nel ritmo: è lo stesso del primo Blade Runner, ma dura di più. Ritengo invece che la trama stessa sia ben studiata seppur non fili in modo altrettanto liscio e perda qualcosa nelle parti finali; il film riprende e tratta il tema della vita e della vera esistenza in maniera delicata e applicata, come nel primo, ai replicanti, più umani degli umani nel loro attaccamento alla vita. Riguardo al fan service: bene che serva il film in maniera egregia, forse anche troppo, ho il dubbio che si ricorra a questo espediente nel momento in cui il film possa avere punti deboli. Non nascondo di essermi emozionata alla vista delle scene che richiamano pesantemente il primo BR, le registrazioni, l'incontro con Deckard. Rachael si riconferma essere l'esperimento speciale di Tyrell, che si è portato con sé nella tomba il segreto della procreazione dei replicanti (grazie Roy?).
Ho gradito le citazioni al libro, ho trattenuto a stento un gridolino alla vista dell'origami della pecora. K sogna per caso pecore elettriche?
K, è un Nexus 8, programmato per la cieca obbedienza, altrimenti via, al ritiro con tutti gli altri. Il rapporto con Joi è un qualcosa di così profondamente artificiale che cerca a tal punto di mimare un rapporto umano da seguire una strada che la porterà alla distruzione. Cela una profonda tristezza.
La replicante al servizio di Wallace che si trasforma in qualcosa di brutto e cattivo, sebbene non mi sia piaciuta, trova il suo perché nel momento stesso in cui Wallace non la ritiene al pari con gli altri angeli: la cieca obbedienza e programmazione del replicante la spingono a fare cose al di fuori della sua programmazione (notare la lacrima che le scende mentre uccide Madame, la stessa lacrima e la stessa espressione nella scena con Wallace).
"Nato, non creato." La reazione di K all'idea di non essere un replicante di fabbrica è uno dei temi che si trascina fino all'incontro con Deckard e dopo, quando K avrà la certezza di esserlo, è come se la scintilla nei suoi occhi si spegnesse. Le continue ricerche, la visita al database genetico, il ritrovamento del cavallino: tutti eventi sfumati nel giro di un secondo negli occhi di K. Personalmente il gruppetto di replicanti organizzati per la ribellione (e una sorta di attesa per l'avvento di Cristo o quasi) è il punto debole del film, forse sono io che sono stufa del tema, ma era almeno ben narrato nel corto Black Out 2022. Mentre qui come al solito abbiamo la donna guercia che fa da comandante e annuncia che ci sarà una ribellione. Bel modo di farmi cadere il miracolo. Lasciatemelo stare.
"Morire per la giusta causa è la cosa più umana che si possa fare" Evidentemente il gruppetto non stava simpatico neanche a K, eppure non dimenticherà quella frase visto che sceglie di salvare Deckard e di farlo dare per morto, portandolo semplicemente dalla figlia.
Il finale mi ha portato tante emozioni e l'uso del brano giusto al momento giusto non solo ha dato un degno finale alla storia di K ma ha reso omaggio al primo vero gesto umano di Roy. Grazie.